STORIA MEDIEVALE Introduzione [Il termine medioevo fu utilizzato per la prima volta nel cellario da kristoforo Keller ke scrisse la storia del medioevo. Il medioevo solitamente viene fatto iniziare nel 476 d.C., una data ke segna la caduta dell'impero romano d'occidente (SMND---> soprattutto x motivi religiosi). Altri storici identificano invece come data convenzionale il 568 d.c, ossia la data in cui i longobardi giungono in Italia. Il medioevo si divide in alto medioevo (V-X secolo) e basso medioevo (XIXV secolo).] I GERMANI 2.1 Il mito della razza pura lo storico romano Tacito nel 98 d.C. descriveva i Germani come una razza pura senza mescolanze. Le ricerche però hanno dimostrato che non è mai esistita una comunità germanica originaria omogenea dal punto di vista culturale e linguistico, ma che anzi la civiltà germanica si formò lentamente in seguito all'espansione degli Indoeuropei dell'Europa del nord, dove si fusero con le popolazioni indigene (II-I millennio a.C). Nell'ambito delle popolazioni germaniche si possono individuare tre grandi gruppi: quello settentrionale in Scandinavia e Danimarca quello orientale, a nord del mar Nero quello occidentale nell'attuale Germania a est del Reno. [Caratteristike il contatto con la natura, xke traevano dalla natura il necessario x sopravvivere la caccia, in qnt era considerata un'attività preparatoria alla guerra. La società germanica è suddivisa in: liberi: possedevano tutti i diritti semiliberi: ossia i coloni e gli schiavi che erano stati affrancati skiavi: nn avevano nessun diritto e dovere.] Gerarkia A capo c'era il Dux Duces dei capi militari scelti x il loro prestigio guerriero, ma nonostante il loro prestigio, essi non si consideravano e non erano considerati superiori agli altri uomini e i membri della famiglia di appartenenza del Dux prendono il nome di adalingi, cioè nobili. Essi erano controllati dal consiglio degli anziani e dall'assemblea del popolo in armi. Il popolo dei germani era un popolo di uomini in armi composto da uomini uguali ed essi potevano aggregare intorno a se un certo numero di giovani guerrieri (comitatus). Quando i germani si stanzieranno nel mondo romano il Dux diventerà re e gli adalingi la corte del re. Contatti tra romani e germani [il Reno segnava il limite tra il mondo romano e germanico, ma essendo un fiume permetteva degli incontri tra i due popoli.] Il primo contatto con i Romani avvenne nel II secolo a.C. quando i Cimbri e i Teutoni, (popolazioni germaniche) partendo dalla Danimarca, si spinsero fino in Spagna, in Gallia e in Italia, (tentando di penetrare sempre più nel mondo romano) dove furono sconfitti da Mario. La conquista della Gallia da parte di Cesare rese definitivo il contatto tra Romani e Germani, che si fronteggiavano ormai dalle due rive del Reno. Ma agli scontri si alternavano scambi commerciali e il contatto con la civiltà romana stimolava il progresso dell'agricoltura e della lavorazione dei metalli. 2.2 La pressione sui confini dell'Impero La penetrazione dei Germani occidentali nel territorio dell'Impero si faceva sempre più consistente. Agli inizi del III secolo la presenza germanica all'interno dell'esercito era ormai prevalente, però questo non bastava a contenere la crescente pressione lungo i confini. L'impero riuscì a superare questo momento critico, accogliendo tribù di Franchi, Alamanni e Burgundi e respingendo lungo il Danubio gli assalti dei Goti. Quando però sembrava che fosse stato raggiunto un equilibrio tra mondo romanico e mondo germanico, dalle steppe asiatiche arrivarono gli Unni che Inglobarono nella loro dominazione prima gli Alani e poi gli Ostrogoti (Goti dell'est). Gli invasori investirono i Visigoti (Goti dell'ovest), che erano legati all'impero da un trattato di alleanza. I Visigoti, dopo aver tentato invano di resistere, ottennero dall'autorità imperiale di poter passare il confine, stanziandosi in Tracia, nell'attuale Romania. E così al momento il pericolo sembrava scongiurato, perchè gli Unni vedevano affievolirsi la loro spinta espansiva man mano che si allontanavano dalle loro regioni di origine. Ma l'insediamento dei Visigoti in Tracia si era rivelato più difficoltoso del previsto a causa dell'ostilità della popolazione e delle rapine a danni delle città da parte dei Visigoti. Ne nacque una guerra aperta, che terminò il 9 agosto 378 con uno dei più grandi disastri militari della storia romana: la distruzione dell'esercito imperiale da parte della cavalleria gotica presso Adrianopoli e la morte sul campo dell'imperatore d'oriente Valente. Il generale Teodosio, il futuro imperatore, riuscì a stipulare un nuovo accordo con i Visigoti, che prevedeva il loro trasferimento nell'Illirico (attuale Albania, Grecia, Bosnia-Erzegovina) 2.3 La divisione definitiva dell'impero con Teodosio fu possibile restaurare negli anni 392-395 l'unità imperiale. Alla sua morte l'impero fu diviso tra i due figli: Onorio , che ereditò l'Occidente con capitale Milano, Arcadio, che ereditò l'Oriente con capitale Costantinopoli. Essendo entrambi molto giovani, il padre impose ad Onorio la tutela del generale vandalo Stilicone, e mise Arcadio sotto la guida del goto Rufino. La posizione di Stilicone si faceva però ogni giorno più delicata poichè i Visigoti e gli altri Germani orientali diventavano sempre più inquieti per la pressione che gli Unni avevano ripreso ad esercitare alle loro spalle. La situazione precipitò nel 406 quando il confine del Reno nella notte di San Silvestro fu superato dai vandali, alani e svevi diretti in Gallia, e da qui in Spagna dove giunsero nel 409. Stilicone, abbandonato dallo stesso imperatore Onorio, finì vittima di una sollevazione delle truppe di nazionalità romana. La scomparsa di questo generale aprì le porte dell'Italia ai Visigoti guidati da Alarico, i quali il 24 agosto 410 entrarono a Roma, sottoponendo la città per tre giorni ad un saccheggio. Ma fu il crollo della frontiera del Reno a creare le conseguenze più devastanti. Infatti, dopo quel momento l'autorità dell'impero d'Occidente si venne riducendo sempre di più. I Visigoti risalirono l'Italia e ottennero grazie all'imperatore Onorio di potersi stanziare come federati in Aquitania, nella Gallia meridionale. (ma saranno attaccati dai Franchi e poi scompariranno con gli Arabi*) Conseguenze: ricominciarono le polemike tra cristiani e pagani. I pagani consideravano i cristiani causa della crisi dell'impero insieme ai barbari. Tutti questi popoli (vandali, alani, svevi, franchi, burgundi, visigoti) furono riconosciuti da Onorio e dai suoi successori come federati e quindi posti a carico dei proprietari romani sulla base dell'istituto dell'hospitalitas, che prevedeva l'obbligo per i proprietari di cedere 1/3 delle loro terre ai germani (ospite barbaro). I nuovi federati non erano solo soldati stanziati lontano dalle loro sedi di origine, ma vivevano con i loro beni e le loro famiglie sotto l'autorità di un re e sulla base di proprie leggi autonome. I vandali, dopo essere stati sconfitti piu volte in Spagna dai Visigoti, nel 429 passarono in Africa e nel 455 saccheggiarono Roma. 2.4 il tramonto dell'impero romano d'occidente L'autorità dell'imperatore d'Occidente, la cui residenza per ragioni di sicurezza era stata spostata da Milano a Ravenna, si esercitava oltre che sull'Italia, soltanto sulle province con essa confinanti. Morto Stilicone, si pensò che una volta x tutte, in Italia, i germani potevano essere estromessi dai vertici dello stato. Ma Ezio, un generale di origine romana ma cresciuto tra gli Unni, riprese la politica di Teodosio e Stilicone per utilizzare i Germani contro gli Unni, i quali sotto la guida di Attila avevano invaso la Gallia e minacciavano l'Italia. Ezio nel 451 riuscì a batterli con un esercito formato in gran parte da Visigoti e Burgundi. Ma l'anno dopo Attila penetrò in Italia, distruggendo Aquileia. Ma la sua marcia si arrestò sul Mincio, dove gli andò incontro il papa Leone I in qualità di ambasciatore di Valentiniano III, e così Attila si ritirò. Nel 454 Ezio fu ucciso dallo stesso Valentiniano, il quale a sua volta cadde l'anno dopo per mano di due seguaci di Ezio. La loro scomparsa creò ai vertici dello stato una situazione sempre più confusa, con il succedersi rapido di imperatori effimeri, privi di potere effettivo. Tra essi menzioniamo Odoacre. 2.6 gli altri regni romano-barbarici all'incirca nello stesso periodo si consumò anche il dramma dei vandali dell'Africa, i cui rapporti con le popolazioni locali erano stati sempre assai difficili non solo per la brutalità delle confische operate al momento della conquista, ma anche per le persecuzioni che essi attuarono ai danni della Chiesa. Cosi Tra il 533 e il 534 i vandali stanziati in Africa, furono travolti dall'espansionismo di Giustiniano e sparirono definitivamente dalla scena politica. Tra gli altri regni nati dal disfacimento dell'impero d'Occidente ricordiamo il regno dei Visigoti che arrivò a comprendere nel V secolo la Gallia centro-meridionale e parte della penisola iberica, il regno dei Franchi, formatosi nella Gallia nord-orientale, e regni minori (Burgundi stanziati nel Rodano e Svevi stanziati nella parte nord occidentali dl penisola iberica.) I Visigoti che dopo il sacco di Roma avevano ottenuto dall'imperatore Onorio di stanziarsi come federati in Aquitania, allargandosi in Provenza e nella penisola iberica, furono però bloccati dai Franchi, i quali li sconfissero nel 507, togliendo loro l'Aquitania e sospingendoli definitivamente verso la penisola iberica. E così in Spagna iniziò una notevole attività legislativa, volta a mettere per la prima volta per iscritto in latino le leggi e le consuetudini dei Visigoti. E prima ancora che nel 589 i Visigoti si convertissero definitivamente al cattolicesimo nacque una forma di collaborazione della popolazione ibero-romana, che si espresse nei concili di Toledo ( divenne il centro politico in Spagna), assemblee di vescovi e di aristocrazia gota convocate dal re. Tutto lasciava presagire dunque un futuro di stabilità fino a quando un accadimento improvviso ne provocò violentemente la fine: l'invasione araba del 711. Regni romano barbarici Vandali, stanziati in nord Africa, - Visigoti, tra Spagna e gallia, - Burgundi, Gallia, orientale, - Ostrogoti, Italia, - Svevi, nord occidente dl penisola iberica. 2.8 Uno sguardo di insieme sul mondo romano-germanico difficoltà nell'esercizio della giustizia nacquero sia in seguito al diffondersi dei matrimoni misti, poichè non era facile stabilire a quale legge dovessero obbedire i figli, e sia n seguito a conflitti tra persone viventi in base a leggi diversi: problemi che furono risolti a partire dal VII secolo, con il formarsi di consuetudini che, nate dalla fusione di diritto romano e di diritto germanico, avevano una base non più nazionale ma territoriale. n.b. : I Re merovingi x la loro debolezza vennero chiamati Re fannulloni, forse anche per il fatto che il loro potere si affievolì a favore dei Pipinidi, detti poi carolingi. TEODORICO 2.5 Il sogno di Teodorico (Re ostrogoto) L'Italia era nelle mani di Odoacre che nel 476 aveva deposto l'ultimo imperatore Romolo Augustolo e non aveva chiesto il titolo imperiale, ma in italia si comportò come un vero e proprio sovrano. Intanto gli ostrogoti erano da tempo insediati nella penisola balcanica e piu volte tentarono di aggredire i bizantini. Quando furono sconfitti furono costrtti a consegnare degli ostaggi, tra cui Teodorico ke visse x 10 anni a contatto con la cultura bizantina e nel 484 diventa re degli ostrogoti. L'imperatore del tempo Zenone, preoccupato per l'espansionismo di Odoacre in Dalmazia, nel 489 inviò teodorico insieme al suo popolo in italia, formato da circa 100-125.000 persone. L'aristocrazia e anche l'episcopato cattolico si volse subito dalla sua parte (di teodorico), perchè vide in lui salde garanzia di rispetto degli equilibri sociali esistenti. Odoacre in un primo momento riuscì a resistere e si rifugiò a Ravenna, una città che affacciandosi nel mare, poteva continuamente essere rifornita. Ma teodorico riuscì con astuzia ad entrare a Ravenna e a sconfiggere Odoacre (inviando i suoi emissari a Ravenna e convincendo Odoacre a ritirarsi, egli cadde nel tranello, aprì le porte di ravenna e Teodorico uccise Odoacre). Con gli ostrogoti era la prima volta che si stanziava in Italia un intero popolo. Cosi Teodorico nel 500 si autoproclamò capo dell'Italia, agendo come un vero dominatore ma in realtà, morto Zenone, successe Anastasio*(Anastasio voleva eliminare ostrogoti e visigoti creando delle alleanze con i Burgundi, i Franchi e i Vandali. Il senato xo nn accetta il piano di Anastasio e Teodorico cerchera di convincere vandali e burgundi a non attaccare. Saranno poi i franchi di Clodoveo ad attaccare i visigoti che vinceranno in Aquitania) C'è da dire che non si instaurò la dominazione degli Ostrogoti sulla popolazione romana, ma si realizzò la coesistenza di due comunità unite soltanto nella figura di Teodorico. Egli creò una netta distinzione tra: amministrazione militare affidata ai Goti, gli unici ad avere il diritto-dovere di portare le armi, ed erano governati da comites (conti). Amministrazione civile affidata ai Romani che invece erano esclusi dall'esercito e formavano una comunità distinta. Teodorico perseguì il disegno di tenere distinte le due comunità, richiamando in vita una vecchia legge romana del 370 che vietava i matrimoni tra Romani e barbari. Fu tollerante nei confronti delle minoranze, come gli ebrei e anche nei confronti dei cattolici. Gli Ostrogoti si insediarono soprattutto nella Pianura Padana e lungo gli assi viari che collegavano l'Adriatico con Roma. Il sogno di Teodorico di essere nello stesso tempo custode della libertà propagatore del nome romano creatore di una civiltà della Gothia (espressione di tutte le popolazioni barbariche) si infranse, contro le resistenze sia del mondo germanico sia di quello romano. Su gran parte del mondo germanico era riuscito all'inizio ad imporre una specie di protettorato con accordi e alleanze matrimoniali. Intanto si complicavano i rapporti anche con il mondo romano. Nel 526 morì Teodorico, e nel 535 l'imperatore bizantino Giustiniano dava inizio alla riconquista dell'Italia, nell'ambito di un più vasto progetto di riconquista dell'intero Occidente. Pretesto x la guerra greco gotica Ostrogoti contro bizantini (vincono i bizantini) nel 526 muore teodorico. Amalasunta (figlia di teodorico) fu allora reggente per conto del figli Atalarico. Assocerà al regno il cugino e marito teodato che la fece uccidere. E questo rappresentò il pretesto x la guerra greco gotica a giustiniano. 