Diapositiva 1 - Università degli Studi di Roma "Tor Vergata"

Le grandi famiglie
Conifere
Tasso (Taxus baccata L.), Cipresso (Cupressus sempervirens L.), Thuja occidentale (Thuja occidentalis L.),
Thuja orientale (Thuja orientalis L.), Ginepro (Juniperus communis L.), Sabina (Juniperus sabina L.), Piceo o abete
rosso (Picea exelsa Lk.), Larice (Larix decidua Mill.), Pino silvestre (Pinus silvestris L.), Pino marittimo o Pinastro
(Pinus pinaster Sol.), Pinus mugo Turra (var. Pumilio Haenke).
•scorze e foglie astringenti.
•Pinoli alimentari.
•Prodotti resinosi: trementina,
•stimolanti,
•vermifughi.
•Antireumatiche,
•diaforetiche,
•diuretiche,
•emmenagoghe,
•espettoranti e revulsive.
•Abortive.
•La Sabina è velenosa.
Trementina: oleoresina fluida, chiara, volatile, ottenuta
tramite procedimento di incisione da alberi; l'incisione può
essere fatta o nella pianta viva, oppure nel durame di una
pianta morta. Contiene in misura maggiore terpeni, alcooli e
acidi resinici, queste resine prendono la forma del recipiente
che le contiene, nonostante siano solide a temperatura
ambiente; inoltre esse hanno un'alta solubilità nella maggior
parte dei solventi organici così come in alcool. In gergo la
trementina liquida che trasuda dagli alberi viene chiamata
gemma, mentre quella indurita barras e gallipot
Pinus pinea
Foglie costituite da aghi flessibili in coppie di due, lunghe da 10 a 20 cm
(eccezionalmente 30 cm).
Pinus pinaster
Pinus mugo
Dai suoi rametti verdi, non ancora lignificati,
viene estratto l'olio essenziale di mugolio.
arilli, ovvero delle escrescenze carnose che ricoprono
il seme. Inizialmente verdi, rossi a maturità,
contengono un solo seme, duro e molto velenoso.
Il principio attivo responsabile della tossicità di rami, foglie e semi, dove è presente in
percentuale variabile fra lo 0,5 e il 2%, è una molecola estremamente complessa
chiamata taxolo. Ha effetto narcotico e paralizzante sull'uomo e su molti animali
domestici, a causa dell'inibizione nella sintesi dei microtubuli a livello cellulare. Gli organi
che ne contengono di più sono le foglie vecchie. Molte di queste sostanze tossiche, alle
dosi presenti nella pianta, possono essere usate come principi attivi di prodotti
chemioterapici per la lotta ad alcune forme di cancro, in particolar modo la tassina è
utilizzata in alcune forme neoplastiche a livello ovarico
L'infiorescenza tipica delle Apiacee, giustamente
chiamate ombrellifere, è l'ombrella che può essere
semplice o composta di ombrelluli. Le ombrelle sono
spesso munite alla base di un involucro formato di
brattee.
I fiori, piccoli, a simmetria pentamera, sono spesso
bianchi o giallastri, talvolta rossastri come il fiore
centrale dell'ombrella di carota. Contano 5 petali e 5
stami, e hanno al centro un ovario infero a due carpelli. I
sepali sono assenti o molto ridotti per il fatto che il
calice è saldato quasi completamente all'ovario. Talvolta,
i fiori periferici dell'ombrella sono irregolari, coi petali
esterni nettamente più grandi, e contribuiscono a fare
dell'ombrella un "simil-fiore". L'ovario porta due stili che
si allargano alla base in un disco nettarifero.
I frutti, secchi, sono degli schizocarpi (diacheni) che si
scindono in due a maturità, ogni parte contenente un
seme. Sono molto diversificati nelle loro forme esterne:
si può avere presenza di uncini o di spine, di
protuberanze o di peli, talvolta di ali che sono importanti
da osservare per la determinazione delle specie.
