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"LABORATORIO DI PROGETTAZIONE ARCHITETTONICA 1A"
Coordinatore: prof. arch. Antonio Lavaggi
Insegnamento caratterizzante: Composizione architettonica (6cfu): prof. Antonio Lavaggi
Modulo integrativo: Caratteri tipologici e morfologici dell’architettura (2cfu): prof. Antonio Lavaggi
Modulo integrativo: Tecniche di rappresentazione (2cfu): prof. Teresa Della Corte
Il Laboratorio si avvale inoltre della collaborazione degli architetti:
Anna Laura Caruso, Massimo Decimo, Concetta Giordano, Roberto Pelli e Alessandra Vollaro
A. OBIETTIVI
Obiettivo del Laboratorio è di introdurre gli studenti del 1° anno al progetto di architettura fornendo
loro gli elementi e i fondamenti utili per una prima sintesi architettonica (il progetto di massima di un edificio
non complesso).
B. CONTENUTI
Il progetto di architettura è inteso come una sequenza di scelte logiche e trasmissibili e assume quindi i
connotati di una costruzione logica piuttosto che quelli di una creazione o di un'invenzione; e questo è vero
sia che si tratti del progetto di un singolo edificio che di quello di un'intera città. Le difficoltà di questo
processo di costruzione sono dovute soprattutto alla molteplicità e alla varietà dei temi con i quali il progetto
deve abitualmente misurarsi: la storia dell'architettura, la rappresentazione, la tipologia, il contesto, gli aspetti
strutturali, quelli funzionali, quelli impiantistici, l'articolazione formale, la tecnologia, la normativa….Il
laboratorio si propone di descrivere e precisare i temi predetti nel loro rapportarsi al progetto utilizzando le
tecniche proprie del mestiere dell'architetto: da una parte, dunque, l'acquisizione delle nozioni elementari
(campo analitico-strumentale) dall'altra la verifica degli aspetti di relazione (campo metodologico-teorico) per
giungere ad una prima sintesi progettuale che del progetto di architettura affronti soprattutto gli elementi
compositivi. Edificio e città sono i temi con i quali più frequentemente si misura l'esercizio del mestiere
dell'architetto; l’attività del laboratorio del primo anno intende privilegiare gli aspetti relativi al progetto
dell’edificio rimandando ai laboratori degli anno successivi il più generale tema del contesto e, dunque, della
città nell’accezione di luogo per eccellenza dell'architettura nei rapporti che si stabiliscono tra gli edifici e gli
spazi da questi precisati e nel significato che il singolo progetto assume nel suo costituirsi come fatto urbano.
Il modulo integrativo di “Caratteri tipologici e morfologici dell’architettura” svilupperà il concetto della tipologia
architettonica nel suo rapporto con la residenza.
Il modulo integrativo di “Tecniche di rappresentazione” affronterà in particolare il tema dello schizzo
(prospettico e assonometrico) rapportandolo alle diverse esercitazioni proposte.
C. ARTICOLAZIONE
Il laboratorio è articolato in lezioni teoriche e in esercitazioni. Le lezioni teoriche affronteranno 2
settori: le tecniche del mestiere (indagate attraverso LO STUDIO DEI MANUALI) e gli aspetti
interdisciplinari (affrontati rapportando il progetto alle diverse questioni con le quali deve
misurarsi: PROGETTO E…). Le esercitazioni proposte consentiranno di tornare sui temi illustrati
dalle lezioni muovendo questa volta dall'esperienza. Tema delle esercitazioni è l'abitazione:
saranno proposte due esercitazioni nella logica della gradualità (dal più semplice al più complesso).
La prima esercitazione si fonda sulla tecnica del ri-disegno e dunque propone la lettura di progetti
altrui: lo studio di 4 cellule (assegnate dalla docenza) in ordine alle tipologie residenziali più
ricorrenti (linea, schiera, torre e ballatoio). Per ciascuna delle 4 cellule lo studente elaborerà una
scheda (formato A3) nella quale attraverso grafici (nei rapporti 1:50 e 1:100/200) e scritti risponderà
al tema assegnato. La seconda esercitazione propone il progetto di una serie (6-8) di abitazioni
unifamiliari associate e schiera. Il progetto va letto alla scala dell'isolato (1:500), dell'edificio (1:200)
e del singolo alloggio (1:50). Si prevede l'elaborazione di almeno 3 tavole formato 50x70.
