Comunicazione e Consumi 12/3/2014 - - Gli studi sul consumo I comportamenti di consumo sono un territorio esplorato soprattutto dagli esperti di marketing e solo da un paio di decenni anche da sociologi e psicologi. Quando si è accesa l’attenzione della sociologia e della psicologia sui temi del consumo? Gli studi sul consumo …Da quando ci si è resi conto che il passaggio dalla società moderna a quella post-moderna (Lyotard 1979), ha comportato una trasformazione degli individui da produttori a consumatori… Gli studi sul consumo ...da quando il ruolo di consumatori è entrato a far parte delle identità distintive degli abitanti dei paesi più industrializzati: “viviamo in una società dove non tutti sono cittadini, ma tutti sono consumatori, basti pensare agli immigrati. Segno di come il consumo rappresenti oggi un’area esperienziale centrale per l’inclusione-appartenenza a una data società e/o cultura” (Paltrinieri 2004) . Pervasività dei Consumi Il nostro agire quotidiano è ormai largamente inscrivibile nel ruolo sociale del consumatore: il consumo tende ad appropriarsi non solo delle "cose" e dei "servizi", ma anche dell'evasione, del tempo libero, della cultura. Si acquistano anche beni “emotivi” come il divertimento o la vacanza; o beni culturali e informativi come un corso di lingue ad Oxford. Pervasività dei Consumi Attraverso la pressione seduttiva della pubblicità ormai i modelli culturali del consumo plasmano i nostri sogni e bisogni e ci offrono modelli di identificazione che ispirano la nostra stessa autopercezione. Pervasività dei Consumi Il legame della cultura del consumo con il Sé si fa sempre più stretto, parallelamente alla necessità del marketing di ricorrere sempre più a leve e dimensioni psicologiche, per rendere necessario ciò che sarebbe razionalmente superfluo. Pervasività dei Consumi Una psicologia del consumo appare necessaria non solo a un marketing sofisticato, ma anche alla crescita di consapevolezza culturale di un processo così avvolgente. Diverse professioni per diverse finalità deontologiche Uomo di marketing: Incrementare il profitto al minor costo. Sociologo: Rendere conto delle dinamiche dei fenomeni sociali. Psicologo: Promuovere il benessere individuale e sociale: “…Opera per migliorare la capacità delle persone di comprendere sé e gli altri e di comportarsi in maniera consapevole, congrua ed efficace…” (Codice deontologico) Dal Marketing al Societing Nei primi anni ottanta, denunciando le manipolazioni e le strumentalizzazioni dei sondaggi di opinione da parte del mondo politico, Fabris, il fondatore di Demoskopea, cessa polemicamente di condurre sondaggi di questo genere e pubblica il saggio "I sondaggi di opinione pubblica: strumento di democrazia o di manipolazione del cittadino? Fabris sente l’esigenza di dare un nuovo nome ai suoi studi di marketing e conia il neologismo Societing (pubblica un libro con questo titolo) proprio per sottolineare questa nuova centralità degli aspetti sociali nel marketing. Vediamo cosa scrive... Dal Marketing al Societing La dimensione sociale del marketing Nei prodotti/servizi da promuovere, la dimensione segnica, di attribuzione di senso, di significato e significante è sempre più importante. I consumatori sono individui, attori sociali con cui il Marketing deve dialogare, intressandosi anche delle conseguenze sociali dei prodotti che mette in circolo, delle nuove responsabilità sociali ed etiche della marca/impresa. I mercati divengono conversazioni dove lo scambio è di segni, linguaggi, relazioni in un dialogo tra pari. Dal marketing al societing Societing quindi. Perché il marketing deve realizzare un incontro proficuo con la società, instaurando con questa un rapporto che sia anche di servizio, rispettoso, tendenzialmente simmetrico. Non esistono ricette miracolose per fare evolvere il marketing verso il societing: bensì una profonda rivisitazione delle sue frontiere alla luce dei nuovi scenari di una società postmoderna e delle nuove responsabilità sociali con le quali non può astenersi dal confrontarsi. La prospettiva psicologica Il Consumo come atto di costruzione e di espressione identitaria La prospettiva sociologica Il Consumo come metalinguaggio La prospettiva sociologica G. Fabris Il consumo come linguaggio Il