4.1 la guerra greco-gotica Giustiniano imperatore d'oriente, avviò nel 535 la riconquista dell'Italia inviandovi un esercito guidato dal generale Belisario. La prima fase della guerra si concluse nel 540 con la conquista di Ravenna e il ritiro oltre il Po dei Goti, i quali tentarono di staccare Belisario da Giustiniano, offrendogli la corona d'imperatore d'Occidente. Il progetto però non andò in porto e i Goti ripresero l'offensiva nel 542 sotto la guida del loro re Totila. I Bizantini, al comando del generale Narsete, uccisero il re Totila e sopraffecero qualche mese dopo anche il suo successore Teia, che tentò la sorte delle armi in una battaglia. La guerra però non finì con la morte di Teia. Nel 553-554 l'Italia veniva saccheggiata da schiere di Franchi e Alamanni, chiamati dai Goti in un disperato tentativo di ribaltare le sorti della guerra. Gli atti emanati da Teodorico e dai suoi successori furono considerati validi, mentre furono annullati quelli di Totila. Terre e greggi furono restituiti ai vecchi proprietari. L'italia fu divisa in distretti, nei quali l'amministrazione civile era affidata ad un iudex, e l'amministrazione militare a un dux, posti sotto l'autorità di Narsete, il quale rimase in Italia fino al 568, quando fu richiamato a Costantinopoli dal nuovo imperatore Giustino II. Nello stesso tempo si arrivò a richiedere il pagamento di tasse arretrate,che risalivano addirittura al tempo di Teodorico, e si riducevano le spese pubbliche, decurtando il salario ai soldati e la distribuzione di viveri ai poveri. Essi avevano però l'effetto sia di deprimere il morale delle scarse truppe, e sia di ingenerare nella popolazione nostalgia per il passato regime politico, creando così le premesse per il crollo del dominio bizantino in seguito all'invasione dei Longobardi. I FRANCHI 2.7 il regno dei Franchi [I franchi furono un insieme di tribù concentrate nel basso Reno fino a che Clodoveo non le unirà. Dopo la caduta dell'impero, la Gallia si divide: nord: tribù dei Franchi e verso il reno gli Alamanni sud: burgundi e visigoti centro: il regno di Siagrio] anche il Regno dei Franchi rischiò la stessa fine dei Visigoti, però esso ebbe la forza di fermare nel 732 l'espansione araba che stava tentando di stringere l'Europa da tutti i lati. I franchi però a differenza dei Visigoti non avevano sempre fatto parte di un organismo politico unitario e così a partire dal 482, furono inglobati nel dominio di Clodoveo, re dei franchi Salii e iniziatore della dinastia merovingia. Dopo aver eliminato nel 486 l'ultima presenza romana in Gallia, volse contro le altre popolazioni germaniche della Gallia, ponendole sotto la propria tutela o scacciandole dai loro territori, come avvenne con i Visigoti ai quali tolse l'Aquitania. Trovò un ostacolo soltanto nel re degli ostrogoti, Teodorico, il quale intervenne a difesa dei Visigoti e degli Alamanni e cercò di coordinare attorno a se tutti i gruppi minacciati dall'espansionismo franco. Ciononostante alla morte di Teodorico, Clodoveo controllava tutta la Gallia romana e anche una fascia di territori al di là del Reno. Alla base di questi successi c'era,oltre al dinamismo militare dei Franchi, la collaborazione con l'aristocrazia gallo-romana e con l'episcopato cattolico. Ne è prova la conversione di Clodoveo (grazie alla moglie) e dei capi franchi dal politeismo pagano al cattolicesimo. La conseguenza fu l'avvicinamento tra l'aristocrazia franca e quella gallo-romana nonchè fra i due popoli. (già alla fine del VII secolo il termine franco indicava l'uomo libero). Monarkia franca: la monarkia franca è dinastica e elettiva: dinastica xke il potere passa dal padre ai figli ed elettiva xke rimaneva un momento formale in cui il popolo in armi accoglie e riconosce il nuovo sovrano. Alla morte di Clodoveo il regno fu diviso in parti uguali tra i suoi 4 figli come se fosse stato un bene privato (Neustria, Austrasia, Aquitania, Borgogna). I LONGOBARDI 4.2 i LONGOBARDI e la rottura dell'unità politica dell'Italia I Longobardi erano un popolo germanico originario della Scandinavia che nel 568 giunse in Italia attraverso il Friuli, sotto la guida del re Alboino. I longobardi non avevano concordato con l'imperatore il loro spostamento, ne fu attuato il principio dell'hospitalitas, e così si presentavano come una vera dominazione straniera. L'esercito si articolava in gruppi di guerrieri appartenenti a famiglie sotto la guida dei loro duchi. Il corpo di spedizione che si spinse più a sud fu quello del duca Zottone, il quale nel 571 raggiunse Benevento penetrando negli Abruzzi. Queste conquiste però erano prive di continuità con il grosso dei territori longobardi, che erano concentrati in Piemonte, nel Friuli, nel Trentino e nella Toscana. Infatti i Bizantini riuscirono a mantenere il controllo di gran parte della Romagna, e per qualche tempo ancora Sicilia, Sardegna, Corsica e gran parte della Calabria. L'incompletezza della conquista non fu provocata solo dalla capacità di resistenza dei Bizantini. Vi contribuì anche lo spirito di autonomia dei duchi, i quali dopo la scomparsa di Alboino (572), e del suo successore Clefi (574), rinunciarono per ben dieci anni a darsi un nuovo re. È il periodo della cosiddetta anarchia militare (particolarismo ducale in cui i duchi governano autonomamente su un territorio) e durante qst xiodo la presenza dei longobardi si consolidò sempre più. Proprio l'Italia fu tra le regioni dell'Occidente quella che ebbe l'impatto più traumatico con il mondo germanico. Oggi comunque si tende a credere che gli sconvolgimenti della conquista siano stati grandi in aree a più forte insediamento longobardo, come ad esempio la Lombardia, l'unica regione italiana che abbia tratto il suo nome da un popolo germanico. A questo si aggiunge lo sconvolgimento sia delle circoscrizioni amministrative romane sia di quelle ecclesiastiche. A sconvolgere il regolare funzionamento dei vescovadi contribuì anche il fatto che i Longobardi, convertiti da poco dal politeismo al Cristianesimo ariano, mostravano di non avere alcun riguardo per la Chiesa cattolica e di non fare nessuna distinzione tra i patrimoni ecclesiastici e quelli dei privati. Inoltre i Longobardi ebbero come punti di riferimento proprio le città romane, scelsero in generale i siti abitati dai Romani e anche gli stessi cimiteri sorsero per lo più in siti già utilizzati dai Romani. (l'Italia è divisa in due: Italia Longobarda ---> controllo sull'Italia settentrionale, e italia Bizantina----> le isole, Liguria, Calabria...) Il 582 segna un momento particolare. Questo xkè il trono bizantino viene raggiunto dall'imperatore Maurizio ke punta alla conquista dei territori longobardi in Italia. I longobardi in qst situazione eleggono Autari ke crea una monarkia longobarda e si fece consegnare dai duchi longobardi metà delle loro terre. Per gestire i beni della corona furono creati dei funzionari: i Gastaldi e i Gasindi. Nel 590 dopo Autari, il potere passò nelle mani di Agilulfo. 4.4 La fine del regno longobardo il battesimo con il rito cattolico, nel 603, dell'erede al trono, Adaloaldo, non comportò però la conversione in massa dei Longobardi, a causa soprattutto della resistenza dei duchi, legati alle tradizioni nazionali. Per tutto il VII secolo così si alternarono re cattolici e re ariani. Tra questi i personaggi di maggiore spicco furono Rotari (636-652), duca di Brescia il quale nel 643 fece mettere per iscritto le antiche leggi longobarde (338 articoli scritti in latino) (editto di Rotari) con lo scopo di salvaguardare le leggi tradizionali del popolo longobardo e riprese con forza la guerra contro i bizantini, conquistando la Liguria, e Grimoaldo (663-671) il quale rese per la prima volta effettiva l'autorità del re sui territori longobardi dell'Italia meridionale. Il più grande dei re longobardi fu però il cattolico Liutprando (712-744). Con lui può dirsi completata: la conversione del suo popolo al Cattolicesimo il superamento della divisione etnica tra Longobardi e Romani attraverso l'inserimento dei Romani nella tradizione giuridica dei dominatori. Liutprando pensò che fosse giunto il momento di completare la conquista dell'Italia, giungendo fino alle porte di Roma, ma Papa Gregorio II gli andò incontro e lo convinse non solo a rinunciare alla conquista della città, ma anche a sgombrare le terre già conquistate dal ducato romano. Nel rinunciare però al castello di Sutri, presso Viterbo, Liutprando lo restituì non all'autorità bizantina, bensì alla Chiesa romana (728). Questa donazione segnava il riconoscimento della sovranità che il Papa esercitava su Roma. Il successore di Liutprando, Astolfo, con un editto del 750, prescrisse il tipo di armatura con cui i liberi del regno, fossero longobardi o romani, dovevano prestare il servizio militare, e ciò sulla base della loro ricchezza e non più dell'origine etnica. Inoltre la conversione al Cattolicesimo si era completata e i vescovi provenivano in gran parte dall'aristocrazia longobarda. Eppure nonostante questo in Italia non si realizzò quella convergenza tra potere ed episcopato. Ma quando non fu più possibile tenere a freno con le parole lo slancio espansionistico della monarchia longobarda, Desiderio, il successore di Astolfo, non esitò a provocarne il tracollo chiamando in Italia i Franchi, prima con Pipino il Breve (754-756) e poi con Carlo Magno (774). (vedi cap 8) GLI ARABI 5.2 L'Arabia prima di Maometto ARABI situata tra l'Africa e l'Asia, la penisola arabica è un grande tavolato desertico e in base alle notizie più antiche, che risalgono al 1000 a.C. e ci sono fornite dalla Bibbia: la parte centro-settentrionale della penisola era abitata da tribù di nomadi beduini (da badawi= abitanti del deserto) ke praticavano allevamento, praticavano razzie, e anche da tribù di sedentari fellahin ke erano soprattutto contadini. Arabia meridionale, popolata da stirpi di lingua diversa e con un livello più alto di civiltà, punto di incontro tra oceano indiano e mediterraneo. Qui infatti fiorirono tra il II e il I millennio a.C. vari regni, tra cui quello di Saba (attuale yemen) conquistato nel VII secolo a.C. dal popolo dei Himyariti che fecero dell'Arabia del sud uno stato ricco ke manteneva rapporti con Roma e Bisanzio. Sebbene in ritardo, anche nelle regioni dell'Arabia settentrionale sorserò importanti centri politici e culturali, come il regno dei Nabatei, e poi quello di Palmira. Con la scomparsa dei due regni però, l'Arabia conobbe un periodo di regresso sul piano politico e culturale. La grande maggioranza della popolazione era formata da Beduini e proprio a questa tribù spettavano decisioni di interesse comune. Alla guida di ogni tribù c'era un capo elettivo, assistito da un consiglio e da un giudice; ne potevano far parte tuttavia, ma su un piano di inferiorità, anche alleati e schiavi. La donna considerata un bene della famiglia, era ceduta al marito dietro pagamento di una dote e rimaneva nella nuova famiglia anche se restava vedova. Gli arabi delle regioni meridionali adoravano divinità, quelli del nord invece prestavano il loro culto sia a divinità varie sottomesse a una divinità suprema, Allah (il Dio), sia a una gran quantità di spiriti, rappresentati da alberi e pietre. I luoghi di culto erano meta di pellegrinaggio e nello stesso tempo punti di incontro e di scambi commerciali. In Arabia erano presenti però, sia in misura largamente minoritaria, anche l'Ebraismo e il Cristianesimo. Nel V secolo la Mecca divenne una delle maggiori città dell'Arabia grazie alla posizione geografica e alle capacità politiche dei capi della tribù dei Quraish. Questi,impadronitisi della città, ne fecero un centro commerciale e religioso, riunendo tutte le divinità degli Arabi nella Kaaba, santuario a forma di cubo, che si credeva costruito da Abramo per costruirvi la pietra nera portata dall'Arcangelo Gabriele (in realtà un meteorite) e che divenne ben presto luogo di pellegrinaggi. Proprio alla Mecca nacque Maometto tra il 569 e il 571. 5.3 Maometto e la nascita dell' Islam nato tra il 569 e il 571 e rimasto orfano in tenera età, fu allevato da uno zio e sposò una ricca vedova, raggiungendo così una posizione economica che gli consentì di dedicarsi alla riflessione religiosa. Nel 610, quando aveva poco più di 40 anni, gli apparve, mentre riposava in una grotta, l'Arcangelo Gabriele, per annunciargli di essere il profeta di Allah. Così nel 613 diede inizio alla sua predicazione. Il suo messaggio puntava a far riconoscere Allah come unico vero Dio e a far fare atto di sottomissione (islam) alla sua autorità, introducendo l'idea di un giudizio finale e il dovere di esercitare la solidarietà verso gli altri e verso i poveri. Maometto continuò la sua opera di proselitismo definendo il rituale della preghiera che il credente (muslim, da qui musulmano) doveva recitare rivolto verso Gerusalemme. Nel corso del 622 la sua posizione si fece insostenibile, così lasciò di nascosto La Mecca e raggiunse la città della famiglia materna, che cambiò il suo nome in Medina (la città del profeta). Questa fuga fu considerata dai suoi seguaci l'avvio di una nuova era, che venne fatta iniziare il primo giorno del mese dell'anno. Al suo arrivo a Medina, Maometto cercò di riunire attorno a se tutti gli abitanti della città, tra cui numerosi ebrei, incoraggiandone la conversione all'Islam, ma ebbe successo soltanto con gli Arabi politeisti. Gli Ebrei invece, si andarono allontanando da lui. Nel 624 Maometto decise di sostituire La Mecca a Gerusalemme come punto di orientamento per la preghiera. Contemporaneamente il profeta proclamava che l'unica vera fede era quella che Dio aveva rivelato attraverso di lui e istituì il digiuno nel mese di ramadan in ricordo della rivelazione. 