Il Diritto nella Storia

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Il Diritto nella Storia
Prof. Nino Rebaudo
Le organizzazioni primitive
 Clan: gruppo chiuso di persone legate da interessi reciproci o




vincoli di discendenza da un comune antenato (matriarcale,
patriarcale o totemico).
Totem: oggetto naturale, più spesso animali, a cui gli
appartenenti a determinati gruppi umani ritengono di essere
uniti da legami magici o religiosi o di discendenza e che
venerano.
Tabù: si trattava del divieto di assumere determinati
comportamenti o del comando di non compiere alcune azioni
che avrebbero provocato una contaminazione di tutta la
comunità.
Tribù: gruppo sociale e politico i cui membri hanno un’origine
comune e parlano lo stesso dialetto.
Orda selvaggia: raggruppamento sociale nel quale l’istituto
familiare e l’organizzazione sociale sono ancora molto vaghi.
I Babilonesi e il “Codice di
Hammurabi”
 Il nome di Hammurabi è legato a una raccolta
di 282 leggi che ha una notevole importanza,
perché fornisce informazioni preziose sul
diritto del tempo.
 Oggi questo documento è conservato a Parigi
nel Museo del Louvre; si tratta di una stele a
caratteri cuneiformi che è stata ritrovata nella
città di Susa agli inizi del Novecento
Contenuto del “Codice di
Hammurabi”
 Dalla
decifrazione del documento sono
emerse numerose regole di diritto penale e
disposizioni relative
ai rapporti tra i
proprietari, alla famiglia, alle vendite, alle
associazioni commerciali, ecc., un vero e
proprio compendio della tradizione giuridica
babilonese.
 Il codice è anche una testimonianza di una
coscienza morale e di un senso di giustizia
molto avanzato per quei tempi così remoti.
I fondamenti del “Codice di
Hammurabi”
 Legge del taglione
 Pena di morte anche per i reati meno
gravi
 Irrilevanza
personale
della
responsabilità
La civiltà egizia
 La società egiziana era ordinata in senso piramidale
ma, a differenza della mesopotamica, in Egitto la
distinzione in classi era rigida. Al vertice della
piramide vi era il faraone, simbolo dell’Egitto, capo
dell’esercito, legislatore e sommo sacerdote; un
sovrano assoluto, considerato di origine divina e un
dio lui stesso (teocrazia) e, come tale, adorato dai
suoi sudditi.
 Proprio perché il faraone esercitava il potere per
mezzo di norme ritenute di origine divina, da lui
dipendevano l’esistenza dello Stato e del popolo.
Forma di governo
Forma di governo
nell’antico Egitto
MONARCHIA
Assoluta
Teocratica
Ereditaria
L’organizzazione politico amministrativa
 Il faraone era affiancato da due grandi personalità:
 Il primo ministro (visir), un giudice scelto dal sovrano
stesso e responsabile dell’apparato amministrativo;
 Un grande sacerdote, che era allo stesso tempo
consigliere del faraone e capo della casta
sacerdotale e occupava un ruolo centrale non solo
nella vita religiosa, ma anche in quella politica e
culturale.
 In una posizione di minor prestigio si trovavano i
militari: gli ufficiali erano egiziani, mentre i soldati
erano prevalentemente mercenari.
Organizzazione politico amministrativa
L’organizzazione politico – amministrativa
nell’antico Egitto
Governo
centrale
Corte del
faraone
Faraone
Gran visir
Gran
sacerdo
te
Consigl
io dei
dieci
Amministrazione
periferica
Due
viceré
Governatori
delle
province
Il papiro e il diritto
internazionale
aspetti della storia dell’Egitto ci sono
pervenuti dai papiri, particolari fogli usati dagli scriba,
da cui è stato possibile individuare gli usi, le
conoscenze scientifiche, i rapporti con gli altri popoli.
L’uso del papiro infatti, ha reso più facili le “relazioni
internazionali” tra Stati diversi; è grazie a questo
particolare
“foglio”
pieghevole
e
facilmente
trasportabile che le comunicazioni sono diventate più
facili e ha avuto origine il primo nucleo del futuro
diritto internazionale. I messaggi trasportati con
celerità dai corrieri hanno assunto un linguaggio
diverso (diplomatico), si sono diffuse le prime regole
comuni relative ai trattati e, poco alla volta, è nata la
diplomazia.
 Diversi
La civiltà micenea
 La civiltà micenea era caratterizzata da tanti piccoli
Stati (Micene, Tirinto, Argo, Pilo, ecc.) a capo dei
quali vi era un sovrano che viveva in un palazzo,
protetto da mura e costruito su un’altura (acropoli =
città alta); era circondato dai nobili che
appartenevano alle famiglie più potenti per ricchezza
e valore e si consideravano non dei veri e propri
sudditi, ma suoi “pari”. Il re si riteneva investito della
propria autorità direttamente dagli dei e saliva al
trono per diritto ereditario; era supremo sacerdote,
amministrava la giustizia e comandava l’esercito in
guerra.
La nascita della polis
 Agli elementi di divisione (natura del territorio, diversità di stirpi,
rivalità tra popoli diversi) che in passato avevano ostacolato la
formazione di uno stato unitario, intorno all’VIII° sec. A.C. se ne
aggiungono altri (rivoluzione agraria, crescita demografica,
colonizzazione) che favoriscono la formazione di città-stato
(polis). Questo nuovo organismo politico ha origine nell’Asia
minore a opera dei coloni greci che, trovandosi in un paese
straniero, sentono la necessità di difendersi; così organizzano le
loro comunità in luoghi elevati e protetti da fortificazioni. I coloni
erano per lo più o artigiani e mercanti insoddisfatti, o piccoli
contadini, che per timore di cadere nella “schiavitù per debiti”
preferivano emigrare. Fin dall’inizio le colonie danno origine a
un sistema politico-sociale più equo che poi influenzerà anche la
città madre.
La struttura della polis
 I centri vitali della polis erano l’antica acropoli,
il tempio e l’agorà. I membri della polis
partecipano attivamente alla vita della città:
 Nell’agorà, la piazza sede del mercato, si
trattavano gli affari e si tenevano le
assemblee per decidere sui problemi comuni;
 Sull’acropoli aveva sede il governo e vi si
trovava anche il tempio, luogo d’incontro per
le cerimonie religiose.
Struttura della polis
Acropoli
Parte alta della città dove si
trovava anche il tempio della
divinità protettrice
Fulcro attorno al
quale si sviluppano
Agorà
Piazza del mercato dove il
popolo si riuniva anche in
assemblea
La polis
Rivoluzione agraria
Crescita demografica
Motivi della nascita
Colonizzazione
Necessità di una nuova
organizzazione del potere
Il passaggio alla Timocrazia e
alla Tirannide
Tra il VII e il VI sec. a.C. dall’aristocrazia si passa alla timocrazia
(governo della ricchezza) caratterizzata dalla partecipazione al governo
della polis di cittadini che dispongono di una ricchezza fondiaria. I
contrasti civili, però, sono continui e il popolo, cui è richiesto solo di
ubbidire, rimanendo escluso dal potere, spesso si ribella provocando
disordini. In alcuni casi l’introduzione della codificazione scritta da parte
del governo aristocratico – borghese consente di contenere almeno in
parte i conflitti.
 In diverse poleis, invece, le lotte civili tra chi detiene il potere e coloro
che ne sono esclusi portano alla tirannide, una forma di governo
caratterizzata dalla concentrazione del potere in una sola persona. I
tiranni sono individui abili, ambiziosi e audaci che, facendo leva sul
malcontento del popolo, prendono il potere, eliminano qualunque
opposizione e governano a loro arbitrio, soffocando ogni libertà.

