Lucidi_Soc1 - Facoltà di Scienze Politiche

SOCIOLOGIA I
• I testi che seguono corrispondono a
quelli dei lucidi proiettati a lezione, in
ordine cronologico.
• In questo file sono contenute solamente
le presentazioni Powerpoint.
Sociologia
una disciplina che studia la vita
sociale degli individui, dei gruppi e
delle intere società.
Sociologia
Fornisce dei fenomeni sociali
rappresentazioni verificabili
Si oppone al senso comune
Contribuisce, a sua volta, alla formazione
di credenze di senso comune.
Sociologia
• La sociologia studia le interazioni sociali
strutturate in istituzioni sociali
•Le istituzioni sociali sono sistemi di
comportamento strutturati, stabili
•I sistemi di comportamento degli individui sono
condizionati da fattori sociali esterni alla sua volontà.
Sociologia
• La sociologia studia infine l’azione
umana, dei singoli o dei gruppi, con
significato sociale.
UNO PER L’ALTRO, CON L’ALTRO E CONTRO L’ALTRO
L’azione sociale è comprensibile mettendoci nei panni di chi la
compie, ovvero chiarendone il significato per chi le compie.
IL PARADIGMA CAUSALE
EMILE DURKHEIM (1858-1917)
• Il fatto sociale come elemento di
scientificità della sociologia.
Le istituzioni sociali corrispondono per la sociologia ai fenomeni
naturali per la scienza.
Fatti sociali=cose.
Ovvero la vita sociale può essere analizzata con rigore scientifico.
IL PARADIGMA DELL’AZIONE
Max Weber (1864-1920)
• Rispetto a Durkheim e a Marx, Weber si
rifiuta di considerare i fenomeni sociali
come FATTI e dati.
Ai fenomeni sociali sono attribuiti SIGNIFICATI da parte
dei membri delle società, che ne determinano il valore ai
loro occhi e che orientano il COMPORTAMENTO dei
membri nei loro confronti.
IL PARADIGMA DELL’AZIONE
Max Weber (1864-1920)
L’immaterialità dei rapporti sociali porta ad
escludere che lo studio della società possa
essere quindi equiparato allo studio degli
insetti.
Nel nostro caso non vi sono dati certi, ma basi
materiali e mondi di significato che non è
possibile uniformare.
LA MODERNITÀ
• Nascita del capitalismo
• Lo Stato moderno
• Razionalizzazione e disincanto del
mondo
• Differenziazione ed autonomizzazione
delle sfere della vita sociale (Stato,
economia, religione, cultura, ecc.)
KARL MARX (1818-1883)
Il modo di produzione capitalistico
• FORZE PRODUTTIVE  forme di
divisione del lavoro, potenziale tecnico
• RAPPORTI SOCIALI DI PRODUZIONE 
forme di proprietà e rapporti di classe
dominanti all’interno del modo di
produzione.
Le contraddizioni fra forze produttive e rapporti di produzione si
incarnano in classi sociali antagonistiche.
KARL MARX (1818-1883)
Il modo di produzione capitalistico
• I modi di produzione si succedono l’uno
all’altro sulla base del superamento
delle contraddizioni interne fra forze
produttive e rapporti sociali di
produzione.
• LA LOTTA DI CLASSE è quindi il motore
della storia.
WERNER SOMBART (1863-1941)
IL CAPITALISMO MODERNO (1902)
• Economia monetaria di scambio  tipo
dominante di transazione economica.
• Non più accumulo di ricchezze, ma
profitto e suo reinvestimento
nell’impresa.
• Organizzazione razionale dell’impresa
 connessione
industria/tecnologia/scienza.
MAX WEBER (1864-1929)
L’ORIGINE DEL CAPITALISMO
• NASCITA DELL’IMPRESA
• NASCITA DELLA CONTABILITÀ
RAZIONALE
• NASCITA DELLA POLITICA ECONOMICA
DEGLI STATI MODERNI
• ETHOS RAZIONALE NELLA CONDOTTA
DI VITA
ALL’ORIGINE DELLA MODERNITÀ:
LA CRISI DELL’AGRICOLTURA FEUDALE
• RIVOLUZIONE NELLE CAMPAGNE.
• PROVATIZZAZIONE DELLE TERRE
COMUNI (ENCLOSURES ACTS, EDITTO
DELLE CHIUDENDE, 1830).
• “ESPULSIONE” DEI CONTADINI DALLE
CAMPAGNE.
• UOMINI NUOVI E LAVORO SALARIATO.
ALL’ORIGINE DELLA MODERNITÀ:
MERCANTILISMO E CAPITALISMO
• MERCATO MONDIALE DELLE MERCI 
CAPITALISMO: (tesi di Braudel,
Pirenne, Wallerstein)  Sfera della
circolazione.
