modelli contestualisti dello sviluppo

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I modelli contestualisti
dello sviluppo
Definizione
Per sviluppo è possibile intendere, in modo generale, i
processi che sottostanno i complessi cambiamenti che si
verificano nel corso della vita.
Dal punto di vista psicologico lo sviluppo viene definito nei
termini delle interazioni con l’ambiente. Inizialmente tali
interazioni
sono
finalizzate
essenzialmente
alla
sopravvivenza, poi diventano sempre più complesse e
consentono l’acquisizione di abilità via via sempre più
complesse. Lo sviluppo psicologico si può definire quindi in
relazione alla storia di interazioni tra l'individuo e il suo
ambiente.
Approccio dinamico
Non vengono solo considerati i cambiamenti che
l’ambiente produce sull’individuo, ma si assume che tali
cambiamenti siano reciproci: durante l'interazione, anche
l’ambiente si modifica. L’interazione si riferisce anche al
rapporto costante e continuo tra fattori biologici ed
ambientali nel determinare i cambiamenti evolutivi, sin dal
momento del concepimento.
L’analisi del comportamento viene quindi realizzata in
questa prospettiva.
Il contestualismo
Nella specifica visione del mondo sostenuta dal
CONTESTUALISMO l’organismo non è, ma diviene, si
sviluppa e si trasforma nel tempo attraverso l’interazione
con altri organismi e/o oggetti presenti nell’ambiente.
Il contesto svolge una funzione coagulante: senza di esso
non sarebbe possibile comprendere i significati degli
stimoli specifici dell’ambiente (siano essi oggetti, persone,
comportamenti od eventi) e neanche dare un senso per sé e
per gli altri alle
proprie azioni, emozioni, idee e
rappresentazioni.
Il contestualismo, è una prospettiva molto
attraente per lo studio dello sviluppo umano
almeno
per
tre
motivi:
affronta il tema del cambiamento e della trasformazione
nell’individuo e nell’ambiente concepite nelle reciproche
interdipendenze;
si costruisce attorno al concetto di “tempo”,
considerandolo una variabile fondamentale per analizzare
l’evolversi dei fenomeni;
assume la variabilità: gli eventi sono regolati da processi
diversi in specifici setting e possono assumere significati
differenti se individuati in contesti diversi (Valsiner e
Winegar 1992).
Definizioni di contesto
(Cohen e Siegel, 1991)
I contesti sono dei sistemi sociali: ambienti della
vita quotidiana che tramite scambi comunicativi e
interazioni
riproducono
l’ordine
simbolico,
definiscono i valori di riferimento e i significati
condivisi di una determinata cultura o subcultura.
I contesti sono dei luoghi fisici, con caratteristiche
fisiche proprie che delimitano e pongono dei vincoli
alla gamma di azioni che gli individui vi possono
intraprendere.
Aspetti del contesto
L’individuo nel contesto: i soggetti stessi, sulla base delle
proprie caratteristiche fisiche e psicologiche (aspettative,
motivazioni, personalità, valori), contribuiscono a definire i
particolari che caratterizzano i contesti da loro vissuti;
La dimensione temporale del contesto: le precedenti
componenti non sono entità fisse e immutabili, ma possono
cambiare nel tempo a seguito di trasformazioni
individuabili all’interno delle storia di vita di ogni persona.
Allo scorrere del tempo sono legati, infatti, specifici eventi ,
che producono alterazioni nei contesti vissuti da ogni
soggetto.
Teoria ecologica
(U. Bronfenbrenner, 1979).
Lo sviluppo viene definito come una modificazione
permanente del modo in cui un individuo percepisce e
affronta il suo ambiente.
Modello PPCT "processo-persona-contesto-tempo”
È basato sull’analisi dei processi che regolano
l’interazione tra l’individuo e il suo contesto, e che
tiene conto sia delle componenti individuali
(biologiche, temperamentali), sia contestuali.
Assunti di base della teoria ecologica
 Reciprocità
ambiente
nel
rapporto
individuo-
 Influenze indirette anche dei contesti più
remoti
 Persona come entità dinamica, ossia come
un soggetto attivo che reagisce alle
pressioni ambientali, capace cioè di
modificare e ristrutturare il proprio spazio
di vita.
