SALA DEL CLERO ISIACO Testa di sacerdote isiaco Provenienza ignota inv.49599 Marmo lunense Il capo rasato e la cicatrice a forma di croce sulla tempia destra identificano questo personaggio come un sacerdote del culto di Iside. Il ritratto è ispirato ai canoni della produzione artistica alessandrina ed è databile alla seconda metà del I sec. a.C. Testa di sacerdote isiaco Mercato antiquario (acquisto Simonetti) inv. 212 Marmo a fine grana cristallina Nelle fattezze di un uomo maturo è riconoscibile un sacerdote del culto della dea egiziana Iside, come indicano il capo rasato e la cicatrice a forma di croce sulla tempia destra. Il ritratto è databile alla metà del III sec. d.C. Testina di fanciullo consacrato a Iside Scavi in via XX Settembre (1872-1873) inv. 4192 Marmo lunense In Egitto e a Roma il capo rasato e le ciocche laterali distinguevano i bambini consacrati al culto isiaco, secondo le sembianze del dio Horos-Arpocrate, figlio di Iside. La testina è databile 200-225 d.C. Ara a Zeus Hadad Santuario del Gianicolo inv. 52144 Marmo lunense L’ara a corpo rettangolare, con cornici modanate e coronamento piatto con pulvini non decorati, presenta iscrizioni in greco su tre lati. I testi, dai quali è stato cancellato il nome del dedicante, invocano Zeus Hadad, divinità delle montagne e della pioggia associata nel pantheon siriaco ad Atargatis e caratterizzata dagli attributi della frusta, del toro e del fulmine. Databile al II secolo d.C. Testa di Iside Demetra Collezione Castelli inv. 75065 Marmo a media grana cristallina Sul capo della divinità è posto un alto diadema ornato al centro da un ureo, il serpente simbolo della regalità egiziana, e da attributi di carattere agreste, quali spighe di grano e papaveri. L’accostamento di questi elementi permette di attribuire la testa a una rappresentazione di Iside Demetra. Databile alla fine del II sec. d.C. SALA DI SERAPIDE Busto di Serapide Rinvenuto nel Tevere inv. 4275 alabastro cotognino Il busto rappresenta il dio secondo l’iconografia tradizionale, con il tipico copricapo ad alto modio, la capigliatura a lunghe ciocche sulla fronte e la folta barba a riccioli, divisa al centro. La raffinata esecuzione, con uso abbondante del trapano, ed il tipo di materiale impiegato riconducono ad una serie di statue del dio scolpite in Egitto nella seconda metà del II sec. d.C. Busto di Serapide dal museo Kircheriano inv. 65187 marmo rosso antico Rispetto all’iconografia tradizionale il dio è rappresentato privo di modio. La scelta di una qualità di marmo insolita per questa tipologia di rappresentazioni è forse da ricollegare al colore rosso del porfido utilizzato per il chitone della celebre statua di Serapide nel santuario di Alessandria d’Egitto. L’esemplare si data alla fine del II secolo o agli inizi del III secolo d.C. Statua acefala di Serapide in trono Provenienza sconosciuta inv. 2004536 marmo lunense Serapide è rappresentato seduto sul trono, affiancato dal cane a tre teste Cerbero. L’opera è uno degli esemplari romani ispirati alla statua del dio collocata nel Serapeo di Alessandria ed attribuita allo scultore Briasside (fine IV sec. a.C.). È databile al II sec. d.C. Busto di Settimio Severo dal Museo Kircheriano inv. 193 marmo a grana cristallina media Questa rappresentazione di Settimio Severo si inserisce nella serie di ritratti ufficiali del tipo “Serapide” dove l’iconografia dell’imperatore è associata a quella della divinità alessandrina, simbolo di salvezza. Il busto è vestito con lorica e corto mantello frangiato, allacciato sulla spalla destra con una fibula circolare. L’opera è databile all’inizio del III sec. d.C. e potrebbe provenire dall’area del Santuario del Gianicolo. Statua egizia di faraone collezione Cassis; rinvenuta a Tor Vergara in Populo sulla via Giustiniana (Roma) inv. 129270 granito rosa L’opera, ricavata riutilizzando una colonna, rappresenta una figura maschile in vesti di faraone, affiancata da una figura femminile di piccole dimensioni recante simboli isiaci. Un’ipotesi di lunga tradizione identificava nelle immagini Nerone e un personaggio femminile della sua famiglia; studi più recenti individuano nei personaggi Cesarione, figlio di Cesare, e sua madre Cleopatra e datano l’opera alla seconda metà del I sec. a.C. Rilievo frammentario egittizzante da Borgo di Santo Spirito (Roma) inv. 106548 marmo lunense Sulla lastra è scolpito il profilo di un faraone contraddistinto dall’ureo che si erge sulla fronte. Il rilievo, quasi certamente eseguito a Roma, rappresentava con probabilità