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SCOPI, METODI E STRUMENTI
DELL'ECONOMIA
(definizioni di base)
SCOPI, METODI E STRUMENTI DELL'ECONOMIA
In prima approssimazione, si può dire che l'oggetto di studio dell'economia è il
SISTEMA ECONOMICO, inteso come "l'insieme di soggetti che tra loro si
organizzano per risolvere i problemi della produzione e dello scambio dei beni
atti a soddisfare i bisogni umani (Cozzi-Zamagni) / complesso di elementi
economici, istituzionali, sociali che, organizzati in diversi modi, mirano a
garantire il raggiungimento di determinati obiettivi economici quali equilibrio,
crescita (≠sviluppo), benessere della collettività e distribuzione della ricchezza
(equità nella distribuzione di reddito e accesso alle risorse e alle informazioni).
In altre parole, si usa dire che l'economia cerca di risolvere le questioni del:
cosa e quanto produrre, come, per chi, dove e per quanto tempo (rilevanza
della variabile - TEMPO - nelle analisi e valutazioni economiche).
Alle prime tre questioni si preoccupa di rispondere la prima funzione
fondamentale di un sistema economico, che concerne l'ALLOCAZIONE delle
RISORSE tra i possibili USI ALTERNATIVI (N.B. rimando al concetto
economico di ‘’COSTO OPPORTUNITÀ’’).
Per comprendere tale funzione, che in un economia di mercato si attua
attraverso lo SCAMBIO volontario di beni e servizi, l'economia ha sviluppato
una teoria della produzione (come produrre) e una teoria della domanda (cosa
produrre), che insieme permettono di stabilire quanto produrre in rapporto al
mercato (in termini di condizioni operative, equilibrio).
Alla questione di “per chi produrre” si preoccupa di rispondere la seconda
funzione principale di un sistema economico: la distribuzione del prodotto a
coloro che partecipano all'attività produttiva.
L'ultima importante funzione di un SISTEMA ECONOMICO è quella legata
all'aspetto temporale, ovvero alla riproducibilità nel tempo dell'attività di
produzione, scambio e distribuzione. Un sistema economico può infatti
rimanere stabile oppure cercare di espandersi. I modi e i tempi di tale
sviluppo sono legati alla funzione dell' accumulazione della ricchezza nel
sistema economico.
Lo scopo dell'economia è dunque lo studio di tali funzioni, mentre la
soluzione delle grandi questioni oggetto di dibattito politico ed economico
(come il livello di occupazione, l'inflazione, la risoluzione dei problemi dello
sviluppo e del sottosviluppo, ecc.) è indissolubilmente legata al modo (uso di
modelli) in cui il sistema economico affronta queste tre grandi questioni.
MODELLI E STRUMENTI DI ANALISI ECONOMICA:
L'ECONOMIA, come disciplina formale, suole solitamente dividersi in
MICROECONOMIA e MACROECONOMIA.
MICROECONOMIA: Parte della dottrina economica che si occupa dello studio
dettagliato del comportamento del singolo agente. Lo scopo di tale studio è
comprendere come nei vari mercati si determina il PREZZO DI EQUILIBRIO.
In pratica si tratta di rispondere alle questioni del "cosa, quando e quanto
produrre, come e per chi".
MACROECONOMIA: Si occupa di prevalentemente dello studio dei rapporti che
si instaurano tra le economie di paesi diversi, tra grandi agenti istituzionali
quali imprese, famiglie, pubblica amministrazione, banche etc.. Studia in
particolare l'accumulazione nel sistema economico e i meccanismi che presiedono
al suo sviluppo (crescita) nel tempo.
Dal punto di vista del metodo, lo studio dell'economia non può limitarsi alla
descrizione dei fenomeni economici, ma deve anche tentare la loro spiegazione
in termini scientifici.
Tuttavia, come in tutte le scienze sociali, anche in economia l'approccio
scientifico non può essere quello sperimentale, almeno così come è applicato
nelle scienze naturali.