Le foglie sono alterne, senza stipole, e spesso composte
a foglioline finemente traforate, ma certe specie hanno
delle foglie intere. Spesso i piccioli sono allargati alla loro
base, inguainando il gambo
Apiaceae
Umbelliferae
Principi attivi sono olii essenziali
furanocumarine
Umbelliferae
Apiaceae
Daucus carota
Cicuta: Conium maculatum
Tutta la pianta è notevolmente velenosa
e può portare alla morte. Ciò è dovuto
alla presenza di almeno cinque diversi
alcaloidi: la coniina, la conidrina, la
pseudoconidrina, la metilconicina e la
coniceina. La coniina — una
neurotossina — è l'alcaloide più attivo
ed agisce a livello delle sinapsi
neuromuscolari.
La concentrazione dei principi attivi
tossici varia in funzione della parte della
pianta, in particolare:
frutti verdi: 0,73-0,98 %
frutti maturi: 0,50 %
fiori: 0,09-0,24 %
foglie: 0,03-0,18 %
fusti: 0,01-0,08 %
radici: 0,05 %
Si ritiene che la dose letale per un essere umano sia di
qualche grammo di frutti verdi. Nell'uomo l'ingestione
della cicuta provoca problemi digestivi, cefalee ed in
seguito diminuzione della forza muscolare e infine una
paralisi ascendente
La cicuta minore (Aethusa cynapium L.), annuale o bienne a seconda delle sottospecie, è detta anche falso
prezzemolo. Ha un intenso odore di aglio La sua somiglianza con questa pianta aromatica ha portato a
fenomeni di avvelenamento per la confusione tra le due. È utilizzata, opportunatamente diluita, in
omeopatia per le coliche addominali.
Le foglie sono completamente glabre e hanno un
contorno triangolare frastagliato, posso essere
bipennatosette o tripennatosette.
Petroselium crispum
Labiatae o Lamiaceae
L'apparato vegetativo è caratterizzato dal fusto di forma quadrangolare, per la presenza di fasci di
collenchima posti agli angoli, dalle foglie opposte e prive di stipole, e dalla presenza di ghiandole
contenenti olii eterei che emanano caratteristici aromi. I fiori sono riuniti in infiorescenze costituite
da fascetti sovrapposti di fiori; ciascun fascetto è provvisto di 2 foglie bratteali e, talvolta, sono
presenti bratteole alla base dei singoli fiori. Il calice è costituito da 5 sepali saldati a formare un tubo
attinomorfo o zigomorfo bilabiato, in quest’ultimo caso con sepali raggruppati secondo lo schema 3/2.
La corolla, gamopetala, è formata da 5 petali ed è quasi sempre zigomorfa e bilabiata con un labbro
superiore che consta di 2 pezzi e un labbro inferiore di 3.
Il frutto è racchiuso dal calice persistente ed è un tetrachenio, composto da 4 nucule. I semi, salvo rare
eccezioni, sono sprovvisti di endosperma. La fecondazione è entomogama ed, in particolare, è operata
da ditteri e imenotteri.
Dalle foglie, in corrente di vapore, si estrae l'olio essenziale di rosmarino, per un 1%
in peso, liquido incolore o giallognolo, contenente pinene, canfene, cineolo,
eucaliptolo, canfora e borneolo. A seconda del chemotipo della pianta vengono
ottenuti diversi olii essenziali: uno ricco in eucaliptolo, un altro ricco di canfora ed
infine uno in cui abbondano il borneolo ed i suoi derivati. Questi tre olii essenziali
hanno differenti azioni farmacologiche in quanto il primo ha attività balsamica, il
secondo antiinfiammatoria (soprattutto per uso locale) e l'ultimo è essenzialmente
un antispastico.
Nell'uso farmacologico comune l'olio viene usato come eupeptico, eccitante,
antisettico sedativo, ed i suoi preparati contro gli stati depressivi, restituendo vigore
intellettuale e fisico alle persone indebolite.
Il rosmarino (specie l'olio essenziale ricco di canfora) è controindicato in persone che soffrono di epilessia. Causa
infatti, specialmente in casi d'iperdosaggio, irritazioni, convulsioni, vomito e principi di paralisi respiratorie.