5.4 Il Corano e i pilastri della fede islamica il pensiero di Maometto fu fissato nel libro sacro del Corano una ventina d'anni dopo la sua morte (632), per volontà del califfo Othman. La lingua adoperata fu quella dai poeti arabi. Gli elementi fondamentali contenuti nel Corano sono chiamati "pilastri della religione" e sono: 1. il primo pilastro è la doppia professione di fede: non c'è altro Dio che Allah, e Maometto è il suo inviato. La profezia di Maometto è la più perfetta, per cui il credente che abbandona l'Islam si macchia di una colpa gravissima. Di qui l'obbligo per il musulmano che sposa un'ebrea o una cristiana di educare i figli nella religione islamica, mentre la madre può conservare la propria fede. Un non musulmano invece non puà sposare invece una musulmana, senza essersi prima convertito all'Islam: divieto, questo, ancora oggi in vigore. Possono conservare la loro fede, sottoponendosi al pagamento di un'imposta e rinunciando ad ogni forma di proselitismo, se appartenenti a una religione monoteista rivelata in un libro sacro, come ad esempio la Bibbia. 2. Il secondo pilastro è la preghiera, per chiedere a Dio perdono e benedizione, che si recita in due modi, ma sempre con il viso rivolto verso la Mecca: in forma individuale 5 volte al giorno, e in forma comunitaria in una moschea il venerdi a mezzogiorno. La preghiera del venerdi, che è seguita dal sermone dell'iman, ha lo scopo di mantenere vivo tra i credenti lo spirito comunitario e di riaffermare la loro uguaglianza davanti a Dio. L'iman, che non è un sacerdote, ma un qualsiasi musulmano studioso di testi sacri, ha il compito di commentare i problemi del momento alla luce del Corano. 3. Il terzo pilastro è il ramadan: nell'intero mese consacrato alle pratiche di devozione, è proibito dall'alba al tramonto bere, mangiare, (oggi anche fumare), e avere rapporti sessuali. Il divieto non vale durante la notte. Il ramadan si conclude con una grande festa, la festa di rottura del digiuno. 4. Il quarto dovere fondamentale del credente è, a patto che ne abbia le possibilità materiali, il pellegrinaggio alla Mecca, almeno una volta nella vita. Esso è un atto di purificazione. 5. Il quinto pilastro è l'elemosina legale o di purificazione equivalente ad 1/10 del reddito. Oggi invece viene versata nelle casse delle moschee a titolo volontario. 6. A questi cinque pilastri, alcuni musulmani ne aggiungono un sesto, la guerra santa, indicando con essa non soltanto la guerra vera e propria per diffondere l'Islam nel mondo intero, ma anche la lotta che ogni credente deve condurre contro se stesso. Oltre al Corano (che non sapeva dare tutte le risposte a qualsiasi interrogativo) si fece ricorso anche alla sunna, (tradizione degli antenati) vale a dire alla tradizione relativa al comportamento tenuto da Maometto in alcune particolari circostanze. Questa tradizione era destinata a diventare una delle basi fondamentali del diritto musulmano. Da qui la differenza tra Sunniti (legati oltra al corano anke alla sunna) e sciiti (legati al Corano---> seguaci si Alì). (oggi gran parte di sciiti sono situati in Iran). 5.5 La comunità musulmana delle origini e il califfato elettivo Quando il profeta arrivò a Medina, si fece costruire una casa, che divenne anche luogo di preghiera, riuscendo a raccogliere intorno a sè una gran parte degli abitanti della città, a eccezione degli Ebrei, che successivamente, avendo mutato la loro diffidenza in aperta ostilità, furono cacciati via o sterminati. I quraishiti dopo aver tentato la sorte delle armi, dovettero prima accettare una tregua e consentire nel 629 a Maometto di fare il pellegrinaggio alla Kaaba,e poi avvicinarsi a lui, convertendosi all'Islam e aprendogli alla fine le porte della città. Da allora crebbe di continuo il numero delle tribù beduine che si convertirono o si allearono semplicemente, accettando di pagare un tributo. Lo stesso facevano le comunità cristiane, che potevano così continuare a praticare la loro religione sotto la protezione dei musulmani (dhimmi --- protetti). Quando nel 632 morì Maometto a Medina, insorsero contrasti tra i suoi seguaci per la designazione di un sostituto (califfo). Questi avrebbe dovuto reggere la comunità (umma) non sulla base di un suo ruolo profetico, ma secondo lo spirito di Maometto, non essendo concepibile l'esistenza di altri profeti dopo di lui. La scelta cadde su Abu Bakr, uno dei primi seguaci del profeta, nonchè suo suocero.. Alcune tribù beduine però non riconobbero la sua autorità abbandonando anche l'Islam. Il califfo reagì con energia, ristabilendo in meno di un anno il suo controllo su tutta la penisola arabica e lanciando già nel 633 le sue truppe in direzione dell'Iraq e l'anno dopo verso la Siria. La sua scomparsa nel 634 riaprì la spinosa questione della successione, che fu risolta ancora per qualche decennio attraverso l'elezione da parte della comunità musulmana di membri del ristretto gruppo dei parenti e dei primi compagni del profeta (periodo del califfato elettivo) (tra cui Omar e Othman e infine Alì). La tensione culminò in vera e propria rottura con l'ascesa al califfato di Alì, genero di Maometto, il quale sentendosi poco sicuro in Arabia, stabilì la sua sede a Kufa, nel basso Iraq, arrecando così un duro colpo alla Mecca e a Medina. Deposto sulla base di una sentenza che lo ritenne colpevole dell'assassinio del suo predecessore Othman, si mantenne in armi con i suoi seguaci,che furono detti sciiti (cioè il partito di Alì), contrapposto alla maggioranza dei musulmani ortodossi, detti sunniti (perchè si richiamavano al Corano e alla tradizione). La sua morte violenta nel 661 segnò, con la fine del califfato elettivo, anche l'avvio di una nuova fase storica,caratterizzata dal superamento del regime teocratico fondato sul Corano e sulla sunna,e dall'adozione di forme organizzative più complesse. (il posto di Alì venne preso dal governatore della Siria, Muawijia, ossia il primo esponente dl dinastia degli Ommayyade). 5.6 La prima fase dell'espansione islamica le lotte per la successione al Profeta avevano esaltato lo slancio espansivo della comunità musulmana. Il risultato fu che in poco più di vent'anni, l'impero persiano fu completamente spazzato via e quello bizantino amputato di gran parte dell'Africa del nord e della Siria. All'origine di questi strepitosi successi non ci furono però solo l'aggressività dei conquistatori,ma anche la debolezza di Persiani e Bizantini, al che si aggiungevano, nel caso dei Bizantini, i contrasti interni di natura religiosa e l'eccessiva pressione fiscale, per cui egiziani e siriani finirono con l'accogliere gli Arabi come liberatori. Rispetto ai musulmani arabi, i quali facevano parte delle tribù, i non arabi convertiti all'Islamismo (mawali) vennero a trovarsi su un piano di inferiorità, in quanto soggetti alla protezione di un capo tribù. Non potevano entrare nell'esercito quindi non partecipavano nè alla spartizione del bottino di guerra né all'assegnazione di terre. La situazione cambiò tuttavia agli inizi dell' VIII secolo, quando, per esigenze di carattere militare, fu consentito il reclutamento di mawali, pagati con regolare stipendio. I cristiani e gli ebrei, che costituivano la categoria dei dhimmi, conservavano la loro religione pagando oltre alla tassa speciale un'imposta ordinaria. Entrambe le tasse erano di entità non elevata. A capo di ogni provincia fu posto un governatore (emiro) assistito da un giudice e da un responsabile dell'apparato finanziario (diwan) che amministrava non solo gli introiti dei bottini di guerra, di cui 1/5 spettava allo stato e 4/5 ai combattenti, ma anche le entrate regolari. Il governo di territori così estesi e di un apparato amministrativo che si faceva sempre più complesso, comportava inevitabilmente il rafforzamento del ruolo del califfo. Questi tendeva a dare stabilità al suo potere, e quindi a trasmetterlo ereditariamente. Una forte spinta in questa direzione si registrò sotto il governo del terzo califfo elettivo, Othman, del clan degli Omayyadi, appoggiandosi ai membri del suo clan. 5.7 la ripresa dell'espansione islamica e la crisi della dinastia omayyade con Muawija si diede vita al califfato ereditario e la capitale veniva trasferita dalla Mecca a Damasco, in Siria, forse per esercitare una maggiore pressione sull'impero bizantino, rimasto l'avversario principale. (poi con gli Abbasidi verrà spostata a Bagdad). Ma gli omayyadi riuscirono ad esercitare una fortissima spinta espansiva in tutte le direzioni. ◦ Il primo obiettivo fu Costantinopoli, che fu attaccata per terra ma anche per mare. I ripetuti assedi alla città non riuscirono ad errecare un colpo decisivo ai Bizantini, che anzi passarono alla controffensiva, ditruggendo la flotta araba (677). valsero però a indebolirli, costringendoli a restare sulla difensiva, mentre gli Arabi cominciavano a correre il Mediterraneo orientale, e diventando poi i padroni incontrastati del Mediterraneo occidentale. ◦ Nello stesso tempo fu ripresa l'espansione in direzione dell'Africa settentrionale, che in meno di 50 anni fu interamente conquistata fino alla costa atlantica. Cartagine cadde nel 698 nonostante la resistenza dei Bizantini e dei Berberi, che dovettero piegarsi e convertirsi all'islamismo. ◦ Nel 711 gli arabi raggiunsero il promontorio ke fu kiamato Gibilterra, conquistarono la Spagna e poi passarono in Gallia ma qui furono sconfitti ◦ Sempre nell'VIII sec si diressero verso l'Asia e l'India dove la conversione fu abbastanza semplice. In Asia centrale xò più ke altrove, si rivelò difficile la convivenza dei nuovi convertiti con i dominatori arabi, ke concentravano nl loro mani la proprietà delle terre, x cui scoppiarono violente rivolte , destinate a rivelarsi fatali x la dinastia omayyade. 5.8 l'Avvento degli Abbasidi e l'apogeo della civiltà araba la situazione precipitò quando nel 747 si ebbe una rivolta da parte degli Abbasidi, che si ritenevano i legittimi successori di Maometto in quanto discendenti dallo zio alAbbas. Con l'appoggio degli sciiti si impadronirono del potere e uccisero l'ultimo califfo omayyade e la capitale fu spostata dalla Siria all'Iraq, dove al-Mansur, un abbaside, fondò nel 762 la nuova capitale Baghdad. Con gli abbasidi il califfo non venne + considerato sostituto di Maometto, ma rappresentante di Dio in terra, e quindi al di sopra dei comuni mortali. Il potere si concentra nelle mani di funzionari, in primis il Visir. Baghdad divenne un grande centro culturale, e si ebbe una grande fioritura sia nel campo delle lettere, delle scienze e delle arti e sia a livello economico ke riguarda non solo il mondo islamico ma anke l'Italia meridionale. Il principale settore produttivo era quello agricolo. 5.9 la rottura dell'unità islamica un mondo come quello arabo-musulmano, con il suo elevato livello culturale, la sua agricoltura,il suo commercio, aveva una superiorità skiacciante nei riguardi del mondo cristiano. Ma ciononostante rivelava al suo interno elementi di debolezza: innanzitutto l'aumento della ricchezza prodotto dalllo sviluppo del commercio e dalle guerre di conquista, avevano accentuato gli squilibri sociali all'interno del mondo musulmano. La concentrazione delle terre nelle mani di alti funzionari statali e capi militari facevano si ke queste categorie godessero di privilegi fiscali ai danni dei piccoli coltivatori. Lo sviluppo delle città era avvenuto a spese delle campagne, con la conseguenza ke queste si andavano spopolando e inoltre il mondo agricolo era alle prese con problemi drammatici come la mancanza d'acqua. Ma non furono questi gli squilibri a mettere in crisi l'impero abbaside. Fu piuttosto l'insorgere di fortissime spinte autonomistiche, alla base delle quali c'erano: non solo motivazioni di carattere etnico e religioso, ma anke ambizioni di governatori locali e rivalità all'interno della dinastia regnante. Queste spinte furono contenute nel primo secolo dell'era abbaside, ma in seguito divennero incontrollabili. Nel X sec le tensioni interne si accentuarono e il titolo di califfo fu rivendicato sia dalla dinastia dei Fatimiti sia dall'emiro di Cordova (ultimo omayyade ke era sfuggito al massacro oxato dagli Abbasidi e si rifugiò in Spagna. Tentativi di secessione si ebbero anke nella parte centrorientale dell'impero arabo ke era soggetta alla pressione dei turki. Ma ben presto i turki furono accolti nell'esercito diventando il sostegno + forte della dinastia degli abbasidi. Finkè nel 1258 Baghdad fu scossa dall'arrivo dei mongoli. L'ECONOMIA CURTENSE 6.5 L'organizzazione della curtis negli ultimi secoli dell'età romana in Europa occidentale si diffuse il sistema curtense, caratterizzato da una scarsissima circolazione monetaria. Il contadino in genere non era proprietario della terra ke coltivava e a volte neanke degli animali ke allevava e spesso non era proprietario nemmeno di se stesso, essendo di condizione servile. Divenne sempre piu evidente ke l'importante nn era tanto avere abbondanza di beni, quanto piuttosto di uomini, una "merce" ke il calo demografico rendeva sempre piu preziosa. Gli skiavi venivano dunque dotati di un Manso cioè di un pezzo di terra e di una casa x provvedere al loro mantenimento e a quello della famiglia. In cambio davano al padrone una parte del raccolto e un certo numero di giornate lavorative (2 o 3 alla settimana) chiamate corvees, oltre a prestazioni in natura in occasioni di festività. Gli skiavi rimasti nella casa del padrone venivano definiti prebendari (da prebenda cioè vitto a loro fornito). Il grande proprietario faceva concessioni anke a coltivatori di condizione libera, ai quali rikiedeva una quota minore di raccolt e un numero non alto di giornata lavorative (2 o 3 al mese). In questo modo si assicuravano la protezion di un potente.(il propriet dl curtis è indicato cm signore). Con curtis o villa ci riferiamo alla grande proprietà agricola del signore. Per ricostruire le caratteristiche della curtis possiamo riferirci ad importanti fonti, tra cui: il capitolare de villis, emanate da Carlo magno ovvero le leggi del periodo carolingio i polittici, ke sono degli inventari dei beni dei grandi monasteri quindi le caratteristike + importanti della curtis sono: la dispersione (essa è composta da appezzamenti di terra non necessariamente uniti varietà dell'estensione la curtis è una realtà in movimento (s'ingrandisce attraverso donazioni, acquisizioni..) la curtis si divide in: riserva padronale o pars dominica: la parte ke è gestita direttamente dal proprietario attraverso amministratori di sua fiducia massaricio o pars massaricia: la parte di terra data in concessione ai contadini ke potevano essere coloni liberi o di condizione servile. Una terza parte, composta da boschi, prati, stagni, terre incolte indispensabili x la sopravvivenza delle famiglie contadine. 