Anche l'economista si serve dell'ASTRAZIONE SCIENTIFICA per
costruire i suoi modelli, ma non ha la possibilità di costruire
ESPERIMENTI: infatti, non è possibile riprodurre artificialmente le
condizioni ideali previste nei modelli astratti della realtà (uso della
simulazione, costruzione di alternative di scenario).
Mentre un fisico può riprodurre indefinitamente in laboratorio l'esperimento
del pendolo, l'economista non può verificare le sue teorie costruendo un
mercato sperimentale con agenti sperimentali. A tutto ciò va aggiunto anche
che, essendo l'economista coinvolto nella realtà che studia (anch'esso è un
agente del sistema economico, vuoi come produttore o come consumatore),
l'economia non è neutrale rispetto ai giudizi di valore.
Il "laboratorio" dell'economista è pertanto la ‘’realtà economica’’ e ‘’sociale’’
nel suo divenire, di cui egli stesso fa parte, ed è questa la ragione per cui
in economia non esiste una teoria economica ma più teorie economiche
alternative e concorrenti per la spiegazione dei fenomeni (pluralismo teorico
e metodologico).
In ogni caso, l'economia non è una ‘’scienza formale’’ come la matematica, ma
è una scienza ‘’empirica’’ al pari della fisica e della biologia. Il fatto tuttavia
che non sia possibile riprodurre in laboratorio la realtà complessa dei sistemi
economici e sociali fa sì che i "dati" empirici dell'economista siano basati
sulla osservazione e registrazione degli eventi passati.
La storia economica e i dati statistici rappresentano dunque un "surrogato"
del laboratorio, e l'evidenza empirica in economia viene costruita facendo
spesso ricorso a metodi statistici e a quelli dell'econometria. Lo scopo della
modellizzazione e teorizzazione economica è, in ultima analisi, duplice:
a) spiegare cosa è successo nel passato,
b) prevedere cosa accadrà nel futuro …..
rischio, aspettative …)
(certezza)
(evoluzione continua – incertezza,
La teoria microeconomica riguarda lo studio del comportamento di agenti
economici individuali (soggetto consumatore e impresa di produzione) e
l'aggregazione delle loro azioni in diversi scenari istituzionali (Kreps).
Si noti come la circolarità insista in un sistema economico basato sul
mercato: I prezzi vincolano le scelte degli agenti e le scelte degli agenti
simultaneamente determinano i prezzi.
Nei sistemi economici basati sull'economia di mercato o economie di libero
scambio la determinazione dei prezzi a cui vengono scambiati i beni e servizi
avviene appunto impersonalmente sul mercato, che rappresenta dunque quella
mano invisibile di cui parlava Adam Smith nel '700.
Sono possibili, tuttavia, altre cornici istituzionali in cui operino degli agenti
economici: se un sistema economico di tipo capitalistico (o a economia di
mercato) utilizza lo scambio volontario basato sui prezzi determinatisi sul
mercato, un sistema collettivistico (o a economia pianificata) utilizza altri
metodi quali il razionamento e l'assegnazione forzata ed il controllo delle
risorse.
In realtà entrambe le forme di mercato, come vedremo, sono degli idealtipi: all'interno dei sistemi economici occidentali, siamo in presenza delle
cosiddette ECONOMIE MISTE in cui la pubblica amministrazione interviene a
regolamentare un mercato che, tuttavia, presiede ancora largamente alla
formazione dei prezzi.
Stabilito il modello di comportamento degli agenti, l'analisi di equilibrio
permette di individuare e, quindi, prevedere il risultato dell'interazione degli
agenti nello scenario istituzionale di riferimento. Il concetto di equilibrio va
collegato a quello di disequilibrio e, di conseguenza, al concetto di processo
di aggiustamento verso l'equilibrio.
Esistono due ‘’nozioni di equilibrio’’ usate in economia:
1) Equilibrio come posizione scelta o di ottimo: in tale accezione, l'equilibrio
può essere definito come quella situazione in cui ‘’ciascun individuo
massimizza i suoi obiettivi dato il vettore di azioni degli altri agenti e lo
scenario istituzionale che definisce i vincoli alle scelte di ciascun agente e
stabilisce l'interdipendenza delle loro azioni’’. L'equilibrio, in altre parole,
coincide con una ‘’posizione di ottimo per gli agenti (operatori)’’.