Melissa officinalis
In fitoterapia si utilizzano soprattutto le foglie ma anche i fiori e gli steli.
Negli estratti della pianta sono presenti: triterpeni, acido caffeico, acido rosmarinico e vari flavonoidi (luteolina,
quercetina, apigenina, camferolo). È inoltre ottenibile un olio essenziale contenente: citrale, citronellale e cariofillene.
Attualmente la Melissa officinalis viene impiegata come sedativo negli stati d'ansia con somatizzazioni viscerali ed
irrequietezza ed anche in patologie dispeptiche gastroenteriche grazie alla sua azione spasmolitica e nella cura
dell'emicrania.
L'estratto di foglie fresche di melissa possiede attività antivirale contro Herpes simplex per cui viene usata anche nel
trattamento dell'Herpes labiale.
L'uso della melissa è controindicato in persone con glaucoma in quanto in test con animali si è registrato un aumento
della pressione oculare.
Si è inoltre visto che l'estratto di melissa può interferire con l'azione tiroidea, forse per inibizione del legame dell'ormone
stimolante la tiroide (TSH) alle cellule tiroidee, per cui è bene evitarne l'assunzione in caso di ipotiroidismo o in caso di
terapie a base di ormoni tiroidei.
L'associazione con l'iperico e la passiflora ha prodotto uno stato di ipersonnia invece che antidepressivo.
Compositae o Asteraceae
Le Asteraceae sono per la grande maggioranza delle piante erbacee,
qualche specie legnosa è presente nelle aree tropicali.
La caratteristica fiorale che contraddistingue la famiglia è la
presenza di infiorescenze a capolino. In alcuni casi i capolini sono a
loro volta riuniti in ulteriori infiorescenze come in Achillea che
presenta ombrelle di più capolini. I capolini possono essere formati
da due tipi di fiori: - fiori tubulosi - fiori liguati
I fiori sono ermafroditi e la corolla è gamopetala. Gli stami sono 5.
L'ovario è infero, può essere uniovulato o uniloculare.
Il frutto è un achenio.
Le Asteracee sono prevalentemente ad impollinazione entomofila,
ma spesso presentano autogamia o apogamia.
Ne fanno parte più di 1.000 generi con circa 20.000 specie.
1. Anthemis tinctoria
2. Glebionis coronarium
3. Coleostephu myconis
4. Argyranthemum frutescens
5. Sonchus oleraceus
6. Cichorium intybus
7. Gazania rigens
8. Galactites tomentosa
9. Calendula arvensis
10. Leucanthemum vulgare
11. Hieracium lachenalli
12. Osteospermum ecklonis
Artemisia absintium
Per quanto riguarda le proprietà medicamentose di questa pianta si
hanno notizie che risalgono dall'antichità, ve ne sono cenni anche nella
Bibbia. Le funzioni associate all'assenzio sono di tonico, digestivo e
antinfiammatorio, oltre che di principale ingrediente nella preparazione
del distillato che veniva usato in particolare da artisti europei ed
americani e che fu poi bandito nel XIX secolo a causa dei gravi problemi
d'assuefazione che causava questa bevanda (in realtà l'assuefazione era
semplicemente dovuta all'elevato tasso alcolico del liquore, più che ai
tujoni (monoterpeni)). L'assenzio viene prodotto ancora oggi ma con
minori quantità di tujone.
Stevia rebaudiana
La Stevia è conosciuta da molti popoli dell'area geografica SudAmericana da diversi millenni, oltre che per il suo potere
dolcificante delle sue foglie, anche per le proprietà medicinali,
infatti è usata dai popoli indigeni del sud America per le sue doti
curative.
Viene usata come dolcificante, in quanto è molto più dolce del
comune saccarosio. I principi attivi sono lo stevioside, e il
rebaudioside A.
