Teoria Cinetica dei gas La teoria cinetica stabilisce un collegamento tra il comportamento macroscopico di un gas e il suo comportamento microscopico. Le grandezze macroscopiche Pressione e Temperatura sono strettamente dipendenti dalle grandezze microscopiche N numero delle molecole e Velocità delle molecole. 1 Le tappe fondamentali dell’interpretazione cinetica del calore 1738 Daniel Bernoulli : spiegazione della legge di Boyle col modello cinetico (pressione di un gas come risultato degli urti delle molecole sulle pareti del contenitore) (ignorata per il prevalere del modello ‘statico’ proposto da Newton) 1820 John Herapath: riproposta dei risultati di Bernoulli, •calcolo della velocità di una molecola d’idrogeno 1827 Robert Brown : scoperta del moto “Browniano” 1848 1856 1861 J.R.Joule : equivalenza tra calore ed energia meccanica •abbandono definitivo della teoria del calorico •riproposta del lavoro di Herapath R.Clausius :”sulla natura di quel particolare moto che chiamiamo calore” [fondamenti della moderna teoria cinetica] J.C.Maxwell - Ludwig Boltzmann : sviluppo dettagliato della teoria matematica [Meccanica statistica] 2 Le tappe fondamentali dell’interpretazione cinetica del calore 1900 J.Perrin : studio del moto browniano e determinazione del numero di Avogadro 1920 Otto Stern - Zartmann - etc. : conferme sperimentali della legge di Maxwell per la distribuzione statistica delle velocità molecolari nascita e sviluppo della Meccanica Quantistica 3 La teoria cinetica ‘classica’ costituisce l’ultimo trionfo della meccanica newtoniana nella descrizione dei fenomeni naturali: anche i fenomeni microscopici possono essere affrontati e spiegati sulla base delle leggi di Newton e dei principi di conservazione Alcune sue previsioni non sono però in accordo con i dati sperimentali: solo lo sviluppo della meccanica quantistica ha potuto fornire una descrizione pienamente soddisfacente dei fenomeni su scala atomica 4 Il modello meccanico di un gas Al contrario di quel che avviene per i liquidi ed i solidi, il comportamento dei gas appare indipendente dalla specie chimica. La bassissima densità, la capacità di espandersi illimitatamente, il comportamento semplice e regolare al variare di temperatura e pressione portano a concludere che, nello stato gassoso, le molecole siano sostanzialmente indipendenti e libere, che le forze fra di esse agiscano, a breve distanza, solo nell’urto. Ciò conduce a formulare un primo modello meccanico fondato sulle seguenti ipotesi: • Le molecole sono assimilabili a sfere rigide piccolissime (punti materiali) di massa m • Il loro numero N è così elevato da essere statisticamente significativo • Le molecole si muovono in modo completamente casuale obbedendo alle leggi di Newton • L’urto delle molecole con le pareti del contenitore è elastico (si conserva l’energia cinetica) • Le loro dimensioni sono trascurabili rispetto alla distanza media fra esse; in altri termini il volume complessivo delle molecole è trascurabile rispetto al volume totale occupato dal gas 5 • L’urto delle molecole contro le pareti rispetta le leggi della riflessione • Tutte le molecole sono di ugual massa • il moto delle molecole non ha direzioni privilegiate e infine: • * le molecole non si urtano fra loro L’abbandono di quest’ultima ipotesi porta ad un sostanziale raffinamento del modello, con conseguenze estremamente significative il modello di gas 6 L’origine della Pressione La pressione esercitata dal gas è dovuta agli urti delle molecole contro le pareti del contenitore. Ricordiamo dalla meccanica che: F ma Δv F m Δt Δp F Δt L v Si pensi ad 1 sola molecola di massa m in moto con velocità v entro una scatola cubica di lato L L L 7 Nell’urto contro la parete di destra, perpendicolare all’asse X, essa subisce una variazione della quantità di moto: L v p p f pi mvx mvx 2mvx L forza agente sulla particella in 1 urto: L Fx vx z v y -vx x v 2mvx t La variazione della q. di moto della parete in 1 urto: p 2mvx forza agente sulla parete in 1 urto: 2mvx Fx t ( 3° principio della dinamica) 8 Esaminiamo attentamente l’urto contro la parte 1 Urto L’urto rispetta le leggi della riflessione: z vx 1- raggio incidente, raggio riflesso, normale alla sup. riflettente, nel