Il passaggio alla democrazia
 Il desiderio del popolo di partecipare al
governo della città in alcune poleis determina
la nascita di repubbliche democratiche
 La sovranità non era più concentrata in poche
persone, ma apparteneva a tutti i politai
(membri della polis)
 Per partecipare alla vita (amministrativa e
militare) della polis era indispensabile la
qualifica di polites
Democrazia
Civiltà = Libertà
La libertà più
elevata è la
libertà di parola
Diritto dei politei
di parlare
liberamente
nell’assemblea
Il governo nella polis
Potere
legislativo
La partecipazione dei
cittadini alla vita della
polis
Assemblee
popolari
Tramite
Consiglio
degli
anziani
Potere
giudiziario
Le due poleis più importanti:
Sparta e Atene
 Tra le diverse poleis, Sparta e Atene, hanno assunto
un’importanza particolare non solo perché sono state
le più potenti, ma anche perché rappresentano
ciascuna il simbolo di due sistemi di governo diversi,
imitati dalle altre poleis; chi preferiva un regime
oligarchico si ispirava a Sparta; chi, invece,
prediligeva istituzioni democratiche aveva come
riferimento Atene. Mentre Sparta ha mantenuto per
anni una forma di governo rigidamente aristocratica,
ad Atene si sono succedute nel tempo tutte le forme
istituzionali,
dalla
monarchia
all’ordinamento
democratico.
SPARTA
Spartiati
La struttura
sociale a
Sparta
Perieci
Iloti
La classe sociale dominante
(proprietari terrieri), aveva pieni
diritti civili e politici e si
dedicava all’attività militare
Privi dei diritti politici e esclusi dalle
cariche pubbliche, godevano dei
diritti civili e potevano esercitare
qualsiasi attività
Trattati come schiavi, non
godono di alcun diritto e sono
costretti a lavorare la terra degli
Spartiati, cui assegnano la
maggior parte del raccolto
LA COSTITUZIONE DI
LICURGO

La vita dello Stato si basava sulla costituzione di Licurgo che sarebbe
stato ispirato dall’oracolo di Apollo.
 Al vertice dello Stato vi erano due re, la cui carica passava al primo
figlio nato dopolo l’elevazione al trono del genitore. I re presiedevano i
riti religiosi ed erano a capo della gherusia (Consiglio degli anziani) e
amministravano la giustizia. Ai geronti spettava il potere legislativo e il
potere giudiziario per i crimini più gravi (tradimento, infamia, ecc.) per i
quali erano previste le condanne a morte o l’esilio. Tutti gli Spartiati che
avevano compiuto 30 anni facevano parte dell’apella, l’assemblea
popolare cui spettavano diversi compiti: eleggeva i geronti e i
magistrati, approvava o respingeva le leggi, decideva sulle controversie
per la successione al trono, conferiva la cittadinanza in casi
eccezionali.
 Il potere esecutivo spettava agli éfori (=sorveglianti). Gli éfori
assumono poteri di controllo anche sulla gherusia e diventano i veri e
propri capi dello Stato. Gli éfori potevano condannare alla prigione o ad
ammende chiunque, anche i re.
ATENE
La struttura
sociale di
Atene
EUPATRIDI
La classe sociale
dominante (proprietari
terrieri) godevano dei
diritti civili e politici
DEMIURGI
I plebei ricchi godevano
soltanto dei diritti civili
GEOMORI
I plebei poveri che
rischiavano la schiavitù
per debiti
LA LEGISLAZIONE DI
DRACONE
Una pena diversa per
l’omicidio volontario
(morte) e per quello
involontario (esilio)
I presupposti
della legge
penale di
Dracone
Chi era accusato di omicidio
poteva essere punito solo dopo
che la sua colpa era stata
accertata con un pubblico
processo
L’omicidio non veniva punito
nel caso di “omicidio
legittimo” (es. legittima difesa)
LA COSTITUZIONE DI SOLONE
Potere consultivo
Ecclesia
Eleggeva la bulè
Eleggeva gli arconti
Gli organi dello
Stato e le relative
competenze
secondo la
costituzione di
Solone
Bulè
Areopago e
arconti
Eliea
Preparava argomenti
da discutere e proposte
da votare nell’ecclesia
Nominava i membri
dell’areopago
Eleggeva i membri
dell’eliea
Poteri politici
Potere giudiziario
L’ETA’ DI PERICLE