Ambiente ecologico
L’uomo è al centro di una serie di anelli concentrici, ovverosia, di
situazioni che esercitano un’influenza bidirezionale su di esso.
Macrosistema. Cerchio concentrico più esterno costituito da
idee, sistemi culturali, valori della società, rappresentazioni
sociali, leggi, ideologie, credenze
Microsistema Cerchio più interno delle interazioni dirette
Mesosistema : interazioni tra i diversi microsistemi
Ecosistema: influenze indirette
Transizioni ecologiche. Processi dinamici tra l’individuo in
costante interazione con i quattro sistemi ambientali.
 Nel modello ecologico ritroviamo le tesi
fondamentali della teoria sistemica
 I sistemi sono costituiti da parti che sono in relazione tra
loro;
 Il cambiamento di una parte implica necessariamente
un cambiamento in tutte le altre;
 I sistemi tendono all’equilibrio (omeostasi);
 I sistemi mantengono un equilibrio tra periodi di
stabilità e periodi di cambiamento
Il modello ecologico amplia la prospettiva sistemica
attraverso le seguenti istanze:
Il riconoscimento dell’influenza di pensieri ed emozioni
sugli elementi del sistema o sui sistemi stessi;
Il recupero della dimensione storico-temporale, che si
manifesta nella considerazione evolutiva della persona e
nell’attenzione al costituirsi ed evolversi nel tempo
dell’esperienza;
l’introduzione
educative;
delle
variabili
sociali,
culturali
ed
la riscoperta dell’individuo con i suoi pensieri, sentimenti,
scopi, intenzioni e bisogni.
Il modello ecologico si differenzia dalla teoria sistemica
per la rilevanza data alla multidirezionalità delle
influenze
interattive
 Gli individui influenzano i sistemi e a loro volta ne
sono influenzati.
 In un’ottica evolutiva ne deriva che “le caratteristiche di
una persona oltre ad essere il prodotto dello sviluppo ne
sono anche indirettamente i produttori”
 I vari sistemi sono anche interdipendenti tra loro in
quanto si influenzano a vicenda.
 Lo sviluppo non è qualcosa che “accade” semplicemente
all’individuo, ma è un processo dinamico, interattivo
che coinvolge tutti i livelli dei sistemi di una società.
Il modello evolutivo “persona-contesto”
(Magnusson e Stattin,1998)
È finalizzato a comprendere i processi di interazione tra persona
e contesto centrato in maniera specifica su ciò che si evolve
nell’individuo:
L’interazionismo olistico, una moderna prospettiva interattiva
afferma che gli eventi psicologici risultano da due processi
interattivi:
a) il processo bidirezionale continuo di interazione tra
l’individuo e il suo ambiente;
b) il processo continuo d’interazione reciproca tra fattori
mentali, biologici e comportamentali all’interno dell’individuo
Nella stessa direzione Valsiner (1997), adottando la
teoria del sistema dinamico, considera lo sviluppo
come
Un processo dinamico-interattivo
tra i sistemi biologico/psicologico e
sociale, che sono in grado di
svilupparsi in un rapporto di
reciproca
dipendenza
con
l’ambiente a cui l’individuo
appartiene.
Dal confronto tra le prospettive di Valsiner e di
Bronfenbrenner si possono identificare quattro tipologie
principali di cambiamenti ambientali che interagiscono con
il
processo
di
sviluppo:
1) quelli prodotti dall’azione dell’individuo,
 2) quelli creati dalle persone che circondano l’individuo,
3) quelli provocati dai gruppi sociali ad un livello sociale
più alto,
 4) quelli causati da eventi incontrollabili (per esempio
calamità naturali, guerre).
Di conseguenza, dal momento che passa attraverso
continui cambiamenti, l’ambiente è dinamico, e altrettanto
dinamico è il processo di sviluppo dell’individuo che con
esso interagisce costantemente.
