DISTURBI DEL
COMPORTAMENTO
ALIMENTARE
Elisabetta Pascolo-Fabrici
Clinica Psichiatrica
Università di Trieste
Venere restaurata – Man Ray
DISTURBI DELL'ALIMENTAZIONE
 I
Disturbi della Alimentazione sono caratterizzati dalla
presenza di grossolane alterazioni del comportamento
alimentare.
 Caratteristico dell'Anoressia Nervosa è il rifiuto di mantenere
il peso corporeo al di sopra del peso minimo normale.
 La Bulimia Nervosa è caratterizzata da ricorrenti episodi di
"abbuffate" seguiti dall'adozione di mezzi inappropriati per
controllare il peso, come il vomito autoindotto, l'uso di
lassativi, diuretici o altri farmaci; il digiuno o l'attività fisica
praticata in maniera eccessiva.
 Caratteristica essenziale comune ad entrambi i disturbi è la
presenza di una alterata percezione del peso e della propria
immagine corporea.
Fattori biologici
 studi transgenerazionali e sui gemelli hanno dimostrato che i
disordini alimentari si manifestano con più probabilità tra i
parenti di una persona già malata, soprattutto se si tratta della
madre
 presunta anomalia funzionale di una porzione ipotalamica
deputata al controllo della fame e della sazietà,dell’attività
sessuale e del ciclo mestruale. Le ricerche non hanno però
ancora dimostrato l’esistenza di specifiche anomalie
neurologiche e neuroendocrine in questi pazienti.
funzionalità del sistema della serotonina e della
noradrenalina a livello cerebrale e le modificazioni della
colecistochinina e della leptina a livello periferico.
 ridotta
Fattori socio-culturali
 Richard Gordon suggerisce che ogni tentativo di
comprensione dell'anoressia-bulimia si debba
collocare
in
una
prospettiva
culturale,
considerandola come uno di quei disturbi che
Devereux definisce 'etnici', cioè caratterizzati da un
modello cognitivo-comportamentale deviante che,
per le sue dinamiche, viene ad essere
un'espressione delle contraddizioni cruciali e
dell'ansia di fondo di una particolare parte della
società umana in un particolare momento storico.
(Esempio del “Culto Zar” delle donne etiopi)
Privazione volontaria di cibo come
manipolazione e controllo di sé e degli altri

Santa Wilgefortis (X secolo): figlia del re
portoghese che doveva andare in sposa ad un
brutale re di Sicilia.

“sante anoressiche” del medio evo votate
all’ascetismo con corpi emaciati, infecondi e
inadatte al matrimonio in aperta sfida alla
famiglia: aspiravano ad un’idea di autonomia
spirituale del tutto inaccettabile per la Chiesa e
si costruirono un’identità religiosa alternativa
dandosi alla fame ma donano cibo ai poveri.

Simone Weil: concezione alternativa al
cristianesimo fondata su metafore imperniate
sul cibo e sul nutrirsi.
strumento
di
Uso politico del digiuno
 Digiuno in India rappresenta ancora oggi parte
integrante della religione indù, ma era anche
utilizzato per scopi “profani”.
 Ghandi: astensione dal cibo come tattica che non
può avere successo se l’autorità contro la quale si
protesta non è sensibile al ricatto morale.
 Ma il digiuno femminile era amissibile solo in
ambito religioso e la protesta passiva del digiuno
era più tollerata negli uomini che nelle donne.
L’ “artista affamato”