Questa nozione di equilibrio, riconducibile alla letteratura microeconomica
neo-classica può essere meglio compreso facendo riferimento ad un
meccanismo di azione-retroazione (feed-back): gli agenti prendono delle
decisioni individuali che vengono aggregate all'interno della cornice
istituzionale, che produce un risultato aggregato che, a sua volta, determina
i vincoli al comportamento degli agenti e i risultati individuali degli stessi
(Kreps).
2) Equilibrio come posizione di quiete: è l'accezione di equilibrio utilizzata
dagli autori classici e keynesiani, che viene individuata come quella situazione
in cui "i valori delle variabili considerate non presentano alcuna tendenza a
cambiare nell'ambito del periodo di tempo preso in esame" (Cozzi-Zamagni).
Questa seconda nozione, utilizzata maggiormente in macroeconomia, ci
permette di comprendere come, in alcune situazioni, si può essere in
equilibrio anche senza essere in una posizione di ottimo.
In entrambe le accezioni, inoltre, l'equilibrio può essere stabile (nel senso
che se non vi sono cambiamenti nel sistema di vincoli fronteggiato dagli
agenti esso non ha alcuna tendenza a mutare) o instabile (quando, anche
senza mutamenti nei parametri del sistema, l'interazione degli agenti
produce uno spostamento dall'equilibrio raggiunto).
L'ECONOMIA DI MERCATO
Il presupposto per l'esistenza del mercato (definito come luogo in cui
avvengono i diversi scambi; in senso economico, invece, per mercato si
intende il complesso delle “contrattazioni libere” tra venditori ed acquirenti
a seguito delle quali si stabilisce il prezzo di scambio di un bene: il
mercato, praticamente, è il luogo nel quale avviene l'incontro tra la
domanda e l'offerta di un bene/servizio) è, come si è gia detto, lo scambio
volontario. La caratteristica essenziale è dunque la libertà di ciascun
agente di aderire o meno ad un atto di scambio. Il teorema fondamentale
dello scambio assicura che, se esiste volontarietà, piena e perfetta
informazione e se i beni e servizi che si scambiano sul mercato (le merci)
sono omogenei o, in qualche modo, standardizzabili, allora si può
ragionevolmente pensare che lo scambio sul mercato sia un mezzo con cui
tutti gli agenti massimizzano i loro obiettivi data l'interdipendenza degli
obiettivi dei vari agenti ovvero ciascun agente si trova in una situazione
che non può essere migliorata senza che ciò avvenga a spese altrui
(efficienza Paretiana od ottimo di Pareto).
Per l'esistenza di un mercato è tuttavia necessario anche che gli individui
trovino conveniente aderire ad un sistema economico mercantile, basato
sullo scambio. La ragione storica dell'affermarsi di un economia di mercato
può essere individuata nella convenienza economica della specializzazione e
divisione del lavoro, ovvero nella convenienza che gli agenti hanno nello
specializzarsi nelle attività in cui sono più abili e preparati e a scambiarsi i
beni e servizi prodotti con quelli ottenuti da altri agenti.
Tale operazioni aumentano il livello di efficienza complessiva di un sistema
economico, e sono all'origine della nascita delle moderne economie
industrializzate.
Abbiamo già visto come i SISTEMI ECONOMICI possano dividersi in tre
categorie:
a) capitalistici o a decisioni decentrate, in cui non esiste un organo preposto
al coordinamento delle decisioni economiche, ma è il mercato, attraverso la
"mano invisibile", che guida le scelte degli agenti, per cui "il pattern di
specializzazione prevalente è il risultato dell'interazione di decisioni
individuali" (Cozzi-Zamagni).
b) colletivistici o a decisioni pianificate, in cui esiste un'autorità centrale
(autorità di piano) che determina chi deve produrre cosa, come, quanto e
per chi, stabilendo quindi anche il tipo di specializzazione e divisione del
lavoro.
c) Misti.
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