• NASCITA DELLA FABBRICA E DELLA
PRODUZIONE MANIFATTURIERA 
CAPITALISMO: (tesi di Dobb e Marx) 
Sfera della produzione.
ALL’ORIGINE DELLA MODERNITÀ:
LO STATO MODERNO
• MONOPOLIO DELLA FORZA LEGITTIMA, XVIIXVIII secc.  Paesi privi di tradizioni
comunali.
• MONOPOLIO FISCALE DELLO STATO 
necessità di finanziare le armate e di un
flusso finanziario costante.
• MONOPOLIO DEL CONIO.
• MONOPOLIO DELL’AMMINISTRAZIONE DELLA
GIUSTIZIA  nascita del diritto razionale
ALL’ORIGINE DELLA MODERNITÀ:
DALLO STATO ASSOLUTISTA ALLO STATO DI DIRITTO
• Ascesa della borghesia. Nascita del mercato e
del capitalismo.
• Nascita della burocrazia statale.
• Riforma protestante. Illuminismo.
LE RIVOLUZIONI INGLESE, AMERICANA E
FRANCESE TRASFORMANO LO STATO
ASSOLUTISTA IN STATO DI DIRITTO
Dal potere tradizionale al potere legale-razionale.
ALL’ORIGINE DELLA MODERNITÀ:
LO STATO DI DIRITTO
• Uguaglianza giuridica formale.
• NORME OGGETTIVE formali.
• Le costituzioni vincolano la sovranità degli
Stati, derivante dal popolo.
• Suddito  cittadino: i diritti di cittadinanza
riconosciuti agli individui in quanto membri
del popolo.
• Il cittadino è sottoposto ai comandi della
legge e non di una persona.
L’ETHOS RAZIONALE
Max Weber [pron.: Veber]: L’etica protestante e
lo spirito del capitalismo (1904-1905)
• Gestione razionale dell’impresa (contabilità
razionale, bilancio).
• Redditività invece che rendita feudale.
• Rottura con lo stile di vita dell’aristocrazia,
ostilità verso l’ostentazione e lo spreco.
• Ideale di vita sobria, lavoro come preghiera.
• Ascesi intramondana: interpretazione puritana
della dottrina calvinista della predestinazione.
CALVINISMO E BORGHESIA
Max Weber [pron.: Veber]: L’etica protestante e
lo spirito del capitalismo (1904-1905)
• La Bibbia di Lutero: mela’kah come Beruf.
• Giovanni Calvino (1509-1564): la dottrina
della predestinazione. Dio è ineffabile, il suo
disegno oscuro, le opere di bontà sono
peccato di superbia.
• Dottrina della grazia: l’uomo è indegno
(peccato originale), la grazia è concessa solo
agli eletti, e ab aeterno, a prescindere dalle
opere.
CALVINISMO E BORGHESIA
Max Weber [pron.: Veber]: L’etica protestante e
lo spirito del capitalismo (1904-1905)
• Cristo è morto solo per gli eletti.
• Segno della grazia è una vita retta: per i
cristiani riformati (calvinisti) è peccato
dubitare dell’elezione.
• Cento anni dopo Calvino, i calvinisti inglesi
(puritani) RADICALIZZANO e ADATTANO il
calvinismo.
•
Memento: il Cristianesimo comprende il Cattolicesimo, l’Ortodossia, le
Chiese d’Oriente (Monofisiti Armeni e Siriaci, Nestoriani, Copti egiziani
e etiopi) e il PROTESTANTESIMO: i Luterani (Evangelici) vanno distinti
dai Calvinisti (Riformati) e dagli Anglicani (Episcopali).
I PURITANI
Max Weber [pron.: Veber]: L’etica protestante e
lo spirito del capitalismo (1904-1905)
• Solitudine e incertezza del calvinista.
• La setta puritana: controllo sociale sui
comportamenti: finisce la doppia morale.
• Non è più la dottrina ma il comportamento a ‘fare’
il cristiano.
• Retto comportamento: Lavoro, studio e riflessione
sulla Scrittura
• La ricchezza: segno della grazia divina.
• Effetto di composizione: modelli di comportamento
indipendenti dalla matrice religiosa, e legittimati
su base utilitaristica e razionale.
LA CULTURA DELLA MODERNITÀ:
L’INDIVIDUALISMO
• Vale l’individuo con le sue capacità e non la
persona con le sue appartenenze (status
acquisiti > status ascritti).
• L’individuo è inteso come padrone delle sue
scelte.
• Religiosità interiore, privata, slegata dai dogmi
(Riforma protestante).
• Diritto naturale > gli uomini nascono liberi e
uguali (vs. diritti connaturati soprannaturale e
positivo).
• PROTAGONISTI: l’imprenditore e il cittadino.