Novità di questi approcci
La visione ecologica che accomuna questi orientamenti,
focalizzandosi sulla molteplicità delle interdipendenze e
dell’interazione individuo/contesto nel corso della vita,
modifica radicalmente le tradizionali teorie evolutive
focalizzate su individuo concentrato, perlopiù nella prima
parte della sua vita, ad affrontare alcuni importanti compiti
di sviluppo all’interno di un’interazione impostata su basi
individuali.
Modello di sfida nel ciclo di vita
(Hendry e Cloep, 2003)
L’espressione più articolata del dinamismo individuo/ambiente è
rintracciabile attualmente nel modello di sfida dello sviluppo nel
ciclo di vita elaborato da Hendry e Kloep (2003).
Il concetto di Sfida richiama il concetto di “momenti di svolta
dello sviluppo” di Elder (1974) e di “turning point” di Bruner,
anche se, rispetto a questi ultimi, sottende una dimensione
processuale (molteplici sfide) e non un singolo evento/momento.
In questo senso, estendendo le intuizioni ecologiche sul
funzionamento evolutivo dei primi anni di vita all’intero ciclo di
vita dell’individuo, la dinamica del cambiamento viene
identificata nei progressivi processi di adattamento che
l’individuo mette in atto nel risolvere le continue sfide incontrate
nelle sue molteplici interazioni con l’ambiente.
Modello di sfida nel ciclo di vita
(Hendry e Cloep, 2003)
LO SVILUPPO È IL RISULTATO DI UN ACCUMULO
DI ABILITÀ E RISORSE DERIVANTI DAL SUCCESSO
OTTENUTO NELL’AFFRONTARE LE SFIDE NEL
CORSO DEL CICLO DI VITA.
Focus:
Empowerment individuale
Processi protettivi nei momenti/condizioni di rischio.
PROCESSI PROTETTIVI
(SUB CATEGORIE)
 RIDUCENTI IMPATTO CONDIZIONI RISCHIO
 LIMITANTI CATENE REAZIONI NEGATIVE
 PROMOVENTI AUTOSTIMA/SELF-EFFICACY
 IN GRADO DI APRIRE NUOVE OPPORTUNITÀ
Favorire i processi protettivi significa sostenere
l’acquisizione da parte dell’individuo di “abilità
superiori”(meta-skills) .

Abilità generali che possono
essere usate per gestire con
successo sia la molteplicità e
la varietà di situazioni che si
incontrano, sia l’incertezza
che le caratterizza.
La Psicopatologia evolutiva
Stern, 1985; Sameroff e Emde 1989; Rolf J, Masten A.S., Cicchetti D., Nuechterlein
K., Weintraub S. 1990)
Adotta
una prospettiva ecologica per
comprendere le dinamiche intercorrenti tra
individuo e contesto di vita con lo scopo di
identificare e analizzare i processi di rischio
e/o di protezione che sottostanno agli esiti
evolutivi sia normali sia patologici delle
persone nell’intero arco della loro vita.
Modello transazionale
(Sameroff ed Emde, 1989)
Applicazione del modello evolutivo in chiave
transazionale allo studio dei processi di sviluppo di
soggetti/popolazioni a rischio psico-sociale per
comprendere l’interdipendenza individuo/contesto
nella direzione della protezione o, viceversa, del
rischio/vulnerabilità.
Gli individui sono governati fin dalla nascita da
specifici sistemi di regolazione che agiscono su più
livelli di organizzazione
Genotipo:
organizzazione genetica e biologica che
regola la dimensione fisica e corporea della persona
Ecotipo: organizzazione sociale che regola il modo in
cui il soggetto si inserisce nel contesto sociale,
operando secondo precisi pattern di socializzazione
Fenotipo:
sistema di autoregolazione rappresentato
dall’individuo, così come si presenta a un momento
dato, potenzialmente in grado di dare ordine e
direzione alle proprie azioni
Il
comportamento
dell’individuo è il prodotto
delle transizioni tra fenotipo
con l’ecotipo e con il genotipo
Rischio evolutivo
L’insieme delle condizioni a carico dell’individuo e/o
dell’ambiente che possono comportare un danno evolutivo.