I principi dolcificanti sono in tutte le parti della pianta ma sono
più disponibili e concentrati nelle foglie, che quando sono
seccate (disidratate), hanno un potere dolcificante (ad effetto
della miscela dei due componenti dolcificanti) da 150 a 250
volte il comune zucchero.
Contrariamente allo zucchero i principi attivi non hanno alcun
potere nutrizionale (zero calorie), ed essendo prodotti naturali
sono relativamente stabili nel tempo ed alle alte temperature,
per cui conservano perfettamente le loro caratteristiche anche
in prodotti da forno o in bevande calde, diversamente da altri
dolcificanti come l'Aspartame che subisce degradazione
Stevia rebaudiana
Sono stati quindi allestiti una serie di esami per mettere alla prova
la eventuale "dannosità" della Stevia nei prodotti alimentari. I
Il sospetto
cosiddetto
complotto
delle
che commerciano
risultati
sonodel
stati
controversi,
dato
checompagnie
è comprensibile
che, nonin dolcificanti, ha qualche supporto, in quanto altri test indipendenti
non
sembrano
evidenziare
controindicazioni;
questo
diversamente
dal saccarosio
raffinato, che aumenta la glicemia e favorisce il diabete, e
avendo la possibilità di provare per lunghissimi tempi e sull'uomo
i
dai dolcificanti
ipocalorici
ritenuti
tossiciper
da diversi
campioni
di materiali,
si ècontenenti
ripiegatoaspartame,
con dosaggi
massicci
tempistudi.
In particolare è sospetto il fatto che i provvedienti che a livello mondiale governano la materia sembrano direttamente derivati da una
brevi (pochi anni) su cavie. Come è ovvio tali prove hanno prodotto
influenza politico-economica piuttosto che da motivi sanitari.
qualche
problema
alle
cavie
ma,
comemolto
affermano
alcuni
La sospetta
tossicità
della
Stevia
è quindi
controversa.
sostenitori della Stevia, non molto diversi dai danni di iperglicemia
Di fattodallo
il consumo
è diffuso
molti paesi, dove
la l'aspartame,
Stevia è considerata
prodotti
zucchero
o daiindolcificanti
come
la cuimeno dannosa di altri dolcificanti, è usata come estratto secco o
come infuso
fresco.
tossicità
sarebbe
dimostrata.
Questo ha prodotto tutta una gamma (molto diversa) di
Esaminando (più opportunamente) i dati provenienti dai paesi che ne fanno uso corrente, e da molto tempo, la FAO e l'OMS hanno stabilito
provvedimenti, che in qualche caso tendono a limitarne il
una "dose massima giornaliera" di 2 mg/kg peso corporeo di steviolo. Questo limite, nello studio della FAO, ha un fattore di sicurezza 200,
consumo,
esiste
il pesante
sospetto
che tali
provvedimenti
ossia è 200
volteanche
inferiore
alle quantità
che possono
essere
assimilate senza rischi dai soggetti di studio.
possano
dalle imprese
cheAdditivi nei Cibi dell'OMS, ed il Comitato
Inderivare
Europadalle
nelinfluenze
1999 lapraticate
Commissione
sugli
commercializzano
dolficanti
Scientifico
per gliconvenzionali.
Alimenti dell'Unione Europea, hanno elencato i loro dati risultanti
circa la pericolosità della Stevia come additivo alimentare.
Conseguentemente
a tali fatti ilè22
febbraio
Il suo
uso nei prodotti alimentari
vietato
in 2000 la Commissione Europea, dando
seguito
alle dato
opinioni
dallo stesso Comitato Scientifico per gli Alimenti - SCF,
Europa
e USA
che espresse
alcuni suoi
ha deciso che
Stevia
rebaudiana
ed estratti secchi) non può essere
componenti,
alleladosi
testate,
come lo(pianta
steviolo
immessa
nelerano
mercato
comecancerogeni.
alimento o come additivo alimentare. La Svizzera invece
e lo
stevioside
ritenuti
ne ha ammesso
commercio.