Dopo Clistene si susseguono anni di guerre e soltanto con Pericle (460-430
a.C.) si torna a parlare di riforme sociali.
Pericle è il massimo esponente della democrazia ateniese e mira a rafforzare la
componente popolare all’interno delle istituzioni ridimensionando le funzioni
dell’areopago (competente solo per i delitti di sangue), potenziando i poteri degli
organi democratici (ecclesia, bulè, eliea) e attribuendo un compenso a tutti i
cittadini che ricoprono cariche pubbliche. Proprio questo provvedimento rende
effettiva la partecipazione di tutti i cittadini al governo della cosa pubblica e verrà
poi ripreso dalla Costituzione italiana (art. 69) segnando il passaggio allo Stato
democratico.
Ad Atene però la democrazia e l’uguaglianza non erano generalizzate: erano
applicate soltanto all’interno della polis e nei confronti dei cittadini maschi. Le
donne, gli stranieri e gli schiavi erano esclusi dalla vita politica.
Tra l’altro, secondo una legge del 451 a.C., era cittadino soltanto chi discendeva
da genitori ateniesi, perciò su una popolazione di circa 300 mila persone
potevano accedere all’ecclesia in 40 mila.
SCHEMA DELL’ETA’ DI
PERICLE
Il diritto di parola nelle
assemblee e nei
tribunali era
riconosciuto a tutti i
cittadini
I presupposti
del sistema
democratico
ateniese
Tutti i cittadini
avevano pari
diritti giuridici
ROMA NELL’ETA’
MONARCHICA
 In origine a Roma la struttura sociale era
molto semplice: la base era rappresentata
dalla familia (famiglia) patriarcale, a capo
della quale era il padre (pater familias) con
potestà illimitata su tutti i componenti del
nucleo familiare.
 Più famiglie, legate da parentela, interessi
economici, politici, ecc. costituivano la gens
(gente) e l’insieme delle gentes formava il
popolo.
IL DIRITTO DI FAMIGLIA
 Si fanno risalire al primo re (Romolo) l’introduzione
del
matrimonio
monogamico,
la
punizione
dell’adulterio e il divorzio che poteva essere
richiesto solo dal marito; infatti sarebbe più opportuno
definirlo ripudio.
 Era consentito ricorrere al divorzio soltanto per
adulterio della moglie (se il marito rinunciava al diritto
di ucciderla), per sottrazione delle chiavi della cantina
(era vietato consumare il vino che vi era custodito) e
per aborto procurato senza il consenso del marito.
LE CLASSI SOCIALI
 I patrizi: discendenti delle più antiche famiglie, erano gli unici ad
avere la proprietà della terra, il possesso dell’agro pubblico e
l’accesso alle cariche pubbliche (magistrati, senatori, sacerdoti).
 I plebei: erano sia coloro che non avevano alcuna proprietà
fondiaria perché non erano riusciti a mantenersela, sia chi si era
trapiantato a Roma dalle città vinte. Potevano esercitare
qualsiasi attività (agricola, pastorale, artigianale) ma erano
esclusi dalla vita politica e dalla proprietà terriera.
 I clienti: erano i plebei che si appoggiavano a un patrizio cui
offrivano servigi e ricevevano in cambio il mantenimento e la
protezione.
 Gli schiavi: erano privi di qualsiasi diritto e considerati come
cose; potevano essere uccisi e venduti, ma il padrone poteva
concedere loro la libertà (liberti)
LE ISTITUZIONI DURANTE IL
PERIODO MONARCHICO
Comandava le truppe in guerra
I poteri
fondamentali
del re
Rappresentava la città davanti agli dei
Risolveva tutte le controversie private
Amministrava il patrimonio della comunità
Emanava ordinanze vincolanti (leges regiae)
Veniva consultato dal sovrano sulla politica interna e estera
I poteri del
senato
Esprimeva il suo parere sulle leggi proposte dal re
Si pronunciava sulle decisioni dell’assemblea popolare
Le funzioni
dei comizi
curiati
Eleggere i senatori e i re
Dichiarare la guerra
Esercizio temporaneo del potere alla morte del re
Contribuire alla formazione dell’esercito
Deliberare sulle controversie che comportavano la pena di morte
Roma durante la Repubblica
 Con la cacciata dei re (509 a.C.) per Roma inizia la
lunga fase repubblicana.
 Il periodo della repubblica è caratterizzato dai
contrasti tra patrizi e plebei, che difficilmente riescono
a trovare un’intesa.
 Nei primi anni, in seguito ad un accordo, i due consoli
erano uno patrizio e uno plebeo, ma ben presto una
legge emanata dagli aristocratici riserva ai patrizi le
cariche pubbliche e il V secolo a.C. è caratterizzato
da accesi scontri sociali in quanto i plebei
rivendicavano una maggiore integrazione sociale ed
economica.
LE RIVENDICAZIONI DELLA
PLEBE
Leggi scritte
Le
rivendicazioni
della plebe
Abolizione della
schiavitù per debiti
Abolizione del
divieto di matrimonio
tra patrizi e plebei
Accesso alle
magistrature
LE ISTITUZIONI NEL PERIODO
DELLA REPUBBLICA
 I consoli erano i due magistrati che avevano il governo della
città e godevano di pieni poteri; venivano eletti ogni anno dai
comizi centuriati ed esercitavano il potere collegialmente, per
evitare che uno dei due potesse diventare tiranno.
 I pretori amministravano la giustizia civile (praetor urbanus),
rimanevano in carica un anno e, finché non esistevano leggi
scritte, emanavano un editto, valido per la durata dell’incarico,
nel quale fissavano i criteri che avrebbero seguito per
amministrare la giustizia.
 Il senato era l’unico organo permanente ed aveva l’esercizio
temporaneo del potere esecutivo in assenza dei consoli (fino al
IV sec. a.C., allorché viene nominato un magistrato speciale).
Soltanto in caso di estrema necessità il senato, usando la
formula: “Curino i consoli che lo Stato non abbia alcun danno”,
rimetteva ogni potere ai consoli.
I COMIZI CENTURIATI
 La composizione dei comizi centuriati, istituiti
secondo la tradizione verso la fine della
monarchia, viene modificata in seguito a una
nuova divisione in classi basata, non più sulla
ricchezza fondiaria, ma espressa in denaro.
In tal modo, la partecipazione ai comizi
centuriati è estesa ai plebei ricchi. Si perde
così la distinzione tra patrizi e plebei e
subentra quella tra ricchi e poveri.
I POTERI DEI COMIZI
CENTURIATI
Eleggevano i consoli, i
censori e i pretori
I POTERI DEI
COMIZI
CENTURIATI
Approvavano o respingevano
le proposte di legge
Collaboravano con la
funzione legislativa
Decidevano in merito
alla pace e alla guerra
Potevano condannare a
morte i cittadini
LA CODIFICAZIONE DELLE
NORME
 Nel 451 a.C. i decemviri pubblicano la legge delle XII
tavole. Le dodici tavole di bronzo vengono esposte
nel foro perché tutti possano conoscere le leggi. E’
questa la prima codificazione del diritto romano, con
la quale viene sancita l’uguaglianza dei cittadini
davanti alla legge e, con l’avvio della parificazione
giuridica, viene garantita ai plebei la certezza del
diritto.
 Nel complesso il testo era un misto di principi arcaici
e norme più moderne, a dimostrazione che la
legislazione era frutto di una stratificazione nel
tempo.
LE LEGGI DELLE XII TAVOLE
 Esse abbracciano ogni campo del diritto:
 Per il diritto di famiglia viene limitata la potestà del pater




familias.
Riguardo al diritto di successione viene riconosciuta la libertà di
fare testamento e viene stabilito a quali parenti e in quale ordine
doveva essere spartita l’eredità nel caso in cui il defunto non
avesse lasciato il testamento.
Nel campo del diritto civile viene riconosciuta la validità del
contratto sulla base di un semplice accordo orale e il diritto di
proprietà del romano rispetto allo straniero.
Per il diritto penale vale ancora la legge del taglione.
In sostanza queste leggi erano conservatrici e favorevoli alle
classi più abbienti.
LA CRISI DELLE ISTITUZIONI
REPUBBLICANE
 La vera fine della repubblica sarà segnata da
un comandante militare (Cesare), che diventa
console, poi dittatore a vita e accresce poco
alla volta il suo potere facendosi attribuire
tutte le magistrature e l’appellativo di
“imperator”, titolo che da allora assume il
significato di “capo supremo”.
 Una
volta dittatore, Cesare concede
un’amnistia generale e provvede alla riforma
delle istituzioni, in quanto la costituzione
repubblicana non è adatta per l’impero.
LE RIFORME DI CESARE
Assegnazione delle terre ai
veterani e ai cittadini poveri
Le
riforme di
Cesare
Protezione del lavoro libero
e della piccola proprietà
Ammissione al senato dei
rappresentanti delle province
Rafforzamento dell’autorità dello
Stato nell’interesse di tutti
ROMA NEL PERIODO
DELL’IMPERO (OTTAVIANO
AUGUSTO)
Console=capo dell’esecutivo
Pontefice massimo=capo supremo della religione
Principe del senato=primo fra i senatori
Le cariche
dell’imperator
e
Proconsole=capo dell’esercito
Potestà tribunizia a vita=diritto di veto
Potestà censoria
Dichiara la guerra
Costituisce e convoca il senato
I poteri
dell’imperator
e
Fa le leggi
Nomina i magistrati
Convoca i comizi
LE RIFORME DI DIOCLEZIANO
Istituzione della
monarchia assoluta
Le riforme
di
Diocleziano
Riforma
dell’esercito
Riforma territoriale
Riforma istituzionale
(tetrarchia)
Riforma sociale
IL CORPUS IURIS CIVILIS
 L’imperatore
d’oriente
Giustiniano
si
propone di riorganizzare l’impero, mirando
anche a una ridefinizione e risitemazione
del diritto romano. Nell’arco di pochi anni
(528-534) la legislazione viene coordinata e
raccolta nel Corpus Iuris Civilis, l’opera alla
quale l’imperatore ha legato il suo nome
(denominato anche Codice giustinianeo) e
che
costituirà
un
fondamento
della
giurisprudenza europea.
LA STRUTTURA DEL CORPUS
IURIS CIVILIS

