Anno Paolino
In occasione del bimillenario
della nascita di San Paolo
Dikaiosunh
La soteriologia
paolina
Il pensiero di Paolo
La soteriologia (cioè il discorso teologico relativo
alla salvezza) paolina si fonda sulla crocifissione
(“scandalo per i Giudei, stoltezza per i pagani” 1Cor 1,23) e soprattutto sulla risurrezione di
Gesù, tema dominante nelle lettere paoline. Nel
riconoscere la risurrezione di Gesù, della quale
non mette in dubbio la storicità (1Cor 15,3-8),
Paolo non si allontana dalla tradizione ebraica
farisaica, la quale (a differenza dei Sadducei)
accettava la dottrina della risurrezione come
premio futuro per i giusti.
Il pensiero di Paolo
Anche l'attribuzione del valore salvifico alla
crocifissione non è il proprium teologico
paolino: la Lettera agli Ebrei interpreta la
morte in croce di Gesù con categorie
proprie
della
tradizione
ebraica,
considerando Gesù vittima (agnello di Dio)
e sacerdote, il cui sacrificio volontario è il
compimento e superamento dei riti
sacrificali tipici della religiosità dell'Antico
Testamento, necessari per riconciliare gli
uomini peccatori con Dio.
Il pensiero di Paolo
Il punto di discontinuità di Paolo e del
Cristianesimo con l'Ebraismo, oltre al
riconoscimento della divinità di Gesù, è
l'importanza fondamentale che la sua
risurrezione riveste per i singoli credenti,
tanto da costituire il centro della fede
cristiana: "Se Cristo non è risuscitato,
allora è vana la nostra predicazione ed è
vana anche la vostra fede" (1Cor 15,14).
Il pensiero di Paolo
Il motivo di questa importanza sta nel fatto
che il credente, in maniera misteriosa e
grazie al battesimo, diventa compartecipe
del destino di Cristo di morte e
risurrezione: "Per mezzo del battesimo
siamo dunque stati sepolti insieme a lui
nella morte, perché come Cristo fu
risuscitato dai morti per mezzo della gloria
del Padre, così anche noi possiamo
camminare in una vita nuova" (Rm 6,3-11;
vedi anche Rm 4,25; Fil 3,10-11; 1Cor
15,20-22; Col 2,12-13).
Il pensiero di Paolo
Grazie alla risurrezione di Gesù l'uomo ottiene la
cosiddetta "adozione filiale", diventando Figlio di
Dio come lo è Gesù (Gal 4,4-7). In questo modo
il pensiero di Paolo esce dal pessimismo
antropologico che, come abbiamo visto, lo
caratterizza: "laddove è abbondato il peccato, ha
sovrabbondato la grazia, perché come il peccato
aveva regnato con la morte, così regni anche la
grazia con la giustizia per la vita eterna, per
mezzo di Gesù Cristo nostro Signore" (Rm 5,2021).
Il pensiero di Paolo
Il concetto teologico-soteriologico che fa
da tramite tra la risurrezione di Cristo e la
vita dei credenti in lui è la giustificazione
(dikaiosune), "l'articolo per mezzo del
quale la Chiesa si regge o cade". Esso è,
nella sostanza, equivalente a redenzione,
santificazione, glorificazione, salvezza;
Il pensiero di Paolo
comporta la realizzazione di un cambiamento
nel rapporto tra Dio e l'umanità corrotta dal
peccato originale e dagli altri peccati degli
uomini, operato da Dio stesso, in vista del
ristabilimento dello stato di giustizia originario.
Nell'esistenza presente si manifesta con una
"vita nuova" del cristiano (cristificazione), e nella
vita futura dopo la risurrezione comporta la
compartecipazione alla gloria di Dio (paradiso).
Il pensiero di Paolo
Di giustificazione, peccato originale,
Adamo, rapporto Adamo - Cristo,
battesimo e liberazione dal peccato,
cristificazione, troviamo notevoli tracce nei
capitoli dal 5 al 7 della Lettera ai Romani,
sui quali fermiamo la nostra attenzione e
riflessione.
Giustificati per la fede
Rm 5,1-11
Giustificazione
1Giustificati
dunque per la fede,
noi siamo in pace con Dio per
mezzo del Signore nostro Gesù
Cristo; 2per suo mezzo abbiamo
anche ottenuto, mediante la fede, di
accedere a questa grazia nella
quale ci troviamo e ci vantiamo
nella speranza della gloria di Dio.