Nonostante
questo,il la
FDA ne ammette l'uso
Il 10integratore
Aprile del 2003
il Parlamento
Europeo ha approvato una risoluzione che chiede
come
dietetico,
ma non come
di rivedereo le
normealimentare.
di utilizzo di edulcoranti quali l'Aspartame e la Stevia. Nello
ingrediente
additivo
stesso provvedimento si limita pesantemente la quantità massima di edulcoranti
nelle bibite gassate.
Rosaceae
La famiglia delle Rosaceae, rappresentata nella flora europea da una grande diversità di forme, include circa
2000 specie distribuite prevalentemente nelle regioni temperate dell'emisfero boreale, che si spingono dalla
costa americana del Pacifico fino all'emisfero australe.
Comprende piante legnose ed erbacee con apparato vegetativo provvisto di foglie sparse con stipole, e fiori
pentameri, ciclici o spirociclici, con 5(4) sepali, 5(4-7) petali, 5(n) stami, n carpelli formanti un ovario
semiinfero, ma talvolta anche infero o supero.
Le notevoli differenze esistenti all'interno della famiglia, riguardanti la morfologia fiorale, hanno condotto ad
una suddivisione in sottofamiglie (sezioni).
Le Spiraeoideae sono caratterizzate dal possedere un ricettacolo quasi piano e un gineceo formato da carpelli,
ciascuno con 2-molti ovuli, in numero di 5, liberi tra loro, che a maturità danno origine ciascuno ad un follicolo.
Nelle Rosoideae i carpelli, da 1 a molti, ciascuno portante 1-2 ovuli, sono sostenuti da un talamo piano o
concavo. Il frutto è di vario tipo: è una mora, formata dall'aggregazione di tante piccole drupe, nel rovo (Rubus
ulmifolius) e nel lampone (Rubus idaeus); è un cinorrodio, quando numerose nucule si affondano nel
ricettacolo a coppa (Rosa); è costituito dal ricettacolo, convesso, conico e carnoso che porta le nucule sulla sua
superficie, nella fragola (Fragaria vesca).
Nelle Pomoideae i carpelli, contenuti in un talamo cavo e saldati ad esso, sono in numero di 2-5 e contengono
da 1 a molti ovuli. Il frutto è il pomo, in cui la parte carnosa è formata dal ricettacolo avvolgente, come nel
melo (Malus domestica). Nelle Prunoideae è presente generalmente un solo carpello ed il frutto è
rappresentato dalla drupa, che può essere carnosa come nel pesco (Prunus persica) o membranacea come nel
mandorlo (Prunus dulcis).
Come erba medicinale il biancospino è usato come ricostituente, antidiarroico, ipotensivo e
cardiotonico.
Rosaceae
I principi attivi contenuti nella pianta sono: flavonoidi tra cui l'iperoside e lavitexina; composti
triterpenici tra cui l'acido ursolico e le amine steroli;tannino e derivati purinici. Ha un'azione
coronariadilatatrice, vasodilatatrice dei vasi sanguigni addominali e coronarici, azione inotropa
positiva, risparmio del consumo di ossigeno da parte del muscolo cardiaco, modulazione della
concentrazione intracellulare di Calcio, sedativa sul SNC, diminuzione della frequenza cardiaca.
È indicato nei casi di angina pectoris, nelle nevrosi cardiache, negli stati di ipereccitabilità con
aritmie e nell'ipertensione arteriosa.
È utilizzato anche come ansiolitico e nel trattamento dei casi di insonnia.
Rosa canina
Viene largamente usata per i suoi contenuti di vitamina C e per il suo contenuto di bioflavonoidi
(fitoestrogeni).
I principi attivi (oltre alla vitamina C, tannini, acidi organici, pectine, carotenoidi e polifenoli) vengono
usati dalle industrie farmaceutiche, alimentari e cosmetiche: fiori e foglie vengono usati in
farmacopea, ad esempio, per la preparazione di infusi e tisane.
È indicata come astringente intestinale, antidiarroico, vasoprotettore e antinfiammatorio,[1] inoltre
viene consigliata nei casi di debilitazione.