1.
2.
3.
4.
Il Corpus è una raccolta di diritto civile distinta in
quattro parti:
Il Codice vero e proprio, in dodici libri, dove sono
raccolte le più importanti leggi imperiali dal II secolo
in poi.
Il Digesto, diviso in 50 libri, contenente i pareri e i
giudizi dei massimi giureconsulti dell’età classica.
Le Istituzioni, un’esposizione più contenuta del
Codice e del Digesto a uso delle scuole, che
costituisce uno dei primi manuali di diritto.
Le Novelle, comprendenti le leggi emanate da
Giustiniano dopo la pubblicazione del Codice.
L’IMPORTANZA DEL CORPUS
IURIS CIVILIS
 Era dai tempi delle leggi delle XII
tavole (451 a.C.) che il diritto romano
(editti dei pretori, costituzioni imperiali,
leggi, pareri dei giureconsulti) non era
stato organizzato, ma era un patrimonio
giuridico immenso che, grazie a
Giustiniano, non solo viene raccolto, ma
viene anche interpretato, corretto e
arricchito.
DAL “CORPUS IURIS CIVILIS”
 Nessuno è obbligato a difendere una causa contro la





propria volontà.
Nessuno può essere forzatamente allontanato dalla
sua casa.
Nessuno è punibile per le sue opinioni.
Delle prove è responsabile la parte che le presenta e
non la parte che le nega.
Un padre non può testimoniare per un figlio, come
neppure il figlio per il padre.
Nell’infliggere delle pene bisogna tener conto dell’età
e dell’inesperienza del colpevole.
I REGNI ROMANO-BARBARICI
IN EUROPA TRA IL V E VI
SECOLO
 Tra i sovrani Longobardi assume un’importanza particolare
Rotari (636-652), perché nel 643 l’editto che porta il suo stesso
nome (Editto di Rotari) sancisce il passaggio per il popolo
longobardo, dal diritto consuetudinario alla codificazione.
Nell’Editto di Rotari prevale lo spirito del diritto germanico,
anche se in gran parte attenuato. Il diritto longobardo è
senz’altro più primitivo rispetto al diritto romano, ma questa
raccolta di leggi, nonostante contenesse norme ingiuste e
discriminanti, per questo popolo rappresenta un progresso
poiché per la prima volta hanno leggi scritte e la giustizia spetta
allo Stato e non all’individuo.
 con l’Editto di Rotari, infatti, la vendetta privata (faida) viene
sostituita dal guidrigildo, un indennizzo in denaro previsto per
le offese, le ferite, le uccisioni, ecc. e commisurato alla
condizione sociale dell’offeso.
IL FEUDALESIMO E LA
PIRAMIDE FEUDALE
 Così come il re si era creato una corte di
vassalli, ogni vassallo aveva potuto istituire la
propria, cercando la fedeltà di altri
(valvassori) mediante la concessione di feudi
minori. I valvassori, adottando lo stesso
sistema, avevano trovato l’appoggio di loro
fedelissimi (valvassini). il risultato di questi
legami è una società a struttura piramidale,
divisa in classi e basata su privilegi e rapporti
di gerarchia.
LA PIRAMIDE FEUDALE
 In un primo tempo il vertice della piramide sociale è
occupato dall’imperatore o da uno dei sovrani dei tre
regni in cui viene diviso l’impero; ma nel momento in
cui questo si sfalda al vertice si può trovare un
grande feudatario o il papa.
 Le prime classi sociali, rappresentate dalla nobiltà e
dall’alto clero, comprendevano una minima parte
della popolazione che era formata in maggioranza da
uomini liberi (artigiani, piccoli proprietari) e da servi
della gleba (contadini). I rapporti tra la base (liberi e
servi) e il vertice della società feudale (signori laici ed
ecclesiastici) erano caratterizzati dal sistema servile.
LA STRUTTURA DEL LATIFONDO E
L’ECONOMIA CURTENSE
 Il beneficio (feudo) poteva consistere in territori molto estesi
(latifondo) che, proprio per la vastità, non potevano essere
gestiti unitariamente. Il latifondo, infatti, veniva diviso in ville o
curtis, da cui la denominazione di “economia curtense”.
 La villa comprendeva tutte le terre coltivate dai servi sotto la
direzione del signore (pars dominica) e i mansi (pars
massericia) cioè i terreni concessi ai servi e agli ex piccoli
proprietari che si erano messi sotto la direzione del signore.
 Il mansardo doveva sopportare una serie di prestazioni
lavorative, oneri ed obblighi. I servi erano legati alla terra in
maniera più stretta perché la loro persona apparteneva al
signore che poteva disporre anche della loro forza lavoro; da qui
il diritto alle corvée (giornate di lavoro per il signore). E’ proprio
sulla base dell’economia curtense che tra il X e XI secolo si
afferma il feudalesimo.
I PRESUPPOSTI GIURIDICI DEL
FEUDO
IL SOVRANO
O IL
GRANDE
FEUDATARI
O
Con il beneficio e
l’investitura
concedeva il feudo
e la protezione
Con l’omaggio
prometteva obbedienza
e assumeva una serie di
obblighi
IL VASSALLO, IL
VALVASSORE O IL
VALVASSINO
IL COMUNE
 Tra la fine delll’XI e l’inizio del XII secolo gli abitanti
delle città, favoriti dalla crescita economica, si
organizzano per governarsi da soli, così, come la
“corte” aveva sostituito la “villa”, la città sostituisce la
corte e in essa ha origine una nuova forma di
governo: il Comune.
 I borghesi, non solo sentono la necessità di essere
liberi di scegliere il proprio lavoro, di sposarsi e di
disporre dei propri beni, ma anche di stabilire nuove
regole per disciplinare le relazioni economiche; nasce
così il diritto commerciale.
LE ISTITUZIONI COMUNALI
PARLAMENTO
(o Arengo)
Assemblea generale di tutti i
cittadini (nobili e borghesi)
Stabiliva le leggi (Statuto)
Eleggeva i capi (giurati, consoli)
CONSIGLIO
CONSOLI
Eletto dal Parlamento,
restava in carica un anno e
aveva il potere legislativo
Da 2 a 20; erano eletti dal
Parlamento ogni anno e
avevano il potere esecutivo
LE CLASSI SOCIALI






Nel Comune c’è maggiore libertà, ma non esiste l’uguaglianza
giuridica; non tutti i cittadini godono dei diritti politici (donne, uomini più
poveri) e persiste la divisione in classi con differenze profonde tra una
classe e l’altra:
I nobili (aristocrazia), feudatari trasferiti in città che erano diventati
imprenditori e si erano riuniti in associazioni di famiglia (consorterie).
Il popolo grasso (ricca borghesia), cittadini potenti economicamente,
godevano dei diritti politici, ma, in un primo momento, erano esclusi dal
governo della città (appartenevano alle corporazioni delle arti
maggiori).
Il popolo minuto (media e piccola borghesia), escluso dalla vita
pubblica (faceva parte delle corporazioni delle arti minori).
I salariati, lavoratori dipendenti che non potevano associarsi ed erano
esclusi dalla vita politica.
I coloni, coloro che lavoravano la terra in affitto o a mezzadria;
anch’essi erano esclusi dal governo della città.
DALLO STATO DEI SUDDITI A
QUELLO DEI CITTADINI
L’Inghilterra e la prima
carta costituzionale
La scoperta di nuovi mondi e
i problemi della
colonizzazione
Gli Stati
nazionali e le
spinte
democratiche
L’epoca dell’assolutismo
monarchico
L’Inghilterra, prima
monarchia costituzionale
Le idee illuministiche e
l’età delle rivoluzioni
L’Europa e il dominio
napoleonico
LA MONARCHIA INGLESE
 Il regno d’Inghilterra, la cui origine risale al IX secolo
dalla fusione dei due regni romano-barbarici degli
Angli e dei Sassoni nell’XI secolo viene assoggettato
prima dai Danesi e poi dai Normanni. Il duca di
Normandia, Guglielmo il Conquistatore, realizza un
sistema feudale particolare a favore del potere regio:
pur distribuendo le terre ai vassalli, si riserva una
proprietà maggiore di quella dei feudatari. In tal modo
i signori inglesi avevano poteri sicuramente più
limitati rispetto al resto dell’Europa feudale.
LA MAGNA CHARTA
Nonostante la solidità del potere monarchico, i signori feudali, nel XII
secolo, contrastano l’autorità regia e nel 1215 costringono il sovrano a
concedere la Magna Charta Libertatum (Grande Carta delle Libertà),
una specie di carta costituzionale in 65 articoli con la quale venivano
regolati i rapporti tra il sovrano, i grandi feudatari (baroni), il clero e
l’alta borghesia, indicando rispettivamente le prerogative dell’uno e i
privilegi degli altri. In tal modo il potere assoluto del re risulta limitato e
sottoposto al controllo della classe dominante.
 “Nessuna imposta sarà decentrata senza il consenso del Comune
consiglio. Per tenere il Comune consiglio noi (il re) convocheremo gli
arcivescovi, i conti e i grandi baroni in un giorno fissato e indicheremo
la causa della convocazione…La Chiesa sarà libera e saranno
rispettati i suoi diritti e i suoi privilegi…Nessun uomo libero sarà
imprigionato o esiliato se non per giudizio legale dei suoi pari e
secondo le leggi del paese”. (Dalla Magna Charta)