LA CULTURA DELLA MODERNITÀ:
IL RAZIONALISMO
• LA RAGIONE: facoltà più nobile dell’uomo.
• Usando la ragione si accede alla verità.
• La ragione è lo strumento attraverso il
quale l’uomo governa la sua vita e il suo
destino.
• RAZIONALIZZAZIONE degli ordinamenti
(strutture sociali) e dei comportamenti
(azione sociale).
• La razionalità strumentale diventa la forma
legittima e superiore di razionalità
LA CULTURA DELLA MODERNITÀ:
IL DISINCANTO RISPETTO AL MONDO
• Le radici dell’Occidente: Atene e
Gerusalemme.
• Il sacro è totalmente trascendente: si nega
la magia.
• Il mondo e la natura > realtà oggettiva.
• Governare gli eventi: tecnica e previsione.
• La vita è immersa nel progresso e
nell’infinito, la morte perde significato (Lev
Tolstòj, La morte di Ivàn Il’ìč).
IL PROCESSO DI RAZIONALIZZAZIONE O
MODERNIZZAZIONE
• Relazioni impersonali (“di lavoro”), uso
della conoscenza (intellettualizzazione) in
contesti sempre più ampi.
• L’azione razionale rispetto allo scopo
(razionalità strumentale) in ambiti sempre
maggiori.
• Diffusione di ordinamenti razionali in tutta
la società, ma anche in società
caratterizzate dal dominio di
comportamenti tradizionali.
MODERNITÀ vs. TRADIZIONE:
I MODELLI DICOTOMICI
• Henry James Sumner MAINE: Ancient
Law (1861).
• Émile DURKHEIM: De la division du
travail social (1893).
• Ferdinand TÖNNIES: Gemeinschaft und
Gesellschaft (1887).
• Talcott PARSONS: lo schema delle
pattern variables (1951).
I MODELLI DICOTOMICI:
Henry James Sumner MAINE: Ancient Law
(1861). Le leggi di Maine
• Le società premoderne: lo STATUS
(ascritto) determina privilegi e
obblighi della persone
appartenenti al gruppo.
• Le società moderne: il CONTRATTO
liberamente assunto determina i
diritti e i doveri degli individui.
I MODELLI DICOTOMICI:
Émile DURKHEIM: De la division du travail social
(1893). Solidarietà meccanica e organica.
• Cambia il fondamento della
solidarietà (coesione sociale).
• Divisione del lavoro e
individualismo: crisi di norme e
valori condivisi.
• La società moderna rimane però un
insieme stabile e l’anomia è
limitata.
I MODELLI DICOTOMICI:
Émile DURKHEIM: De la division du travail social
(1893). Solidarietà meccanica e organica.
• Società premoderna
• Società moderna
• Piccoli gruppi: scarsa
densità di scambi.
• Scarsa divisione del
lavoro.
• Unità sociali simili:
famiglia, clan, tribù.
• Unità di valori e norme
condivisi (CULTURA).
• SOLIDARIETÀ
• Grandi gruppi: grande
densità di scambi.
• Divisione del lavoro:
funzioni differenziate.
• Differenziazione,
interdipendenza,
INDIVIDUALIZZAZIONE.
• “La legge è uguale per
tutti”.
• SOLIDARIETÀ ORGANICA
MECCANICA
I MODELLI DICOTOMICI:
Ferdinand TÖNNIES: Gemeinschaft und
Gesellschaft (1887). Comunità e società
• Comunità
• Rapporti tipici:
Vincoli di sangue,
vicinato, amicizia.
• Intimità,
riconoscenza e
esperienze comuni.
• La disuguaglianza
non si può sviluppare
oltre un certo limite.
• Società
• Rapporti di scambio.
• Si entra in rapporto
reciproco non con la
totalità del proprio
essere ma per prestazioni
specifiche.
• Individui separati, isolati,
in continua tensione fra
di loro.
• La coesione sociale è
superficiale.
I MODELLI DICOTOMICI:
Talcott PARSONS: lo schema delle pattern
variables (1951). Le variabili modello.
• Gli orientamenti di valore e
normativi tipici della modernità:
essenziali per comprenderla.
• ORIENTAMENTI DI VALORE:
orientano l’azione.
• ORIENTAMENTI NORMATIVI:
regolano l’azione.
I MODELLI DICOTOMICI:
Talcott PARSONS: lo schema delle variabili
modello.
• Società
premoderne:
• 1. Affettività.
• 2. Orientamento
all’interesse
privato.
• 3. Particolarismo
• 4. Diffusione
(ruoli)
• 5. Ascrizione
• Società moderne:
• 1. Neutralità
affettiva
• 2. Orientamento
all’interesse
collettivo
• 3. Universalismo
• 4. Specificità
(ruoli)
• 5. Acquisizione
LA DUALITÀ DELLA STRUTTURA
• “è l’uomo a fare la storia, ma in
condizioni non scelte da lui” K. Marx.