6.6 il ruolo delle prestazioni d'opera i polittici piu antiki provengono dalla Francia settentrionale e risalgono agli inizi del IX sec. Il sistema curtense non era sempre autosufficiente x la sopravvivenza e priva di sbokki esterni in quanto si produceva quanto necessario e le eventuali eccedenze venivano trasportate nella residenza del signore x poi essere smistate. 6.7 le origini dei poteri signorili il signore aveva pieni poteri sui servi e pretendeva totale obbedienza. Nell'VIII sec risalgono i documenti relativi all'uso di mettere x iscritto ke lo skiavo riconosceva l'autorità del signore, in cambio della sua promessa di protezione e aiuto sia nel reperimento di mezzi di sussistenza e sia nei confronti di pericoli estrni. Questa è la pratica della commendatio termine latino ke indica l'affidarsi a qualkuno x averne protezione. Il mundio invece era la protezione su donne e bambini o ki ne aveva bisogno. 6.8 economia naturale ed economia monetaria la storiografia economica dei primi decenni del 900 ha fatto ricorso alla distinzione aristotelica tra economia naturale ed economia monetaria, in cui l'economia naturale è priva di commerci e quindi caratterizzata da una circolazione monetaria assai limitata. Il commercio infatti riguardava poki beni e di modesto valore, infatti venivano utilizzate solo le monete d'argento. Comunque nonostante il suo impoverimento, l'Europa era pur sempre in grado di trasportare in Oriente qualkosa, come legno, metalli, pelli, skiavi... è da precisare cmq, ke nn tutto l'Occidente era economicamente depresso. In Italia meridionale ad esempio il commercio con l'oriente non conobbe interruzioni. I CAROLINGI 7.1 L'ascesa dei Pipinidi franchi CAROLINGI il regno dei franchi conobbe dopo la morte di Clodoveo un progressivo indebolimento del potere e l'emergere di 4 organismi politici: Neustria, Austrasia, Aquitania, Borgogna, (paesi dl Gallia merovingia) in concorrenza tra di loro. La lotta x l'egemonia nel corso del VII sec venne restringendosi all'Austrasia e la Neustria (cui si era unita la Borgogna). I protagonisti furono non i sovrani dei due regni, ma i maestri di palazzo o maggiordomi. Nel corso della metà del VII sec si imposero i maggiordomi dell'Austrasia detti Pipinidi in qnt discendenti da Pipino di Landen. E fu proprio Pipino II di heristal che dal 687 al 714 prese il potere in Neustria, Austrasia e Borgogna, mentre l'Aquitania si configurava come una realtà indipendente. E così ai merovingi si sostituiscono i carolingi. Il successore di Pipino II fu il figlio Carlo Martello che rinsaldò il suo potere a Neustria, Austrasia e Borgogna e lo estese in Frisia (tra Olanda e Germania), Alemannia (germania), Turingia (Germania). Passò infine ad occuparsi dell'Aquitania nonostante il xicolo degli arabi, ma la vittoria ke egli riportò non valse a ricacciarli al di la dei Pirenei. Dopo la morte del re merovnigio Teodorico IV, Carlo Martello si comportò come un re, e alla sua morte nel 741 divise il regno ai suoi figli: Carlomanno (Austrasia, Alemannia, Turingia) Pipino il breve (Neustria, Borgogna, Provenza). I due fratelli non riuscirono però a portare avanti la strada intrapresa dal padre e ripristinarono la monarchia merovingia, elevando al trono un re fantasma Childerico III. Nello stesso tempo un monaco Bonifacio, si recò nel nord Europa x evangelizzare le popolazioni pagane che convocò una serie di concili volti a rafforzare il potere dei vescovi e combattere il paganesimo ma fu ucciso nel 754. cmq la sua oxa si rivelò importante x l'acquisizione di quelle regioni di dominio dei franchi. Nel 747 Carlomanno abdicava lasciando campo libero al fratello Pipino, che nel 751 si fece acclamare re dal monaco bonifacio e si fece ungere con l'olio santo. Questa unzione dava al suo potere un fondamento sacro. 7.2 le basi della potenza dei Pipinidi e le origini del feudalesimo le basi della potenza dei Pipinidi furono innanzitutto le loro capacità politiche e soprattutto l'aver capito l'importanza della clientela armata. La diffurione di nuove tecniche come quella della cavalleria corazzata richiedeva esercito ed equipaggiamento costoso. E i pipinidi potevano contare su cavalieri così equipaggiati poikè contavano di una larga base fondiaria. 7.3 la ripresa dell'espansionismo franco e la conquista dell'Italia Nel 754 Pipino si fece nuovamente consacrare insieme ai suoi due figli Carlomanno e Carlo dal pontefice Stefano II. Il pontefice gli attribuì il titolo di patrizio dei romani, cioè protettore della chiesa romana, titolo sul quale il papa fece immediatamente leva x kiedere un suo intervento in Italia contro Astolfo (Re longobardo). E così Pipino e il pontefice strinsero un accordo, il cosiddetto Promissio Carisiaca che prevedeva ke Pipino attaccasse i longobardi e che restituisse tutto ciò che avrebbe conquistato. Pipino scese in italia ben due volte, nel 755 infatti attaccò i Longobardi guidati dal nuovo sovrano Astolfo che rifugiandosi a Pavia si arrese e Pipino si impadronì di alcuni territori sottratti ai Bizantini (tra cui Ravenna) che cedette al papa. Ma bastò che Pipino lasciasse l'Italia perchè Astolfo riprendesse gli attacchi a Roma. Così l'anno successivo Pipino intraprese una nuova spedizione e sconfisse definitivamente il re Longobardo. Il successore di Astolfo, Desiderio tentò di portare avanti rapporti pacifici con i Franchi. E la pace durò x ben 15 anni, pace sancita anke grazie al matrimonio tra i figli di Pipino e le figlie di Desiderio. (Carlomanno + Gerberga) (Carlo + Ermengarda). Carlo detto poi Magno cioè grande, rimasto unico sovrano, ripudiò la moglie Ermengarda e scacciò la vedova del fratello coi figli, che si rifugiarono presso il re Desiderio. Allora il re minacciò Roma ma nel 773 Desiderio fu sconfitto da Carlo e prima lo rinchiuse a Pavia e poi lo portò con se in Francia. [Carlo magno comincia a mettere in atto un progetto espansionistico con la formazione di territori ke daranno origine alla nascita dell'imxo carolingio] 7.4 le altre conquiste di Carlo Magno - Carlo magno nel 778 tentò di cacciare i musulmani dalla Spagna, ma dopo aver conquistato Pamplona fu costretto a ritirarsi, per far fronte ad una rivolta dei Sassoni. Ritornò in Spagna nell' 801 ke si concluse dopo 12 anni con la creazione di un nuovo distretto di confine, la marca hispanica, con capitale Barcellona. - Tra la prima e la seconda spedizione in Spagna, Carlo magno tentò di imporre il cristianesimo con la forza contro la resistenza dei sassoni, i nobili finirono x piegarsi, convertendosi in massa, invece i contadini si mantennero ancora a lungo le armi, sotto la guida di Vitikindo. Ma nel 804, al termine delle operazioni belliche fu completata l'opera iniziata da Bonifacio. - Conquistò anche la Frisia che era stata evangelizzata da Bonifacio. (784) - incorporò nel sy regno ank Baviera,Carinzia e Austria (788) e fondò Aquisgrana(in Germania) Con queste annessioni il dominio di Carlo si estendeva su un territorio vastissimo comprendente l'Europa centrale, dalla Spagna al mare del nord, all'Italia centrale. (continuò a far uso dei titoli tradizionali:re dei franchi,re dei longobardi,patrizio dei romani) 7.5 L'incoronazione imperiale di Carlo Magno durante la notte di Natale dell'800 carlo magno fu incoronato imperatore dal papa Leone III xk: - il papa aveva obblighi nei confronti di Carlo, infatti questo l'aveva aiutato quando fu accusato di adulterio da esponenti della nobiltà romana e imprigionato nel monastero di sant'Erasmo - ad oriente l'imperatrice Irene occupava il trono di Costantinopoli, che si era impadronita della corona e aveva fatto accecare e imprigionare il figlio Costantino VI. Ma una donna non poteva essere regina, (al massimo reggente), quindi la kiesa potè considerare vacante il trono d'oriente. Con l'atto dell'incoronazione il papa riaffermava la supremazia religiosa della kiesa di Roma. L'800, anno di incoronazione di Carlo, rappresenta la nascita del *sacro romano impero* (Di nazionalità francese). Intensa fu l'attività legislativa di Carlo, come l'emanazione dei capitolari ke si riferivano al diritto pubblico e all'organizzazione ecclesiastica. Poi abbiamo altri capitolari x proteggere i piccoli proprietari terrieri: si cercò infatti di fissare i prezzi evitando ke i grandi proprietari acquistassero il grano in tempo di raccolto e lo rivendessero quando questo iniziava a scarseggiare, anke se cmq l'imperatore nn aveva sempre i mezzi x far rispettare le sue decisioni. 7.6 L'ordinamento pubblico carolingio L'ordinamento carolingio è caratterizzato da una stretta compenetrazione tra stato e chiesa, infatti gli ecclesiastici avevano dei poteri politici. Carlo magno non aveva i mezzi sufficienti x rendere omogenei i vasti territori soggetti al suo dominio. E rimasero in vigore anke gran parte delle leggi preesistenti. Carlo costituì dei regni dotati di larga autonomia ke affidò ai figli (come in Aquitania e in Italia), oppure costituì dei distretti*, (contee, marche e ducati) a capo dei quali pose dei funzionari pubblici. Contee: che erano dei distretti con a capo i conti Marche: erano zone di frontiera o di nuova conquista, dove era necessario un impegno militare, avevano una estensione ed erano affidati ai marchesi Ducati: grandi distretti, alcuni dei quali a carattere nazionale e con a capo i duchi Il risultato di tutto qst fu che nelle mani del funzionario pubblico veniva a concentrarsi un vasto patrimonio formato da terre ke egli deteneva a titoli diversi: alcune in quano beni di famiglia (allodi) altre come beneficio in quanto vassallo del re altre a titolo di compenso x la carica pubblica ke ricopriva. I conti venivano tenuti sotto controllo attraverso i vassi dominici (fedeli diretti del re). La residenza del sovrano veniva chiamata palatium, e tra i piu importanti funzionari di corte , che erano anke i piu stretti consiglieri dell'imperatore troviamo: l'arcicappellano preposto a tutti gli affari di natura ecclesiastica il cancelliere, ank'egli ecclesiastico capo del personale addetto alla redaz d diplomi e lettere il conte o conti palatini, responsabili dell'amministrazione della giustizia. Tra il personale di palazzo l'imperatore sceglieva solitamente anke i missi dominici cioè degli ispettori che visitavano una contea, marca o ducato x controllare l'operato sia degli ecclesiastici sia dei funzionari laici. La corte con tutti i funzionari, non aveva una sede fissa e questo assicurava un rapporto piu stretto con le realta locali, anke se i soggiorni divennero sempre piu lunghi ad Aquisgrana. 7.7 L'attività legislativa di Carlo Magno carlo cercò di dare un'omogeneità all'impero attraverso una intensa attività legislativa di cui erano espressione i capitolari, leggi formate da brevi articoli (capitula) emanate nel corso di annuali assemblee dette placiti. Questi riguardavano soprattutto il diritto pubblico e l'organizzazione ecclesiastica. Frequenti furono gli interventi in campo economico, si cercò infatti di fissare i prezzi evitando ke i grandi proprietari acquistassero il grano in tempo di raccolto e lo rivendessero quando questo iniziava a scarseggiare, realizzando notevoli guadagni. 8.1 Le difficoltà della successione imperiale Carlo Magno, restando fedele alla tradizione franca, nell'806 divise i suoi domini ai figli: al primogenito Carlo assegnò gran parte della Francia e le conquiste orientali a Ludovico il pio diede l'Aquitania (in Francia) a Pipino consegnò l'Italia e la Baviera (in Germania) ma rinviò in un secondo momento la designazione del successore al titolo imperiale. Ma la morte prematura di Carlo e Pipino fece si ke Ludovico nel 814 rimanesse unico erede e imperatore. Una delle sue prime preoccupazioni fu quella di risolvere il problema della successione imperiale. Nell'817 emanò dunque una costituzione (ordinatio imperi) con la quale proclamò l'indivisibilità dell'impero, ke veniva destinato al primogenito Lotario (andava il titolo di imperatore) Pipino acquistava l'Aquitania e il titolo di reges inferiore all'imperatore Ludovico (detto poi il germanico) acquistava la Baviera e il titolo d reges inferiore all'imxat. Lotario venne mandato in Italia e impose la constitutio romana con la quale si stabiliva ke il papa, eletto dal clero e dal popolo romano, avrebbe dovuto prestare giuramento di fedeltà all'imperatore prima di essere consacrato. Ma Ludovico il pio aveva un altro figlio, Carlo il calvo che rivendicò parte dell'impero. Alla morte del padre la situazione precipitò e si giunse allo scontro tra Lotario e i fratelli Ludovico il germanico e Carlo il Calvo, succeduto a Pipino nell'838. Lotario fu sconfitto e i due fratelli nell'842 a Strasburgo (Francia) con un patto solenne si promisero reciproco aiuto. Il trattato di Verdun, ke Lotario fu costretto ad accettare nel 843 sancì la definitiva divisione dell'impero: - a Carlo il calvo andò la parte occidentale (Neustria, Aquitania, Marca spagnola) - a Ludovico il germanico la parte orientale (Turingia, Sassonia, Baviera, Alemannia) - a Lotario la parte centrale (dall'Italia centro-settentrionale al mar del nord), conservando il titolo imperiale anke se al di fuori dei suoi domini non aveva nessun potere effettivo. L'imperatore Lotario muore nell'855 e gli successe il figlio Ludovico II, ke fu a lungo impegnato in Italia contro i Saraceni, ai quali tolse Bari. Alla sua morte, nell'876, lo zio Carlo il calvo si impossessò della corona imperiale. Egli non aveva eredi, quindi Carlo il grosso, figlio di Ludovico il germanico riunì nelle sue mani tutta l'eredità di Carlo magno, e così venne coronato il sogno della chiesa di vedere ripristinata l'unità imperiale. Ma ben presto Carlo il grosso, non mostrandosi all'altezza della situazione, fu costretto ad abdicare e a ritirarsi in un monastero (887). così il regno si divise in: Oddone re di Francia Berengario il regno d'Italia Arnolfo di Carinzia la parte orientale IL FEUDALESIMO il feudalesimo (8.7) tra il IX e il X sec l'Europa, che aveva conosciuto un momento di prosperità durante la nascita dell'impero carolingio (vedi cap 8), era presto ripiombata nelle difficoltà a causa della mancanza di un potere centrale, il tutto aggravato dalle incursioni degli ungari, normanni e saraceni. In questo contesto nacque dal basso la richiesta di nuove strutture di potere che andassero a colmare questi vuoti di potere. Il feudalesimo infatti si può definire una sorta di evoluzione delle strutture pubbliche che porta il consolidamento dei poteri dei vassalli, dei grandi funzionari e dei signori dei castelli. Il vassallo