LO SCHEMA DELLA MAGNA
CHARTA
Nessun uomo libero poteva essere
arrestato, imprigionato o privato delle
sue proprietà se non in seguito al
giudizio dei suoi pari
Le principali
libertà della
Magna Charta
L’imposizione di nuovi tributi
doveva essere stabilita dal
Consiglio del regno
Alla città di Londra e a tutte le altre
città, borghi, porti, ecc. venivano
riconosciute tutte le libertà e le
libere consuetudini
La Chiesa inglese era libera,
i suoi diritti integri e le sue
libertà intatte
LE ORIGINI DEL PARLAMENTO
INGLESE
 In origine, i componenti del Consiglio del regno, che
prende il nome di Camera dei pari (lords), venivano
convocati dal sovrano singolarmente. A partire dal
1265, per contenere i poteri dell’aristocrazia, oltre ai
baroni e agli ecclesiastici, tale diritto viene esteso
anche a due cavalieri per ciascuna contea e a due
borghesi per ogni città e viene istituita la Camera dei
comuni, costituita appunto dalla nobiltà di campagna
e dalla borghesia cittadina (uomini comuni). Nasce
così il primo parlamento bicamerale della storia,
anche se gli affari di maggiore importanza il re
continuerà a discuterli solo con i baroni e
singolarmente.
IL REGNO DI FRANCIA
 La trasformazione della Francia in stato nazionale
ha inizio verso la fine del X secolo, ma saranno
necessari 300 anni per ridurre all’obbedienza i diversi
feudatari e imporre loro un sovrano e una legge
comune.
 Per governare un territorio tanto vasto, oltre al
parlamento di Parigi, organo supremo della giustizia
regia, vengono istituiti il Consiglio del re e la Corte
dei Conti. Entrambi questi organi, con funzioni
amministrative, sono gestiti da “dipendenti statali”
appartenenti alle classi dei cavalieri e della
borghesia. E’ questo il primo germe di quella che poi
sarà la burocrazia.
L’ISTITUZIONE DEGLI STATI
GENERALI
 Nel
1302 il sovrano istituisce gli Stati
generali, un’assemblea nazionale, composta
dai rappresentanti del clero, della nobiltà e
del terzo stato (borghesia cittadina) con
poteri ben diversi da quelli del parlamento
inglese.
 I membri degli Stati generali, infatti, potevano
esprimere soltanto dei pareri non vincolanti
(poteri consultivi) e l’assemblea si riuniva
soltanto quando il re la convocava.
LA FORMAZIONE DEGLI
IMPERI COLONIALI IN
AMERICA
1492
SPAGNA
PORTOGALLO
1519-37
1509
Scoperta dell’America
Conquista di Messico, America
centrale, Cile, Paraguay, Uruguay,
Argentina, Perù
Colonizzazione del
Brasile
Prima esplorazione
dell’America del Nord
1497
INGHILTERRA
1584/89
‘600
Formazione del primo nucleo
dello Stato della Virginia
Fondazione di altre
colonie
Prima esplorazione
dell’America del Nord
1523-25
FRANCIA
1534-41
‘600
Primo tentativo di
colonizzare il Canada
Colonizzazione della Nuova
Scozia e del Canada
LA REALTA’ DEL XVI SECOLO
La situazione di instabilità e di debolezza dell’Italia favorisce la
spartizione della penisola tra Spagna (Italia meridionale) e Francia
(Ducato di Milano).
 Mentre il sistema degli Stati regionali si disgrega, nei territori italiani
sotto il dominio spagnolo regnano l’oppressione politica, il disordine
amministrativo e uno spietato sfruttamento economico, per cui il
loro declino è rapido e inevitabile.
 Il Ducato di Savoia, invece, accresce la sua influenza politica,
accompagnata anche da importanti riforme amministrative e dalla
riorganizzazione interna. Per il piccolo Ducato non è facile mantenere
l’indipendenza dalla Francia e dalla Spagna, ma, grazie ad alleanze
indovinate, i duchi di Savoia nel corso del XVI secolo, non solo non
cadono sotto il dominio straniero, ma accrescono il proprio territorio e il
Ducato diventerà un importante elemento per l’unità d’Italia.

L’ASSOLUTISMO IN FRANCIA
Stato burocratico
accentrato
I punti di
forza del
regime di
Luigi XIV
Rappresentanti
regi nelle
province
Esercito
permanente