Giustificazione
Giustificati (Dikaiwqentej) è un aoristo
passivo che si riferisce a qualcosa che è
già avvenuto, un momento preciso della
vita dei cristiani, il battesimo, nel quale
si può dire che i cristiani sono giustificati
per fede; ma, come già osservato,
l’aoristo
passivo
rimanda
anche
all’azione di Dio che, in questo caso, è
Colui che giustifica tramite l’offerta del
Figlio.
Giustificazione
3E
non soltanto questo: noi ci
vantiamo anche nelle tribolazioni,
ben sapendo che la tribolazione
produce pazienza, la pazienza una
virtù provata 4e la virtù provata la
speranza. 5La speranza poi non
delude, perché l’amore di Dio è
stato riversato nei nostri cuori per
mezzo dello Spirito Santo che ci è
stato dato.
Giustificazione
Coloro che sono giustificati per la fede,
vivono in pace con Dio, si trovano in uno
stato di grazia e sono pieni di speranza
nella gloria futura; essi sanno per
esperienza che la tribolazione - intesa
alla luce della fede e della speranza produce la perseveranza (o pazienza).
La speranza si manifesta nella
pazienza.
Giustificazione
Questa pazienza che è frutto della
speranza, a sua volta produce una virtù
collaudata. Da questa certezza di aver
dato buona prova di sé nasce una
nuova speranza. Coloro che sono
giustificati per la fede possono anche
vantarsi delle tribolazioni e trarne
l’edificazione della loro vita.
non solo continuano a farle,
ma anche approvano chi le fa
poiché hanno disprezzato
la conoscenza di Dio,
Dio li ha abbandonati
in balìa di una
intelligenza depravata
hanno cambiato la gloria
dell’incorruttibile Dio con
l’immagine e la figura
dell’uomo corruttibile,
di uccelli, di quadrupedi
e di rettili
Per questo Dio li ha
abbandonati a passioni infami
Ora, se tu ti vanti di portare il
nome di Giudeo e ti riposi
sicuro sulla legge,
e ti glori di Dio
per mezzo della legge si
ha solo la conoscenza
del peccato
sei convinto di esser
guida dei ciechi,
luce di coloro
che sono nelle tenebre
ebbene, come mai tu,
che insegni agli altri,
non insegni a te stesso?
Giustificati dunque per la
fede, noi siamo in pace con
Dio … grazia nella quale ci
troviamo e ci vantiamo nella
speranza della gloria di Dio.
la pazienza una virtù
provata e la virtù provata
la speranza.
noi ci vantiamo anche
nelle tribolazioni
ben sapendo che la tribolazione
produce pazienza
Giustificazione
6Infatti,
mentre noi eravamo ancora
peccatori, Cristo morì per gli empi
nel tempo stabilito. 7Ora, a stento si
trova chi sia disposto a morire per
un giusto; forse ci può essere chi ha
il coraggio di morire per una
persona dabbene. 8Ma Dio dimostra
il suo amore verso di noi perché,
mentre eravamo ancora peccatori,
Cristo è morto per noi.
Giustificazione
9A
maggior ragione ora, giustificati per il
suo sangue, saremo salvati dall’ira per
mezzo di lui. 10Se infatti, quand’eravamo
nemici, siamo stati riconciliati con Dio
per mezzo della morte del Figlio suo,
molto più ora che siamo riconciliati,
saremo salvati mediante la sua vita.
11Non solo, ma ci gloriamo pure in Dio,
per mezzo del Signore nostro Gesù
Cristo, dal quale ora abbiamo ottenuto la
riconciliazione.
da Adamo a Cristo
Rm 5,12-21
da Adamo a Cristo
12Quindi,
come a causa di un solo uomo il
peccato è entrato nel mondo e con il peccato
la morte, così anche la morte ha raggiunto
tutti gli uomini, perché tutti hanno peccato.
13Fino alla legge infatti c’era peccato nel
mondo e, anche se il peccato non può essere
imputato quando manca la legge, 14la morte
regnò da Adamo fino a Mosè anche su quelli
che non avevano peccato con una
trasgressione simile a quella di Adamo, il
quale è figura di colui che doveva venire.