nel sistema feudale è colui ke si legava ad un signore ed erano detti vassalli maggiori quei feudatari ke dipendevano direttamente dal re o vassalli minori se dipendevano da quelli maggiori. Il re concedeva un feudo al vassallo in cambio dell'aiuto militare e se necessario anke dell'aiuto economico. Tutto ciò veniva concretizzato con la cerimonia di investitura. Durante questa cerimonia il vassallo si presentava con la testa scoxta e disarmato offrendo le sue mani al signore, giurando fedeltà e infine avveniva l'assegnazione del beneficio attraverso un segno simbolico che poteva essere una zolla di terra o un ramoscello. Il vassallo così diventava in un certo senso lo schiavo del signore. Il feudo era personale, indivisibile, revocabile e non ereditario. Diventerà ereditario nel 877, quando Carlo il calvo emanò il capitolare di Quierzy, un documento ke sanciva l'eredità dei grandi feudi concessi direttamente dal re ai vassalli. Esso stabiliva ke in caso di morte di un conte o di un vassallo con un figlio si sarebbe dovuto provvedere ad una amministrazione provvisoria della contea o del feudo. Per l'ereditarietà dei feudi piu piccoli concessi dai vassalli ai loro fedeli detti valvassori invece è necessario attendere fino al 1037 con il constitutio de feudis,emanato dall'imperatore Corrado II. Il vassallo oltre al beneficio godeva anke di altri privilegi, cioè immunità delle imposte e immunità giudiziaria. In origine l'elemento più importante era il vassallaggio, ossia la fedeltà ke il vassallo giurava di fornire al signore, e in cambio riceveva ospitalità in casa. In un secondo momento la fedeltà venne ricompensata con un feudo. In un terzo momento la fedeltà era proporzionale alla grandezza del feudo. Si arriverà addirittura alla pluralità degli omaggi* (vassallaggio multiplo) ossia si giura fedeltà a piu signori x ottenere piu feudi. Il problema nasceva se i signori entravano in conflitto tra loro, determinando la crisi del sistema feudale: in caso di conflitto il vassallo era obbligato a proteggere il signore ke gli aveva donato il feudo piu grande. La divisione amministrativa: * L'impero fu diviso in contee e marchesati (o marche) dove alla guida erano posti i conti e i marchesi, che avevano un potere militare superiore a quello dei conti e aveva il potere di amministrare la giustizia e di gestire i beni dello stato. I signori del castello: davanti alle possibili incursioni da parte di Ungari e saraceni, i sovrani carolingi si mostrarono deboli e così conti e vassalli dovettero difendere il territorio e la gente del luogo veniva accolta nei castelli ke solitamente erano posti in luoghi elevati e si vengono a formare diverse forme di signorie: signoria domestica (autorità del signore sui servi domestici) signoria fondiaria (autorità del signore su coloro ke risiedono nei fondi) signoria territoriale. Il signore del castello esercita autorità in tt il territorio ke è in grado di difendere e tutti i contadini sottoposti alla sua autorità prendono il nome di servi della gleba X sec (di ferro)il groviglio dei diritti signorili e l'evoluz dei rapporti vassallaticobeneficiari(8.7) i signori dei castelli si occupavano della difesa del territorio e dell'alta giustizia ossia di cause ke potevano comportare pene corporali mentre ai signori fondiari era affidata la bassa giustizia anke se nn sempre tutto fu accettato e funzionò. Il risultato fu una guerra di tutti contro tutti. La realtà era una forte frantumazione politica e gli unici organismi ke riuscirono ancora a mantenersi in piedi erano quei complessi feudali con poteri simili al re. OTTONE I 9.4 Ottone di Sassonia e la restaurazione dell'impero a differenza della Francia, in cui vi era stata una diffusa territorializzazione del potere, in Germania la situazione è alquanto diversa, alla fine del IX secolo infatti troviamo grandi ducati (Svevia, Baviera, Sassonia, Franconia e Lorena). In Germania si avvertiva il pericolo di nuove incursioni, quelle degli Ungari (o Magiari) che si erano insediati nella Pannonia e vi rimasero fino a quando furono sconfitti definitivamente nel 955 da Ottone I. Ma in questo cinquantennio costituirono un pericolo costante non solo per le regioni di confine, ma x tutta l'Europa, poikè erano dei cavalieri abilissimi e le loro incursioni erano rapidissime. Questo problema spinse i duchi ad eleggere un nuovo sovrano, Enrico I detto L'uccellatore, che con un forte esercito riesce nel 933 a sconfiggere gli Ungari. Questò fatto aumentò il prestigio della casa di Sassonia e così nel 936 fu eletto il figlio Ottone I di Sassonia. Ma fin da subito si creò uno scontro tra Ottone I e la grande feudalità, poichè egli voleva imporre l'autorità nei 5 ducati, ma si ebbe una rivolta da parte dei duchi, ai quali si era unito il fratello di Ottone, Enrico, e la rivolta fu stroncata nel 939, dopo che al fratello fu assegnata la Baviera. Politica di Ottone (il piano di Ottone); la situazione in Germania: Ottone voleva ricompattare l'intera Germania sostituendo ad un insieme di ducati un regno diviso in ducati, dove spiccava l'autorità di Ottone. Pensò così di raggiungere questo obiettivo sostituendo i duchi e i maggiori funzionari con i membri della sua famiglia. Ma il progetto fallì,poichè nel 954 il figlio Landolfo (duca di Svevia) e Corrado il rosso (duca di Lorena) si ribellarono. Allora Ottone I puntò alla gestione della contea, in cui però non mantenne la figura tradizionale del conte, ma affidò la contea ad un membro dell'aristocrazia ecclesiastica. Creò così una nuova figura, quella del vescovoconte. Questa scelta fu strategica poikè affidando la contea ad un vescovo, questi, non potendo avere figli doveva riconcedere la contea (invece se avesse affidato la contea ad un aristocratico sarebbe scattato il capitolare di Quierzy, emanato nell'877 da Carlo il calvo). La situazione in Italia Dopo la caduta dell'impero carolingio, si ha un periodo di anarchia militare. In Italia Berengario(II) teneva prigioniera Adelaide, moglie di Lotario e voleva sposare la regina per legittimizzare il suo potere. Ottone I però scende in Italia e sposa Adelaide, diventando re d'Italia e facendosi incoronare sovrano nel 951. ma nel 955 fu costretto ad abbandonare l'Italia affidandola a Berengario, che si dichiarò suo fedele vassallo, xkè in Germania ricompariva il problema degli Ungari. Ottone li sconfisse definitivamente. Nel 962 ritornò in Italia, poichè il pontefice Giovanni XII aveva informato Ottone dei disordini che la politica di Berengario aveva provocato e così oltra alla corona d'Italia ottenne anche quella imperiale. Infatti il papa lo incoronò imperatore e così rinasce il *sacro romano Impero di nazionalità tedesca*. (differenza tra impero carolingio e impero tedesco: differenza territoriale: la culla dell'impero carolingio era la Francia, la culla dell'impero tedesco è la Germania e l'Italia) nel 962 Ottone emana il privilegium Othonis che consisteva nell'obbligo del consenso imperiale nell'elezione dei pontefici). Prima infatti l'elezione del pontefice avveniva per approvazione del clero e del popolo di Roma e quindi Giovanni XII non gradì questo passo di Ottone e così il papa G. Fu deposto e Ottone nominò un antipapa, eleggendo il suo segretario come pontefice (Leone VIII) la situazione in Italia meridionale: Il problema maggiore è ancora in Italia, soprattutto l'Italia meridionale perchè sfuggiva al controllo di Ottone I ( in Sicilia vi sono gli arabi, in Italia meridionale i bizantini e il ducato di Benevento longobardo). Così decide di scendere in Italia meridionale x estendere la sua autorità. Prima però fece incoronare imperatore il figlio Ottone II (967983). in Italia, cerca di ottenere l'appoggio del ducato di Benevento e di fatto Pandolfo Capodiferro e il figlio Landolfo IV, principi longobardi di Benevento e Capua, si riconobbero suoi vassalli. Ma non ebbe la stessa fortuna coi bizantini e dopo un insuccesso decise di percorrere le vie diplomatiche inviando a Costantinopoli l'ambasciatore Liutprando di Cremona ma non concluse nulla. Allora inviò Giovanni Zimisce che riconobbe a Ottone il titolo imperiale e acconsentì alle nozze tra il figlio Ottone II e la principessa Teofane, che avrebbe dovuto portare in dote i territori bizantini dell'Italia meridionale. Il matrimonio ci fu ma nessuna dote venne consegnata. Ottone I muore nel 973 e Ottone II tenta di portare avanti il progetto del padre. Scende così in italia meridionale ma nel 982 fu sconfitto a Stilo in Calabria dai saraceni. Si preparò ad una nuova guerra ma l'anno dopo, a soli 28 anni morì, a causa di un'epidemia (malaria). Lasciava come erede il figlio di soli 3 anni Ottone III che fu eletto imperatore (il piccolo principe) sotto la tutela della madre reggente Teofane e dopo la sua morte nel 991, della nonna Adelaide. All'età di 16 anni (996) potè raccogliere l'eredità paterna. Nominò papa il cugino Brunone che prese il nome di Gregorio V e come successore Gerberto d'Aurillac (pronuncia oreak) che prese il nome di Silvestro II. Ottone III ebbe molti nemici, tra cui - l'aristocrazia tedesca x la scarsa considerazione da parte dell'imxatore dei problemi del paese - i grandi feudatari italiani non gradivano la presenza vicina dell'imperatore - per lo stesso motivo l'aristocrazia romana. Il risultato fu una rivolta da parte dei feudatari nel 999, e nel 1001 seguì una rivolta da parte dei romani e Ottone III fu costretto ad abbandonare la città. L'anno dopo moriva Ottone III, e non avendo eredi diretti si estingue la casa di Sassonia, (poi sostituita con la casa di Franconia > Enrico II) IL COMUNE 13.1 Dalla città antica alla città medievale Se in età imperiale le città romane inizialmente erano priva di cinta muraria, erano collegate con le campagne circostanti, il ceto dirigente era formato da grandi proprietari terrieri e le attività produttive e commerciali erano lasciate a stranieri, coloni e schiavi, pian piano nel corso dell' XI sec si assiste ad un risveglio della vita cittadina. La città (medievale) diventa non più solo centro di consumo ma anche centro di produzione e di scambi, la città è cinta di mura e il ceto dirigente era rappresentato da esponenti dei ceti produttivi. A reggere la città sono i conti, ai quali ben presto si affianca la figura del vescovo. A questo risveglio delle città coincide un aumento demografico (nuove possibilità di lavoro, generale sviluppo demografico in tutta Europa, servi raggiungevano le città x ottenere la libertà: uno statuto dell'epoca infatti diceva ke se un servo stava x un anno e un giorno in città senza essere rikiamato otteneva la libertà). 13.2 L'urbanesimo in italia meridionale (s) le città dell'Italia meridionale continuavano a commerciare con gli ambienti musulmani bizantini e ovviamente le città piu avvantaggiate erano quelle costiere (Campania, Puglia..) durante questo periodo si ebbe una crescita dell'industria tessile, delle costruzioni navali,soprattutto a Napoli. Amalfi invece commerciava con Costantinopoli e con i porti arabi. 13.3 Le città marinare dell'Italia centro-settentrionale: Venezia, Genova, Pisa la città medievale di Venezia si formò tra il VI e il VII sec in seguito all'invasione dei longobardi nel Veneto. Nel IX sec Venezia disponeva di una flotta da guerra e nell'867 bloccò a Taranto (Puglia) i saraceni. La posizione di forza di Venezia nel mediterraneo orientale fu sancita dalla bolla d'oro del 1082 attraverso la quale i veneziani ottennero dall'imperatore Alessio Comneno la piena libertà di commercio in tutte le città dell'impero in cambio dell'aiuto militare contro i Normanni. Le altre due città marinare, Pisa e Genova, mostravano invece di raggiungere il pieno dominio sul tirreno. Il loro primo obiettivo fu quello di cacciare i saraceni dal tirreno ai quali tolsero la Sardegna (1015) che passò sotto il controllo di Pisa. Il dominio delle tre città marinare cresceva sempre piu, e ben presto, nel corso dell'XI secolo, iniziò una spietata concorrenza. Nel XII sec Pisa sconfisse Amalfi e nel 1284 Genova sconfisse Pisa e potè concentrarsi sugli scontri con Venezia. 13.4 Vescovi e città a partire dal X sec, il vescovo assunse sempre piu funzioni pubblike. Ciò fu possibile xkè: il vescovo era espressione della città, dato che veniva eletto dal popolo e dal clero il vescovo si andava circondando sempre+ di vassalli e funzionari x le esigenze del governo la nobiltà terriera ritornava in città, dove la migliore qualità della vita offriva opportunità di rapporti economici e sociali. Pavia: assunse un ruolo importante sia in qualità di capitale del regno italico sia x la posizione geografica. Molto importante era via Romea, frequentata dai pellegrini diretti a Roma. Avevano subito una forte crescita anke Mantova e Cremona. 16.3 Le origini dei comuni in Italia il comune è una forma di governo locale che interessò in età medievale vaste aree dell'Europa occidentale ma che ebbe la sua origine in Italia centro settentrionale nell'XI sec. Con la rinascita delle città e la ripresa delle attività artigianali i nuovi ceti urbani si riunirono per liberarsi dai vincoli feudali e dall'autorità imperiale, creando una nuova realtà politica: i comuni. In Italia le comunità cittadine erano formate da mercanti, artigiani, da esponenti della piccola e media nobiltà dotata di beni fondiari. Spesso si trattava di feudi della chiesa. Le funzioni pubbliche non venivano svolte tutte dal vescovo, ma erano ripartite tra diversi soggetti politici, e quindi un quadro politicoistituzionale così frammentato si rivelò inadeguato a disciplinare le tensioni e i contrasti che sorgevano all'interno di comunità cittadine. La nascita di questo movimento comunale in Italia assume dei caratteri di originalità. I motivi sono vari, giuridici, economici, religiosi: - economici: perchè la stessa disposizione dell'Italia faceva si che l'Italia fosse naturale luogo di transito delle merci tra oriente e occidente - religiosi: perchè il vescovo scelse la città come sede delle sue diocesi - politici: perchè le città rappresentano i centri di amministrazione politica. La nascita fu favorita anche da altri elementi: - la lotta per le investiture poichè durante lo scontro tra chiesa e stato i comuni schieratisi ora con l'uno ora con l'altro godevano di privilegi (es cacciarono il vescovo simoniaco) -A Milano ad esempio nel XI sec i grandi vassalli della chiesa arcivescovile (capitanei) con l'aiuto dell'arcivescovo Ariberto si erano contrapposti ai piccoli feudatari (valvassores) che chiedevano l'ereditarietà dei loro feudi. E queste rivendicazioni furono accolte dall'imperatore Corrado II. (vedi 8.7). ben presto però capitanei e valvassores si unirono in milites contro il popolo che si era ribellato alle loro violenze. Ne nacquero scontri nelle piazze e nelle strade cosi l'arcivescovo e i milites lasciarono temporaneamente la città per tornare solo quando si giunse ad un equilibrio, anche se precario. Approfittando dell'indebolimento del potere vescovile le famiglie piu in vista diedero vita ad una associazione fondata per giuramento (coniuratio) con lo scopo di difendere i loro interessi. Ma non si sa se questa associazione fosse pubblica o privata. (molto probabilmente era pubblica). Contemporaneamente fu eletta una magistratura collegiale: il consolato, di cui la maggior parte erano capitanei o valvassores e solo una minima parte formata da cittadini (cives). 