L’INGHILTERRA VERSO LA
MONARCHIA
COSTITUZIONALE
Alla morte del Lord Protettore (Cromwell), che era a capo della
repubblica, viene ristabilita la monarchia (1660). Il nuovo
sovrano mira a ripristinare il regime assoluto, ma il Parlamento
gli si oppone e in seguito, come testimonianza del ritrovato
accordo tra il sovrano e il Parlamento, viene emanato l’Habeas
Corpus Act (1679), un insieme di leggi per tutelare i cittadini
dagli arresti illegali.
 I contrasti tra il Parlamento e la Corona però si riacutizzano e
cacciato il re (Giacomo II), il trono viene offerto al governatore
d’Olanda (Guglielmo d’Orange), che sarà re per volontà della
nazione, e alla moglie Maria (figlia di Giacomo II), sovrana per
diritto divino.
LA RIVOLUZIONE GLORIOSA E
IL BILL OF RIGHTS
 Nel 1688 viene siglata la Dichiarazione dei diritti
(Bill of rights) che segna la fine del potere assoluto e
l’Inghilterra diventa una Monarchia costituzionale. Il
Bill of rights, riconosce un insieme di libertà (diritto
di voto, libertà di parola, di opinione, ecc.) e
sancisce il principio del potere dal basso in quanto
il sovrano aveva ricevuto il potere dal popolo e non
da Dio.
 Questa rivoluzione, definita gloriosa, ha avuto il
merito di aver aperto una breccia nel regime
assoluto.
L’ILLUMINISMO E LA NUOVA
IDEA DI STATO
 L’Illuminismo critica le istituzioni politiche, sociali e
religiose del passato e si propone la realizzazione di
una società migliore. L’attenzione si incentra sulla
riforma dello Stato; è inconcepibile avallare
l’esistenza dell’assolutismo monarchico. Se tutti gli
uomini nascono uguali non è ammissibile che il re sia
onnipotente; perciò, per abbattere le ingiustizie e i
privilegi, il sovrano deve sottostare a una legge
che regoli l’organizzazione dello Stato e i diritti e
doveri di tutti i cittadini, compreso il re. E’ questa
l’idea moderna di Costituzione.
MONTESQUIEU E LA
SEPARAZIONE DEI POTERI
 Proprio in base a questi principi si avverte la
necessità che i poteri dello Stato (legislativo,
esecutivo, giudiziario) siano sottratti al re e
assegnati ad appositi organi. La divisione
dei poteri, concepita nel 1749 dal barone di
Montesquieu, avrebbe consentito di superare
i limiti dello Stato assoluto, in quanto la
sovranità, anziché essere concentrata nella
persona del sovrano, viene divisa fra tre
organi indipendenti, che si bilanciano e si
controllano a vicenda.
Da “L’ESPRIT DES LOIS” di
MONTESQUIEU
 “Il
potere giudiziario deve essere
esercitato da persone prese dal popolo
a formare un tribunale, il potere
legislativo sia affidato a un corpo di
nobili e a chi sarà scelto a
rappresentare il popolo, il potere
esecutivo deve essere nelle mani di un
monarca”.
IL DISPOTISMO ILLUMINATO
 Nella seconda metà del XVIII secolo alcuni sovrani accolgono le
idee illuministiche e trasformano le monarchie assolute in
dispotismo illuminato. In Prussia, Austria e Russia vengono
introdotte importanti riforme tese a migliorare la vita delle classi
sociali più povere (abolizione o allentamento della servitù
della gleba), il sistema giudiziario (abolizione della tortura e
in alcuni Stati della pena di morte) e fiscale (estensione dei
tributi a tutti). Nella sostanza questo sovrani, pur rimanendo
dei despoti, “nell’esercizio del potere mirano a promuovere il
benessere dei sudditi”.
 Le riforme però non erano dei diritti, ma delle “concessioni”,
che il sovrano avrebbe potuto abolire.
IL CODICE LEOPOLDINO E
L’ABOLIZIONE DELLA PENA DI
MORTE
 In Toscana, il Granduca (Pietro Leopoldo), oltre a ristrutturare lo
Stato da un punto di vista amministrativo e fiscale, cerca di
riformare anche l’apparato legislativo. Nel Codice penale del
1786 (Codice leopoldino) il Granduca accoglie le idee di
Cesare Beccaria contenute nell’opera “Dei delitti e delle pene”
(1764) e, oltre a rendere più umane le procedure processuali,
elimina la tortura e, per primo in Europa, la pena di morte. Il
Codice leopoldino è uno dei programmi di riforma più organici
e concreti attuati nel ‘700, ed è improntato principalmente sulle
libertà e sui diritti dei sudditi, piuttosto che sull’autorità e la
forza dello Stato. E sarà di modello per tutta l’Italia fino al
Codice napoleonico.
LA RIVOLUZIONE AMERICANA
 La Dichiarazione d’indipendenza dalla Gran Bretagna (4 luglio




1776) rappresenta il preludio della Costituzione americana, la
legge fondamentale del nuovo Stato che, a conclusione
dell’aspra lotta per la conquista dell’indipendenza, sarà
introdotto nel 1787. E’ la prima Costituzione, tuttora in vigore, in
cui viene applicato il principio della separazione dei poteri:
Il potere legislativo è affidato al Congresso, composto dal
Senato e dalla Camera dei rappresentanti;
Il potere esecutivo spetta al presidente, eletto ogni quattro
anni, e a un governo federale, i cui membri sono designati dal
presidente;
Il potere giudiziario è esercitato dalla Corte Suprema federale
e dalle Corti federali dei singoli Stati.
Gli Stati Uniti d’America (USA) diventano, infatti, uno Stato
federale.
LA RIVOLUZIONE FRANCESE
 La convocazione degli Stati generali (5 maggio
1789) da parte del re per risolvere la grave situazione
finanziaria, scatena la reazione del terzo stato, i cui
rappresentanti si riuniscono in Assemblea nazionale
e giurano di non sciogliersi prima di aver dato una
costituzione alla Francia.
 Gli avvenimenti precipitano dopo che il popolo
insorge e assalta le prigioni di Parigi (presa della
Bastiglia 14 luglio 1789). Questo evento è
importante, perché segna la fine del dispotismo
monarchico, ma anche l’ascesa delle classi borghesi.
LA DICHIARAZIONE DEI
DIRITTI DELL’UOMO E DEL
CITTADINO
 Il 24 agosto 1791 l’Assemblea costituente adotta la
Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino,
con la quale vengono stabiliti i principi fondamentali
per cui gli uomini non sono più sudditi, ma cittadini.
 Art. 1 – Gli uomini nascono e rimangono liberi e
uguali nei diritti. Le distinzioni sociali non possono
essere fondate che sull’utilità comune.
 Art. 4 – La libertà consiste nel poter fare ciò che non
nuoce agli altri.
 Art. 5 – La legge ha diritto di vietare solo le azioni
nocive alla società.
LA COSTITUZIONE DEL 1791
L’attribuzione
dei poteri
secondo la
Costituzione del
1791
Potere
legislativo
Assemblea
legislativa eletta dal
popolo per due anni
Potere
esecutivo
Re, coadiuvato da
ministri di sua
nomina
Potere
giudiziario
Magistrati eletti dal
popolo
LA COSTITUZIONE DEL 1795
Camera dei
Cinquecento
Potere
legislativo
L’attribuzione dei
poteri secondo la
Costituzione del
1795
Elette dai cittadini
maschi per censo
Camera
degli Anziani
Potere
esecutivo
Direttorio
Potere
giudiziario
Magistrati
elettivi
Cinque
membri
IL DOMINIO NAPOLEONICO
 Fin da quando assume la carica di console a vita, Napoleone
riorganizza la pubblica amministrazione, instaurando un
sistema centralizzato teso a limitare l’autonomia dei
dipartimenti.
 In particolare si diffonde in quasi tutta l’Europa il Codice civile
(Code Napoléon) e diventa fonte d’ispirazione degli ordinamenti
liberali, per l’instaurazione di un quadro legislativo adatto agli
interessi borghesi. Il Codice napoleonico (1804) è ispirato ai
principi illuministici fusi con le leggi e le consuetudini del
passato e con esso lo Stato, per la prima volta, si arroga il
monopolio di regolamentare i rapporti tra i privati.
IL CODICE NAPOLEONICO
Riconoscimento
dell’uguaglianza di
tutti i cittadini
I contenuti
fondamentali del
Codice
napoleonico
Riconoscimento della
libertà di iniziativa
economica e della libertà
contrattuale
Inviolabilità della
proprietà privata
Regolamentazione del
diritto di famiglia
(matrimonio civile,
divorzio)
LA RESTAURAZIONE E LE IDEE
DI LIBERTA’
 Dopo gli sconvolgimenti della Rivoluzione francese e
del dominio napoleonico, le potenze europee
(Russia, Austria, Prussia, Inghilterra), riunite a Vienna
(1815), ritengono di poter ripristinare l’ordine secondo
le concezioni assolutistiche dell’antico regime. La
Restaurazione, rappresentata dal reinsediamento
delle vecchie dinastie sui troni dai quali erano state
spodestate, in apparenza sembra realizzarsi, ma in
realtà le istanze nazionali e democratiche,
suscitate dalla Rivoluzione francese, non potevano
rimanere sopite a lungo e scoppiarono i primi moti di
rivolta.
IL CONGRESSO DI VIENNA
(1815)
 In seguito al Congresso di Vienna, l’Europa risulta divisa in tre




settori:
La zona orientale, che comprende l’impero russo, l’impero
d’Austria, il regno di Prussia e l’impero ottomano.
La zona centrale, costituita da numerosi Stati di piccole
dimensioni destinati a unificarsi (Germania, Italia).
La zona nord occidentale, occupata dagli Stati nazionali
(Francia, Spagna, Portogallo, Inghilterra, Paesi scandinavi).
Vengono costituiti anche due nuovi Stati: il Regno dei Paesi
Bassi (comprendente il Belgio e l’Olanda) e la Confederazione
Svizzera (divisa in ventitre cantoni). In Italia domina
direttamente o indirettamente l’Austria.
L’INIZIO DEL RISORGIMENTO
IN ITALIA E GIUSEPPE MAZZINI





