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I Longobardi e l’ascesa del
papato
L’occupazione longobarda
I successori di Giustiniano dovettero fronteggiare nuovi invasori: gli Slavi e i
Bulgari nei Balcani, i Longobardi in Italia
Nel 568 i Longobardi penetrarono in Italia sotto la
guida del re Alboino: si trattava di un intero popolo,
costretto a lasciare la Pannonia in seguito all’avanzata
degli Àvari
Un cavaliere longobardo trafigge un
nemico, piatto d’argento (VI sec.)
I Bizantini non avevano un esercito di prima linea da
contrapporre agli invasori: i Longobardi dilagarono
nell’Italia settentrionale e occuparono Pavia, che
divenne la loro capitale
La frantumazione territoriale
I Longobardi da Pavia cominciarono a
infiltrarsi verso sud, insediandosi a
Spoleto e Benevento (che divennero
ducati longobardi)
I Bizantini organizzarono la difesa in
prossimità delle coste e intorno ad
alcune città fortificate: mantennero le
isole, Roma, l’esarcato di Ravenna, la
Pentapoli, Napoli, la Puglia e la Calabria
Con l’arrivo dei Longobardi si determinò la rottura dell’unità politica
della penisola, raggiunta dai Romani nel corso del III secolo a.C.: la
storia di ogni città e regione prese ad assumere caratteristiche peculiari
Un’élite di dominatori
A differenza dei Goti e dei Franchi, i Longobardi non perseguirono forme di
collaborazione con i vinti: li assoggettarono
Non diedero vita a forme di
organizzazione statale: le primitive
condizioni di vita dell’Italia dopo la
Guerra gotica non lo richiedevano
Eliminarono l’aristocrazia di origine
romana e si spartirono terre e
genti secondo il diritto di guerra
Continuarono a professare l’arianesimo,
compiendo atti di persecuzione ai danni
della Chiesa cattolica
Reliquiario longobardo (VII sec.)
La società longobarda
Il popolo dei Longobardi si riconosceva, più che in uno Stato, nell’appartenenza
allo stesso ceppo etnico e si identificava con il proprio esercito
I guerrieri longobardi erano organizzati in gruppi
familiari detti sippe o fare, guidati da duces che
esercitavano un potere largamente autonomo
Cavaliere longobardo, lastrina
in bronzo dorato dello Scudo
di Stabio (VII sec.)
Gli arimanni erano i
guerrieri liberi, i soli a
godere di pieni diritti civili
Il territorio era diviso in staterelli semiindipendenti, i ducati: si eleggeva un
re solo in casi eccezionali
Gli aldi costituivano la maggioranza della
popolazione: erano individui semiliberi (di solito
artigiani o contadini di origine italica), vincolati a
un padrone ma in grado di possedere terre e beni
I Longobardi da Clefi ad Agilulfo
Solo qualche tempo dopo l’assassinio di Clefi (574), il successore di Alboino, i
duchi longobardi, per far fronte al pericolo dei Bizantini e dei Franchi, decisero
di eleggere un sovrano, al quale cedettero una parte del loro territorio
Sotto il regno di Autari (584-590), figlio di Clefi,
fu regolamentata la condizione degli Italici
Per impulso della moglie, la principessa bavara
Teodolinda, cominciò la conversione dei
Longobardi al cattolicesimo
Il trionfo di Agilulfo, frontale di elmo (VII sec.)
Alla morte di Autari, fu Teodolinda a sceglierne il
successore: Agilulfo (591-616), duca di Torino,
il quale proseguì la sottomissione dell’Italia fino
alle porte di Roma
Papa Gregorio Magno
comprò l’incolumità della
città e dei suoi abitanti
pagando un pesante tributo
La regina Teodolinda
La regina Teodolinda svolse un ruolo fondamentale nella conversione dei
Longobardi al cattolicesimo e nel processo di integrazione con gli Italici
Intrattenne un fitto rapporto epistolare con
papa Gregorio Magno
Fece battezzare il figlio Adaloaldo secondo
il rito cattolico
Chioccia con pulcini, opera di
oreficeria rinvenuta nella tomba di
Teodolinda (V-VI sec.)