un imperatore romano in vesti egiziane. Il luogo di rinvenimento induce ad ipotizzare un suo impiego nell’ager Vaticanus, forse nel circo di Caligola o nel santuario detto Phrygianum. Il rilievo potrebbe risalire alla prima metà del II sec. d.C. SALA ISEO E SERAPEO DEL CAMPO MARZIO Sfinge acefala Dal Convento dei Domenicani, tra via del Seminario e piazza S. Macuto inv. 362622 granito nero La sfinge, priva della testa e delle zampe anteriori, conserva tracce del nemes (copricapo regale) sul petto e della treccia sul dorso; un rilievo accurato evidenzia la criniera e alcuni particolari anatomici. Di provenienza egiziana, è databile nella prima età tolemaica (III sec. a.C.). Frammento di leone dal Convento dei Domenicani, tra via del Seminario e piazza S. Macuto granito nero con ampie venature bianche Dell’animale accucciato resta solo la parte posteriore, che consente tuttavia di apprezzarne le originarie dimensioni e la tecnica esecutiva. La datazione è collocabile nel IV sec. a.C. Base di statua colossale da Santa Maria sopra Minerva inv. 72255 diorite Sulla base restano i piedi di una statua, appoggiati ad un sostegno con iscrizione geroglifica; le grandi dimensioni riconducono all’identificazione con una statua regale, di produzione egiziana. Databile all’inizio dell’età tolemaica (III sec. a.C.). Rilievo templare da via Santa Caterina da Siena inv. 52045 granito rosso Il rilievo, proveniente dal complesso egiziano di Behbeit el-Hagar e riutilizzato nell’Iseo Campense, raffigura un’offerta di un re ad alcune divinità, tra cui si riconoscono Horos, Anedjti, Osiride e Nekhbet, identificati anche da alcune iscrizioni in geroglifico. Databile al IV sec. a.C. Testa virile dal Convento dei Domenicani, tra via del Seminario e piazza S. Macuto inv. 112108 granito grigio La testa, di produzione egiziana, raffigura probabilmente un sacerdote; il trattamento della superficie e alcuni caratteri somatici (occhi, naso, bocca) trovano confronti nella scultura egizia di fine IV secolo a.C. Torso virile dal Convento dei Domenicani, tra via del Seminario e piazza S. Macuto inv. 362623 basalto Il torso appartiene a una tipologia statuaria tipica dell’età tolemaica, corpo stilizzato, con un vestito panneggiato, completato da una testa ritratto. La scultura, databile al II sec. a.C., venne probabilmente reimpiegata, come indica la rilavorazione sul pilastro dorsale. SALA DELLE DEE MADRI Statua di Iside Demetra dalla collezione Barberini Inv. 126074 Marmo a grossa grana cristallina Sul capo il crescente lunare sormontato da due spighe rivela il sincretismo tra l’immagine di Iside e quella di Demetra: l’iconografia è inconsueta per le statue isiache. La scultura fu disegnata da Winckelmann nel 1756. Databile al 100-125 d.C. Statua di Iside da Passo Corese (Rieti) Inv. 126380 Marmo bianco a grossa grana cristallina Un ureo (decorazione egizia a forma di serpente, simbolo di regalità) con due serpenti e spighe di grano orna il capo. Nella mano destra restano tracce del sistro (strumento musicale). Questi elementi identificano la statua come Iside. Databile alla metà del II sec. d.C. Testa di divinità femminile (Artemide Efesia) da scavi 2009 in via Marmorata Inv. 549356 Marmo lunense Il tipo dell’Artemide Efesia è identificato dalla presenza delle nikai ai lati del volto, dal velo rigonfio e dall’alto polos con sfingi, grifoni e fiere alate. I caratteri stilistici del volto e la particolare iconografia consentono la datazione alla metà del II sec. d.C. COLLEZIONE MATTEI Ritratto di Vespasiano inv. 80723 marmo a grana cristallina fine Sono note due serie di ritratti di Vespasiano. La prima, più numerosa, segue la tradizione iconografica del ritratto privato esaltando l’aspetto borghese di Vespasiano, tramandato da fonti letterarie. La testa Mattei fa parte di una seconda serie, più tarda e meno documentata, della ritrattistica ufficiale imperiale. Alcuni elementi stilistici e la provenienza da una collezione di antichità individuano nell’immagine una possibile imitazione dell’antico eseguita nel XVII sec. Testa di doriforo inv. 80719 marmo a fine grana cristallina L’opera riproduce la testa del doriforo di Policleto, tipo statuario ricercato in epoca romana per decorare impianti termali, palestre, teatri e ville. Il volto è ovale e allungato, gli occhi sono grandi, la bocca è carnosa e la capigliatura è resa come una massa compatta con ciocche che si dividono in due riccioli sulla fronte. La scultura è databile alla seconda metà del I secolo d.C. Ritratto virile inv. 80727 