In Italia il fallimento del moti del 1820 e 1830 provoca la crisi delle associazioni
segrete e in particolare della Carboneria, le cui azioni avevano coinvolto
soltanto alcuni aristocratici illuministi, intellettuali, ricchi borghesi, ma non
avevano fatto presa sul popolo.
Di questo si rese ben conto Giuseppe Mazzini che cerca di elaborare un
programma politico per condurre una lotta più efficace contro i regimi
reazionari.
Il suo programma si incentra sull’idea che la liberazione della patria si può
raggiungere soltanto mediante una rivoluzione nazionale unitaria, di cui il
popolo deve essere protagonista. Ogni tentativo di sommossa che esuli dalla
partecipazione popolare è destinato a fallire; per questo il popolo deve essere
indotto a riflettere sulle condizioni umilianti in cui è costretto a vivere.
L’Italia, una volta unita, dovrà essere una repubblica e dovrà costituirsi come
Stato unitario e non come federazione di Stati.
Mentre Mazzini prospettava una repubblica unitaria, altri intellettuali impegnati
nella lotta per l’indipendenza (Carlo Cattaneo) pensavano invece a una
confederazione repubblicana sul modello degli Stati Uniti.
LA SVOLTA DEL 1848
 Con il diffondersi della rivoluzione industriale, la borghesia mira
a conquistare il potere politico e ad applicare i propri ideali che
si traducono nell’idea di uno Stato liberale.
 La classe borghese riteneva che soltanto coloro che avevano
una certa posizione sociale, per ricchezza o per istruzione,
fossero interessati alla gestione delo Stato. Ma non era proprio
così: una nuova classe sociale, il proletariato, dopo essere
stato per anni una vittima impotente della rivoluzione industriale,
aspira a sollevarsi dalla sua condizione miserabile con
rivendicazioni politiche e sociali. Le aspirazioni dei proletari
coincidevano con l’idea di sovranità popolare, intesa come
governo di tutto il popolo.
I MOTI DEL 1848 IN ITALIA
 La notizia delle insurrezioni, ma soprattutto
l’esito positivo della rivoluzione in Austria,
spingono i patrioti italiani a sollevarsi un po’
dovunque:
 Venezia proclama l’indipendenza dall’Austria
e costituisce una repubblica.
 Milano insorge e scaccia gli Austriaci.
 I sovrani italiani (re di Sardegna, Granduca di
Toscana, re di Napoli) e il papa (Pio IX)
concedono gli statuti e promettono la
formazione di governi costituzionali.
LO STATUTO ALBERTINO
 La costituzione concessa da Carlo Alberto il 4 marzo 1848 era




una carta di stampo liberale:
Era flessibile, poteva cioè essere modificata facilmente da leggi
ordinarie.
Era concessa, elargita dal sovrano e non elaborata e votata da
un’assemblea costituente, ma preparata dai funzionari del re.
Era breve, in quanto riconosceva “poche libertà” e si limitava a
considerare l’uguaglianza dei cittadini solo in senso formale
(come enunciato).
Il potere legislativo apparteneva al re e al Parlamento. Il
potere esecutivo era attribuito esclusivamente al re che poteva
nominare e revocare i ministri a suo piacimento. Il potere
giudiziario faceva capo alla Magistratura, un corpo di
funzionari dotati di un’indipendenza limitata, perché erano
nominati dal re e dovevano “esercitare la giustizia” in suo nome.
LA NASCITA DEL REGNO
D’ITALIA
 Nonostante il Veneto fosse ancora sotto l’Austria e a Roma
rimanesse il potere temporale del papa, il 17 marzo 1861 il
primo Parlamento nazionale eletto secondo la legge elettorale in
vigore nel Regno di Sardegna, proclama il Regno d’Italia e
Vittorio Emanuele II il primo re dello Stato unitario.
 La piena sovranità territoriale sarà raggiunto solo nel 1870 con
la proclamazione di Roma capitale; da un punto di vista
istituzionale, però, il nuovo regno, persegue nella politica
liberale che aveva caratterizzato il Regno di Sardegna dal 1848
in avanti. Lo Statuto albertino viene applicato in maniera
estensiva e i poteri del Parlamento sono potenziati a scapito di
quelli riconosciuti al re, tanto che l’Italia, è una monarchia
parlamentare.
LE CONSEGUENZE POLITICHE
DELLA PRIMA GUERRA
MONDIALE
 In seguito alla guerra (1914-1918), la carta politica dell’Europa e




quella del Medio Oriente subiscono notevoli trasformazioni:
In Europa, dallo sfaldarsi dell’Impero austro-ungarico,
Ungheria,
Iugoslavia
e
Cecoslovacchia
diventano
indipendenti e viene unificata la Polonia.
In Medio Oriente, dallo smembramento dell’impero ottomano
hanno origine, tra l’altro, l’Iraq, la Siria e la Palestina.
Durante la Conferenza di pace, a Parigi, il presidente degli
Stati Uniti (Wilson) propone di costituire la Società delle
Nazioni, una specie di foro internazionale, con sede a Ginevra,
dove i rappresentanti di tutti i paesi avrebbero potuto cercare
soluzioni pacifiche alle loro controversie.
In futuro le controversie internazionali non si sarebbero più
dovute risolvere con l’uso della forza e non si sarebbero più
dovute verificare ingerenze negli affari interni di un altro paese.
LA SOCIETA’ DELLE NAZIONI
 La Società delle Nazioni, il primo organismo
internazionale teso a perseguire il mantenimento
della pace e della sicurezza, la soluzione delle
controversie internazionali e la cooperazione tra
gli Stati membri, avrebbe dovuto prevenire nuovi
conflitti mondiali, ma i suoi fini falliranno più volte.
La sua impotenza dipenderà anche dalla mancata
adesione degli Stati Uniti (il senato americano non
ratificherà il Trattato di pace di Parigi) e dalla tardiva
o solo temporanea partecipazione della Germania,
del Giappone e dell’Unione Sovietica.
 La Società delle Nazioni sarà sciolta nel 1946 e
sostituita dall’ONU.
LA RIVOLUZIONE RUSSA E IL
NUOVO REGIME TOTALITARIO