D. BIBLIOGRAFIA
Ludovico Quaroni, Progettare un edificio. Otto lezioni di architettura. Mazzotta, Milano 1977
Aldo Rossi, L’architettura della città. Marsilio editori 1966
Margherite Yourcenar, Le memorie di Adriano. Einaudi
Italo Calvino, Le città invisibili. Einaudi
INTRODUZIONE AL PROGETTO DI ARCHITETTURA
Il primo giorno del laboratorio di progettazione del 1° anno
Tra gli obiettivi del nostro lavoro c'è quello di progettare un piccolo edificio (composto da alloggi associati a
schiera); un'esercitazione alla quale arriveremo gradualmente attraverso un percorso che del mestiere di
architetto avrà indagato in precedenza i fondamenti degli aspetti tecnici e delle questioni teoriche, nell'ottica
di quel lavoro interdisciplinare che è alla base del laboratorio di progettazione.
Dell'operazione progettuale conviene precisare a priori alcuni aspetti dal momento che questa esercitazione
vede gli studenti del 1° anno impegnati a percorrere per la prima volta quel lavoro pieno di fascino e ricco di
insidie che conduce al progetto; un cammino certamente non predeterminato, o da scoprire, ma piuttosto uno
dei numerosi percorsi possibili in una logica che non prevede il progetto, la risposta ma una serie
praticamente infinita di risposte possibili. Risposte da costruire, dunque, in un procedimento logico e
consequenziale di scelte successive, nella consapevolezza, appunto, che la nostra sarà una delle
innumerevoli risposte possibili. L'operazione che andremo a fare non avrà perciò il carattere di una scoperta
o di un’invenzione ma piuttosto quello di una costruzione: alla stregua del processo con cui si esplicita un
ragionamento, si sviluppa un tema noi costruiremo un progetto in una sequenza logica, e dunque
consequenziale, di scelte successive. Questa "sequenza di scelte" muoverà da un processo analitico che
dovrà precisare tutti gli aspetti del tema progettuale assegnato; aspetti che hanno a che fare con le molte
facce del progetto in quella complessità interdisciplinare che ho illustrato commentando il programma del
corso (storia, rappresentazione, tipologia, luogo, aspetti strutturali, articolazione formale, tecnologia, aspetti
impiantistici, logica distributiva, normativa, …).
Analisi, costruzione, logica, scelte: analizziamo brevemente questi termini nella consapevolezza che le
considerazioni proposte in questa occasione non saranno esaustive dei singoli argomenti ma piuttosto, nella
richiamata logica di gradualità, contribuiranno a precisare quel quadro complessivo all'interno del quale
collocare l'operazione-progetto.
Per analisi intendiamo tutte quelle operazioni che sempre precedono e talora accompagnano il progetto e
che intendono qualificare e quantificare le domande alle quali il progetto dovrà rispondere. E' come se noi
stessi dovessimo ulteriormente precisare il tema da svolgere; e già in questa fase la discrezione di chi opera
indirizza l'analisi in una direzione assimilandola in qualche modo a parte del progetto stesso. Se è vero, ad
esempio, che l'orografia e l'esposizione di un suolo rappresentano dati oggettivi e incontrovertibili, non
confutabili, dunque, è altrettanto vero che chi su quel suolo deve progettare un edificio già in fase di
precisazione di questi dati può eseguirne una lettura di parte che in qualche modo contribuirà a rendere tale
il progetto a farsi: penso al rapporto con il suolo del convento "La tourette" di Le Corbusier [1] penso
all'incidenza dell'asse eliotermico nel disegno di tanti quartieri razionalisti.