16.4 Il comune consolare gli organi di governo erano: - l'Arengo, ovvero l'assemblea dei cittadini riuniti per giuramento (coniuratio) che decidevano su problemi di interesse generale - collegio dei consoli, cui spettava il potere esecutivo. I consoli restavano in carica al massimo per un anno per evitare l'affermarsi di regimi di tipo personale. Inizialmente l'elezione dei consoli avveniva per acclamazione. Quando però nell'assemblea vennero ammessi tutti i capifamiglia della città la situazione si complicò e l'assemblea generale fu sostituita da 2 consigli: consiglio maggiore con potere deliberativo consiglio minore o consiglio degli anziani che affiancava i consoli (continua con 16.7) 16.7 Evoluzione sociale e istituzionale dei Comuni dopo la morte di Federico I il barbarossa nel 1190 e del figlio Enrico VI nel 1197 l'autorità imperiale conobbe un lungo periodo di crisi e i comuni ne approfittarono per consolidare le loro istituzioni. - Furono definiti i rapporti col vescovo, estromettendolo da ogni giurisdizione civile - la città fu dotata di edifici pubblici, lontani dalla cattedrale per sottolineare la laicità dei comunie l'autonomia rispetto al vescovo - fu redatto un codice di leggi (Statuti) avvalendosi dell'aiuto dei giudici ed esperti di diritto - coloro che detenevano fortezze e diritti signorili dovettero riconoscrsi vassalli del comune - i piu potenti o furono eliminati con la forza o si passò a stipuale con loro delle alleanze. Un efficace strumento per il controllo del territorio fu rappresentato dai borghi franchi, che erano insediamenti fortificati di nuova fondazione i cui abitanti godevano di agevolazioni fiscali e aiuti di vario genere. Ma la novità più significativa di questa seconda fase della vita dei comuni fu la sostituzione della "magistratura collegiale dei consoli" con il "podestà", si parla infatti di fase podestarile. Si trattava di un tecnico della politica e del diritto che si occupava di amministrare la giustizia, di far applicare le leggi, seguire le decisioni prese dai cittadini. Il podestà era affiancato da un iudex e un miles. La carica durava un anno. All'inizio era responsabile anche della difesa ma successivamente questa diventerà di competenza del capitano del popolo, una nuova magistratura che nascerà successivamente. LA RIFORMA DELLA CHIESA 14.1 La crisi dell'ordinamento ecclesiastico Nel X sec si ebbe un processo di decadenza morale e culturale della Chiesa. Le cause furono: lo stato proteggeva la Chiesa in cambio di appoggio politico (imxo domina sulla kiesa) feudalizzazione della chiesa: la Chiesa fu spostata dalla città alla campagna per essere controllata e gestita dai signori feudali dotati di ricchi patrimoni. La carriera ecclesiastica divenne alla portata di tutti, un lavoro come un altro. Questo portò ai cosiddetti mali della chiesa: - Simonia: acquisto delle cariche religiose - Concubinato: i chierici che non potevano sposare, spesso avevano rapporti con concubine e frequentemente anche figli illegittimi che non potevano aspirare all'eredità paterna, ma spesso ricevevano in concessione terre o chiese che poi affidavano a preti di loro scelta. - Decadenza culturale della chiesa: nn vi erano infatti+elementi formati x svolgere il loro compito. Questi problemi fecero scaturire l'esigenza di una riforma della chiesa: questa esigenza partì dal basso, cioè dal popolo. 14.2 Cluny e la riforma dei monasteri nel corso del X sec cominciarono a svilupparsi nuove forme di vita monastica e l'esperienza piu significativa fu quella del Monastero di Cluny, fondato nel 910 in Borgogna (Francia) dal duca Guglielmo d'aquitania (il duca donò i suoi beni x la costruzione del monastero e li donò alla Chiesa di Roma, cioè Pietro e Paolo) e dall'abate Bernone. Il duca quindì fondò il monachesimo clunyacense. Con cluny abbiamo il I esempio di ordine religioso. Qst xmise ai: monaci di Cluny o clunyacensi di essere immuni e nn dovevano rispondere delle loro azioni più monasteri sotto la guida di un solo abate, quello di Cluny, che reggeva le comunità locali attraverso dei priori (superiori di un monastero) il lavoro manuale, ke prima era affidato proprio ai monaci, fu affidato ai servi e coloni i monaci si dedicavano soprattutto a ricopiare i testi (monaci amanuensi) e a scrivere la storia dei santi (monaci agiografi) 14.6 il Papato alla testa del movimento riformatore nel frattempo a Roma si crearono due correnti di pensiero, che avevano come obiettivo quello di riformare la chiesa: schieramento rigorista: guidato da Umberto di Silvacandida, che mirava all'indipendenza dell chiesa dal potere imperiale e alla condanna della simonia e alla deposizione di tutti i vescovi simoniaci. Schieramento moderato: guidato da Pier Damiani, che riteneva impraticabili soluzioni di questo genere sostenendo che la validità del sacramento non dipende dalle qualità morali di chi lo amministra. PAPI RIFORMATORI (XI SECOLO) LEONE IX (1049-1054) Fu il 152° Papa della chiesa cattolica. Egli aveva indetto molti concili riformatori contro la simonia e il concubinato. Dovette affrontare molti problemi, tra cui: fermare la spinta dei normanni nell'Italia meridionale: si alleò infatti coi bizantini ma fu sconfitto nella battaglia di Civitate nel 1053 e venne imprigionato per un anno risolvere i rapporti con il patriarca di Costantinopoli, Michele Cerulario che aveva stabilito un patriarca a capo di ogni sede patriarcale (Roma, Costantinopoli, Gerusalemme, Alessandria, Antiochia) poikè leone IX voleva aumentare la supremazia del vescovo su tutta la cristianità. Il patriarca infatti mirava a sottomettere la chiesa di Roma a quella di Costantinopoli. Leone IX allora inviò dei suoi rappresentanti a Bisanzio (Costantinopoli) guidati dal cardinale della fazione rigorista Umberto di Silvacandida, un pessimo diplomatico. I risultati furono disastrosi e Michele Cerulario chiuse le chiese latine a Costantinopoli. Ciò nel 1054 determinerà lo scisma tra oriente e occidente. (quindi si separa la chiesa di Roma e quella di Costantinopoli. NICCOLO II (1059-1061) quando morì l'imperatore Enrico III venne eletto giovanissimo Enrico IV re di Germania. Molti vescovi approfittarono della minorità di Enrico IV. Tra questi Niccolo II che si fece eleggere papa non dal popolo, ma dai cardinali. Una prassi dunque inconsueta, tanto che nel 1059 convocò un concilio lateranense volto a trasformare in leggi il modo con cui era avvenuta la sua elezione: venne quindi emanato il canone conciliare: l'elezione del papa veniva ora affidata al collegio dei cardinali. Quindi il clero e il popolo avrebbero solo dovuto acclamare il nuovo papa. Fu anche proibito agli ecclesiastici di ricevere chiese dai laici. Nello stesso anno (1059) egli perfezionò anche l'intesa con i normanni dell'Italia meridionale, gia avviata da Leone IX arrivando a stipulare l'accordo di Melfi con il capo dei normanni Roberto il guiscardo. ALESSANDRO II (1061-1073) GREGORIO VII (1073-1085) nel 1073 il monaco Ildebrando di soana fu acclamato papa dal popolo. Egli voleva puntare alla massima autorità del papa all'interno della Chiesa su tutta la cristianità. La chiesa doveva quindi essere organizzata in una struttura piramidale con a capo il Papa. Ne scaturì una violenta spaccatura. Dalla parte dell'imperatore vennero a trovarsi i vescovi ostili alla riforma ed ecclesiastici, decisamente contrari alla concezione gregoriana del primato papale. Nel 1075 il pontefice emana il dictatus papae in cui rafforzava l'autorità assoluta della chiesa,attribuendosi la facoltà di deporre non solo i vescovi ma anche l'imperatore, attribuendo al papa sia il potere temporale che spirituale. È il primo papa teocratico (teocrazia= potere,governo di Dio). Nasceva quindi l'idea di una monarchia incentrata sul pontefice romano. Ovviamente questo scatenò opposizione da parte del sovrano di Germania Enrico IV ed una lunga lotta, passata alla storia come lotta per le investiture. Gregorio VII nel 1075 convocò un concilio in cui vietava ai laici di concedere l'investitura di vescovati. Enrico IV convocò a Worms nel 1076 un'assemblea di nobili ed ecclesiastici, la cosiddetta dieta di Worms, e, con il consenso dei vescovi tedeschi, fece scomunicare il papa. Gregorio VII allora non solo scomunicò i vescovi presenti alla dieta, ma scomunicò anche l'imperatore. Fu quindi convocata una dieta ad Augusta e Gregorio si mise in marcia x raggiungere la città tedesca e si fermò al castello di Canossa, ospite della contessa Matilde. Enrico così segretamente si presentò a Canossa per implorare l'assoluzione della scomunica. Il papa all'inizio si rifiutò di riceverlo,ma dopo che Enrico attese tre giorni a piedi nudi in mezzo alla neve, gli concesse il suo perdono. E così Enrico riprese l'iniziativa (di attaccare Roma) ma i principi tedeschi nel 1077 nella dieta di Forcheim elessero un nuovo re, Rodolfo di Svevia, che però non riuscì ad imporsi. Enrico IV nel 1080 convocò ben due concili: a Magonza (Germania) dove depose di nuovo Gregorio VII a Bressanone (Trentino) dove fece eleggere antipapa l'arcivescovo Guilberto di Ravenna, che prese il nome di Clemente III. Enrico così nel 1081 scese in Italia e si fece incoronare imperatore da Clemente III. VITTORE III URBANO II (1088-1099) egli fu un grande sostenitore di Gregorio VII ma cercò un + forte legame con l'ambiente vescovile, tale ke sia i vescovi dl Germania, sia quelli della Lombardia riconobbero l'autorità del papa di Roma, e abbandonarono l'antipapa Clemente III. Nel 1095 convocò 2 concili: a Piacenza, (Emilia Romagna) dove trattò il problema della riunificazione delle due chiese a Clermont-Ferrand (Francia) dove spinse i fedeli a recarsi in Terrasanta per purificare i loro peccati e per dare aiuto alla chiesa orientale, minacciata dagli infedeli. PASQUALE II (1099-1118) Il monaco Pasquale II fu il successore di Urbano II, e con lui il papato sembrò ritornare sotto il controllo del partito rigorista di ispirazione gregoriana. Si fece strada una proposta rivoluzionaria e cioè l'imperatore rinunciava alle investiture e vescovi e abati avrebbero dovuto rinunciare a beni e poteri ricevuti dallo stato, e in tal modo sarebbe stato possibile un rinnovamento della chiesa. Questa soluzione sembrò trovare il consenso anche del nuovo imperatore Enrico V i quali nel 1111 a Sutri (Lazio) trovarono un accordo (patto di Sutri) che però suscitò forti opposizioni. Così Pasquale II fu sconfessato in un concilio tenuto poki giorni dopo. Anche Enrico V nel 1116 fu scomunicato. 14.11 Alla ricerca di un compromesso. Il concordato di Worms si cercò di raggiungere un compromesso che consisteva in un accordo, per cui la nomina feudale spettava all'imperatore e conferita con il simbolo del potere politico: lo scettro; la nomina episcopale spettava al papa e sarebbe stata conferita mediante i simboli del potere spirituale, vale a dire l'anello e il pastorale. Questo fu possibile nel 1122 con il concordato di Worms stipulato dal nuovo pontefice Callisto II (11191124). questo compromesso rappresentò un successo per la chiesa. Gli abati infatti sarebbero stati eletti dai monaci e i vescovi dal clero. La figura del vescovo conte continuava ad esistere, ed egli doveva essere eletto vescovo dalla chiesa, e conte dall'imperatore. Quindi vennero separati i poteri della chiesa e dello stato. FEDERICO I 16.5 Federico Barbarossa e i comuni italiani FEDERICO I imperatore germanico Alla sua morte, Enrico V, designò come suo successore un esponente della casata Sveva, ma i principi tedeschi elessero Lotario di Supplimburgo, esponente della casa di Baviera. Alla sua morte, i principi tedeschi rifiutarono l'elezione del genero di Lotario, Enrico di Baviera, ed elessero Corrado III della casa di Svevia. Così all'interno della grande nobiltà tedesca si vennero delinearsi due schieramenti: ghibellini (esponenti della casata sveva) guelfi (esponenti della casa di Baviera). La situazione cambiò nel 1152 quando i principi tedeschi elessero come re di Germania Federico di Svevia, guelfo di madre e ghibellino di padre. L'anno successivo convocò una dieta di Costanza ed enunciò il suo programma: potere politico e spirituale dovevano collaborare su un piano di parità voleva riconquistare il potere sulla chiesa tedesca voleva far raggiungere alla chiesa grande prestigio ed in cambio essere incoronato imperatore a Roma rafforzare il potere del sovrano. Allora Federico I scende in Italia con lo scopo di: - divenire imperatore di Roma - dare una dimostrazione di forza al papa, ai comuni e al sovrano normanno in Italia. Nel 1154 il Barbarossa era in Lombardia e convocò una dieta a Roncaglia (Lombardia). Qui Federico rifiutò l'offerta da parte degli ambasciatori di Milano di una gran somma di denaro in cambio del riconoscimento dei diritti regi e distrusse Tortona, alleata dei milanesi. Si diresse quindi verso Roma, dove trovò una presenza scomoda: Arnaldo da Brescia, capo del regime comunale che contestava il potere temporale dei papi e così catturò Arnaldo e lo consegnò al papa e così fu incoronato imperatore. 