Corso di Immunologia A.A. 2009-10 Linfociti T citotossici nella risposta cellulo mediata 1 La risposta citotossica (1) Le risposte citotossiche rappresentano uno dei meccanismi difensivi effettori che l'organismo mette in atto per difendersi dalle infezioni o dalla comparsa di cellule trasformate. Tali meccanismi possono essere distinti temporalmente in due fasi: - fase rapida, inducibile, ampiamente antigene-non specifica, ed una - fase tardiva, T dipendente, antigene specifica, che porta alla memoria immunologica. 2 La risposta citotossica (2) Quindi la risposta immune di tipo citotossico é responsabile della eliminazione di cellule infettate da virus, di cellule che hanno subito una trasformazione neoplastica e di tessuti trapiantati. In questa lezione (risposta immune citotossica-antigene specifica) parleremo dei linfociti T CD8+, che hanno la capacità di riconoscere con il TCR peptidi non-self associati alle molecole di classe I del MHC e di subire una espansione clonale che porterà alla maturazione di cellule effettrici con attività citotossica e marginalmente del meccanismo di azione delle cellule NK. 3 Risposta antigene specifica (1) Nella risposta immune citotossica-antigene specifica si possono distinguere due fasi: - una fase induttiva o afferente - una fase di espressione o efferente. 4 Risposta antigene specifica (2) Nella prima fase avviene l'attivazione e proliferazione dei linfociti che svolgeranno la funzione effettrice. Il processo di attivazione e differenziamento dei linfociti T effettori e` spesso aiutato dai linfociti T helper che favoriscono la differenziazione dei linfociti T citotossici mediante la produzione di IL-2 e di altri fattori differenziativi antigene non specifici, quali inteferone gamma ed altre citochine. I cloni T citotossici sono fortemente IL-2 dipendenti, tanto che sono state isolate alcune linee tumorali citotossiche, denominate IL-2 dipendenti, che necessitano per la loro crescita di IL-2. Questa caratteristica é stata sfruttata per dosare IL-2 prodotta in vitro in altri sistemi (CTLL-2). 5 Cytolytic T (Tc) Cells • Tc exiting the thymus are pre-Tc cells, i.e. have TCR that can recognize antigen, but are not mature and cannot kill until “armed” • To become armed requires two signals: 1. Recognition by TCR of specific antigen associated with class I MHC, and 2. Exposure to cytokines (IL-2 and IFN-γ) 6 Mechanism of Arming Tc Cells Class I MHC 1. Cell expressing class I MHC presents antigen ( ) to a pre-Tc cell 3. Th cell makes cytokines Pre-Tc cell IFN IL-2 2. Antigen-presenting cell presents antigen in association with class II MHC to Th cell T helper cell Class II MHC APC 4. Pre-Tc cell differentiates to functional Tc cell Tc cell 5. Tc recognizes antigen on class I MHC-expressing target cell 6. Target cell is killed 7 8 Risposta antigene specifica (3) La fase effettrice della attività citotossica mediata dai linfociti T (Tc) che ha come risultato la distruzione della cellula bersaglio può essere suddivisa in 5 momenti fondamentali: - adesione; - alterazione della membrana ("lethal hit" o colpo fatale) - frammentazione prelitica del DNA (apoptosi); - lisi della cellula bersaglio; - riciclo del linfocita citotossico per iniziare una nuova interazione litica. 9 Steps in Tc Killing Tc cell Tc cell Tc cell Target cell Target cell 1. Tc recognizes antigen on target cell 2. A lethal hit is delivered by the Tc using agents such as perforin or granzyme B Target cell Target cell 3. The Tc detaches from the target cell 4. Target cell dies by apoptosis . Step 1 also requires interaction of specific molecules on the CTL cell (e.g. CD8) with their specific ligands on the target cell. 10 Adesione (1) La superficie cellulare del Tc e quella della cellula bersaglio (che deve esprimere sulla sua superficie la stessa associazione MHC classe I + epitopo responsabile dell' attivazione del Tc) tenderebbero a non avvicinarsi per la presenza di forze elettrostatiche di repulsione. Tuttavia, la presenza di ioni Mg2+ vince tali forze permettendo un primo contatto tra la superfice della cellula bersaglio (cellula target, TC) ed il linfocita Tc via l'interazione LFA-1-ICAM-1. Tale interazione favorisce anche il riconoscimento dell' antigene da parte del complesso TCR-CD3 del Tc. In assenza di riconoscimento il Tc si stacca dalla TC, se, invece é avvenuto il riconoscimento, il CD3 trasmette alla molecola LFA-1 un segnale di attivazione. 