Dalla fine del XIX sec. fino agli anni '30 del XX i cosiddetti "artisti della
fame" e "scheletri viventi" si servirono per fini spettacolari del loro
digiuno prolungato e del loro estremo dimagrimento, solevano esibirsi
dietro compenso nelle fiere, nei circhi e nei parchi di divertimento.
Rappresentano una variante più moderna delle fanciulle digiunatrici
medievali, ma erano quasi tutti maschi e esibivano le proprie gesta a
scopo di lucro.
Secondo Kafka (“Il digiunatore”) l'origine dello sbigottimento degli
spettatori derivava dall'intuizione che in quegli uomini "ci fosse qualcosa
che non funzionava", qualcosa di misterioso e sospetto da scoprire.
L’inganno stava nel presentare il digiunare come una prodezza, mentre
invece il digiuno era la cosa più facile del mondo ed il mangiare invece la
cosa più ardua.
Sia in Kafka che in Lord Byron è presente l'ossessione per il proprio
corpo: in Byron nella sua incessante ricerca di un fisico sottile che lo
portò a perdere 60 kg in 4 anni, a rimanere sempre ossessionato dalla
paura di ingrassare e a sottoporsi a esercizi fisici continui; in Kafka nei
suoi continui riferimenti al corpo magro, ossuto, piegato da esibire
all'Altro nell'attesa di un "nutrimento desiderato e sconosciuto", nonché
nei suoi vissuti di estraniamento corporeo ossessivamente ricordati.
Il digiuno delle suffragette
 Gli scioperi della fame non avevano alla base
conflitti interiori e interpersonali
 Forse è possibile considerare l’anoressia
ottocentesca e l’isteria come una sorta di rivola
protofemminista che non può essere espressa
se non attraverso il linguaggio dei simboli.
 Le ragazze anoressiche non esprimono una
problematica femminista, ma, come affermava la
Bruch, il processo di guarigione da un disturbo
dell’alimentazione basato sullo sviluppo di
un’identità rispettosa di sé, fa emergere di per sé
una coscienza implicitamente femminista.
Il potere della famiglia
 Minuchin: le dinamiche familiari rientrano nella categoria
più ampia di quelle che producono sintomi
“psicosomatici”: famiglie invischiate, timorose delle
conseguenze dello sviluppo dell’identità individuale,
incapaci di esprimere apertamente differenze e conflitti,
con tendenza a demonizzare il mondo esterno.
 Palazzoli-Selvini: conflitti di coppia mascherati e deviati
sull’accudimento dei figli che diventa inadeguato
nell’adolescenza.
 Le problematiche del potere sono particolarmente
importanti nella bulimia, i cui sintomi sono spesso mezzi
indiretti di manifestazioni di rabbia, oltre che di
autodistruzione.
 La forza del sintomo sta nelle gratificazioni che si riceve e
questo feedback positivo rinforza il comportamento e la
sua cronicizzazione.
Malattia come metafora
 Il fatto che sia legata a valori sociali positivi
contribuisce a spiegare perchè è diventata “di
moda”.
 Susan Sontang (“Illness as a Metaphor”): la
tubercolosi come simbolo romantico portatore di
significati quali la raffinatezza, a sensibilità e
l’elevatezza di spirito.
 Alla fine degli anni ’80 la glorificazione della
magrezza si avvia al declino: l’emaciazione non fa
solo paura, ma ha qualcosa di ostile e
intimidatorio: è implicita la critica all’assurdità
dell’ossessione culturale per la forma fisica.
Bulimia e bisogni emozionali
 rinforzo dovuto agli apprezzamenti
 vergogna e segretezza
 esteriormente compiacente e conforista
 protesta segreta e la rabbia viene scaricata nella
violenza dei rituali.
 La soluzione del problema dell’identità viene risolto
nella scissione tra la facciata esterna di autocontrollo
e di gentilezza e dal bisogno, rabbia confusione dei
rituali in cucina e in bagno
Modificazioni del ruolo femminile
 Espansione della coscienza, allargamento delle
possibilità, ampliamento degli orizzonti
 cutura dietetica: riduzione, restringimento,
necessità di magrezza.
Chernim: “la promozione commerciale dell’ideale di
magrezza è frutto del tentativo di mantenere le
donne al loro posto, in un epoca in cui
l’autoaffermazione femminile mette in pericolo la
perpetuazione del potere maschile.
Alimentazione
• Bisogno primordiale
• A 2-3 anni riduzione drastica
dell’appetito per autoregolazione
• Esperienza sociale sicuri.
 “Paradosso americano”:

dal 1979 al 1991 la percentuale di grassi
nella dieta è scesa dal 41% al 30%;