Adamo e Eva - Lucas Cranach the Elder
Galleria degli Uffizi, Firenze
Mosè - Michelangelo
San Pietro in Vincoli - Roma
da Adamo a Cristo
La morte ha regnato in tutti i tempi perché il
peccato ha regnato in tutti i tempi. La morte
ha regnato anche su coloro che non avevano
prevaricato alla stessa maniera di Adamo,
ossia trasgredendo un comando espresso.
Adamo peccò violando un comandamento,
commettendo una precisa trasgressione,
mentre gli uomini dopo di lui, fino a Mosè, non
agirono in maniera analoga. Eppure anch’essi
peccarono e perciò anche su di loro regnò la
morte entrata nel mondo a causa del peccato
di Adamo. Il peccato e la morte sono, nel
mondo
prima
di
Cristo,
fenomeni
onnicomprensivi.
Adamo e Eva - Lucas Cranach the Elder
Galleria degli Uffizi, Firenze
PECCATO
Mosè - Michelangelo
San Pietro in Vincoli - Roma
da Adamo a Cristo
Poiché essi provengono da Adamo e
quindi da un solo uomo, questo uno è il
tipo di un altro che qui viene chiamato
colui che deve venire e che porta
giustizia e vita per tutti coloro che si
affidano a lui. Il vocabolo tupoj significa
figura, modello, esempio. Adamo è il
tupoj di Cristo; nella sua persona, per
quanto essa significa nella storia della
salvezza, è il prototipo che rimanda a
Cristo come a suo antitipo.
da Adamo a Cristo
L’inizio del dominio universale del peccato e
della morte in Adamo rimanda alla fine di tale
dominio nell’Adamo escatologico, nel Cristo. I
beni recati dall’Adamo che doveva venire,
Cristo, sono incomparabilmente superiori
rispetto alla rovina procurata agli uomini dal
primo
Adamo.
L’Adamo-Cristo
non
rappresenta solo la compensazione del primo
Adamo, e di ciò che questi ha prodotto, ma è
molto di più, ha una superiorità non
paragonabile con quella del primo Adamo,
una superiorità infinita.
SALVEZZA
PECCATO
da Adamo a Cristo
15Ma
il dono di grazia non è come la
caduta: se infatti per la caduta di uno
solo morirono tutti, molto di più la grazia
di Dio e il dono concesso in grazia di un
solo uomo, Gesù Cristo, si sono riversati
in abbondanza su tutti gli uomini. 16E
non è accaduto per il dono di grazia
come per il peccato di uno solo: il
giudizio partì da un solo atto per la
condanna, il dono di grazia invece da
molte cadute per la giustificazione.
da Adamo a Cristo
Posto che Adamo è figura di Cristo, ciò non
significa un’equivalenza tra il suo passo falso
(peccato) e il dono divino di grazia; al
contrario, l’agire di Dio comporta sempre un
sovrappiù, e il suo dono di grazia impersonato
nell’unico uomo Gesù Cristo, è giunto in
misura sovrabbondante a tutti. Secondo la
convinzione di Paolo, non è più possibile
fraintendere il dono di Dio in Gesù Cristo
come se fosse soltanto la compensazione di
un errore o il bilanciamento del male che da
Adamo in poi regna nel mondo. La grazia di
Dio è essenzialmente sovrabbondanza,
pienezza, una realtà inaudita e inesauribile.
da Adamo a Cristo
17Infatti
se per la caduta di uno solo la
morte ha regnato a causa di quel solo
uomo, molto di più quelli che ricevono
l’abbondanza della grazia e del dono
della giustizia regneranno nella vita per
mezzo del solo Gesù Cristo. 18Come
dunque per la colpa di uno solo si è
riversata su tutti gli uomini la condanna,
così anche per l’opera di giustizia di
uno solo si riversa su tutti gli uomini la
giustificazione che dà vita.
da Adamo a Cristo
19Similmente,
come per la disobbedienza di
uno solo tutti sono stati costituiti peccatori,
così anche per l’obbedienza di uno solo tutti
saranno costituiti giusti. 20La legge poi
sopraggiunse a dare piena coscienza della
caduta, ma laddove è abbondato il peccato,
ha sovrabbondato la grazia, 21perché come il
peccato aveva regnato con la morte, così
regni anche la grazia con la giustizia per la
vita eterna, per mezzo di Gesù Cristo nostro
Signore.