16.6 Dalla rottura con il papato alla pace di Costanza nel 1157 si verifica una rottura tra papato ed impero, poichè Federico ribadisce il controllo sulla chiesa tedesca annullando ciò che era stato stabilito dal concordato di Worms. Nel 1158 convocò una seconda dieta a Roncaglia. Qui elencò grazie all'aiuto di alcuni giuristi i diritti regi e vennero inseriti nella costituzione delle regalie (constitutio de regalibus) che fu emanata dall'imperatore. Essa comprendeva il diritto di nominare magistrati, imporre tasse, riscuotere multe. Emanò anche una costituzione sulla pace (constitutio pacis) con la quale proibì leghe tra le città e proibì guerre private. Si occupò anche dei distretti pubblici (contee, marche e ducati) di cui rivendicò la dipendenza dal potere regio. I proprietari potevano continuare a detenerli ma solo con il beneplacito dell'imperatore. Il Barbarossa tentò di imporre nei comuni che andava al di là di ciò che era stato stabilito dal concordato di Worms. E così man mano crebbe sempre più un movimento d'opposizione di cui facevano parte non solo numerosi comuni lombardi e veneti, ma anche il pontefice Alessandro III (1159-1181). La reazione dell'imperatore fu assai dura e Alessandro III fu costretto a fuggire in Francia e nel 1162 Milano fu rasa al suolo. Nel 1164 i comuni del veneto crearono la lega veronese e poco più tardi la lega cremonese. Dalla loro fusione nacque la Societas Lombardiae, vale a dire la Lega Lombarda. Ad essa si collegò Alessandro III, in onore dei quali i comuni chiamarono Alessandria la città costruita in posizione strategica. E proprio contro Alessandria il barbarossa concentrò i suoi sforzi, ma senza successo. E così decise di interrompere l'assedio e di ritornare in Germania, ma durante il viaggio fu investito dall'esercito della lega e fu sconfitto a Legnano (Lombardia) nel 1176. Allora l'imperatore puntò su una soluzione di tipo diplomatico e così giunse ad un accordo con il pontefice Alessandro: l'imperatore prometteva di: ◦ abbandonare l'antipapa Vittore IV ◦ restituire alla chiesa di Roma i territori di cui si era impadronito. A sua volta Alessandro III: avrebbe dovuto fare da mediatore con i comuni (ma i comuni rifiutarono la mediazione) avrebbe dovuto convalidare tutti gli atti di natura ecclesiastica compiuti in Germania durante lo scisma. Ma si giunse soltanto ad una stipula di una tregua di sei anni, che consentì all'imperatore di dedicarsi finalmente ai problemi della Germania. Sei anni dopo quindi, nel 1183, si raggiunse alla pace di Costanza, con la quale si stabiliva che: i poteri pubblici derivavano dall'imperatore riconosceva autonomia ai comuni, ma non indipendenza i comuni dovevano pagare dei tributi ogni anno i consoli venivano eletti dai cittadini, ma ogni 5 anni dovevano ricevere un'investitura formale dell'imperatore. I NORMANNI IN ITALIA MERIDIONALE 17.2 i normanni in Italia meridionale i Normanni erano uomini del nord provenienti soprattutto dall'area scandinava. Nel corso dell' XI sec un gruppo di cavalieri normanni si spinsero in Italia meridionale. Ma i normanni in Italia meridionale non giunsero come un esercito di conquistatori, ma a piccoli gruppi. I motivi furono diversi: motivi di ordine politico, desiderio di avventura, ma soprattutto Forte crescita demografica delle famiglie nobili. Il loro insediamento in Italia meridionale fu facilitato dalla situazione politica che trovarono al loro arrivo: il territorio della Campania era diviso in principati longobardi di Benevento, Salerno e Capua e nei ducati di Gaeta, Napoli, Sorrento e Amalfi. Puglia, Basilicata e Calabria erano sotto l'autorità bizantina la Sicilia era in mano agli Arabi, quindi sotto il dominio musulmano. Nella seconda metà del X sec il principe di Capua, Pandolfo I Capodiferro, cercò di riaggregare i territori longobardi. Ma questa costruzione non sopravvisse dopo la sua morte. Agli inizi del nuovo millennio così era Salerno ad avviarsi a conquistare una posizione di predominio,imponendosi con Guaimario IV che si impose su Amalfi, Sorrento e Gaeta grazie ai normanni. Tra i capi dei vari gruppi il primo ad emergere fu Drengot che aiutò il duca di napoli contro il principe di Capua, divenendo in cambio Conte di Aversa (I contea normanna). Capua (Campania) fu invece conquistata da Riccardo Quarrel. Tra i normanni impegnati nella lotta contro i bizantini in Puglia emersero i fratelli Altavilla: Guglielmo braccio di ferro Unfredo Roberto detto il guiscardo (cioè l'astuto). Leone IX fu il promotore di una coalizione antinormanna poichè da tempo prestava attenzione all'Italia meridionale per sottrarla al patriarca di Costantinopoli e la presenza dei normanni era divenuta pericolosa. Ma nel 1053 nella battaglia di Civitate, in puglia, la coalizione antinormanna venne sconfitta e il papa fu fatto prigioniero per un anno. Nel 1059 gi giunse all'accordo di Melfi tra Roberto il guiscardo e il nuovo pontefice Niccolo II. Roberto e Riccardo giurarono fedeltà al papa ottenendo in cambio: Roberto ---> il titolo di duca di Puglia, Riccardo ---> il titolo di principe di Capua. Roberto avviò anche la conquista della sicilia musulmana che affidò al fratello minore Ruggero col titolo di conte. Ruggero successivamente verrà soprannominato il gran conte. La sicilia non era in mano al pontefice, ma agli arabi ma Niccolo II agiva secondo il documento che riguardava la donazione di Costantino, secondo cui l'Italia e le isole erano gestite dal pontefice. Ruggero il gran conte era impegnato alla conquista della Sicilia che era suddivisa in: val di noto (sud) val di mazzara (palermo) val demone (messina) la conquista fu facilitata dal fatto che la Sicilia era divisa in emirati e si verificarono delle lotte tra i vari emiri che crearono debolezza. La conquista della Sicilia si chiuse nel 1091, quando cadde taormina. Intanto Roberto riuscì ad imporre il suo dominio su Bari, Amalfi e Salerno. Dovette però affrontare il tentativo di conquista di alcuni duchi spinti dai bizantini per indebolire i normanni. Nel 1081 provò a conquistare Costantinopoli (l'impero bizantino) ma dovette ritornare in Italia a causa di una rivolta dei duchi in Puglia e anche per difendere i suoi domini dall'imperatore Enrico IV che voleva assediare Roma. Ripartì per l'oriente ma morì durante il viaggio (1085). i suoi successori Ruggero Borsa (1089-1111) e Guglielmo (1114-1127) si trovarono in una situazione di grave debolezza ma la situazione cambiò grazie al figlio del gran conte, Ruggero II. Alla morte del nipote Guglielmo rivendicò il titolo di duca di Puglia e calabria e contrastò gli attacchi del papa Onorio II, e nel 1130 approfittando della crisi scoppiata all'interno della chiesa dopo la morte del pontefice, riuscì a farsi incoronare re di Sicilia dall'antipapa Anacleto II. Nacque così la monarchia normanna e nasceva il regno di Sicilia, destinato a durare fino al 1860. 17.3 i caratteri del regno di Sicilia Ruggero II e i suoi successori Guglielmo I (1154-1166) e Guglielmo II (1166-1189) dotarono il loro regno di una efficiente amministrazione, con uffici centrali presso la corte di Palermo,l'unità amministrativa fu rappresentata dal giustizierato con a capo il giustiziere al quale apparteneva la giurisdizione penale e feudale. LE CROCIATE 17.4 le origini delle crociate LE CROCIATE I normanni dell'italia meridionale alla fine del secolo XI furono anche i protagonisti di uno degli eventi piu significativi dell'età medievale, le crociate. Nel 1095 il papa Urbano II aveva convocato il concilio di Clermont-Ferrand (Francia) dove spinse i fedeli a recarsi in Terrasanta per purificare i loro peccati e per dare aiuto alla chiesa orientale, minacciata dagli infedeli. Quando infatti parliamo di crociate intendiamo proprio quegli attacchi in Terrasanta per liberarla dagli infedeli. [ I crociata --- 1096-1099 Urbano II II crociata --- 1147-1149 Bernando di Chiaravalle III crociata --- 1189-1192 Saladino IV crociata --- 1202-1204 Innocenzo III ] tra le cause delle crociate: cause sociali: aumento demografico, e quindi grande disponibilità di combattenti cause militari: debolezza militare di Bisanzio cause economiche: gran numero di zone fertili in oriente e quindi probabilità di fare fortuna cause psicologiche: la crociata fu vista infatti cm strumento x la purificaz dei propri peccati consapevolezza della forza della grande feudalità tedesca e francese. Prima ancora che la chiesa organizzasse la prima crociata, Pietro l'eremita nel 1095 promosse la crociata dei poveri o dei pezzenti. Si trattava di poveri contadini male equipaggiati che si misero in viaggio verso l'oriente e portarono avanti saccheggi e stragi di ebrei ma furono fermati dai turchi. Tra i pochi che riuscirono a salvarsi attesero a Costantinopoli l'arrivo della crociata ufficiale. I crociata --- 1096-1099 iniziò nel 1096 su pressione di papa Urbano II preoccupato per quelle partenze di pellegrini fanatici che si sottraevano a qualsiasi potere politico e ecclesiastico e minacciavano di sconvolgere l'ordine sociale. All'appello del papa risposero gruppi francesi, tedeschi ma soprattutto normanni. Tra questi gruppi dunque: - Goffredo di Buglione (duca della bassa Lorena) eletto capo dell'esercito crociato - Boemondo d'altavilla (principe di Taranto e figlio di Roberto il guiscardo) - Roberto (duca di Normandia)... E altri... i contingenti si mossero chi per mare, chi per terra, con un unica meta: Costantinopoli. Le difficoltà furono tante: la stagione estiva non era la più propizia per i cavalieri armati in maniera inadeguata la forza del nemico, in quanto i cavalieri erano preceduti da arcieri odi e rivalità tra questi gruppi. Ma nonostante ciò, il 15 luglio 1099 dopo 5 settimane di assedio, fu conquistata Gerusalemme,che fu accompagnata dal massacro quasi totale della popolazione musulmana ed ebraica. Questo periodo è noto come il periodo buio per la cristianità. Il regno di Gerusalemme fu assegnato a Goffredo di Buglione che in segno di umiltà assunse il titolo di avvocato del santo sepolcro, ma morì l'anno successivo e gli successe il fratello Baldovino, che assunse il titolo di re. Nel frattempo si erano create altre sezioni: la contea di Edessa, il principato di Antiochia. Si venne a delinearsi una mancata coesione e questo fu un elemento a vantaggio dei turchi che portavano dei continui attacchi. II crociata --- 1147-1149 la riscossa dei musulmani La situazione di debolezza emerse nel XII secolo grazie all'emiro Zinki che fu in grado di esercitare una forte pressione sugli stati crociati tra cui Edessa che cadde nel 1144 e arrivata la notizia in occidente si diede inizio alla seconda crociata. Essa fu organizzata da Bernando di Chiaravalle. A guidare i vari contingenti furono i grandi sovrani Corrado III (imperatore tedesco), Luigi VII (re di Francia), Ruggero II (re di Sicilia). Ma l'iniziativa fu un vero fallimento poichè ognuno dei tre sovrani perseguiva obiettivi propri. III crociata --- 1189-1192 Qualche decennio dopo, nel 1187, un curdo noto in occidente come il saladino sconfisse i franchi e entrò trionfante a Gerusalemme. Questa volta scesero in campo: l'imperatore Federico Barbarossa Riccardo cuor di Leone (re d'Inghilterra) Filippo Augusto (re di Francia). Ma anche questa volta i risultati furono assai scarsi. Il barbarossa perse la vita nel 1190, gli altri due sovrani continuarono con l'impresa solo tardivamente a causa di motivi interni, infatti in Francia era morta la regina, cioè la moglie di Filippo II Augusto, e riccardo non partì subito. Riccardo riuscì a recuperare San Giovanni d'Acri (in Israele, terra santa) e a strappare ai bizantini l'isola di Cipro. Gerusalemme invece, rimase in mano ai musulmani. Nel frattempo morto Federico I, il trono imperiale andò al figlio Enrico VI che rapì Riccardo. Dopo la morte di Saladino, il suo impero si era frantumato e i regni erano in lotta tra loro. Di ciò, in occidente, era consapevole Innocenzo III, promotore della IV crociata con lo scopo di recuperare Gerusalemme e di ricondurre la Chiesa d'oriente sotto la sovranità pontificia. IV crociata --- 1202-1204 Dopo la morte di Saladino, il suo impero si era frantumato e i regni erano in lotta tra loro. Di ciò, in occidente, era consapevole Innocenzo III, promotore della IV crociata con lo scopo di recuperare Gerusalemme e di ricondurre la Chiesa d'oriente sotto la sovranità pontificia. I crociati si radunarono a Venezia nel 1202 per raggiungere l'oriente via mare. Ma mancavano i mezzi finanziari, così il doge Enrico Dandolo offrì il trasporto gratuito delle truppe in cambio di un aiuto militare. Voleva infatti fare scalo Zara per aiutare i veneziani a riprendere possesso della città, che era passata sotto il re d'Ungheria. Il doge dopo la tappa a Zara convinse i capi crociati a puntare direttamente sulla conquista di Costantinopoli. Un pretendente al trono imperiale, Alessio, promise lauti compensi in cambio di aiuto contro lo zio che aveva usurpato i suoi diritti. Nel 1203 i crociati, accettate le proposte di Alessio, si impadronirono di Costantinopoli e misero sul trono Alessio IV. Egli però non fu in grado di ricompensare i crociati ed essi allora si autoricompensarono: saccheggiarono la città e crearono l'impero latino d'oriente sotto la regia di Dandolo (si scioglierà nel 1261). L'impero bizantino venne cioè spartito tra i crociati. FEDERICO II 18.1 Innocenzo III e l'apogeo del papato (1198-1216) Federico II era figlio di Enrico VI (figlio di Federico il barbarossa) e Costanza d'altavilla (figlia di Ruggero II il normanno). Alla morte dei genitori, Federico, che aveva appena 4 anni, fu affidato ad Innocenzo III, per far si che venissero tutelati i suoi diritti. Federico avrebbe dovuto ottenere l'impero per parte del padre, e il regno di Sicilia per parte della madre. Ma il papa volle mantenere separate le due corone. Infatti quando nel 1208, all'età di 14 anni uscì di minorità, il papa gli fece conferire la corona di Sicilia. Tra i pretendenti alla successione di Enrico VI vi erano Ottone di Brunswick, figlio di Enrico il leone Filippo di Svevia, fratello di Enrico VI. La scelta del papa cadde su Ottone e così nel 1209 a Roma Ottone ottenne la corona imperiale. Ma l'intesa con il nuovo imperatore durò poco poichè non rispettò le direttive papali e puntò ad impadronirsi del regno di Sicilia. Così Ottone venne scomunicato e nel 1210 la corona imperiale tedesca fu assegnata al giovane Federico II. 18.5 La ripresa dell'iniziativa imperiale e la restaurazione del potere regio nel regno di Sicilia nel 1212 Federico II lascia il regno di Sicilia alla moglie Costanza d'Aragona e si dirige in Germania ottenendo la corona di re di Germania ma in cambio dovette emanare la bolla d'oro di Eger (in Boemia) dove rinunciò ai diritti stabiliti dal concordato di Worms del 1122 riguardo le elezioni dei vescovi e abati promettendo di mantenere la separazione