Tre prospettive:
1)La prospettiva della causalità diretta (De Ajuriaguerra e
Marcelli, 1982),
2) La prospettiva della causalità multifattoriale
Chiland e Koupernik, 1980)
3) Per meccanismi e processi (Rutter, 1989).
(Anthony,
La prospettiva della causalità diretta
 Modello medico tradizionale
 eziopatogenesi a causalità diretta che individua una relazione
di tipo lineare e deterministica, tra la causa (il fattore di
rischio) e l’effetto (il disturbo).
 presuppone l'identificazione di una determinata noxa
patogena
responsabile
di
uno
specifico
quadro
sintomatologico.
 Questa prospettiva di studi è definita " main effect approach"
poiché prefigura e ricerca la relazione lineare fra causa e
effetto e costituisce tuttora l'orientamento dominante nella
ricerca biomedica.
Tre principi di questo modello hanno
caratterizzato gli studi sul rischio:
La stessa entità o noxa patogena o evento di vita
rischioso causerà lo stesso disturbo in tutti gli
individui, bambini o adulti che ne sono colpiti.
Gli stessi sintomi, anche in età diverse, saranno
causati dalla stessa entità morbosa.
Disturbi specifici che colpiscono nell'infanzia
avranno come conseguenza sintomatologie simili
nell'età adulta.
Approccio cumulativo e multifattoriale
 Logica sommatoria: più fattori piuttosto di uno
 Causalità quantitativa : raggiungimento soglia.
 Interazione dinamica fra fattori distali e prossimali di rischio
(Baldwin e Cole (1990)
 Fattori prossimali esercitano la loro influenza direttamente sugli
individui e funzionano quali regolatori o mediatori rispetto ai fattori
distali
 Un esempio classico: interazione tra condizioni di povertà
economica/ cure parentali
 un bambino in una famiglia a grave disagio socio-economico, può
essere protetto da un buon parenting o, al contrario, il rischio di
danno può aggravarsi in seguito al sommarsi dei due fattori: disagio
socioeconomico e cure parentali inadeguate.
Entrambe le prospettive sono state criticate dagli autori della
Psicopatologia evolutiva perché in ogni caso si adottano modelli
eziologici troppo riduttivi e basati su una logica di tipo
meccanicistico ed incapace di rendere conto della complessità dei
processi sottesi alla psicopatologia.
La prospettiva della causalità diretta, infatti, individua
nell’eziopatogenesi una relazione di tipo lineare e deterministica,
tra la causa (il fattore di rischio) e l’effetto (il disturbo). La
seconda, la multifattoriale, non da meno, si basa sulla sommatoria
di fattori di rischio e non rende conto del perché e del come essi
interagiscono fra loro.
Prospettiva
“per meccanismi e processi”
La focalizzazione sui processi è, invece, l'obiettivo
prioritario della terza prospettiva che ribadisce la
necessità di considerare le condizioni di rischio non
come una semplice sommatoria di singoli fattori, ma
come processi determinati dalle forze sinergiche che si
attivano dalla costante interazione tra gli elementi attivi
in gioco (Rutter, 1990).
Assumono così importanza i rapporti e le dinamiche che
si vengono ad instaurare fra i fattori biologici, genetici e
temperamentali
dell'individuo,
le
caratteristiche
dell'ambiente in cui le persone vivono e la qualità delle
relazioni che sperimentano.
Il coping
Sviluppo
di
sforzi
cognitivi
e
comportamentali per far fronte a
richieste specifiche interne e/o esterne
che sembrano mettere a dura prova o
eccedere le risorse di una persona”)
identifica la parte di variabilità presente
nei
processi
protettivi
che
va
maggiormente attribuita alla persona.
La resilience
Il concetto di resilience non è unidimensionale, in
quanto non è una caratteristica psicologica generale
capace di prevenire un qualsiasi esito negativo
(Luthar, Doernberger, e Ziegler 1993), ma rappresenta
piuttosto una caratteristica anche temporaneamente
attiva nell’individuo che gli consente di mostrare delle
competenze in alcune situazioni “a rischio”.
La resilience è una qualità dinamica che si costruisce
attraverso l’esperienza e si modifica nel diverso
intrecciarsi degli avvenimenti di vita.
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