LONGOBARDI, BIZANTINI E PAPATO IN ITALIA I LONGOBARDI INVADONO L’ITALIA La guerra tra Ostrogoti e Bizantini era da poco terminata quando, nel 568, scesero in Italia i Longobardi, una popolazione germanica che aveva risalito la valle dell’Elba e si era stabilita nell’attuale Ungheria. La tribù longobarda, guidata dal re Alboino e da capi militari detti duchi (condottieri), saccheggiarono le città del Friuli, del Veneto e della Lombardia, espugnarono Milano e Pavia, oltrepassarono il Po e si spinsero sempre più a sud, dando vita ai ducati di Spoleto e Benevento. Di fronte all’avanzata dei Longobardi, i Bizantini, anziché impegnarsi in una guerra che si prospettava lunga e pericolosa, preferirono attestarsi lungo le zone costiere dove potevano contare sulla protezione e sui rifornimenti della marina imperiale. L’ITALIA DIVISA IN DUE PARTI: LONGOBARDIA E ROMANIA La penisola risultò divisa in due parti: L’Italia longobarda (Longobardia) comprendente le regioni settentrionali, la Toscana, parte dell’Emilia e i territori dei ducati di Spoleto e Benevento L’Italia bizantina (Romania) di cui facevano parte la laguna veneta, Ravenna, il territorio circostante, parte delle Marche e dell’Umbria, il ducato di Roma, le coste del Meridione e le isole. La capitale della Longobardia divenne nel 626 Pavia, quella della Romania Ravenna. La discesa dei Longobardi determinò la rottura dell’unità politica della penisola, destinata a protrarsi fino alla nascita del Regno d’Italia che si avrà nel 1861. I LONGOBARDI SI CONVERTONO AL CRISTIANESIMO Per sanare la frattura determinatasi fra Germani e Romani, decisiva fu l’opera di mediazione svolta da papa Gregorio Magno (590-604). Il pontefice avvalendosi del sostegno della regina di fede cristiana Teodolinda, moglie del re Agilulfo, riuscì a battezzare il figlio del sovrano longobardo preparando così il terreno per la conversione al cattolicesimo di quella popolazione germanica. La fusione tra mondo romano e mondo germanico fu poi portata avanti dal re Rotari che, nel 643, emanò le prime leggi scritte raccolte in un Editto (l’Editto di Rotari) a cui dovevano attenersi sia i Longobardi che i Romani. LA CHIESA ASSUME UN RUOLO MOLTO IMPORTANTE IN OCCIDENTE Sopravvissuta all’urto delle invasioni germaniche, la Chiesa, grazie alle ricchezze accumulate con le donazioni e le offerte dei fedeli, assisteva i poveri e forniva un minimo di istruzione ai giovani attraverso le proprie scuole. Vescovi e sacerdoti organizzavano la difesa delle città in caso di pericolo, provvedevano ai rifornimenti alimentari durante le carestie, si occupavano della manutenzione di strade e acquedotti, della costruzione di ponti, dell’arginatura dei fiumi. Un altro grande merito della Chiesa fu l’evangelizzazione e la cristianizzazione delle campagne europee. Alla diffusione del Vangelo nei villaggi rurali seguì la creazione di chiese e parrocchie affidate alla cura dei sacerdoti. I fedeli versavano la decima parte del raccolto o del proprio reddito alla Chiesa per il sostentamento del clero e dei vescovi, la manutenzione degli edifici sacri, l’acquisto degli arredi e dei paramenti liturgici. SAN BENEDETTO DA NORCIA FONDA IL MONACHESIMO OCCIDENTALE L’opera missionaria della Chiesa si concretizzò in Europa anche attraverso la creazione di numerosi monasteri. Furono infatti fondati centri di vita comunitaria in ogni parte del continente, fino alla lontana Irlanda, dove la diffusione del monachesimo coincise con l’evangelizzazione promossa da San Patrizio e dai suoi discepoli a partire dalla metà del V secolo. L’ordine religioso più importante fu in ogni caso quello benedettino, istituito in Italia da San Benedetto da Norcia (480-543) nel drammatico periodo della guerra gotico-bizantina. La sua Regola, rivolta ai monaci di Montecassino (529), segnò l’inizio di un nuovo tipo di vita monastica che si distinse da quella orientale, ascetica e contemplativa, per il suo carattere pratico. La Regola era incentrata su quattro precetti generali: L’obbligo di residenza nel monastero L’osservanza dei voti di castità e di povertà La completa sottomissione all’abate, capo della comunità religiosa La preghiera e il lavoro (ora et labora) L’ozio venne dunque condannato come nemico dell’anima, mentre il lavoro, associato alla preghiera, fu considerato come un dovere fondamentale, essenziale per il perfezionamento spirituale e per provvedere alle necessità quotidiane della comunità religiosa. I MONASTERI ELABORANO UN NUOVO MODELLO DI VITA PER L’EUROPA CRISTIANA In un mondo afflitto da guerre, carestie e pestilenze, i monaci insegnarono, con il proprio esempio, la virtù dell’umiltà e la pratica del lavoro. Infatti dissodavano campi e bonificavano terreni paludosi, allevavano animali, tagliavano legna nei boschi. All’interno delle abazie gli amanuensi ricopiavano a mano le opere degli antichi autori, conservando così preziose testimonianze del passato che altrimenti sarebbero andate in larga parte perdute. I benedettini introdussero nuovi contratti agrari a vantaggio dei contadini che costruirono le proprie case in prossimità dei monasteri per sentirsi più protetti.