nello stesso periodo il consumo di prodotti
light è passato dal 19% al 76%

nonostante ciò la percentuale di
popolazione obesa è aumentata.
 Sedentarietà
 Diet mentality
Comunicazione di massa e
DCA
 Informazione implicita
attraverso pubblicità e
rubriche di divulgazione
“scientifica” su diete e
nutrizione
 Presenza in televisione e su
stampa di modelli femminili e
maschili che presentano
caratteristiche di “magrezza”
e “salutismo”
Attribuzione di significati
 L’immagine popolare di obesità e magrezza porta
all’attribuzione di significati psicologici e
caratteriali.
 Le indagini sui significati comunemente attribuiti
all’obesità e alla magrezza assumono grande
importanza per comprendere perché le persone
vogliono non sembrare grasse o magre.
 I bisogni che inducono al consumo di grandi
quantità di cibo o all’astensione quasi totale
possono trovare spiegazione in una mancata
soddisfazione di esigenze diverse, quali sentirsi
accettati, approvati e sicuri.
Bellezza e immagine corporea
 Bella donna grassa del passato/bella donna




magra del presente
Connubio bellezza/snellezza
Femminilità infantilizzata
Scarsa autostima, elevato senso di inferiorità
Relazione tra descrizione culturale
riguardante il corpo, in particolare quello
femminile, e l’incremento di diete e di
diagnosi di disordini alimentari
Prevenzione
 La comunicazione di massa da sola non
è responsabile dei disturbi alimentari,
bensì di cattiva informazione e di rigida
presentazione di modelli
 Il marketing sociale può promuovere la
competenza, l’autosviluppo, la
prevenzione e la costituzione di stili di
vita salutari
Dipendenza e compulsività
 Tra le affezioni psichiatriche tipiche della nostra
epoca e che hanno assunto sempre maggior
rilievo clinico e sociale nel mondo occidentale
sono:



Disturbi alimentari
Disturbi ansioso-depressivi
Tossicodipendenze e abuso di sostanze
 Alla base di queste disturbi si evidenziano alcune
caratteristiche :



Difetto strutturale dell’identità psico-fisica
Profondo deficit della capacità di simbolizzazione
Comportamenti o rituali di tipo evitante e/o ossessivocompulsivo
Fattori psicodinamici
 il comportamento anoressico-bulimico è un
sintomo ambivalente e multideterminato,
interpretabile come:

un tentativo disperato di ottenere ammirazione e
conferma, di sentirsi unici e speciali

un tentativo di attacco alle eccessive aspettative
genitoriali

un tentativo narcisistico-onnipotente di sviluppare,
attraverso la disciplina del corpo e il controllo del cibo,
un senso di autonomia e di individualità
[ ... ] Non avevo mai avuto dubbi riguardo all’amore dei miei genitori, sapevo che
loro mi amavano nell’unico modo che consideravano possibile e che i loro
rimproveri miravano al mio bene, solo non capivo perché con me fosse necessaria
tanta severità e tanta freddezza,
... non avevo mai dato dei problemi e forse senza i loro continui rimproveri avrei
potuto avere più fiducia in me stessa… ma forse me li meritavo, non ero mai
ABBASTANZA brava, buona, diligente, matura, responsabile; loro volevano per me
il meglio, volevano sfruttassi al massimo ogni mia capacità, volevano per me una
vita piena e soddisfacente per questo mi spingevano a migliorare.
Ma il meglio era sempre altrove e io non riuscivo mai ad accontentarli. Non mi
sentivo degna dei loro obiettivi, meritevole del loro amore, troppo grande perché
potessi raggiungerlo. Era troppo in alto; cristallo purissimo a cui le mie dita non
arrivavano mai per quanto le allungassi, nonostante i miei sforzi.
ANORESSIA NERVOSA
 Le manifestazioni essenziali dell'Anoressia
Nervosa sono:

rifiuto di mantenere il peso corporeo al di sopra
del peso minimo normale,
 intenso timore di acquistare peso,
 presenza di una alterazione dell'immagine
corporea per ciò che riguarda forma e dimensioni
corporee.
 nel sesso femminile, in epoca post-puberale, vi è
amenorrea
ANORESSIA NERVOSA
 L'individuo mantiene un peso corporeo al di
sotto di quello minimo normale per l'età e
l'altezza.
 E’ possibile fare riferimento all'Indice di
Massa Corporea (Body Mass Index, BMI,
calcolato come rapporto tra peso in
chilogrammi e quadrato dell'altezza espressa
in metri), ponendo come limite minimo un
BMI minore od uguale a 17,5 Kg/m.
ANORESSIA NERVOSA
 La perdita di peso è primariamente ottenuta tramite la
riduzione della quantità totale di cibo assunta.
 Sebbene la restrizione calorica possa essere
inizialmente limitata all'esclusione di cibi considerati
ipercalorici, nella maggior parte dei casi questi
soggetti finiscono per avere una alimentazione
rigidamente limitata a poche categorie di cibi.
 In aggiunta possono essere messe in atto condotte di
eliminazione (es. vomito autoindotto, uso
inappropriato di lassativi e diuretici) o la pratica
eccessiva di attività fisica, allo scopo di perdere peso
ANORESSIA NERVOSA
 L'intensa paura di
"diventare grassi",
presente nei soggetti con
questo disturbo, non è
solitamente mitigata dal
decremento ponderale.
 La percezione ed il valore
attribuiti all'aspetto fisico
ed al peso corporeo
risultano distorti in questi
soggetti.
ANORESSIA NERVOSA
 Nei soggetti con Anoressia Nervosa i livelli di
autostima sono fortemente influenzati dalla
forma fisica e dal peso corporeo.
 La perdita di peso viene considerata come
una straordinaria conquista ed un segno di
ferrea autodisciplina, mentre l'incremento
ponderale viene esperito come una
inaccettabile perdita delle capacità di
controllo.
ANORESSIA NERVOSA
 Prevalenza: studi condotti su giovani donne
nella tarda fase adolescenziale o nella
giovane età adulta hanno riscontrato una
prevalenza dello 0,5-1% di casi che
soddisfano appieno i criteri per l'Anoressia
Nervosa.
 Esordio:
l'età
media
di
insorgenza
dell'Anoressia Nervosa è di 17 anni, con dati
che suggeriscono una distribuzione bimodale
con due picchi, a 14 e 18 anni. Il disturbo si
presenta raramente in donne oltre i 40 anni
Prognosi
 La malattia recidiva o cronicizza in
quasi il 70% dei casi.
 Esistono dei fattori prognostici
sfavorevoli:
 grave
deficit di immagine corporea,
 mancanza di critica di malattia,
 presenza di altri disturbi psichiatrici e
organici.
Terapia farmacologica
 L’ uso di farmaci che agiscono sul SNC in
pazienti con AN dovrebbero essere presi in
considerazione solo dopo che l’ aumento di
peso sia stato raggiunto.
 Alcuni farmaci, come gli SSRIs, si sono
dimostrati efficaci nel migliorare il tono
dell’umore e i sintomi ansiosi associati all’
Anoressia Nervosa.
BULIMIA NERVOSA
 Le manifestazioni essenziali della
Bulimia Nervosa sono:
 presenza
di
abbuffate
e
di
inappropriati metodi compensatori per
prevenire il conseguente aumento di
peso.
 I livelli di autostima sono
condizionati dalla forma e dal peso
corporeo.
BULIMIA NERVOSA
 Per giustificare la diagnosi, il soggetto deve avere un
minimo di due episodi di abbuffate e di
comportamenti compensatori inappropriati alla
settimana per almeno tre mesi.
 Una abbuffata, o crisi bulimica, è definita come
l'ingestione in un determinato periodo di tempo di una
quantità di cibo più grande rispetto a quanto la
maggioranza degli individui assumerebbe in
circostanze simili.
 Non può essere considerata una abbuffata il continuo
"spiluccare" piccole quantità di cibo durante l'arco
della giornata.
BULIMIA NERVOSA
 Sebbene il tipo di cibo assunto durante l'abbuffata
varii ampiamente, generalmente comprende cibi
dolci, ipercalorici, come gelato o torte. Comunque,
ciò che sembra caratterizzare l'abbuffata è
soprattutto la anomalia nella quantità del cibo
piuttosto che la compulsione verso un alimento
specifico, ad esempio, i carboidrati.
 Sebbene l'ammontare delle calorie
complessivamente assunte durante l'abbuffata sia di
gran lunga maggiore rispetto al pasto normale di una
persona senza Bulimia Nervosa, il rapporto tra le
percentuali di proteine, grassi e carboidrati è simile
BULIMIA NERVOSA
 I soggetti con Bulimia Nervosa tipicamente si
vergognano delle loro abitudini alimentari
patologiche e tentano di nasconderle. Le crisi
bulimiche avvengono in solitudine, quanto più
segretamente possibile.
 Una crisi bulimica è inoltre accompagnata da
sensazione di perdere il controllo.
 Un'altra caratteristica essenziale della Bulimia
Nervosa è il frequente ricorso a inappropriati
comportamenti compensatori per prevenire
l'incremento ponderale.
Mangiavo biscotti dolci e grissini salati che avrei vomitato
subito dopo, in camera. Il mattino successivo un sole pallido
avrebbe illuminato il posacenere pieno, i sacchetti vuoti con il
disegno di una spiga di grano e la bilancia fuori posto. Io mi sarei
girata dall’altra parte, avrei acceso la radio e mi sarei alzata solo il
giorno dopo, forse.
Quando tornai a Trieste, il quattro gennaio, il convitto era
ancora deserto. Accendevo la luce nella cucina vuota e rimanevo
lì del tempo, indisturbata, a girare il cucchiaino nella tazza del
caffè. Anche se dentro di zucchero non ce n’era nemmeno un
granello: l’avevo usato tutto per addolcire l’ira e le preoccupazioni
dei miei genitori ( certo che vado a studiare ). Ma pure le pagine
dei libri le sfogliavo con troppa calma, occupata ad assaporare
una solitudine che sapeva di amaro.
BULIMIA NERVOSA
 Prevalenza: tra i soggetti adolescenti e
giovani adulti di sesso femminile è di circa
l'1-3%. Il tasso di presentazione nel sesso
maschile è circa un decimo rispetto a
quello nel sesso femminile.
 Decorso:
può essere cronico od
intermittente con fasi di remissione
alternate a fasi di ricomparsa delle
abbuffate.
Terapia
 Ricovero solo se necessario
 Antidepressivi serotoninergici
 Terapia di tipo cognitivo-
comportamentale
 Terapia di gruppo
 Terapia della famiglia
 La mortalità è in entrambe le forme
superiore al 3%, riconoscendo
complessivamente tra le principali cause di
morte:

emaciazione e defedamento da inedia (forme
restrittive)

arresto cardiaco da alterazione dell'equilibrio
elettrolitico (vomito)

conseguenze patologiche di diete troppo rapide
e/o squilibrate

suicidio, per la concomitante depressione,
dovuta alla difficoltà ad affrontare i conflitti con
l'ambiente ed a dare un senso alla propria vita.
STRATEGIE TERAPEUTICHE
 I disturbi del comportamento alimentare possono
essere trattati e si può ripristinare un peso salutare.
 Tanto più precocemente tali disturbi vengono
diagnosticati e trattati, maggiore è la probabilità che
le conseguenze siano migliori.
 Richiedono un programma terapeutico ad ampio
raggio che include cure mediche e il loro
monitoraggio, interventi sul piano psicosociale,
consulenze nutrizionistiche
 Al momento della diagnosi, il terapeuta deve valutare
se il paziente si trova in una condizione di perdita di
peso che lo rende a rischio e richiederne quindi il
ricovero.
STRATEGIE TERAPEUTICHE
 Il trattamento dei DCA richiede un programma
specifico che si caratterizza per tre fasi principali:

primo obiettivo:

per la bulimia è ridurre o eliminare le abbuffate e le condotte di
eliminazione

per l’anoressia è recuperare il peso perso con il digiuno e i
lassativi;

trattare i disturbi di ordine psicologico come i disturbi dell’
immagine corporea, la bassa autostima, e conflitti
interpersonali;