punto d’ìncidenza, sono complanari, v 2- angolo incidenza = angolo riflessione x -vx L’urto è elastico: Ec iniziale = Ec finale Viniziale = V finale v Ec f Eci 1 1 2 2 2 2 mv f mvi v f vi v f vi 2 2 Consideriamo la variazione della q. di moto della molecola: p f m(v x v y v z ); p i m(v x v y v z ) allora p 2mv x La variazione della q. di moto della parete in 1 urto: p 2mvx 9 Dopo l’urto la molecola si muove verso la parete opposta con velocità vx, e, dopo un altro urto, torna indietro verso la parete 1 L v L Quindi percorre la distanza 2L con velocità vx impiegando un tempo t = 2L/vx Pertanto la forza media esercitata dalla molecola contro la parete 1è L m vx p 2 m v x 2 m v x F 2L t 2L L vx 2 2 Che determina la pressione F F m vx2 m vx2 Pressione 2 3 A L L V 10 La formula precedente fa riferimento ad una sola molecola. Per la pressione totale dovremo tener conto del contributo di tutte le molecole che però hanno velocità diverse e in generale variabili nel tempo. Tuttavia la distribuzione delle velocità rimane costante e, quindi, anche la velocità media rimane costante, pertanto invece della velocità vx faremo riferimento alla velocità media Distribuzione velocità m vx P V 2 E tenendo conto di tutte le molecole N m v V m vx PN V 2 2 x 11 Siccome vx è una delle tre componenti della velocità v v vx v y vz e le tre componenti vx, vy, vz sono mediamente equivalenti, cioè, ogni direzione è ugualmente probabile, v vx v y vz 3vx 2 2 2 2 2 1 2 v v v v 3 2 x 2 y 2 z (teorema di Pitagora) avremo v vz 1 N m v 3V vy m vx PN V 2 2 vx 12 (ove v2 Indicando con è il valore medio del quadrato della velocità. Ec = 1 m v 2 l’energia cinetica media di una molecola ) 2 2 N 1 2N 2 P Ec mv 3 V 2 3V Allora, in un gas ideale, la pressione è direttamente proporzionale al numero delle molecole, inversamente proporzionale al volume e La pressione di un gas è direttamente proporzionale all’energia cinetica media delle sue molecole. 13 2 N 1 2N 2 P Ec mv 3 V 2 3V E portando al primo membro il volume V 2 1 2 2 PV N m v NEc 3 2 3 14 Energia cinetica e temperatura Teoria Cinetica (ipotesi teorica) Equazione di stato dei gas (risultato sperimentale) 2 PV N E c 3 PV NkT 2 N Ec NkT 3 3 3 R Ec kT T 2 2 N AV 15 La temperatura assoluta è (se la deduzione è corretta !), direttamente proporzionale alla sola energia cinetica media molecolare. Scaldando un gas aumentiamo la velocità media delle sue molecole, raffreddandolo diminuiamo la velocità media delle molecole. Energia cinetica media di una molecola 3 E c kT 2 Si ha anche: Energia di una mole Energia totale gas Emol 3 3 k N AV T R T 2 2 Etot gas 3 n R T 2 Acquista un significato chiaro la nozione di temperatura assoluta ! 16 Calcolo delle velocità molecolari A che velocità si muove, in media, una molecola di Ossigeno ( O2 ) alla temperatura di 27 °C ? 3 E c kT 2 (T=27 °C = 300 K) 1 3 2 mv kT 2 2 se: 2 v v v 2 Velocità quadratica media (radice quadrata della media dei quadrati delle velocità) vqm 3kT m Massa di 1 molecola 3kN AvT mN Av 3RT M massa molecolare 17 per l’Ossigeno : vqmO2 M 3RT v M 32 10 3 kg mol 1 O2 3 8,31(J/(mol K))300( K ) 485 m/s 3 32 10 Kg / mol …e una molecola d’Idrogeno ( H2 ) ? MH2 1 M O2 16 vH 2 3RT M H2 3RT 1 16 M O 2 16 3RT M O2 4 vO 2000 m/s 2 (a parità di temperatura l‘energia cinetica media è la stessa, ma la velocità media è inversamente proporzionale alla radice quadrata della massa molecolare) In una miscela di gas diversi (es. Azoto 14N e Ossigeno 16O) tutte le molecole possiedono la stessa en. cinetica media, ma le molecole di 18 azoto, essendo più leggere, sono mediamente più veloci. Fai clic sulla foto L’esperienza ci dice che il profumo del caffè non ci arriva così in fretta !! [prova tu ad immaginare altre analoghe situazioni] Questo fenomeno di propagazione di un gas in un altro (diffusione) appare in realtà decisamente più lento. Come si possono conciliare queste osservazioni con le previsioni della teoria cinetica ? Rinunciando all’ipotesi che le dimensioni delle molecole siano infinitamente piccole , tanto piccole da rendere trascurabile la probabilità di un urto fra esse 19 Se si assume che le dimensioni delle molecole siano finite , per esempio sfere di raggio r , allora il percorso di ciascuna molecola sarà una successione casuale di moti rettilinei uniformi, di lunghezza e direzione differenti, tra un urto e l’altro, percorsi ciascuno con velocità diversa, dipendente dalle modalità con cui avviene l’urto con un’altra molecola. Più grandi sono le molecole, più è probabile l’urto reciproco ! 