ADAMO
CRISTO
MORTE
COLPA
CONDANNA
VITA
GIUSTIZIA
GIUSTIFICAZIONE
DISOBBEDIENZA
OBBEDIENZA
PECCATORI
GIUSTI
PECCATO
GRAZIA
Il Battesimo
Rm 6,1-14
Battezzati in Cristo
1Che
diremo dunque? Continuiamo
a restare nel peccato perché
abbondi la grazia? 2È assurdo! Noi
che già siamo morti al peccato,
come potremo ancora vivere nel
peccato? 3O non sapete che quanti
siamo stati battezzati in Cristo
Gesù, siamo stati battezzati nella
sua morte?
Battezzati in Cristo
Paolo rileva un fatto oggettivo: la correlazione
di grazia e peccato che è nei fatti della storia
della salvezza: Dove ha abbondato il peccato,
ivi ha sovrabbondato la grazia (5,20). Gli
avversari di Paolo stravolgevano questa
correlazione in un rapporto di causa ed effetto
(poiché il peccato divenne così frequente e
diffuso, anche la grazia si fece abbondante) e
ne traevano la conseguenza pratica: Aumenta
il peccato se vuoi aumentare la grazia! La
domanda è dunque: Dobbiamo allora
rimanere nel peccato, perché abbondi la
grazia?
Battezzati in Cristo
La risposta di Paolo a questa obiezione è un
deciso mh genoito, non sia mai, che in questa
lettera ricorre ben sette volte. Il motivo è
questo: siamo morti al peccato. Questa
affermazione è comprensibile solo nella fede.
Noi in quanto morti al peccato non possiamo
più vivere in esso e quindi rimanere in esso.
L’esistenza del cristiano non si svolge più
sotto il regime del peccato e della morte, ma
sotto la signoria del Risorto.
Passaggio del Mar Rosso - Jan Miel
Quirinale - Roma
Battezzati in Cristo
4Per
mezzo del battesimo siamo dunque
stati sepolti insieme a lui nella morte,
perché come Cristo fu risuscitato dai
morti per mezzo della gloria del Padre,
così anche noi possiamo camminare in
una vita nuova. 5Se infatti siamo stati
completamente uniti a lui con una morte
simile alla sua, lo saremo anche con la
sua risurrezione.
Battistero paleocristiano
Basilica di Aquilea
Battezzati in Cristo
6Sappiamo
bene che il nostro uomo
vecchio è stato crocifisso con lui, perché
fosse distrutto il corpo del peccato, e noi
non fossimo più schiavi del peccato.
7Infatti chi è morto, è ormai libero dal
peccato. 8Ma se siamo morti con Cristo,
crediamo che anche vivremo con lui,
9sapendo che Cristo risuscitato dai morti
non muore più; la morte non ha più
potere su di lui.
Battezzati in Cristo
10Per
quanto riguarda la sua morte, egli morì
al peccato una volta per tutte; ora invece per il
fatto che egli vive, vive per Dio. 11Così anche
voi consideratevi morti al peccato, ma viventi
per Dio, in Cristo Gesù. 12Non regni più
dunque il peccato nel vostro corpo mortale, sì
da sottomettervi ai suoi desideri; 13non offrite
le vostre membra come strumenti di
ingiustizia al peccato, ma offrite voi stessi a
Dio come vivi tornati dai morti e le vostre
membra come strumenti di giustizia per Dio.
14Il peccato infatti non dominerà più su di voi
poiché non siete più sotto la legge, ma sotto
la grazia.
Battezzati in Cristo
Il contenuto di 6,1-14 può essere
riassunto così: se conseguenza del
peccato è la grazia (più peccati, più
grazia) non dobbiamo forse insistere a
peccare con tutte le forze? No! Perché
nel battesimo noi siamo stati uniti alla
morte di Cristo e si è aperta per noi una
vita nuova in virtù della risurrezione di
Cristo. La risurrezione si è dischiusa per
noi come nostro avvenire.
Battezzati in Cristo
Noi non siamo più quelli che eravamo, ossia
succubi del peccato e della morte: la
crocifissione dell’uomo vecchio ha segnato
per noi una rinascita, un nuovo principio,
perché il nostro futuro è nuovo, ossia vivere
con Cristo il quale non muore più, ma vive per
Dio. Perciò dobbiamo considerarci morti al
peccato e viventi per Dio in Gesù Cristo. In
noi non regna più la legge, forza motrice del
peccato, ma la grazia nella quale siamo stati
collocati col battesimo.