Dunque l'analisi volta a precisare le premesse e le qualità stesse che contribuiranno a connotare il progetto:
dunque l'analisi già potenziale strumento di parte: infatti, in analogia con i risultati di due diverse operazioni
progettuali sullo stesso tema, anche per quanto attiene l'analisi non è prevedibile che due diverse letture
possano in qualche modo coincidere. A fronte di questa "parzialità" va ribadito che anche nel caso dell'analisi
la sequenza logica dell'operazione si andrà a precisare in risultati strettamente connessi in un processo di
costruzione razionale e consequenziale. Costruzione perché si tratta sempre di un'operazione in fieri, una
operazione che è il risultato di una fase precedente e pone nel contempo le premesse per le scelte
successive: nel disegno del prospetto individuiamo i vuoti degli infissi; ogni vuoto deve essere precisato nel
rapporto altezza/larghezza/profondità; per ciascun vuoto viene scelto un infisso: a due, tre ante,… a bilico, a
vasistas, a ghigliottina,… in ferro, in legno, in plastica,…con vetri specchianti, trasparenti, traslucidi,… e poi
l'avvolgibile o la persiana, e poi ancora i colori… in un processo di scelte, appunto, che devono costruire una
sequenza logica con carattere di necessità. Ogni scelta dovrà dunque essere motivata e logicamente
connessa a quella successiva. Ed è importante che questa sequenza sia ripercorribile in senso inverso: che
dalla maniglia dell'infisso si possa procedere a ritroso fino al disegno dell'intero prospetto, ancora in una
sequenza logica. E laddove un passaggio risulterà forzoso o comunque non in linea con la sequenza
predetta, ecco, allora capiremo di aver commesso un errore.
[1] Le Corbusier, tra i più famosi architetti del 900 (1887-1965)
E' dunque importante che un'operazione di verifica confermi sempre la logica delle scelte operate. Accade
infatti talora, tanto più frequentemente quanto minore sarà l'esperienza di chi progetta e la sua dimestichezza
nel percorrere questo cammino, che la sequenza logica presenti dei salti, delle soluzioni di continuità; in quel
caso sarà necessario riprendere dall'inizio il filo del discorso; un'operazione insieme di amore e di pazienza
che ci porta a ricominciare da capo sulle ceneri di un lavoro che credevamo concluso; e spesso la
sofferenza, la partecipazione che sono nell'etimo di pazienza ci si presenteranno insopportabili, in tutta la
loro interezza.
Disponibilità dunque a ricominciare da capo, a ripercorrere, talora dall'inizio, il tragitto che sembrava stesse
per concludersi ma nella consapevolezza che anche i passaggi a vuoto, causa di questo disastro,
contribuiranno in qualche modo a costruire la nostra esperienza di architetto. Se ricorderete queste
considerazioni potrete allora accogliere con maggiore comprensione l'invito a "ricominciare da capo" che vi
sarà spesso rivolto in chiave didattica; è però importante, direi decisivo, che vi siano sempre spiegate fino in
fondo le ragioni di questo "invito"; diffidate di chi non saprà motivarle con chiarezza. Accertatevi, inoltre, che
tra queste ragioni non vi siano quelle che Gregotti [2] definisce "preoccupazioni a priori di linguaggio
espressivo riconoscibile"; se è vero infatti che il "linguaggio espressivo" è uno degli aspetti che sempre
connotano i risultati del percorso progettuale, assumerlo come premessa imprescindibile rischia di
compromettere la sequenza logica che deve informare l'intero progetto; e ciò è particolarmente vero per chi
abbia poca esperienza di progetto. Questo aspetto del momento del linguaggio e più in generale delle
diverse forme con le quali può mostrarsi il progetto, insieme alle considerazioni precedenti che
prospettavano la soluzione progettuale come una delle numerose risposte possibili alle domande dell'analisi,
mi suggeriscono di anticipare le prevedibili differenze che connoteranno sempre le diverse esperienze
didattiche nelle quali avrete a che fare con il progetto di architettura. Al di là dei diversi approcci metodologici
che vi verranno proposti e degli aspetti formali e di linguaggio che talora vi saranno addirittura "imposti", è
importante che abbiate sempre presenti due considerazioni:
[2] Vittorio Gregotti, architetto contemporaneo docente della Facoltà di architettura di Milano
Deve emergere sempre con chiarezza il cosa e il perché di quanto vi si chiede di fare; è infatti precisa
responsabilità del docente di precisare e qualificare con chiarezza temi e obiettivi del lavoro che
propone.