Fece costruire la chiesa di S. Giovanni a
Monza e sostenne la fondazione del
monastero di Bobbio ad opera del monaco
irlandese Colombano
Quando morì Agilulfo (616), Teodolinda resse il regno fino alla maggiore età del
figlio; la politica di apertura ai cattolici, sua e di Adaloaldo, indispettì l’aristocrazia
longobarda, che alla fine estromise dal potere il giovane re e la madre
Rotari e il diritto longobardo
Tra i successori di Agilulfo occupa un posto di rilievo Rotari (636-652), che
nel 643 emanò il cosiddetto editto di Rotari, la prima codifica scritta del
diritto longobardo
L’editto si fonda su principi giuridici estranei al diritto
romano, ma comunque più avanzati rispetto al primitivo
diritto germanico (ad esempio, sostituiva la vendetta
personale con un risarcimento in denaro)
L’editto mirava a rafforzare l’autorità regia
a scapito del particolarismo dei ducati
Pagina dell’editto di Rotari
da un codice del VII-VIII sec.
Con Rotari e i suoi successori, la situazione italiana si stabilizzò: i
sovrani longobardi consolidarono il loro potere, rendendo ereditaria la
carica e aumentando il patrimonio della corona
L’espansione longobarda
La politica espansionistica fu ripresa da Liutprando (712-744), che perseguì il
progetto di riunire tutta la penisola in uno Stato unitario, conquistando i territori
bizantini e imponendo un più stretto controllo sui ducati
Il progetto fu proseguito dal successore Astolfo
(749-756): impadronitosi di Ravenna e della
Pentapoli, nel 751 pose fine alla presenza
bizantina nell’Italia del nord
Tempietto di Cividale del Friuli,
fatto erigere da Astolfo (VIII sec.)
I Bizantini, impegnati in Oriente contro gli
Arabi, non poterono mai mobilitare forze
sufficienti alla riconquista dell’Italia
Il primo scontro con i Franchi
Eliminati i Bizantini, il papato rimaneva la sola entità politica che si
opponesse al dominio completo dei Longobardi sull’Italia
Nel 754 il re franco Pipino rispose
all’appello del papa e scese in Italia
Nel 756 costrinse Astolfo a cedere alla
Chiesa vasti territori nell’Italia
centrale, compresa Ravenna
Astolfo offre un precetto di conferma
dei beni a un convento, miniatura di
un codice del XII sec.
Partiti i Franchi, i Longobardi
peraltro non rinunciarono alle
mire espansionistiche su Roma
Il papato di Gregorio Magno
La progressiva estensione del dominio longobardo e l’affievolirsi dell’autorità
imperiale nella penisola consolidarono i numerosi potentati locali
A trarre vantaggio fu soprattutto la Chiesa romana,
l’unico potere veramente organizzato in Italia
Creatore del potere temporale della Chiesa fu
Gregorio I, detto Magno, papa dal 590 al 604
Svolse un ruolo politico di primo piano
amministrando autonomamente Roma e
inserendosi nei conflitti tra Longobardi e Bizantini
Avviò il processo di cristianizzazione del mondo
anglosassone
Svolse un’intensa attività intellettuale e teologica
C. Saraceni, San Gregorio
Magno (1610 ca.)
Il potere temporale della Chiesa
I rapporti tra il papa e l’imperatore d’Oriente divennero progressivamente più
labili: il papa rivendicava una posizione di indipendenza e di guida anche
politica
Le relazioni si fecero ancora più tese nel
corso dell’VIII secolo, quando gli
imperatori appoggiarono l’iconoclastia
(corrente teologica contraria al culto
delle immagini sacre), contro cui si
schierò la Chiesa di Roma
Porta della cittadina medievale di Sutri
Per ristabilire rapporti pacifici con la Chiesa, Liutprando cedette al papa il
castello di Sutri, strappato ai Bizantini: si trattava del primo nucleo dello Stato
della Chiesa
Il Patrimonium Petri («Patrimonio di S. Pietro») si ingrandì ulteriormente nel
756, in seguito alle cessioni territoriali imposte da Pipino ad Astolfo
Il monachesimo orientale
Nel desolato panorama dell’Europa altomedioevale, un ruolo fondamentale di
guida culturale e sociale fu svolto dai monaci
Il termine monaco deriva dal greco mónos («solo»): il
monaco si apparta dal mondo e nella solitudine si
dedica alla ricerca di Dio e alla sua contemplazione
Il fondatore del monachesimo fu S. Antonio
(251-357), che visse settant’anni nel deserto
egiziano in assoluta solitudine, pregando e
meditando
San Simeone stilita trascorre la vita in cima a una
colonna, miniatura di un codice bizantino del X sec.