Conformi a Cristo
Rm 8,18-30
Conformi a Cristo
18Io
ritengo, infatti, che le sofferenze del
momento
presente
non
sono
paragonabili alla gloria futura che dovrà
essere rivelata in noi. 19La creazione
stessa attende con impazienza la
rivelazione dei figli di Dio; 20essa infatti è
stata sottomessa alla caducità - non
per suo volere, ma per volere di colui
che l’ha sottomessa - e nutre la
speranza 21di essere lei pure liberata
dalla schiavitù della corruzione, per
entrare nella libertà della gloria dei figli
di Dio.
Conformi a Cristo
Se siamo salvati perché ancora soffriamo?
Paolo afferma che i patimenti del tempo
presente non contano nulla rispetto alla gloria
incomparabile che si manifesterà in noi.
Rispetto al peso sovrabbondante ed eterno
della gloria tutti i dolori sono una lieve
tribolazione momentanea (2Cor 4,17). Il futuro
di chi ha fede e speranza compenserà
abbondantemente il presente e col suo
splendore trascenderà incomparabilmente le
miserie del presente. Tutta la creazione
attende la manifestazione della gloria e anela
ad essa.
Conformi a Cristo
22Sappiamo
bene infatti che tutta la
creazione geme e soffre fino ad oggi nelle
doglie del parto; 23essa non è la sola, ma
anche noi, che possediamo le primizie
dello Spirito, gemiamo interiormente
aspettando l’adozione a figli, la redenzione
del nostro corpo. 24Poiché nella speranza
noi siamo stati salvati. Ora, ciò che si
spera, se visto, non è più speranza; infatti,
ciò che uno già vede, come potrebbe
ancora sperarlo? 25Ma se speriamo quello
che non vediamo, lo attendiamo con
perseveranza.
Conformi a Cristo
Il lamento della creazione è il travaglio di
una partoriente. Tutto il dolore della
creazione non è annunzio e principio di
morte, ma di salvezza, e ogni gemito in
tutto il mondo, ogni attesa e ogni brama, ha
un significato: la gloria della salvezza, la
gloria dei figli di Dio, nella gloria di Cristo.
Nelle sofferenze agisce fin d’ora, seppure
nascosta nell’impotenza e nell’oscurità, la
presenza irresistibile di Dio, con la sua
potenza e il suo splendore.
Conformi a Cristo
26Allo
stesso modo anche lo Spirito
viene in aiuto alla nostra debolezza,
perché nemmeno sappiamo che
cosa sia conveniente domandare,
ma lo Spirito stesso intercede con
insistenza per noi, con gemiti
inesprimibili; 27e colui che scruta i
cuori sa quali sono i desideri dello
Spirito, poiché egli intercede per i
credenti secondo i disegni di Dio.
Conformi a Cristo
Il gemere dello Spirito non ha linguaggio,
neppure quello della glossolalìa. È senza
parole alalhtoj, inenarrabile, inespresso,
già per la mancanza di qualsiasi vocabolo
idoneo a significare la realtà che suscita il
gemito, perché la doxa, la gloria, trascende
ogni linguaggio. Ma in pari tempo quel
lamento dice pure qualcosa. È un gemito
levato da Dio a Dio per noi, nei nostri cuori. È
il gemito di chi non ha la nostra debolezza,
ma vi partecipa e se ne fa carico.
Conformi a Cristo
28Del
resto, noi sappiamo che tutto
concorre al bene di coloro che amano
Dio, che sono stati chiamati secondo il
suo disegno. 29Poiché quelli che egli da
sempre ha conosciuto li ha anche
predestinati ad essere conformi
all’immagine del Figlio suo, perché egli
sia il primogenito tra molti fratelli; 30quelli
poi che ha predestinati li ha anche
chiamati; quelli che ha chiamati li ha
anche giustificati; quelli che ha
giustificati li ha anche glorificati.
Il Salvatore tra le potenze
Andrei Rublev - 1410-1420
Galleria Tetrjacov, Mosca
Conformi a Cristo
Il termine morfh, forma, non designa
l’aspetto esteriore, ma il modo di essere. Il
vocabolo eikwn, immagine, indica qui la
manifestazione dell’essenza. L’immagine di
Cristo è un’esistenza corporea piena di gloria
(Fil 3,21; 2Cor 3,18; 4,4). Il termine fisso a cui
Dio ha predestinato l’esistenza umana come
si manifesterà in coloro che lo amano è la
partecipazione alla gloria di Cristo, ad avere
come lui la sovrabbondanza della gloria nel
proprio corpo. In tal modo Dio ha associato a
Cristo, il primogenito, molti fratelli affinché egli
fosse il primogenito tra molti fratelli.