20 Si può dimostrare che la frequenza d’urto (numero di collisioni al secondo) è data da: e che il libero cammino medio (distanza media percorsa tra un urto e il successivo) è : f 4πr nv r = raggio molecolare 2 n = numero di molecole per unità di volume v 1 l 2 f 4πr n v = velocità media Nel 1856 R.Clausius determinò, proprio in base alle velocità di diffusione dei gas e ad altri dati sperimentali, l’ordine di grandezza delle dimensioni molecolari: r 10 9 10 -10 m Si tratta della prima misura indiretta delle dimensioni di particelle microscopiche, fino ad allora solamente ipotizzate ! 21 Energia interna di un gas ideale L’energia interna di una sostanza è la somma di tutte le energie: potenziali, cinetiche, rotazionali, delle molecole che la compongono 3 Ec kT 2 1 m 3v x2 2 1 2 3 mv kT 2 2 3 1 1 2 kT m v x kT 2 2 2 Ad ogni grado di libertà “componente dell’energia” di una molecola è associata un’energia pari a ½ kT 22 In un gas ideale (monoatomico) le uniche interazioni sono gli urti perfettamente elastici, non c’è energia potenziale e le molecole hanno solo energia traslazionale nelle tre direzioni dello spazio. L’energia totale del sistema è la somma dell’energia cinetica nelle tre direzioni di moto, 3 gradi di libertà U energia in terna 1 3( gradi di libertà ) N ( numero totale molecole ) kT 2 3 NkT 2 oppure 3 3 3 U NkT nN A kT nRT 2 2 2 vz vy vx 23 Nel caso di un gas biatomico si hanno 5 gradi di libertà complessivi: 3 traslazionali nelle tre direzioni dello spazio e 2 rotazionali. U energia in terna 1 5(gradi di libertà ) N ( numero totale molecole ) kT 2 5 NkT 2 vz quindi vy 5 5 5 U NkT nN A kT nRT 2 2 2 vx 24 Negli urti tra molecole si hanno continui scambi di energia cinetica ma il valore medio per molecola di tale energia e quello complessivo restano costanti. Si deve a J.C.Maxwell il calcolo della distribuzione statistica delle velocità molecolari in un gas, il cui andamento dipende solo dalla temperatura : Distribuzione m axw elliana delle velocità m olecolari Ossigeno dN/dv per mole 0,00 T=300 k 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0 200 400 600 800 1000 velocità (m/s) 25 Distribuzioni della velocità dell’ossigeno alle temperature di -100°, 20° e 600°C. 26 Nel 1926 il fisico tedesco Otto Stern ebbe l'idea di verificare la teoria di Maxwell mediante un esperimento. Egli riscaldò del mercurio in un forno ad altissima temperatura, ottenendo un fascio perfettamente collimato che veniva iniettato in una camera sotto vuoto spinto, dove ruotano due dischi D1 e D2 calettati sullo stesso asse, e dotati di due fenditure sfasate l'una rispetto all'altra di un angolo noto. 27 Fissata la velocità angolare dei dischi, risulta fissato l'intervallo di tempo necessario affinché una molecola che è passata attraverso la prima fenditura non sia intercettata dalla seconda. Solo le molecole dotate di una velocità tale da percorrere nello stesso tempo esattamente la distanza fra i due dischi, riescono ad oltrepassarli entrambi e a raggiungere il rivelatore P, che conta quante molecole sono passate. Regolando la velocità angolare dei dischi, è possibile regolare la velocità delle molecole che raggiungono indenni il rilevatore, e quindi, in ultima analisi, è possibile tracciare la funzione N = N (v). Stern verificò che tale distribuzione sperimentale coincide in maniera impressionante con la maxwelliana, fugando definitivamente ogni residuo dubbio sulla validità teorica della Fisica Statistica. 28 CENNI STORICI SULLE INTERPRETAZIONI FISICHE DEL MOTO BROWNIANO DIVERSE DA QUELLA CINETICO-MOLECOLARE -Dopo l’esclusione (peraltro non completa) delle interpretazioni vitalistiche del moto browniano, varie interpretazioni di tipo fisico iniziarono a essere proposte intorno alla metà dell’Ottocento. -Tra le possibili cause del fenomeno, furono ipotizzate la capillarità, l’evaporazione, l’interazione con la luce e l’elettricità. 