Questa forma di monachesimo, che prevede una vita di completa solitudine
in luoghi selvaggi, è detta anacoretismo («tirarsi in disparte») e fu
caratteristica soprattutto dell’Egitto e delle zone orientali dell’Impero
Il monachesimo occidentale
Altri monaci, animati da differenti concezioni della vita spirituale, si
organizzarono nei cenobi per praticare insieme la preghiera
Il cenobitismo fu la forma di monachesimo prevalente in
occidente: il suo fondatore fu S. Benedetto da Norcia (490-550)
Nel 529 Benedetto fondò l’abbazia di Montecassino, dove
elaborò la sua Regola, che nell’817 divenne la norma di
condotta di tutti i monasteri dell’Impero carolingio
Antonello da Messina, S.
Benedetto (1475 ca.)
La vita del monaco è scandita da preghiera,
penitenza, lavoro manuale (ora et labora, «prega e
lavora») e varie mansioni (tra cui la conservazione
e la copia delle opere cristiane e classiche)
Il monachesimo irlandese
Gli ordini monastici si diffusero rapidamente in tutta Europa: particolarmente
attivi nella prima età medievale furono i monaci irlandesi
L’Irlanda, che non era stata conquistata dai
Romani, si convertì al cristianesimo nel corso del
V secolo grazie all’opera di Patrizio (385-461)
I monasteri irlandesi divennero centri culturali ed
economici importanti: tra il V e il IX secolo
l’Irlanda visse una vera e propria età dell’oro
Monastero di Glendalough (VI sec.)
Fu un monaco irlandese, Colombano (540-615), a fondare nel 614 il monastero
di Bobbio (in Emilia), su un terreno donatogli dal re longobardo Agilulfo: il luogo fu
un importante centro culturale, grazie alla sua biblioteca e al suo scriptorium
La leggenda di S. Brandano
Il monaco irlandese Brandano, vissuto nel VI secolo, fu protagonista di una
leggenda tramandata in diverse versioni: La navigazione di S. Brandano
I monaci approdano su un enorme pesce dove
festeggiano la Pasqua, stampa (XVII sec.)
Brandano e altri 17 monaci salpano alla
volta del Paradiso Terrestre navigando verso
occidente: il loro viaggio è costellato di
avventure fantastiche ispirate alla mitologia
celtica. Tornati in patria, raccontano le
meraviglie del viaggio, rendendo santi e
virtuosi coloro che li ascoltano
Si tratta di un racconto antico, che risale almeno all’VIII
secolo, interessante perché in esso si mescolano
leggende pagane celtiche e tradizione cristiana (la
componente cristiana tende con il tempo a prevalere)
Immigrazione antica e moderna
Dal IV secolo le immigrazioni (in particolare di Ostrogoti e Longobardi) nei confini
dell’Impero romano divennero una vera e propria invasione di massa
Nel corso della storia si sono verificate molte
altre migrazioni di massa, da parte soprattutto
di piccoli gruppi di europei che hanno
colonizzato territori inesplorati
Oggi la principale causa dell’immigrazione sono
gli squilibri economici: nel sud del mondo vive
l’85% della popolazione mondiale, con meno del
40% della ricchezza complessiva
Immigrati cercano di raggiungere
le coste italiane su un gommone
Un fenomeno cospicuo e problematico dell’età
moderna è l’immigrazione clandestina, cioè
l’afflusso di immigrati non riconosciuti
ufficialmente nel Paese di accoglienza
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