Sarete comunque sempre voi il tramite, la griglia, il filtro, attraverso il quale passeranno le proposte e i
suggerimenti che vi verranno di volta in volta prospettati; sarete voi a riconoscere e precisare la vostra
"via" al progetto.
Ne discende l'invito ad affrontare con coscienza il lavoro che vi verrà proposto, a vagliarne criticamente le
motivazioni chiarendovi i molti dubbi possibili e, soprattutto, conclusa l'avventura, a ripercorrerne il
tragitto per verificare se e quando si sia mai interrotta la sequenza logica di cui si diceva.
Ancora: accostatevi sempre al progetto con intenzioni di "semplicità": ricordo al proposito una splendida
definizione che Brancusi[3] dà della semplicità: "la simplicité n'est pas un but … mais on arrive à la
simplicité malgré soi en s'approchant du sens réel des choses"[4]. Una verità universale e
particolarmente appropriata nel caso del nostro mestiere: è infatti importante saper impostare un
progetto muovendo da considerazioni semplici, poterne descrivere con semplicità le ragioni, far sìche
semplice ne sia la lettura. Ci ricorda Tessenow[5] che "la semplicità favorisce la chiarezza; se ciò che è
semplice non sempre è il meglio, il meglio è sempre semplice".
Le considerazioni che precedono acquistano maggiore rilevanza se rivolte, come in questa occasione, a
studenti del 1° anno: nel vostro caso, infatti, muoversi con semplicità è un'esigenza anche e soprattutto
in considerazione della inevitabile limitatezza delle vostre conoscenze. L'invito è dunque a privilegiare
sempre i progetti impostati con semplicità muovendo da ragioni e scelte semplici, banali se necessario,
ma sempre e comunque trasmissibili e riconoscibili: qualità queste irrinunciabili del progetto di
architettura. Un progetto poco chiaro, di difficile lettura è spesso un brutto progetto; come un libro, del
resto, un film o un brano musicale.
[3] Constantin Brancusi, scultore romeno (1876-1957)
[4] "La semplicità non è un obiettivo … ma si arriva alla semplicità, al di là delle proprie intenzioni,
avvicinandosi al senso reale delle cose"
[5] Heinrich Tessenow, architetto tedesco (1876-1950
Il passo successivo ci porta ad affrontare di nuovo il concetto di scelta inteso come essenza stessa
dell'operazione progettuale; ricorderei, innanzitutto, che scegliere è espressione di libertà: solo chi è
libero, infatti, può esercitare il diritto della scelta. Ma come è possibile evitare che la nostra sia una scelta
condizionata, che le alternative ci sembrino poco numerose o addirittura inesistenti ? Tra cosa e come
scegliere? Evidentemente tra quanto conosciamo; non esiste alternativa, dobbiamo sempre rivolgerci al
mondo delle nostre conoscenze operando con coscienza e discrezione. Ne scaturisce una sorta di
identità tra libertà e conoscenza; la scelta sembra rappresentare lo strumento attraverso il quale questa
identità viene precisata. Dunque chi "più" conosce, più completamente può esercitare questo dirittodovere della libertà. Allora rivolgiamoci sempre al mondo delle cose che conosciamo, senza
presunzione, evitando di appesantire il nostro progetto di segni che non sappiamo controllare: sarà
sufficiente che una finestra sia una finestra, che la scala segua uno sviluppo corretto, ancorchè
prevedibile, che il prospetto sappia proporre un assetto ordinato, ancora improntato a scelte semplici,
coscienti, comunicabili.
Oggi, per voi, è ancora lontano il tempo dell'eccezione e dell'invenzione; connotazioni peraltro inusuali del
progetto di architettura e comunque sempre di problematico controllo. E' come se uno studente delle
elementari, ancora alle prese con problemi di grammatica e appena iniziato alla sintassi, si proponesse
di voler scrivere un saggio per evitare la noia del dettato e del riassunto.