Soteriologia
In sintesi
In sintesi
La giustificazione (dikaiosune) è il frutto di
tutta la vicenda redentiva: dalla universale e
irrimediabile condizione di ignoranza e
corruzione in cui versava l’umanità decaduta,
la grazia di Dio misericordioso – con
l’effusione dello Spirito di Cristo morto e
risorto – ci ha resi giusti, “creatura nuova”. In
una misura che va oltre ogni attesa: «Laddove
il peccato è abbondato, ha sovrabbondato la
grazia» (Rom 5,20). Dunque la giustificazione
non è soltanto liberazione dal peccato e
dalla morte o possibilità di un miglioramento
morale.
In sintesi
Con il perdono ci viene data una nuova
appartenenza, diventiamo di un altro
“Kurioj”, del Signore Gesù. Essa è una
rinascita di tutto l’essere, una
santificazione che conferisce all’uomo
un nuovo statuto interiore, da cui le
opere giuste fluiranno come frutto della
salvezza ricevuta: «Secondo la verità
che è in Gesù, dovete deporre l’uomo
vecchio … Dovete rivestire l’uomo
nuovo, creato secondo Dio nella
giustizia e nella santità vera» (Ef 4,2124; cfr. Col 3,9).
In sintesi
Tale rinascita, conseguente alla fede di chi si
lascia abbracciare dalla misericordia divina, è
accompagnata e visibilmente espressa dal rito
efficace del battesimo: «Tutti voi, infatti, siete
figli di Dio per la fede in Cristo Gesù, poiché
quanti siete stati battezzati in Cristo vi siete
rivestiti di Cristo» (Gal 3,26-ss). L’immersione
nell’acqua del fonte seppellisce il peccatore
nella morte di Cristo (cfr. Col 2,12), da dove
esce mediante la risurrezione con Lui (cfr. Rm
6,2-5). È così divenuto creatura nuova e
purificata (cfr. Ef 5,26; 1Cor 6,11) «nel lavacro
di rigenerazione» (Tt 3,5) e da Cristo
illuminata (cfr. Ef 4,14).
Battesimo di Cristo
Piero della Francesca
In sintesi
La “cristificazione” potrebbe essere il
termine più appropriato e comprensivo
di quanto la giustificazione dona
all’uomo nuovo, purificato e santificato
dalla fede e dal battesimo. La
concezione che Paolo ha dell’uomo
nuovo è caratterizzata da una
componente
“mistica”,
in
quanto
comporta una mutua compenetrazione
tra Cristo e il cristiano, una intima
immedesimazione di noi con Cristo e di
Cristo con noi.
In sintesi
L’essere “di, in, con, per” Cristo fu
innanzitutto la personale esperienza di Paolo,
fin dall’incontro sulla via di Damasco: «Per me
vivere è il Cristo» (Fil 1,21), «Non son più io
che vivo, ma il Cristo che vive in me» (Gal
2,20), e da lui attinge ogni conoscenza ed
energia. E questo è già vero anche per ogni
credente battezzato, «quelli che sono in Cristo
Gesù» (Rom 8,1); «quelli che sono di Cristo»
(1Cor 15,23). Cristo diventa il soggetto più
profondo di tutte le azioni vitali del cristiano,
che “appartiene” ormai a Cristo, perché «ha lo
Spirito di Cristo» (Rom 8, 9).
Conversione
sulla via di Damasco
Caravaggio
Cappella Cerasi
In sintesi
L’“essere con il Cristo” è frequentemente
espresso da Paolo con termini da lui
appositamente coniati. Già dal momento della
creazione l’uomo è stato conosciuto e
destinato da Dio ad essere conforme
all’immagine del Figlio suo (cfr. Col 1,15),
chiamato ad essere in Lui giustificato e
glorificato (cfr. Rm 8,28-ss). Ora, con la fede e
il battesimo, il cristiano è con-crocifisso e consepolto, con-vivificato e con-risuscitato (cfr.
Rm 6,3-11; Col 2,12), con Lui soffre e regnerà
nella gloria (cfr. Rm 6,5; Fil 3,10.21; Col 3,1;
2Tm 2,11).