ottenere una remissione a lungo termine e la riabilitazione,
fino alla completa guarigione.
STRATEGIE TERAPEUTICHE
 Una volta che la malnutrizione è stata
corretta e il peso ripristinato, la psicoterapia
può aiutare i pazienti con anoressia a
migliorare la bassa autostima ed è indicata
per i pensieri erronei e modelli
comportamentali abnormi.
 Le famiglie sono spesso coinvolte nel
programma terapeutico.
A Praga ci andammo in corriera accompagnati dalla prof. di filosofia e da altre
sette classi. Mi preoccupavano quei cinque giorni che avrebbero sconvolto
la mia lineare routine. Lessi e rilessi il programma molte volte -i pranzi e le
cene segnati in maiuscolo- fino a saperlo a memoria, cercando con quel
controllo di esorcizzare la paura; del resto solo uno dei pasti principali si
svolgeva in albergo e non sarebbe stato difficile far passare il tempo fra una
portata e l’altra sbriciolando il pane e poi quei cinque giorni erano anche una
tregua dalla recita continua che inscenavo per i miei genitori. Inoltre alla
fine, per calmarmi avevo deciso che sarebbe stato più semplice non
mangiare affatto, non mi importava dei miei compagni di classe e non
riuscivo nemmeno a pensare di mangiare qualcosa, qualsiasi cosa, di
diverso dalla mia mela verde e poco male se questa mancava: non avrei
mangiato affatto, già vedevo i numeri della bilancia scendere e con loro
crescere la mia certezza che tutto stava andando per il verso giusto.
Parlando fra me e me convincevo quella vocina dubbiosa e stanca che non
aveva proprio nulla di cui preoccuparsi: non erano le mestruazioni che
mancavano l’importante, e nemmeno il freddo o…la fame! Ma non ero
preparata alla prima sosta di quel viaggio: il campo di concentramento di
Mauthausen, in Austria.
Disturbo da Abbuffate Compulsive
 sono un disturbo alimentare presente in percentuali pressoché
uguali nei maschi e nelle femmine
 si manifesta più tipicamente nei soggetti che sono nella fascia
dei 30/40 anni, a differenza della fascia dei 16/20 anni
maggiormente interessata da anoressia e bulimia.
 I Binge Eatig Disorders si manifestano come periodi di
incontrollata, impulsiva e continua sovralimentazione protratta
fino al punto di estrema saturazione fisica.
 Si differenziano dai disturbi bulimici, in quanto non prevedono
l'attuazione di metodi di evacuazione fisica, ma possono seguire
digiuni o tentativi di dieta.
 Spesso sono preceduti da sentimenti di solitudine e malinconia,
mentre dopo l'abbuffata sono frequenti vissuti di vergogna e
auto-denigrazione.
Disturbo da Abbuffate Compulsive
 Le caratteristiche salienti sono:







Ricorrenti episodi di abbuffate compulsive, raccolta, celamento e
furto di cibo, rapidità nell'ingestione di cibo e/o sensazione di
estrema pienezza corporea, consumo di ingente quantità di cibo
senza aver appetito,
fluttuazioni nel peso corporeo,
vissuti di depressione, ansia e solitudine, bassa auto-stima,
compiacenza verso gli altri, perfezionismo, difficoltà nell'esprimere
i sentimenti,
sentimenti di vergogna e colpa durante e/o dopo l'abbuffata
compulsiva,
utilizzo delle abbuffate per mitigare i sentimenti, alleviare la
tensione, controllare la rabbia, tristezza o altri stati emotivi,
affaticamento fisico, problemi cardiaci, pressione sanguigna e/o
iperglicemia ematica.
I B.E.D. sono presenti circa nel 25% delle persone obese e
spesso vengono imputati come cause dei loro problemi di peso.
PROFILO DI PERSONALITA’
 Scarsa autostima
 Identità deficitaria
 Fragilità psichica
 Difficoltà nel distinguere le emozioni
 Difficoltà nell’utilizzo del linguaggio
simbolico
DISTURBI DEL
COMPORTAMENTO ALIMENTARE
VINCENTE/PERDENTE
FINE
VOLONTA’, CONTROLLO,
INIZIATIVA/
PASSIVITA’, ARRENDENVOLEZZA,
LASCIAR ACCADERE LE COSE
MEZZO
STATI EMOTIVI BASILARI
 fiducia in sé, senso di efficacia e
competenza personale, padronanza,
dominio
 vergogna, umiliazione, impotenza,
incapacità, inadeguatezza
polarità
semantica
(vincente/perdente) non consente
l’attribuzione al sé, ma è puramente
relazionale: è l’esito di un confronto.
 Questa
 Il CONFRONTO guida sia le relazione
interne al nucleo che quelle esterne.
 La ragione di questa attenzione selettiva
(CONFRONTO) va ascritta a:

una storia familiare di caduta e riscatto sociale

notevoli differenze di “rango” tra le famiglie di
provenienza

appartenenza a clan familiari in cui la riuscita
sociale è un metro discusso ma ineludibile di
giudizio.
 Tutti sono attenti al giudizio degli altri, ai
criteri di riuscita sociale, alle apparenze
sociali e ciò rende i membri della famiglia
etero-attributori.
 Questa tendenza è molto forte nelle
anoressiche per cui affermano di agire
sempre IN RISPOSTA a richieste
provenienti dagli altri.
 Conseguenza del confronto e del tipo di
relazione,
che
non
riguarda
la
comunicazione,
è
l’elevatissima
frequenza del RIFIUTO.
 Per questo ciò a cui i membri della
famiglia ambiscono è la conferma di sé
più di ogni altra cosa: accettare l’altro
significa la propria sconfitta e accettare il
proprio scacco.
 Difficile leadership funzionale.
 La LOTTA per la definizione della relazione
è argomento costante e i contenuti recedono
sullo sfondo.
Marito: “Andiamo al cinema!”
Moglie: “Andiamo a teatro!”
 Laceranti
competizioni,
escalation
simmetriche perché nessuno può adeguarsi
alla propria posizione.
 Volontà
di
differenziarsi,
ma
impossibilità a farlo perché le differenze
non sono al servizio della cooperazione
ma dell’affermazione.
 Le differenze sono scoraggiate con
secondario INVISCHIAMENTO che
ostacola l’emergere nei membri della
famiglia di essere separati e di avere
una propria specificità individuale.
adeguarsi
SÉ
opporsi
•Adeguarsi significa essere sopraffatti e violare la propria
identità
•Opporsi significa essere attivi ma rifiutati con possibilità di
escalation, di oscillazione senza trovare validazione del sé e
possibile comparsa di sintomi
Il soggetto in età evolutiva svilupperà un sé
particolarmente insicuro e bisognoso di conferme con
restrizione della gamma dei possibili modi di co-porsi in
relazione all’adeguarsi/opporsi.
OBESITA’
complementari ai genitori
 bambini: meno
competitivi,
incostanti nel
rendimento
 adolescenti: aperta
ribellione (“leader
negativi”)
ANORESSIA
simmetrici ai genitori
 la spettrale
emaciazione è una
parodia
dell’individuo
vincente
La persistenza di un legame confermante
è sufficiente ad evitare la psicopatologia
Delusione del legame confermante
 Anoressia: figura vincente (madre)
 Bulimia: figura perdente (padre) ma non si
lascia prevaricare dalla figura vincente
 Obesità: figura perdente, ma resa al
vincente e il grasso è la conferma del
proprio fallimento ma anche una barriera
verso coinvolgimenti emotivi interni
Perfino io, rileggendo quello che ho scritto, rimango senza
parole di fronte a questa ragazza magra e contraddittoria, alle sue
lacrimose richieste d’affetto e al suo ostinato rifiuto. Ai suoi umori
tempestosi e al suo desiderio di vivere e di morire. La vedo cadere
e rialzarsi e poi di nuovo cadere e cadere infinite volte, come se non
ci fosse altra via d’uscita.
Quella ragazza sono io, lo sono ancora, ma in modo diverso
perchè alla fine una via d’uscita l’ho trovata: qui, nel dialogo
autentico ed affidabile tra le pareti di questo studio. [...] è stato il suo
guardare alla vita con amore che me ne ha svelato l’incanto, mentre
si abbassava il filo spinato della mia anima e, accolta per quella che
ero, riuscivo finalmente a vedere
DIETRO LO SPECCHIO
che il giudizio degli altri per me ha sempre rappresentato,
riconoscendo per la prima volta me stessa.