sociologo italiano Giampaolo Fabris vede il consumatore contemporaneo come estremamente eclettico, libero e creativo nelle sue scelte. “Potremmo ricondurre il consumo a una forma di metalinguaggio con cui costantemente comunichiamo, tramite le nostre scelte, a noi stessi e agli altri: un testo, anzi un ipertesto, che veicola messaggi che seguono una grammatica, una sintassi e un sistema di regole. Per cui, ad esempio, è un errore di grammatica bere il vino rosso con il pesce; di sintassi prendere il dessert prima di un antipasto; un’infrazione delle regole fumare durante un pasto” [Fabris 2003: 18]. La prospettiva sociologica Bauman - La vita come shopping Per Bauman (2002) lo shopping diventa il modello attraverso cui si partecipa alla vita. In ogni attività, dal cercare il lavoro, al mantenere o creare rapporti di amicizia o di amore, ci si comporta come se si stesse facendo shopping. Si ha la percezione di essere liberi di scegliere ciò che preferiamo e che più ci si addice. La dinamica dello shopping si pone in essere anche per quanto riguarda la costruzione e la ricerca di identità. Bauman - La vita come shopping “Data l’intrinseca volatilità e volubilità di tutte o quasi le identità, la possibilità di andare a fare shopping nel supermercato delle identità, funge da via maestra per il raggiungimento delle fantasie di identità. Acquisita tale capacità, si è liberi di fare e disfare identità a proprio piacimento. O almeno così sembra...” [Bauman 2002: 89]. Codeluppi - Pubblicità di Identità “In questo (l’autodefinirsi sul piano sociale) la pubblicità viene in aiuto proponendo identità precostituite, inquadrandole all’interno di un certo contesto sociale e connettendole anche a uno specifico stato d’animo, ma soprattutto a una particolare merce e alla sua marca. Ma quello che si genera non è che un’illusione, dal momento che le identità costruite in questo modo sono, per forza di cose, costruzioni momentanee.. in quanto sottomesse alle logiche e agli interessi del mercato...” [V.Codeluppi 2003]. Codeluppi - Pubblicità di Identità In questo contesto un’importanza fondamentale è assunta dalla marca che viene a costituire un’entità quasi autonoma dal prodotto, il quale spesso non può addirittura esistere e funzionare se non all’interno del mondo comunicativo proposto dalla marca. “In una società come l’attuale, che appare saturata dalla comunicazione in tutte le sue forme e dove i prodotti sono sempre più uguali tra loro e dunque sempre meno coinvolgenti per i consumatori, le marche non devono semplicemente informare su quali siano le caratteristiche del prodotto, ma proporre anche dei valori, uno stile di vita, una visione del mondo”. [Codeluppi 2001: 23]. Un testimonial scomodo Lacoste contro il killer di Oslo: non usare i nostri vestiti. Il marchio Lacoste non vuole avere niente a che fare con Anders Behring Breivik, il massacratore di Oslo, che negli ultimi mesi ha occupato le prime pagine dei giornali di mezzo mondo indossando spesso abiti firmati con il coccodrillo del gruppo francese. ... ...Dal giorno della strage in cui sono state uccise 69 persone, Breivik è spesso apparso con indosso in bella vista il marchio fondato nel 1933 dal leggendario tennista René Lacoste e indossato negli anni da ben altri testimonial come ad esempio il presidente Kennedy. Le polo col coccodrillo sono una vera e propria ossessione per lo stragista, il motivo, secondo il quotidiano norvegese Dagbladet che dà ampio risalto alla notizia, è perchè secondo Breivik indossare una Lacoste "gli permette di agire come un europeo istruito e di carattere conservatore". Un testimonial a dir poco scomodo e un danno di immagine enorme. Così Lacoste ha deciso di porvi rimedio chiedendo alla polizia che il killer non metta più maglioni e t-shirt con il noto logo. (8 settembre 2011) - Corriere della Sera La prospettiva psicologica Il Consumo come atto di costruzione e di espressione identitaria Consumi e Psiche L’atto del “comprare”, del “consumare” soddisfa nuove esigenze, di autoconferma e di presentazione di sé, che vanno ben al di là dei meri bisogni utilitaristici di sopravvivenza. Questo significa che il consumatore non acquista solo le caratteristiche oggettive e pratico-funzionali di un bene, ma anche i significati, i