Cominciamo, dunque, noi docenti di progettazione, col proporvi temi che prevedano anche soluzioni dettate
da un bagaglio di conoscenze ancora modesto, che vi consentano un percorso magari prevedibile ma
dettato da quanto già conoscete; senza peraltro dimenticare che il più semplice dei temi di progetto
consentirà sempre soluzioni ricche, talora addirittura spregiudicate; con buona pace degli studenti che si
sentono animati da intenzioni particolarmente vivaci e dei docenti che ai primi anni propongono il
progetto di intere parti di città. Tutto questo nella logica di gradualità (dal più semplice al più complesso)
più
volte
richiamata.
Dalle considerazioni che precedono appare evidente come sia importante accrescere quanto più è
possibile il mondo delle nostre conoscenze; un dovere, per i giovani e una consuetudine di questo nostro
mestiere che ci consente di continuare ad apprendere fino al nostro ultimo giorno da architetto. Dunque
lo studio, la tensione continua a rendere questo patrimonio più ricco, più consistente attraverso libri e
riviste di settore, il ridisegno di progetti altrui, un'attenzione ossessiva al "saper guardare".
Per quanto attiene i libri e le riviste è importante saper scegliere: si stampano infatti troppi libri e troppe
riviste di architettura e non è agevole muoversi con cognizione in un campo così rigoglioso e nel quale è
molto frequente imbattersi in testi di nessun interesse o addirittura fuorvianti per chi, come voi, non ha
ancora affinato le proprie capacità di discernimento. E poi non solo i libri di architettura: dobbiamo
imparare a trovare architettura anche altrove; penso a testi famosi come "Le città invisibili" di Calvino o
"Le memorie di Adriano" della Yourcenar, libri che vi invito a leggere da subito; e poi provate a ripensare
tutte le letture già fatte per scoprirci quell'architettura che allora non avete saputo o voluto trovare. E
ancora il cinema, la televisione ….. l'azione si svolge spesso in uno scenario artificiale nel quale è
possibile scoprire il disegno di una scala, la composizione di una facciata o il ritmo delle arcate di un
ponte. Per quanto riguarda il lavoro che dovremo fare insieme sarà mia cura indicarvi per tempo la
bibliografia utile per i temi che vi proporrò. Al momento limitatevi ai già menzionati libri di Quaroni[6] e
Rossi [7] sui temi più generali dell'edificio e della città.
Il "ridisegno di progetti altrui" e il "saper guardare" sono operazioni che rimandano in qualche modo al mondo
dell'architettura già progettata e, talora, anche realizzata. Perché il ridisegno ? Quando si guarda un
progetto di architettura (piante, prospetti, sezioni, talora immagini dell'edificio realizzato) si corre sempre
il rischio di non coglierne qualche aspetto, di non riuscire ad individuare le ragioni meno evidenti, ma
talora di fondo, di quella vicenda progettuale. Soprattutto voi, appena entrati in Facoltà, più
frequentemente di altri potete incorrere in questa evenienza; e allora sarà importante ricorrere quanto
più spesso potete al ri-disegno di quel progetto nei suoi elaborati più significativi; imparerete a sentire le
ragioni di quel progetto sotto la punta della vostra matita. Talora sarà sufficiente un semplice, rapido
schizzo per farvi apprezzare segni, rapporti e geometrie che una lettura sia pure attenta vi aveva celato.
Questa capacità di leggere un progetto scomponendolo criticamente, alla ricerca delle tracce del percorso
compiuto dall'autore, diverrà con l'esperienza più agevole, non richiederà così frequentemente di dover
ricorrere al ridisegno e ci restituirà sempre e comunque tesori di conoscenze
[6] Ludovico Quaroni "Progettare un edificio" 1977 Mazzotta editore Milano
[7] Aldo Rossi "L' architettura della città", 1966, Marsilio editori Padova
Un esercizio che, se applicato al mondo degli edifici con i quali veniamo a contatto, con la città che viviamo,
il "saper vedere" appunto, ci consentirà di andare al di là dell'immagine che di volta in volta ci si
prospetta per entrare nel cuore e nella mente di chi quell'edificio l'ha progettato.