tra impero e regno di Sicilia. Nel 1214 si ebbe lo scontro a Bouvines (leggi buvin) (Belgio) tra Ottone (re d'Inghilterra) e Federico II (re di Francia) e Ottone fu sconfitto. Muore nel 1218. Federico nel 1220 torna in Italia dove nel frattempo era morto il papa Innocenzo III e ottenne dal nuovo papa Onorio III la corona imperiale e quindi l'unione delle due corone. Egli si trasferì nel mezzogiorno e cercò di migliorare le condizioni economiche del regno, facilitando gli scambi, costruendo ponti e nel 1224 a Napoli fonda la prima università statale del mondo occidentale. Egli cercò di imporre la sua autorità anche sui comuni dell'Italia settentrionale, convocò infatti una dieta a Cremona nel 1226 in cui si sarebbe dovuta ridiscutere sulla pace di Costanza e sulla preparazione della crociata. Le città lombarde, preoccupate, chiesero aiuto al pontefice in collera per i continui rinvii della partenza di Federico per la crociata. L'imperatore non si sentiva ancora forte militarmente e annullò la dieta e ritornò al sud. 18.6 La crociata di Federico II e il conflitto con il papato nel 1227 morì il papa Onorio III e gli successe Gregorio IX (1227-1241) che costrinse Federico a partire per la crociata verso la Terrasanta. Federico capì che questa volta non poteva sottrarsi all'impegno e radunò i crociati a Brindisi (Puglia) ma scoppiò un'epidemia che fece molte vittime e lo stesso Federico ne fu colpito e dovette tornare indietro per curarsi ma il papa non credette alla sua malattia e nel 1227 lo scomunicò. Appena guarito Federico nonostante la scomunica riprese i preparativi della crociata e l'anno dopo partì di nuovo sbarcando ad Acri, in terrasanta, stipulando un accordo con il sultano Kamil. A Federico andò Gerusalemme,Betlemme, Nazareth mentre ai turchi andarono alcune parti di Gerusalemme. Ma questo non era bastato per placare l'ira del papa Gregorio IX e in Italia l'imperatore dovette fronteggiare una crociata bandita contro di lui dal pontefice. Respinto l'esercito crociato Federico raggiunse un compromesso con Gregorio IX e l'imperatore fu prosciolto dalla scomunica (pace di Ceprano (Lazio) 1230). Federico dovette rinunciare all'elezione dei vescovi, dovette concedere immunità fiscale e giudiziaria al clero meridionale. Nel 1231 emanò le costituzioni di Melfi. Con esse il regno fu dotato di un codice organico di leggi sottolinando che i poteri derivavano dall'imperatore e creò un potente apparato burocratico con funzionari preparati. Anche in Germania promulgò un important codice di leggi: la costituzione della pace imperiale (1235). 18.7 la scomunica di Federico II e la nuova crisi del potere imperiale CONTRO I COMUNI La lotta contro i comuni riprese nel 1238 quando, l'imperatore tornato dalla Germania con un forte esercito, sconfisse la lega lombarda a Cortenuova (Lombardia) ma commise l'errore di imporre condizioni di pace troppo dure, i comuni così decisero di attaccare Federico con l'appoggio del pontefice Gregorio IX. Egli portò avanti una attività diplomatica per coalizzare i nemici di federico. Nel 1239 scomunicò per la seconda volta Federico, sciogliendo i suoi sudditi dal giuramento di fedeltà. Dopo gregorio IX divenne papa Innocenzo IV (1243-1254) che nel 1245 convocò un concilio a Lione dove Federico fu deposto dalla corona imperiale. Molti comuni del nord abbandonavano il partito ghibellino (schieramento filoimperiale) e passavano in quello guelfo, che faceva capo al papa. Nel 1250 morì Federico e lascia i suoi figli Ezio, Corrado e Manfredi. Nel 1254 morì anche il figlio Corrado IV e il trono imperiale rimase vacante fino al 1273, quando fu eletto imperatore il debole Rodolfo d'Asburgo. In Sicilia invece continuò l'opera di Federico II il figlio Manfredi che, diffusa la falsa notizia della morte di Corradino figlio di Corrado IV, si fece incoronare re a Palermo. Manfredi quindi fu accusato di essere illegittimo re di Sicilia e così il papa Urbano IV spinse Carlo d'Angiò a dirigersi in Italia. Manfredi così morì combattendo a Benevento nel 1266 contro Carlo d'Angiò,fratello di Luigi IX di Francia. La morte di Manfredi segna la fine della dinastia sveva e la conquista del regno da parte di Carlo d'Angiò, e quindi l'inizio della dinastia angioina. Questo cambio di dinastia al vertice del regno di Sicilia non ne segnò il declino, anzi il nuovo sovrano proseguì l'opera degli Svevi di consolidamento dell'apparato burocratico-amministrativo dello Stato. ANGIONI E ARAGONESI NEL MEDITERRANEO SITUAZIONE NEI TERRITORI CONTROLLATI DALL'IMPERO nel 1250 era morto Federico II e l'impeso si ritrovò diviso in due. La Germania andò al figlio Corrado IV. Nel 1254 morì anche il figlio Corrado IV e il trono imperiale rimase vacante fino al 1273, quando fu eletto imperatore il debole Rodolfo d'Asburgo. In Sicilia invece continuò l'opera di Federico II il figlio Manfredi che, diffusa la falsa notizia della morte di Corradino figlio di corrado IV, si fece incoronare re a Palermo. In Italia settentrionale dopo la morte di Federico si ha un ritorno al potere effimero della parte guelfa. SITUAZIONE A ROMA troviamo la presenza di pontefici francesi (Urbano IV, Clemente IV) SITUAZIONE DELL'IMPERO BIZANTINO nel 1261era scomparso l'impero latino d'oriente prodotto dalla quarta crociata SITUAZIONE NELLA PENISOLA IBERICA Castiglia e Aragona sono in continua trasformazione. Castiglia si era estesa all'interno della penisola e la politica espansionistica di Aragona era sostenuta dai mercanti, imprenditori rafforzati dal sostegno della corona. SITUAZIONE IN FRANCIA la Provenza era sotto il controllo dei Capetingi. Furono condotte due crociate dal sovrano Luigi IX che si chiusero senza buoni risultati e nella VII crociata Luigi IX muore a Tunisi. 22.1 i difficili inizi della dinastia angioina Manfredi dunque fu accusato di essere illegittimo re di Sicilia, cosicchè il pontefice Urbano IV spingerà Carlo d'Angiò a dirigersi in Italia sconfiggendo Manfredi nel 1266 a Benevento (Campania). Così si ha un passaggio di dinastia, da quella sveva a quella angioina. L'accordo tra carlo d'Angiò e la chiesa prevedeva: - Carlo manteneva l'autonomia d Benevento e prometteva di non estendere l'autorità nei territori della chiesa - se Carlo fosse morto senza eredi la corona sarebbe passata di nuovo alla chiesa. Carlo aveva un progetto che dalla Sicilia sarebbe dovuto culminare nella conquista di Costantinopoli. Carlo si fece nominare podestà di Firenze, porta avanti alleanze con i signori dell'Italia settentrionale e diviene signore (o senatore) del comune di Roma. I contrasti con il papa Clemente IV (succeduto a Urbano IV) aumentavano sempre di più. Le proteste dei sudditi esplosero in seguito alla discesa in Italia di Corradino di Svevia, ad appena due anni dalla conquista angioina del regno. La rivolta partì dalla Sicilia estendendosi in Calabria, Basilicata, Puglia e Campania. Corradino fu sconfitto a Tagliacozzo (Aquila) da Carlo d'Angiò . Politica di Carlo d'Angiò e conseguenze della dominazione angioina: egli era aperto nei confronti dell'autonomia delle grandi città, gestite dai baroni sostenne i grandi mercanti stranieri, che gestivano le attività commerciali e mercantili forte fiscalismo e quindi inasprimento fiscale soprattutto in Sicilia 22.2 la rivolta del Vespro e la separazione della Sicilia dal regno angioino Il 31 marzo del 1282 si ebbe una rivolta in Sicilia (si parla appunto dei vespri siciliani) che riguardarono solo la Sicilia. All'ora del vespro si verificò una rivolta tra giovani siciliani e soldati francesi accusati di aver recato molestie ad una nobildonna palermitana. I reali motivi di questa rivolta furono: forte peso fiscale che aveva provocato malcontento Pietro III d'Aragona aveva sposato la figlia di Manfredi e rivendicava il trono sentimento di attaccamento alla dinastia sveva spostamento della capitale da Palermo a Napoli I Siciliani dopo la rivolta offrirono la corona di Sicilia a Pietro d'Aragona. Il papa Martino IV,sovrano feudale del regno di Sicilia, considerava gli aragonesi degli usurpatori e preparò una crociata guidata dal re di Francia Filippo l'ardito. Nel 1295 si arrivò al trattato di Agnani tra il nuovo re d'Aragona Giacomo II (1291-1327) e il pontefice Bonifacio VIII. Giacomo ottenne la Sardegna e la Corsica ed in cambio dovette accettare il ritorno della Sicilia agli angioini di Napoli. Ma i siciliani si ribellarono ancora una volta e offrirono la corona a Federico (III d'Aragona), figlio di Giacomo. Nel 1302 fu stipulato il trattato di Caltabellotta (ad Agrigento)secondo il quale Bonifacio VIII assegnava la Sicilia agli aragonesi e così Federico (III) fu riconosciuto re, ma con il titolo di re di Trinacria e alla sua morte l'isola sarebbe tornata agli angioini. Ma le cose andarono diversamente poichè dopo la scomparsa di Federico III la Sicilia rimase ancora sotto la dinastia aragonese. (continua con 22.6) 22.3 Lo splendore della corte angioina di Napoli l'avvento della dinastia angioina coincise con un'evidente accelerazione dell'economia meridionale e con l'emergere di Napoli come piazza commerciale. Nello stesso tempo la città che aveva conosciuto in età normanno-sveva un isolamento culturale, dal quale non era riuscita a tirarla fuori neanche la fondazione dell'università, fu inondata da un fiume di nuova cultura,portata da giuristi, scienziati, scrittori, poeti, artisti provenienti dalla Francia e dall'Italia centrosettentrionale. L'epoca d'oro della Napoli angioina coincise con il regno di Roberto, detto il saggio. Attirò alla sua corte i maggiori esponenti della cultura italiana del tempo (Petrarca,Boccaccio, Giotto...) 22.4 lo sviluppo delle autonomie cittadine Con la conquista angioina dell'italia meridionale si ebbe non solo una svolta nella storia di Napoli, ma anche lo sviluppo delle autonomie cittadine. Il risultato fu, che mentre nei secoli XII-XIII l'Italia appariva divisa in due aree molto diverse, caratterizzate dall'esistenza di liberi comuni al centro nord e dalla mancanza di autonomie cittadine al sud, nel 300 e 400 la situazione appariva se non uniforme, assai meno differenziata. 22.5 la crisi della dinastia angioina e l'avvento degli aragonesi nel 1343 il regno di Napoli passò a Giovanna I, nipote di Roberto d'Angiò detto il saggio e in tal modo iniziava una forte crisi dinastica, in quanto la casa d'Angiò si era divisa in tre rami: 1) Durazzo 2) Taranto 3) Ungheria Roberto, per proteggere la nipote da contestazioni da parte del re d'Ungheria Caroberto, la fece sposare con Andrea, il figlio di Caroberto. Ma nel 1345 Andrea fu assassinato e di questa morte furono accusati i Durazzo e i Taranto e così il fratello di Andrea, il re Luigi il grande d'Ungheria ebbe l'occasione per invadere il regno nel 1348. si vennero a creare due fazioni, una che poggiava Giovanna e l'altra che poggiava il re d'Ungheria. Ma nel 1352 gli ungheresi si ritirarono a causa della peste nera e Giovanna potè puntare alla restaurazione del paese. Ma Giovanna non aveva eredi diretti e così alla fine la sua scelta cadde su Luigi d'Angiò, fratello del re di Francia, al quale però si contrappose suo nipote Carlo III di Durazzo che nel 1381 si impadronì di Napoli e fece uccidere la zia. Ma questo nuovo padrone dell'Italia fu assassinato nel 1386. il figlio Ladislao dovette occuparsi della guerra civile scoppiata nei domini d'Italia provocata dai sostenitori di Luigi d'Angiò che era morto nel 1384, ma che aveva trasmesso i suoi diritti al figlio Luigi II. Nel 1414 gli successe la sorella (di Ladislao) Giovanna II d'angiò,che vedendo il suo trono minacciato da Luigi III, figlio del defunto Luigi II, adottò come figlio e successore il re d'Aragona Alfonso V, creando le premesse per l'avvento alla direzione del regno di una dinastia aragonese. * (continua con 22.7) 22.6 la Sicilia dopo i Vespri contrariamente a quanto stabilito dalla pace di Caltabellotta, la Sicilia non tornò agli angioini. I baroni siciliani erano divisi in: parzialità latina, capeggiata dai chiaromonte e dai ventimiglia parzialità catalana capeggiata da Blanco I Alagona nel 1362 con Federico IV il regno fu diviso in due parti, orientale e occidentale, controllate rispettivamente una agli Alagona, l'altra ai Chiaromonte e Ventimiglia. E con la figlia Maria il trono venne diviso addirittura tra quattro nobili vicari. Una svolta fu rappresentata con la comparsa sulla scena siciliana del re Pietro IV d'Aragona, il quale fece rapire Maria per farla sposare con il nipote Martino il giovane. Martino e la moglie giunsero in Sicilia nel 1392 per impegnarsi nella riorganizzazione del regno, che fu dotato di un parlamento articolato in tre bracci (nobiltà feudale, clero e città). Nel 1408 morì Martino e la Sicilia passò al padre che nel frattempo era salito al trono d'Aragona e questo segna la fine dell'indipendenza siciliana, poiché da allora l'isola rimase definitivamente legata all'Aragona, passando da martino il vecchio a Ferdinando di Castiglia (1412-1416) e dopo al figlio, futuro re di Napoli Alfonso il Magnanimo 22.7 Alfonso il magnanimo (1416-1458) e il "mercato comune" aragonese Alfonso ottenne la Sicilia in eredità dal padre e la Sardegna tramite un esborso di denaro, ma la conquista del regno di Napoli fu opera interamente sua, e per niente facile. *La regina Giovanna II lo aveva adottato ma successivamente aveva revocato l'adozione, preferendogli Luigi III d'Angiò. Ne conseguì una guerra tra i due candidati alla successione. Le sorti del conflitto volsero per il momento a favore di Luigi, così nel 1424 si insediò a Napoli accanto alla madre adottiva e alfonso ritornò in Spagna. Nel 1435 però la scomparsa di Giovanna e di Luigi fece riesplodere la guerra, poichè Alfonso ritornò a rivendicare i suoi diritti al trono,contrapponendosi ora al fratello di Luigi, Renato. Alfonso fu sconfitto ancora una volta, fu fatto prigioniero e consegnato al duca di Milano Filippo Maria Visconti, alleato di renato d'Angiò. Ma quello che avvenne fu un colpo di scena, infatti non solo alfonso riottenne la libertà, ma strinse col duca un'alleanza che si manterrà salda per tutto il 400. nel 1442 Alfonso si impadronì di Napoli e il sovrano aragonese ne fissò la residenza. Fu un periodo di sviluppo economico che verrà ricordato come età mitica. Nella seconda metà del XV secolo Alfonso indica come successore del regno napoletano il figlio Ferrante (1458-1494) mentre la Sicilia ed altri domini andarono al fratello Giovanni.