Nel corso del conflitto mondiale la Russia è costretta a firmare anzitempo la
pace (1918) per fronteggiare una rivoluzione interna, nata come una rivolta
liberale (marzo 1917) ma trasformata in una rivoluzione socialista (ottobre
1917), che cambierà sia il volto della Russia, sia la fisionomia della politica
mondiale. In Russia i disastri della guerra avevano aggravato una situazione
politico-sociale già compromessa: in meno di un anno (luglio 1918) si passa dal
regime assolutistico dello zar alla “dittatura del proletariato” e il paese
diventa l’Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche. Gli effetti della
rivoluzione si fanno subito sentire: il nuovo governo presieduto da Lenin,
cambia nel profondo la struttura del paese (abolizione della grande proprietà
terriera a vantaggio dei contadini, controllo delle fabbriche agli operai,
nazionalizzazione delle banche, ecc.).
Nel 1923 l’URSS ha una nuova costituzione e si organizza come una
federazione di repubbliche in cui il potere legislativo spetta ai Soviet e quello
esecutivo al Consiglio dei Commissari del popolo.
Nel 1924 viene introdotto il socialismo di Stato e ogni decisione passa
attraverso il partito comunista che, tramite i suoi capi, mira a raggiungere,
attraverso la pianificazione, la collettivizzazione dell’agricoltura e
l’industrializzazione del paese.
LA SECONDA GUERRA
MONDIALE (1939-1945)
 Forte
del potere interno e del totalitarismo
imperante, la Germania viola il Trattato di pace della
prima guerra mondiale e il 1° settembre 1939 invade
la Polonia. Ha inizio così la seconda guerra
mondiale che vede schierati da una parte gli Stati
fascisti (Germania, Italia, Giappone) insieme ad altri
Stati satelliti (Romania, Ungheria, Bulgaria) e
dall’altra la coalizione antifascista (Inghilterra, Stati
Uniti, Unione Sovietica). La guerra sarebbe durata
sei anni (1939-1945) e avrebbe coinvolto 61 nazioni:
non è circoscritta agli eserciti, ma raggiunge, anche
con armi nuove e micidiali, le popolazioni indifese.
L’ITALIA COME STATO
TOTALITARIO
1940: Entrata in guerra
dell’Italia al fianco della
Germania
L’Italia
come Stato
totalitario
25/7/1943: seduta del Gran
Consiglio del fascismo e
caduta del regime
8/9/1943: Armistizio e
nascita della Repubblica
di Salò
1943: formazione del
CLN e inizio della guerra
partigiana
IL PATTO DI SALERNO
Passaggio del potere all’erede al
trono con il ruolo di Luogotenente
del Regno
I contenuti
del Patto di
Salerno
Formazione di un nuovo governo
formato dai partiti antifascisti
Rinvio della decisione sulla forma di
governo (repubblica o monarchia) al
termine del conflitto
Elaborazione di una nuova costituzione da
parte di un’Assemblea costituente eletta a
suffragio universale (alla fine della guerra)
LA LIBERAZIONE NAZIONALE E
LA MORTE DI MUSSOLINI
 Nella primavera del 1945, mentre le forze armate
tedesche si stanno dissolvendo e la tirannia nazista è
ormai alla fine, anche la Repubblica di Salò si sfalda
e il CLN dà il segnale dell’insurrezione in alta Italia
(25 aprile 1945) assumendo tutti i poteri civili e
militari nelle regioni liberate. In pochi giorni le grandi
città del Nord (Milano, Genova, Torino) sono libere e
il resto dell’Italia settentrionale viene liberato prima
dell’arrivo delle truppe alleate.
 Mussolini, condannato a morte dal CLN, viene
catturato e fucilato dai partigiani insieme ad alcuni
gerarchi fascisti (28 aprile 1945).
LA NASCITA DELLO STATO
DEMOCRATICO




Il 2 giugno 1946 viene indetto il referendum istituzionale e,
contemporaneamente, vengono eletti i membri dell’Assemblea costituente,
che ha il compito di preparare una nuova costituzione da sostituire allo Statuto
albertino.
Le elezioni del 2 giugno 1946 sono un momento importante per l’Italia non solo
da un punto di vista istituzionale, ma anche per il riconoscimento dei diritti civili
e politici; sono le prime elezioni politiche a suffragio universale.
I risultati del referendum sono favorevoli alla repubblica: il nuovo re (Umberto
II), che era salito al trono il 9 maggio in seguito all’abdicazione del padre, deve
lasciare l’Italia e il 29 giugno l’Assemblea costituente elegge il Capo
provvisorio dello Stato (Enrico De Nicola); l’Italia diventa una Repubblica
democratica.
L’Assemblea costituente è composta per la maggior parte da cattolici,
socialisti e comunisti (80%), ma anche i rappresentanti dei partiti minori
(liberali, azionisti) daranno un importante contributo alla fusione delle diverse
tendenze politiche nelle convinzioni comuni trasferite in una carta
costituzionale democratica.
LA COSTITUZIONE DEL 1948
Nell’ambito dell’Assemblea costituente viene eletta una commissione
ristretta (75 deputati) con il compito di elaborare il progetto di
Costituzione. Era un lavoro lungo e impegnativo ma i Costituenti erano
uniti da comuni intenti ed erano sostenuti dall’aspirazione di dare al
Paese una costituzione che rappresentasse i sentimenti e i bisogni
della collettività e, allo stesso tempo, istituzioni che garantissero una
democrazia solida.
 La Costituzione, approvata dall’Assemblea il 22 dicembre 1947, entra
in vigore il 1° gennaio 1948. E’ una Costituzione “piena di libertà” e
mira ad affermare, oltre che riconoscere, l’uguaglianza sociale e la
democrazia.
 La Costituzione è composta da 139 articoli ed è divisa in due parti
(Diritti e doveri dei cittadini e Ordinamento della Repubblica),
precedute dai Principi fondamentali e seguite dalle Disposizioni
transitorie.

LA STRUTTURA DELLA
COSTITUZIONE
Principio di uguaglianza
Principi
fondamentali
(artt. 1-12)
Sovranità popolare
Diritti inviolabili
Ripudio della guerra
La struttura della
Costituzione
Diritti e doveri dei
cittadini (artt. 1354)
Libertà personali
Diritti etico-sociali
Diritti economici e politici
Ordinamento
della Repubblica
(artt. 55-139)
Disposizioni finali
e transitorie (XVIII
artt.)
Organi dello Stato
e loro competenze
Norme che dovevano
consentire il passaggio
dal vecchio al nuovo
ordinamento
CARATTERI DELLA
COSTITUZIONE
I caratteri fondamentali della Costituzione sono i seguenti:
1.
Votata: è stata redatta e votata da un’Assemblea eletta dal popolo.
2.
Lunga: oltre ai diritti civili e politici, riconosce quelli sociali ed
economici.
3.
Rigida: le norme costituzionali non possono essere cambiate da
leggi ordinarie, ma con una procedura più complessa per evitare
facili sovvertimenti dell’ordine democratico.
4.
Democratica: sono previsti istituti di democrazia diretta
(referendum, petizioni, proposte di legge) oltreché rappresentativa
(elezione dei membri degli organi istituzionali).
5.
Programmatica: consiste in un programma che le forze politiche
hanno il compito di attuare per farne una costituzione sostanziale.
6.
Compromissoria: è frutto dell’intesa tra i partiti antifascisti,
espressione di ideologie diverse, ma unanimi nel ricercare un solido
patto costituente a tutela dei diritti umani e di una effettiva
democrazia.
L’ATTUAZIONE DELLA
COSTITUZIONE
 Il clima di unità politica che aveva caratterizzato l’immediato
dopoguerra (1946-47) ben presto si è dissolto e gli organi
istituzionali (Corte costituzionale, Consiglio superiore della
Magistratura), l’ordinamento regionale e i nuovi istituti
(referendum abrogativo) previsti dalla Costituzione sono stati
attuati a distanza di tempo. Al riguardo, il periodo più proficuo è
stato quello degli anni settanta dello scorso secolo. Già a partire
dagli anni ottanta si è cominciata invece ad avvertire la
necessità di procedere a una revisione della Costituzione
riguardo all’ordinamento dello Stato, ma le forze politiche
finora non sono riuscite a trovare un accordo sulle modalità da
seguire e sulle modifiche da apportare.
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