Naturalmente come per libri e riviste anche nel caso dell'architettura che ci circonda bisogna fare attenzione
e saper scegliere; ridisegnare, dunque, e saper guardare edifici che valgano la pena dell'operazione. E
questa capacità di filtrare, cernere, di operare le scelte giuste sarà generata direttamente dall'aver
ripetuto tante volte, talora invano, quell'esercizio attento. E se è vero che il progetto è uno "strumento di
conoscenza" della realtà fisica e in particolare dell'aspetto della realtà costituito dal mondo delle forme
naturali e delle forme costruite dall'uomo nel corso del tempo, allora rivolgiamoci al luogo che è sede
elettiva di queste forme: la città. Quella in cui viviamo e lavoriamo è ricca di splendidi edifici; guardarli
con la dovuta attenzione, con l'intenzione precisa di penetrarne le ragioni, di spiegarci i perché,
contribuirà ad arricchire in maniera determinante il patrimonio delle nostre conoscenze: patrimonio al
quale torneremo ad attingere ogni volta che lavoreremo ad un progetto.
Dunque il mondo delle conoscenze che ci portiamo appresso farà sì che il foglio del nostro progetto non sia
mai completamente bianco: saranno infatti le tracce della nostra memoria a guidarci la mano mentre
tracciamo i primi segni. Parafrasando una celebre frase di Picasso possiamo affermare che "quando
progettiamo non siamo mai soli". E allora la questione consisterà nel far sì che ci tiene compagnia in
quel momento sia stato invitato con la dovuta coscienza (attenzione agli "inviti a sproposito" e ai "sempre
presenti") e, soprattutto, che i tanti assenti siano tali per scelta e non perché non ci sono mai stati
presentati.
Questo mondo delle nostre conoscenze, in continua inarrestabile crescita, è dunque la materia prima alla
quale rivolgerci al momento del progetto: allora, infatti, non potremo che riproporre parte di quanto
conosciamo e la nostra capacità di comporre, articolare, usare con maestria sarà la discriminante che
testimonierà della nostra disponibilità al progetto.
Se è vero, come ho cercato di dimostrare, che il progetto appartiene al mondo della razionalità ed è un
processo che, nella sequenza descritta, rischia di apparire meccanico e forse ripetitivo, è pur vero che a
fronte di tutto ciò resta quella componente imprescindibile che sinteticamente connota un architetto: le
sue qualità, le sue capacità e, soprattutto, la sua sensibilità, il suo cuore. E resta, all'origine del progetto
quello
che Rossi definisce "un punto di riferimento emozionale, che sfugge all'analisi"; altri ha parlato di scatto
immaginativo, di lampadina che si accende; Quaroni ci dice degli "occhi della mente" che ci fanno
vedere sinteticamente, quasi un bagliore, l'idea di progetto.
In conclusione direi che paradossalmente questo momento dell'emozione, dell'irrazionalità, se volete, che
insieme ci affascina e sgomenta, sarà tanto più presente nella nostra vita di architetti quanto più spesso
avremo vissuto quell'incredibile vicenda che è il progetto di architettura.
Immagini
Le Corbusier -La tourette
Mies Van der Rohe – Il Padiglione di Barcellona
Louis Kahn – La bath house di Trenton
Adolf Loos – La casa di Tristan Tzara
LABORATORIO "1A" di PROGETTAZIONE ARCHITETTONICA
Prof. Antonio Lavaggi - Anno acc. 2006-07
PRIMA ESERCITAZIONE
La prima esercitazione ha carattere individuale.
L'esercitazione propone lo studio di quattro cellule residenziali assegnate dalla docenza in ordine alle
tipologie residenziali più ricorrenti: linea (Tavola 1), schiera (Tavola 2), torre (Tavola 3) e ballatoio (Tavola
4). Per ciascuna delle 4 cellule assegnate lo studente elaborerà una scheda (formato A3 e
impaginazione secondo lo schema allegato) nella quale attraverso grafici e scritti svilupperà il tema
assegnato. Le parti scritte dovranno essere eseguite a stampatello: a mano o con macchina da scrivere
o con normografo o con plotter.
