I pontefici del XXI secolo Lezioni d'Autore In questi primi quindici anni del nuovo millennio tre papi si sono succeduti sul trono di Pietro, tre figure con un ruolo particolarmente incisivo non solo per la Chiesa cattolica, ma anche per il mondo più in generale, indipendentemente dal credo religioso. Giovanni Paolo II Il contesto storico Giovanni Paolo II, primo papa polacco della storia e primo papa non italiano dopo più di quattrocentocinquanta anni, fu eletto il 16 ottobre 1978. Paolo VI era morto da poco più di due mesi e Giovanni Paolo I da neanche venti giorni; a maggio le Brigate Rosse avevano ucciso Aldo Moro, a luglio Sandro Pertini, partigiano e socialista, diventava Presidente della Repubblica. In Italia tema caldo era il terrorismo e la strategia della tensione. Nel mondo cattolico spiravano venti di cambiamento alimentati dai preti operai prima e dalla teologia della liberazione poi. La politica nazionale e internazionale Nonostante la giovane età, con il suo dinamismo e le sue indubbie doti comunicative, Giovanni Paolo II riprese alcuni aspetti più tradizionali della dottrina cattolica e si adoperò per renderli più solidi. S’impegnò attivamente per dare alla figura del papa un ruolo centrale nella politica internazionale: è noto che contribuì attivamente alla caduta del muro di Berlino e alla fine dell’URSS. Fu il primo papa a entrare in una sinagoga; i suoi 104 viaggi apostolici – come anche l’istituzione della Giornata Mondiale della Gioventù – erano un modo per sottolineare l’internazionalismo della Chiesa cattolica ed erano funzionali ad alimentare una nuova voglia di partecipazione e coinvolgimento dei credenti. Ha combattuto fermamente la teologia della Liberazione. Famosa è stata la sua campagna contro l’uso del profilattico in un momento storico in cui si diffondeva l’Aids in modo preoccupante. L’Anno Santo In realtà, gli anni più intensi del pontificato furono quelli novecenteschi, mentre gli ultimi cinque furono prevalentemente gli anni della malattia. L’Anno Santo si aprì con l’immagine di papa Wojtyla che iniziava a manifestare in modo più evidente i segni del morbo di Parkinson. Per la prima volta, un papa non nascose di essere malato e l’evoluzione della malattia fu seguita – attraverso i mezzi di comunicazione – in tutto il mondo. Una malattia che colpisce fortemente il fisico, in questo caso il fisico di un papa che si era fatto amare e conoscere anche per il suo essere atletico e sportivo. La morte e i funerali di Wojtyla Giovanni Paolo II è morto il 2 aprile 2005 e circa tre milioni di pellegrini sono arrivati a Roma per rendergli omaggio, paralizzando per più giorni la zona intorno a piazza San Pietro. Al suo funerale (trasmesso in mondovisione, per la prima volta) hanno partecipato oltre duecento delegazioni di Stato e di governo e sono stati montati dei maxi schermi nelle piazze della città per consentire a tutti quelli che erano arrivati di seguire la cerimonia. La beatificazione Immediatamente iniziò a serpeggiare tra i fedeli una richiesta: ‘santo subito!’. Durante il suo pontificato il numero dei beatificati e santi proclamati era stato maggiore di quelli decretati da tutti i suoi predecessori; gli osservatori e gli studiosi più critici sostengono che la canonizzazione o la beatificazione furono utilizzati come strumento diplomatico e pattizio. Molto fece discutere l’assunzione tra il novero dei santi di José Maria Escrivà, fondatore dell’Opus Dei, e la mancata beatificazione di monsignor Romero, simbolo della Teologia della Liberazione e dei movimenti di base. Il suo processo di beatificazione venne aperto subito e fu proclamato santo il 27 aprile 2014. L’elezione di Benedetto XVI L’incarico di celebrare i funerali di Giovanni Paolo II e di aprire il conclave fu affidato al cardinale Ratzinger, decano del Collegio cardinalizio (eletto nel 2002), così come previsto dal rito ufficiale. Nel pomeriggio del secondo giorno, la fumata bianca annunciava l’elezione di Benedetto XVI. Una brillante carriera Joseph Ratzinger, diventato papa a settantotto anni, era diventato a trenta anni professore di teologia; cinque anni dopo partecipò al Concilio Vaticano, dove conobbe alti prelati di tutto il mondo e celebri teologi ed ebbe l’opportunità di collaborare con alcuni di loro: è in questo periodo che inizia a essere considerato un riformatore. Nel 1977, Paolo VI lo nominò prima arcivescovo di Monaco e Frisinga e poi cardinale; partecipò al conclave che elesse Giovanni Paolo I e a quello successivo che portò all’elezione di papa Wojtyla. Quest’ultimo lo nominò nel 1981 Prefetto della Congregazione della dottrina della fede. Un riformatore Il suo aspetto fisico, il suo modo di essere schivo, poco avvezzo alla comunicazione, uniti al ritorno ad alcune simbologie tradizionali (incluso l’uso del latino durante la liturgia o l’utilizzo di abiti ormai in disuso) hanno molto condizionato l’idea diffusa del suo pontificato e le folle che il suo predecessore aveva portato a riempire gli stadi non hanno nella giusta misura gli interventi di papa Ratzinger. I cambiamenti degli alti vertici vaticani Durante il suo breve pontificato Benedetto XVI ha confermato non solo il suo atteggiamento riformatore, ma soprattutto la sua convinzione che la Chiesa dovesse contrastare fermamente la “sporcizia” che aveva al suo interno. Attenti osservatori delle vicende vaticane pongono l’accento sull’importanza del suo operato come pontefice per aver avviato un cambiamento tra gli alti vertici vaticani (e non solo) in nome di un maggior rigore. Provvedimenti contro la pedofilia Con Benedetto XVI, per la prima volta un papa ha affrontato il terribile e delicatissimo tema della pedofilia, anche riducendo allo stato laicale tra il 2011 e il 2012 quattrocento sacerdoti che erano stati accusati di questo crimine. Se, secondo alcuni, non ebbe alcun merito perché lo scandalo dei preti pedofili scoppiò indipendentemente dalla Chiesa, però non ha difeso quelli che avevano “sporcato” e “tradito” le vesti sacerdotali e ha riconosciuto la lentezza della Chiesa nell’affrontare questa terribile questione. Il malaffare Benedetto XVI ha voluto anche affrontare il malaffare degli alti vertici ecclesiastici promuovendo un’opera di pulizia e trasparenza. Si è trovato a dover gestire lo scandalo Vatileaks che metteva in evidenza le divisioni e gli scontri all’interno della Curia. Così, l’11 febbraio 2013, annuncia durante il Concistoro la sua volontà di dimettersi “nel mondo di oggi, soggetto a rapidi mutamenti e agitato da questioni di grande rilevanza per la vita della fede, per governare la barca di san Pietro e annunciare il Vangelo è necessario il vigore sia del corpo, sia dell’animo”. Papa Francesco Quello del 2013 fu, dunque, uno strano conclave: non era stato preceduto da nessun funerale e il nuovo pontefice doveva essere eletto con 2/3 dei voti (norma introdotta da Benedetto XVI). Insieme al conclave del 2005 fu il più numeroso della Chiesa cattolica (115 cardinali elettori). Iniziato il 12 marzo, il giorno seguente la quinta fumata fu bianca. Papa Francesco è il primo papa del continente americano (non bisogna dimenticarsene, vista la forte presenza cattolica nell’America del Sud), è il primo pontefice gesuita, è il primo a scegliere il nome di Francesco. I suoi discorsi sono colmi di umanità, nella diffusione dei messaggi originari del Cristianesimo. Da una parte cura attivamente il rapporto con i fedeli, dall’altra segue e interviene negli affari interni della Curia vaticana con fermezza, continuando quanto iniziato da papa Benedetto XVI: le sostituzioni e le nomine che sta operando sono da leggere in tal senso. FINE Lezioni d'Autore