simboli, le valenze emotive che esso riveste. Consumi e Psiche Tra questi significati, alcuni possono essere collegati a dinamiche psichiche di natura profonda: atteggiamenti, tratti di personalità, o inconscia: motivazioni, bisogni, derivati di conflitti o pulsioni; altri possono essere collegati a dinamiche psicosociali di natura più consapevole: culturali, legate a tradizioni o convenzioni sociali ecc. Beatrice “Beatrice ha adottato un look fortemente intenzionato a mettere in scena una delicatissima e svenevole fanciulla ottocentesca, addobbata con crinoline, monili, lunghe gonne che sovrastano altre gonne ancora più lunghe dalle quali fuoriescono sottogonne merlettate; camicette ricche di pizzi sono soverchiate da altre camiciole e gilet in colori pastello, sui quali spiove una lunga capigliatura che Beatrice cerca di arricciare. L’aspetto inquietante di questo travestimento, il suo perfezionamento nel tempo, l’aspetto caparbio, la mancanza di flessibilità, l’aspetto non sgradevole ma sicuramente sconcertante, induce a chiedersi chi sia il destinatario di tanto accanimento, nella relazione con chi tutto questo sforzo comunicativo acquisti significato. Beatrice è figlia di una poetessa di ispirazione femminista; nei colloqui che ebbi con lei mi sembrò parecchio abituata a utilizzare un abbigliamento caratterizzato da una trascuratezza fortemente aggressiva. Il confronto tra gli aspetti minacciosi, per certi versi castranti, dell’abbigliamento della madre, con gli aspetti onirici, delicati, svenevoli dell’abbigliamento di Beatrice induceva a formulare l’ipotesi che vi fosse tra le due messe in scena qualche forma di collegamento. L’insieme dei dati raccolti nel corso del lavoro psicoterapeutico finì per confermare che l’abbigliamento di Beatrice esprimeva eloquentemente la controidentificazione nei confronti della madre. Allorché, infatti, durante l’adolescenza il problema centrale diviene quello di tenere sotto controllo la seduzione e la minaccia della madre, la controidentificazione contribuisce a escludere la possibilità di usare la propria energia per costruirsi un’immagine e un look al servizio della seduttività erotica.“ (Pietropolli-Charmet in Frontori 1992). Vestito o travestimento Consumi e Psiche Ecco allora che i comportamenti di consumo acquistano un ruolo di spicco nella sfera più ampia dei comportamenti umani. Possono venire analizzati e interpretati al pari di questi, sia sotto il profilo psico-dinamico sia sotto il profilo cognitivo: per comprendere il funzionamento della psiche, per individuare eventuali sintomi di disagio, per meglio comprendere i processi cognitivi che sono dietro alla presa di decisioni e ad altri importanti fenomeni che governano la vita di relazione. Consumi e Sviluppo …Ma soprattutto, i comportamenti di consumo entrano così a far parte del più vasto ambito dei processi di sviluppo e di socializzazione. E in questo modo sono fortemente orientati dalle traiettorie di sviluppo e dalle dinamiche relazionali in cui è inserito un bambino o un adolescente. Le domande in psicologia In campo psicologico le molteplici “identità” proposte dal marketing ai consumatori costituiscono, dunque, altrettante possibilità di “identificazione”. Come “il gioco delle identificazioni” interagisce con i macroprocessi di costruzione dell’identità personale? Come e quanto la socializzazione al consumo interagisce con i processi di sviluppo? Il valore intangibile delle merci Video intervento di Rory Sutherland a TED 2009 – Oxford England La pubblicità aggiunge valore ad un prodotto cambiando la nostra percezione, piuttosto che il prodotto stesso. Rory Sutherland, pubblicitario «rivoluzionario», afferma che il valore percepito può procurarci altrettanta soddisfazione di quello che consideriamo il valore "reale" di un prodotto. E la sua conclusione ha conseguenze interessanti per il modo in cui guardiamo la vita. Per la visione collegarsi a: http://video-subtitle.tedcdn.com/talk/podcast/2009G/None/RorySutherland_2009G-low-it.mp4 Il valore intangibile (R. Sutherland 2009) Spesso dimentichiamo che: Le cose non sono quello che sono, ma ciò che noi pensiamo che siano. Le cose sono ciò che sono, in base a cosa le paragoniamo. Il valore psicologico delle cose è il miglior tipo di valore.