SCHEMA DI ARTICOLAZIONE
Campo A: Pianta dell'alloggio nel rapporto 1:100 (1cm=1m)
Il disegno della pianta sarà eseguito a penna con le seguenti indicazioni:
1- Spessore dei muri esterni = 30 cm (salvo diverse indicazioni nell'originale)
2- Spessore dei tramezzi/divisori interni = 10 cm (salvo diverse indicazioni nell'originale)
3- Muri esterni e tramezzi/divisori interni saranno disegnati con pennino 0,4
4- Le parti non sezionate (elementi di arredo, balconi, logge, finestre, parapetti, infissi interni ed esterni,
pavimentazione, ecc.) saranno disegnate con pennino 0,2
5- La pianta deve essere quotata
6- I singoli ambienti vanno "chiamati" (SP=soggiorno pranzo, K=cucina, WC=servizio igienico, Lm=letto
matrimoniale, L1=letto singolo, L2=letto doppio)
Nel caso che la pianta dell'alloggio nel rapporto 1:100 non entri nel campo A (perché troppo grande o perché
articolata su due livelli) la stessa potrà essere disegnata nel rapporto 1:200 (1cm=2m). In questo caso le
parti sezionate (muri esterni e tramezzi/divisori interni) dovranno essere annerite.
8- Dimensione degli elementi di arredo (salvo diverse indicazioni nell'originale): WC e bidet 35x50, lavabo
40x50, doccia 70x70,
vasca 170x70, letto matrimoniale 160/180x200,
letto singolo 80/90x200,
comodino 30/40x30/40, sedie 40x40, poltrone 90x90, divani 140/160/180x90, armadi/guardaroba
profondità=55/60 modulo-anta 55/60,
arredi cucina - lavello e piano cottura - profondità = 55/60,
mobili-contenitori soggiorno-pranzo profondità = 40/45
9- Pavimento servizi igienici e cucina: 20x20
10- Pavimento logge e balconi: 20x40
Campo B: Descrizione dell'alloggio e considerazioni sull'edificio
Indicare (se noti) luogo di costruzione, anno di costruzione e progettista. La descrizione dell'alloggio va
riferita a:
1- Tipo in esame: caratteristiche canoniche del tipo e aspetti particolari dell'alloggio in esame
2- Articolazione distributiva dell'alloggio: rapporti tra ingresso, zona-giorno, zona-notte, cucina e servizi
igienici
3- Presenza di balconi, logge, stanzini, ..ecc.
4- Considerazioni sugli infissi interni ed esterni
5- Rapporto dell'edificio con il lotto (se noto)
6- Rapporti dell'edificio con collegamenti verticali (corpi-scala), orizzontali (ballatoi) e/o altre parti collettive
7- Prospetti: composizione in ordine a pieni, vuoti, aggetti, rientranze. Eventuale presenza di ritmi, moduli,
ripetizioni, simmetrie, ecc.
8- Esposizione
9- Aspetti strutturali, tecnologici e impiantistici
10- Eventuale collocazione dell'alloggio rispetto agli aspetti storico-critici relativi al periodo di progettazione
Campo C: Schema di aggregazione
Va riprodotta la planimetria dell'edificio (in tutto o in parte a seconda dei dati disponibili e in relazione
alle dimensioni del campo) nel rapporto 1:500 come da schema allegato. Deve essere
rappresentato l'alloggio in oggetto (con la individuazione delle zone notte, giorno, cucina e
servizi, connettivo), le sagome esterne degli altri alloggi e i collegamenti collettivi. Lo schema va
quotato indicando: lo spessore del corpo di fabbrica, le dimensioni principali delle cellule
(larghezza e profondità) e dei collegamenti collettivi
Campo D: Dati dell'alloggio
Indicare:
1- Superficie lorda (compresi muri esterni, tramezzi, logge, balconi ecc.).
2- Superficie netta (esclusi muri, tramezzi, logge e balconi)
3- Superficie netta degli ambienti (SP, K, e Lm, L1, L2, WC, connettivo, stanzini, ecc.)
4- Dimensioni degli infissi interni ed esterni
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