11 Adesione (2) La molecola LFA-1 così attivata rafforza l'avidità del legame con il suo ligando, rafforzando di conseguenza anche il legame delle cellule Tc-TC. In tale interazione partecipano anche altri legami quali il CD8-MHC classe I e CD2-LFA3. Le molecole di membrana dei Tc, così attivate, mediano un aumento degli ioni Ca2+ sia mobilizzati dai depositi intracellulari che trasportati attraverso la membrana e trasferiscono l'informazione al citoscheletro. I centri di organizzazione dei microtubuli (MTOC) si orientano verso i punti di contatto con la cellula bersaglio grazie anche all' aumentata concentrazione di Ca2+. 12 Adesione (3) Il MTOC e` associato con l'apparato del Golgi che a sua volta viene coinvolto nella secrezione orientata di proteine ed altri componenti di membrana nella zona di contatto in maniera tale da determinare un processo di esocitosi polare. Infatti i granuli citoplasmatici che sono abbondanti nelle cellule citotossiche migrano verso la cellula bersaglio e riversano all'esterno il loro contenuto. L'adesione cellulare e` l'evento piu` importante della citossicita' mediata dal colpo fatale (lethal hit) che determina depolarizzazione del potenziale di membrana e la formazione di canali nella membrana della cellula bersaglio. 13 14 15 Alterazione della membrana, apoptosi e lisi L'alterazione della membrana e` la seconda tappa del processo di lisi: infatti, in pochi secondi dal contatto, la membrana della cellula bersaglio forse grazie alla disposizione polare dei ligandi che sono venuti a contatto con il Tc, diviene permeabile a tutta una serie di elettroliti tra cui un ruolo importante é mediato dal Ca++. Tale ione infatti sembra stimolare i fenomeni di degradazione endocellulari mediando l'attivazione di endonucleasi, ATPasi e proteasi che portano alla frammentazione prelitica del DNA partendo dalla condensazione della cromatina ed alla digestione del citoscheletro. Inoltre, il cambiamento del gradiente osmotico favorisce l'entrata di acqua e macromolecole nella cellula bersaglio. La cellula si rigonfia fino alla sua conseguente rottura, tappa finale della lisi cellulare che avviene in assenza della cellula citotossica 16 Granuli I granuli isolati dalle cellule ad attività citotossica, hanno la capacità di lisare, in maniera fortemente Ca-dipendente, cellule nucleate ed eritrociti. Tale caratteristica é legata alla presenza nel loro interno di proteine citolitiche chiamate perforine o citolisine per la formazione di canali/pori nella membrana cellulare, di proteasi della famiglia delle serina-esterasi (granzymes A-F) e di proteoglicani. L' attività citolitica delle perforine é legata alla proprietà di legarsi in maniera Cadipendente ai fosfolipidi e per la loro composizione ed il loro meccanismo d'azione queste proteine ricordano molto i fattori del complemento C6, C7, C8 e C9 che si legano alla membrana cellulare. 17 Mechanism of Tc Killing Tc cell Perforin Ca++ polymerizes Perforin monomers Tc cell Granzymes Polyperforin channels Target cell Target cell 18 19 20 21 Perforine (1) Le perforine hanno il 20-30 % di omologia di sequenza con il componente C9 del complesso complementare. Le perforine sono formate da una singola catena proteica di 70kD, che inserendosi nella membrana delle cellule bersaglio crea quelle alterazioni morfologiche che sono state notate quando una cellula citotossica ed i suoi granuli vengono a contatto con essa. La molecola contiene due domini ricchi in cisteina uno dei quali sembra coinvolto nel legame con il Ca2+ ed un dominio formato da una a elica anfipatica. Utilizzando perforine purificate e` stato possibile studiare le modalità di formazione dei pori. 22 Perforine (2) In seguito al legame con i fosfolipidi di membrana, le perforine subiscono un cambiamento conformazionale che evidenzia il dominio anfipatico. Tale cambiamento favorisce l'inserzione delle perforine nel doppio strato lipidico e la polimerizzazione che porta alla formazione di pori trans-membrana. Tali pori sono delle strutture cilindriche di 2-18 nm che crescono in diametro con l'aggiunta di piu` monomeri di perforine. Minimo 3-4 monomeri sono necessari alla formazione di un poro funzionale. Gli ioni Ca2+ sono necessari sia al legame delle perforine alla cellula bersaglio che alla loro polimerizzazione. 