marmo a fine grana cristallina Il ritratto, mal conservato, presenta un’ampia fronte e occhi dal taglio allungato. Sul capo conserva tracce di una corona di foglie intrecciata con un nastro. La corona e l’impostazione del volto riconducono all’immagine di un Diadoco (i Diadochi erano i generali di Alessandro Magno), ma anche all’immagine di Ercole del tipo della statua scolpita da Skopas nel II sec. a.C. Per l’utilizzo del trapano nella capigliatura l’opera è databile al II secolo d. C. Testa di Armodio inv. 80722 marmo a media grana cristallina La testa è una replica di età romana ispirata all’Armodio del famoso gruppo dei Tirannicidi (Aristogitone e Armodio, uccisori di Ipparco, figlio del tiranno ateniese Pisistrato), realizzato da Kritios e Nesiotes nel 477-476 a.C. L’opera, per la maggiore libertà verso gli schemi dello stile severo rispetto all’originale e per l’uso del trapano nella capigliatura, viene datata al II sec. d.C. Frammento di rilievo con trofeo inv. 8633 marmo a media grana cristallina Il frammento apparteneva ad un rilievo con scena di trionfo, come si deduce dall’insegna sormontata dall’aquila imperiale, dal barbaro in catene e dalla figura di ala di Vittoria. L’opera, per la generica tipologia del personaggio barbaro, non sembra rappresentare un preciso episodio storico, difficilmente riconoscibile, e si data alla seconda metà del II sec. d.C. Frammento di coperchio di sarcofago cristiano con scena dell’Epifania inv. 80717 marmo a media grana cristallina La scena dell’adorazione dei re Magi, individuati dall’abbigliamento orientale, è molto antica e diffusa nell’arte paleocristiana, spesso presente su coperchi di sarcofagi insieme all’episodio simbolicamente parallelo dei tre fanciulli nella fornace; nel frammento è attestata una variante derivata dai Vangeli apocrifi. Sul lato destro sono visibili tracce di colore rosso. Databile alla seconda metà del IV sec. d.C. Sarcofago con il mito delle origini di Roma inv. 80712 marmo a media grana cristallina L’intera raffigurazione di questa fronte di sarcofago, oggi conservata solo per la metà inferiore, è nota grazie ad un disegno del codice Topham di Eton. L’opera presenta tre episodi legati alle origini di Roma: al centro una cerimonia sacra con Marte, Romolo e un giovane addetto al culto, a sinistra il ratto delle Sabine e a destra una scena di lotta tra Romani e Sabini. La lastra viene datata al 170-180 d.C. Capitello composito figurato inv. 80713 marmo bianco a grana fine Il capitello presenta una ricca decorazione figurata con personaggi femminili alati, rappresentati nella “corsa in ginocchio” ed eroti sostenenti cesti d’uva. Attribuito dapprima al gruppo di capitelli figurati delle Terme di Caracalla (212-216 d.C.), l’esemplare, sulla base di confronti con capitelli di S. Maria in Cosmedin e di S. Maria della Rotonda ad Albano, viene oggi datato ai primi decenni del IV sec. d.C. Ritratto di Giulio Cesare inv. 124466 marmo a fine grana cristallina La testa, impostata su un collo magro su cui è visibile il pomo di Adamo, ha caratteristiche iconografiche simili ai più noti ritratti di Giulio Cesare in età matura. I ritratti di Cesare sono classificabili in tre gruppi assegnati a tre distinti periodi: contemporanei, di età augustea e dell’età di Traiano. Il ritratto Mattei è stato attribuito al secondo gruppo ma anche riferito a un ritratto falsamente antico. Ritratto di Giulio Cesare inv. 80729 marmo a fine grana cristallina L’immagine è attribuita a un ritratto di Giulio Cesare in età matura, utilizzato nel XVI secolo come modello per un ritratto di bronzo all’antica, conservato a Mantova, opera di Jacopo Bonacolsi detto l’Antico. Il busto risulta di dimensioni maggiori rispetto alla testa ed è vestito con lorica e paludamentum fermato da una fibula circolare sulla spalla destra. Testa di filosofo inv. 80721 marmo a fine grana cristallina con venature grigie La scultura è stata interpretata come una rilavorazione moderna di un marmo antico e rappresenta un personaggio con fisionomia simile a ben noti ritratti di filosofi dell'antichità. La barba e le proporzioni della bocca richiamano i ritratti di Platone, la capigliatura riconduce all'iconografia di Euripide, l'espressione intensa rimanda ad alcune raffigurazioni di Epicuro. La collezione Mattei comprendeva numerosi ritratti antichi di poeti e filosofi, esempi di virtù intellettuali fin dal tardo rinascimento. Dapprima ritenuta un barbaro, l’immagine del filosofo evoca l’ambiente culturale dei collezionisti romani di antichità.