Graminaceae o Poaceae
La famiglia delle Poaceae comprende un grandissimo numero di specie (oltre 5000) appartenenti a circa 500
generi. Si tratta di piante erbacee, perenni o annuali, con fusto detto culmo (cavo negli internodi, pieno ai nodi),
talora piuttosto lignificato (Bambuseae).
Si spingono a tutte le latitudini, con notevole escursione altimetrica. Sono piante perfettamente adattate ai climi
aridi, anche se non mancano specie mesofile e altre persino acquatiche. In alcune aree tendono a dominare,
arrivando anche a costituire fitte formazioni vegetali molto estese alle quali conferiscono una particolare
fisionomia (praterie, steppe, savane); si tratta, pertanto, di una famiglia di notevole importanza nel quadro del
rivestimento vegetale della terra.
L'apparato vegetativo è costituito dal culmo, Una porzione meristematica in corrispondenza del nodo conferisce
al culmo la capacità di raddrizzarsi nel caso venga flesso; il culmo non si ramifica salvo che in basso. Le foglie
constano di una guaina, che avvolge il culmo ed un lembo, che si stacca nettamente dalla guaina in
corrispondenza di una piccola struttura membranosa detta ligula.
I fiori sono sempre raccolti in particolari infiorescenze, distintive della famiglia, denominate spighette riunite in
spighe o pannocchie. La spighetta, che può essere uniflora o pluriflora, è provvista di un asse (rachilla) portante
alla base 2 scaglie opposte le glume, con il significato di brattee sterili, al di sopra delle quali si trovano i fiori. Alla
base di ciascun fiore si trovano altre due glumette, col valore di brattee fertili, di cui l'inferiore prende il nome di
lemma, e la superiore, molto piccola e generalmente racchiusa dalla precedente, viene detta palea. Glume e
lemma possono essere provviste di resta ed in tal caso vengono definiti aristati. Nel fiore si osservano i resti del
perianzio, rappresentati da 2 (3) lodicule, di consistenza membranosa, cui segue l'androceo formato solitamente
da 3 stami. Il gineceo, costituito in origine da 2 (3) carpelli, è tuttavia uniloculare, contiene un solo ovulo ed è
sovrastato da 2 (3) stimmi piumosi.
Il frutto è una cariosside contenente un seme con endosperma ricco di amido
Hordeum vulgare
L'orzo è molto facile da digerire ed è altamente energetico, tanto che in passato veniva utilizzato in
tutti gli ospedali.
Inoltre facilita la concentrazione e l'attività cerebrale in quanto contiene magnesio, fosforo, potassio,
vitamina PP, E, calcio e ferro.
L'orzo è ricchissimo di proprietà curative: è rimineralizzante delle ossa (è ricchissimo di fosforo),
previene le affezioni polmonari e cardiovascolari, è nutriente e tonico, ed è molto indicato in caso di
gastriti, coliti e cistiti.
I principi attivi presenti sono: ordenina (alcaloide), ordeina, maltosio, destrina.
L'orzo ha spiccate proprietà antinfiammatorie ed emollienti, e agevola il sistema immunitario grazie
alla sua abilità nel contrastare le infiammazioni. L'azione antinfiammatoria si esercita anche sul
sistema digerente e urinario.
L'ordenina, contenuta specialmente nel malto d'orzo (semi d'orzo germinati), stimola la circolazione
periferica e ha anche un effetto bronchiolitico grazie alla vasocostrizione. L'ordenina esercita anche
un'azione antisettica sull'intestino.
Il decotto utilizzato sotto forma di gargarismi aiuta nei casi di angina e di infiammazioni della cavità
orale. Il decotto viene usato anche per impacchi sugli occhi arrossati.
L'orzo ha anche proprietà lassative.
Aloaceae
Foglie disposte a ciuffo, semplici, lunghe 40-60
cm, lungamente lanceolate, con apice acuto,
presentano cuticola molto spessa e sono
carnose a causa degli abbondanti parenchimi
acquiferi presenti al loro interno. Presentano
spine solo lungo i lati.