29 L’INTERPRETAZIONE CINETICO-MOLECOLARE DEL MOTO BROWNIANO E LE SUE DIFFICOLTÀ -Intorno al 1870, vari autori suggerirono la teoria cinetico-molecolare del calore come possibile base per la spiegazione del moto browniano. -Secondo la teoria cinetico-molecolare del calore, sviluppata soprattutto da James Joule (1818-1889), Rudolf Clausius (1822-1888), James Clerk Maxwell (1831-1879) e successivamente da Ludwig Boltzmann (1844-1906), il calore è la manifestazione fenomenologica di moti caotici compiuti dalle molecole dei corpi. -Nel caso di un gas perfetto monoatomico, si ricava in particolare che la sua temperatura assoluta è direttamente proporzionale all’energia cinetica media degli atomi di cui il gas si compone. -In questo contesto teorico, il moto browniano viene spiegato come effetto degli urti che i corpuscoli subiscono da parte delle molecole del mezzo circostante in virtù del moto di agitazione termica che esse possiedono. 30 -Va sottolineato il fatto molto importante che l’applicazione della teoria cineticomolecolare del calore al moto browniano fu un passo tutt’altro che banale. -Utilizzando infatti le velocità osservate nei corpuscoli browniani (dell’ordine del /sec per corpuscoli di dimensioni lineari intorno al ), si può ricavare il valore della loro energia cinetica media, ottenendo per esso un valore circa 100.000 volte più piccolo di quello che dovrebbe essere in base alla teoria cineticomolecolare del calore. -Ciò deriva dal fatto che i nostri sensi ci permettono di rilevare non lo spostamento reale dei corpuscoli, ma solo lo spostamento risultante su tempi lunghi rispetto a quelli in cui il movimento si verifica. -Come Jean Perrin (1870-1942) ebbe a scrivere nel 1909, «gli aggrovigliamenti della traiettoria sono così numerosi e rapidi che è impossibile seguirli e la traiettoria osservata è sempre infinitamente più semplice e più corta della traiettoria reale». 31 SUPERAMENTO DELLE DIFFICOLTÀ DELLA INTERPRETAZIONE CINETICO-MOLECOLARE DEL MOTO BROWNIANO -Le difficoltà segnalate condussero allo sviluppo di nuovi metodi teorici che resero effettivamente possibile inquadrare il moto browniano nell’ambito della teoria cinetico-molecolare del calore. -Insieme ai già nominati Einstein e Perrin, Marian Smoluchowski (1872-1917) fu tra i principali artefici dell’estensione coerente della teoria cinetico-molecolare del calore al moto browniano. 32 LA FORMULA FINALE DELLA TEORIA EINSTEINIANA DEI MOTI CORPUSCOLARI -Con metodi sofisticati, la teoria dei moti corpuscolari che Einstein elaborò nella memoria del 1905 conduce a una formula finale che permette di calcolare lo spostamento medio dei corpuscoli su intervalli temporali di durata pari a quella delle osservazioni macroscopiche. -Risulta in particolare che lo spostamento quadratico medio dei corpuscoli (grandezza calcolabile a partire dalle osservazioni) è una funzione semplice di costanti universali e di parametri misurabili: = (R, N, T, t, k, r), con R = costante dei gas perfetti, N = numero di Avogadro, T = temperatura assoluta, t = tempo in cui lo spostamento quadratico medio dei corpuscoli avviene, k = viscosità del liquido in cui i corpuscoli sono immersi, r = raggio dei corpuscoli (scelti di forma sferica). 33 CONFERMA SPERIMENTALE DELLA TEORIA EINSTEINIANA DEI MOTI CORPUSCOLARI E CONSEGUENTE CORROBORAZIONE DELL’IPOTESI ATOMICO-MOLECOLARE SU CUI ESSA SI BASA -Poco tempo dopo la formulazione della teoria einsteiniana dei moti corpuscolari, Perrin trovò che il valore previsto da questa teoria per lo spostamento quadratico medio dei corpuscoli si accordava con le osservazioni sperimentali. -Ciò fu visto dalla maggior parte degli scienziati come una solida corroborazione delle premesse teoriche adottate da Einstein e in particolare dell’ipotesi da lui ammessa di una costituzione atomico-molecolare della materia. -Insieme a quelle di Smoluchowski e di Perrin, le ricerche di Einstein sui moti corpuscolari contribuirono quindi in modo decisivo all’affermazione dell’ipotesi di una costituzione atomico-molecolare della materia. -Ciò fu un risultato di grande portata perché all’epoca la costituzione atomicomolecolare della materia non era universalmente accettata e veniva anzi messa in discussione da vari scienziati, anche di grande valore. 34