23 24 Granzymes I "granzymes" sono delle proteasi simili a quelle contenute nei granuli dei mastociti ed alle catepsine, proteasi contenute nei granuli dei neutrofili. Per quanto non siano noti né i substrati né le funzioni di tali proteasi, tali molecole potrebbero contribuire alla citotossicità mediata dalle perforine. Infine i proteoglicani si legano sia alle perforine che ai "granzymes" e probabilmente favoriscono sia la secrezione di questi enzimi che la protezione delle cellule citotossiche dalla autolisi. Dopo l' interazione tra Tc e cellula bersaglio, i granuli si avvicinano alla membrana del Tc e riversano nell' ambiente esterno il loro contenuto con un processo di esocitosi e tale fenomeno corrisponde "al colpo fatale". 25 26 Azione delle perforine Non e` stato definitivamente stabilito se l'azione delle perforine sia necessario al fenomeno del “killing” anche se e` chiaro che non e` sufficiente. Parecchi ricercatori hanno riportato che il "killing" cellulare avviene anche in assenza di ioni Calcio e di serina esterasi. Dal momento che il calcio e` necessario alla esocitosi e la serina esterasi e` un marker enzimatico dei granuli, questi esperimenti suggeriscono che la degranulazione non è una tappa essenziale al "killing". Recentemente e` stato notato un "killing" perforine- indipendente mediato da una citotossina di 50kD purificata dai linfociti T citotossici chiamata leucalessina molto simile ad altre due citochine ad attivita` citotossica, TNF e LT 27 28 29 Natural Killer (NK) Cells • Derived from bone marrow • Lack most markers for T and B cells (do not have TCR) • Do not undergo thymic maturation • Express CD56, a specific NK marker • Express a low affinity receptor for Fc portion of IgG, called FcRIII (CD16), also expressed on granulocytes and macrophages • Cytokines, especially IL-2, promote differentiation into lymphokine-activated killer (LAK) cells 30 NK Cell Effector Mechanisms (1) • Mechanism of killing similar to those of Tc cells • Not MHC-restricted • Kill a variety of virus-infected cells and tumor cells, but not all. Susceptibility to killing by NK cells is inversely correlated to expression of class I MHC. Killer inhibitory receptors (KIRs) on human NK cells that recognize class I MHC prevent killing. Some virally-infected cells and tumors downregulate the expression of class I MHC and they can be killed by NK cells. Because such class I MHC-deficient cells might escape being killed by cytotoxic T cells, NK cells afford another type of protection to the host 31 32 33 NK Effector Mechanisms (2) • IgG-coated target cells recognized by FcRIII (CD16) are killed by antibody-dependent cellmediated cytotoxicity (ADCC) • LAK kill broader range of cells - including some normal cells - than NK cells • LAK cells predominate in lesions in graft-vshost disease in recipients of bone marrow transplants 34 TNF, LT e leucalessina TNF é prodotto principalmente dai macrofagi, anche se e` stato isolato da linfociti e cellule NK; le linfotossine (LT) sono state purificate da linfociti stimolati da antigeni e mitogeni. Sia TNF che LT sono stati clonati e sequenziati e sono omologhi con una identita` di sequenza del 36%; legano lo stesso recettore e LT viene anche chiamata TNF beta. La leucalessina differisce da TNF e LT per le sue caratteristiche biochimiche, e` presente sia nei granuli che nel citosol dei Tc. TNF, LT e leucalessina provocano oltre alla lisi osmotica anche fenomeni di frammentazione del DNA. 35 Contatto TC-target Il contatto Tc-target e` reversibile permettendo al Tc di attaccare altri target (ovviamente con la stesso specificita` e restrizione). La terza tappa che consiste nella lisi cellulare e` indipendente dalla presenza dei Tc. La lisi richiede molto tempo: in vitro almeno 1 ora, mentre le due tappe precedenti solo 10 minuti. 36 Resistenza alle perforine (1) Uno dei quesiti fino ad oggi non risolto e`come le cellule citotossiche evitano la propria lisi. L'ipotesi piu` accreditata per spiegare la resistenza alle perforine si riferisce alla presenza sulla membrana cellulare del Tc di una proteina, la protettina, che interagendo con le perforine impedisce la formazione dei pori. Ma e` ancora molto poco conosciuto il fenomeno della resistenza agli altri meccanismi di lisi indipendenti dalle perforine. Molto probabilmente, vi sono diversi meccanismi di protezione quanti sono quelli di lisi. 37 Resistenza alle perforine (2) Recentemente é stato proposto un nuovo modello per spiegare sia il rilascio delle molecole citotossiche dai granuli che la protezione dall' autolisi. P. Peters e collaboratori in seguito alla osservazione al microscopio elettronico della struttura dei granuli in cui si possono distinguere una parte centrale elettrodensa e piccole vescicole formate dalla membrana esterna cellulare su cui sono presenti sia il TCR-CD3 che altre molecole di adesione, suggeriscono che i mediatori della citotossicità non vengono rilasciati nello spazio di interazione Tc- cellula bersaglio in forma solubile, ma avvolti da una membrana cellulare. 