Aloe vera
Da un punto di vista chimico, si possono distinguere tre grandi classi di
componenti nell'aloe: gli zuccheri complessi - in particolare
glucomannani tra cui spicca l'acemannano - nel gel trasparente interno,
con proprietà immuno-stimolanti; gli antrachinoni nella parte verde
coriacea della foglia, ad azione fortemente lassativa, e svariate altre
sostanze di grande valore nutritivo, antinfiammatorio, antimicotico,
analgesico, come sali minerali, vitamine, aminoacidi, acidi organici,
fosfolipidi, enzimi, lignine e saponine
Il succo d'aloe contiene più di 200 sostanze diverse, per esempio:antrachinoni, tra cui
aloina e emodina; saccaridi come il prezioso acido uronico; enzimi come amilase e la
lipase che aiutano la digestione ed enzimi più rari come la bradichinase; vitamine come
la vit.E; minerali ed oligoelementi come il calcio e il ferro; polisaccaridi, acido
acetilsalicilico o il betasitosterolo.
* apertura o stoma sulla superficie della foglia
* cellule dell'epidermide
* cristallo di ossalato di calcio
* cellule pericicliche contenenti succo amaro
* cellule del parenchima contenenti gel
* vaso contenente succo amaro
L'aloina chiamata anche barbaloina dal momento che si trova anche nell'Aloe barbadensis, è in effetti un Cglucoside dell'emodina (ANTRACHINONE) dell'aloe, cioè uno zucchero dell'emodina dell'aloe. I chimici l'hanno
descritta come un misto di due diasteromeri
l'aloina A e l'aloina B. Il succo amaro bruno-giallastro dell'aloe è un lassativo molto efficace. L'effetto lassativo
non viene dall'aloina ma dalla presenza dell'emodina di aloe, che non contiene zuccheri. L'aloina di per sé
sarebbe leggermente lassativa, ma nella flora intestinale dell'uomo, l'aloina viene trasformata in emodina. Il
succo amaro possiede comunque un effetto lassativo. Come pure delle quantità infinitesimali di succo amaro
si rivelano efficaci anche in caso di certe forme di artrite e affezioni reumatiche. Le ricerche relative a queste
terapie sono ancora però all'inizio.
La maggior parte degli effetti terapeutici dell'aloe derivano dal suo contenuto in polisaccaridi, suddivisi in
mucopolisaccaridi e omopolisaccaridi.
Esempi di polisaccaridi d'Aloe ferox sono: ramnosio, l'arabinosio, lo xilosio, l'acemannano, il galattosio, il glucosio
con l'acido glucoronico e l'acido galatturonico.
Le macromolecole arabinogalactano, ramnogalacturomano e il glucomannoglicano sono responsabili della
consistenza vischiosa della foglia. I polisaccaridi influenzano in effetti il sistema immunitario non specifico
dell'uomo, aumentandone le difese contro germi patogeni (cioè portatori di malattie).
In una foglia d'aloe si possono trovare anche emicellulose non idrosolubili, xilano e xiloglucano, presenti anche in
molte altre piante. Oltre ai polisaccaridi, il gel, il succo e il succo amaro contengono un buon numero di altre
sostanze bioattive, delle quali non è conosciuto il funzionamento terapeutico.
Contrariamente all'Aloe vera l'Aloe ferox ha un contenuto molto elevato di calcio e
aminoacidi. Il succo giallastro che dà all'Aloe ferox il nome di aloe amara, contiene tre
diversi altri elementi, la nota aloina e l'emodina di aloe. Il contenuto di succo amaro può
variare da un 13 a un 30%. Si è constatato che le aloe più ricche di spine contengono una
maggior quantità di succo amaro.
Il succo d'aloe trasparente, che viene dall'interno della foglia e che ha la consistenza di un
gel, contiene preziosi polisaccaridi idrosolubili, che per questo si trovano all'interno delle
foglie dove il contenuto in acqua è elevato.
Aloe ferox