38 Risposta citotossica non-MHC ristretta (1) Oltre ai linfociti T citotossici antigene specifici ed MHC ristretti, vi sono altri linfociti T che mediano una risposta citotossica non MHC ristretta simile a quella delle cellule NK: una popolazione di cellule CD3+ presente nel periferico che può mediare l' attività citotossica in seguito all'azione delle linfochine (LAK). Le cellule con citotossicità linfochine dipendente sono state messe in evidenza nel 1981 studiando i fenomeni di citotossicità, diretti verso cellule tumorali fresche, indotti da fattori di crescita dei linfociti. Tale induzione é stata successivamente confermata attivando in vitro linfociti con IL-2 ricombinante (rIL-2) e le cellule responsabili sono state chiamate LAK. 39 Risposta citotossica non-MHC ristretta (2) Le cellule LAK negli ultimi anni sono state molto studiate alla luce di un possibile impiego nella terapia dei tumori. Infatti cellule mononucleate del sangue periferico di portatori di tumore vengono attivate in vitro con alte dosi di rIL-2 e reintrodotte nel paziente con l' intento di limitare il numero di metastasi tumorali. Recentemente é stato visto che la maggior parte delle cellule isolate dal periferico, dalla milza o dal midollo con attività LAK, é rappresentata da cellule CD3- con fenotipo NKH1/Leu 19+ anche se cellule CD3+, NKH1/Leu 19+ contribuiscono alla attività LAK. Tra le citochine che esercitano un importante ruolo nella amplificazione dei linfociti T, ricordiamo l' IL-4, già usata in clinica in associazione con IL-2, IL-7, IL-6, IL-1 e TNF. 40 Test citotossicità Per valutare la citotossicita` si usa il test della produzione di perforina e granzima. In questo test, le cellule Tc previamente attivate vengono sottoposte a marcatura citofluorimetrica intracitoplasmatica con mAb diretti contro le suddette molecole ad attività citotossica. La percentuale di cellule positive alla marcatura é indice della loro attività citotossica. 41 Reazione mista linfocitaria (1) La reazione citotossica contro i prodotti di MHC allogenici e` alla base del rigetto dei trapianti e la sua intensita` puo` essere valutata in vitro nella reazione mista linfocitaria. Coltivando insieme linfociti allogenici (A e B), queste cellule si stimolano a vicenda dando origine ad una reazione mista bidirezionale, con lo sviluppo di linfociti T citotossici A diretti verso B e linfociti T citotossici B diretti verso A. Se una popolazione cellulare viene irradiata o bloccata con Mitomicina C si avra` ovviamente una reazione mista monodirezionale. Le cellule che si attivano e proliferano nella reazione mista linfocitaria sono sia i linfociti T helper che i linfociti Tc, e le linfochine prodotte da entrambe le popolazioni favoriscono la successiva differenziazione funzionale dei linfociti T citotossici. 42 Reazione mista linfocitaria (2) Gli antigeni responsabili di tale attivazione sono chiamati alloantigeni e la risposta immune, allorisposta, il fenomeno, alloreattività e le cellule , alloreattive. Per molti anni gli immunologi hanno tentato di spiegare l'alto numero di cloni alloreattivi presenti nel circolo periferico in assenza di allo-stimolazione, frequenza simile a quella di cloni T presenti dopo una stimolazione antigenica. 43 Reazione mista linfocitaria (3) Sono state fatte diverse ipotesi e solo recentemente grazie alle moderne acquisizioni sulla presentazione e riconoscimento antigenico é stato possibile analizzare più in dettaglio l'alloreattività. Sembra sempre più probabile che l'alloreattività non sia un fenomeno univoco ma dipendente da diversi fattori quali: i) il tipo di molecola MHC stimolatrice e rispondente presente sulla cellula ii) il peptide endogeno capace di associarsi alle molecole MHC della cellula stimolatrice che viene visto in maniera ristretta dalla cellula rispondente iii) particolari sequenze della molecola MHC-allo che favoriscono un riconoscimento diretto da parte del recettore antigenico. 44