• Il peso delle strutture sociali condiziona
l’azione sociale degli attori.
• Le scelte e l’intenzionalità degli attori
producono il mutamento.
• Effetti di composizione / Sistemi di
interdipendenze.
L’AZIONE SOCIALE
Uno per l’altro, con l’altro, contro l’altro
• L’azione sociale è un agire riferito al
senso.
• Senso dell’agente/attore (individui o
gruppi).
• Senso come significato intenzionale
attribuito all’azione.
• Senso come definizione della situazione.
TIPOLOGIA DELL’AZIONE SOCIALE
Uno per l’altro, con l’altro, contro l’altro
•
•
•
•
•
AZIONI RAZIONALI
Rispetto allo scopo: scopo, mezzi,
conseguenze.
Rispetto al valore: scopo, mezzi, valori
interiorizzati, imperativi
AZIONI DETERMINATE
AFFETTIVAMENTE
AZIONI TRADIZIONALI
RAZIONALITÀ E DEFINIZIONE
DELLA SITUAZIONE
•
•
•
La razionalità  relativa alla
situazione in cui ci si trova.
La situazione  è quella definita tale
dagli attori coinvolti.
TEOREMA DI THOMAS  “una
situazione definita reale dagli attori
coinvolti, è reale nelle sue
conseguenze”
RELAZIONE SOCIALE
•
QUADRO DELLE AZIONI SOCIALI: Due
•
•
forme.
Tipi: cooperative e conflittuali.
Durata: stabili o transitorie.
o più individui che orientano
reciprocamente le loro azioni
• ASSOCIAZIONE E DISTANZA: le due
INTERAZIONE SOCIALE
•
•
•
AGIRE REAGENDO ALL’AZIONE: la
“storia”, il “contenuto” della relazione
sociale.
Interazione diretta: compresenza,
faccia a faccia.
Interazione indiretta: senza
compresenza (dal telefono in poi).
IL GRUPPO SOCIALE
•
•
•
•
•
INSIEME DI PERSONE
CHE INTERAGISCE CON CONTINUITÀ
SCHEMI DI INTERAZIONE STABILI
SI DEFINISCONO MEMBRI DEL
GRUPPO
SONO DEFINITI TALI DA ALTRI
•
Gruppo
 Aggregato  Categoria soc.
IL GRUPPO SOCIALE:
i caratteri dimensionali (Georg Simmel)
•
•
•
•
DIADI: Due persone  Fragilità,
personalizzazione, emotività.
TRIADI: Tre persone  Figure
tipiche del conflitto interno: il
mediatore e il tertium gaudens.
> 3  Gruppi di numero pari: più
conflittuali dei dispari.
Gruppo più stabile: 5 membri.
IL GRUPPO SOCIALE:
il lavoro continuo di demarcazione
•
Definizione continua dei confini e
definizione della situazione.
•
Grado di completezza rispetto a una
popolazione data.
•
Alto grado di completezza = alto
grado di influenza sociale.
IL GRUPPO SOCIALE:
la tipologia dei non membri di R.K. Merton
•
STATUS DI NON MEMBRO
DEFINITO DAL GRUPPO
ATTEGGIAMENTO
DEI NON MEMBRI
Con i requisiti per
l’appartenenza
“Aspira a far
Candidato
parte del gruppo” all’appartenenza
“Indifferente”
Senza i requisiti
per l’appartenenza
Uomo marginale
Membro
Non membro
potenziale (strategie neutrale (sfondo
di inclusione)
sociale)
“Deciso a non far Non membro
Non membro
parte del gruppo autonomo
antagonista (outgroup)
I RUOLI SOCIALI
• Descrivere un gruppo significa
descriverne i ruoli differenziati.
• RUOLO: insieme di comportamenti
che ci si aspetta da chi occupa una
data posizione sociale.
• Punto di incontro fra le vite individuali e
le strutture sociali.
I RUOLI SOCIALI
• RUOLI SPECIFICI: comportamenti
limitati e specifici.
• RUOLI DIFFUSI: insieme ampio e non
definito di comportamenti.
• Il gruppo totalitario impegna tutti i ruoli
dei partecipanti.
• OGNI PERSONA HA TANTI RUOLI
QUANTE SONO LE SUE APPARTENENZE
I RUOLI SOCIALI:
SCHEMI DI COMPORTAMENTO ATTESI E FORMALIZZAZIONE
• SCHEMI DI COMPORTAMENTO ATTESI:
1. Gruppi primari: interazione faccia a
faccia, ruoli diffusi, contenuti affettivi.
2. Gruppi secondari: ruoli specifici,
interazioni indirette, impersonali.
• GRUPPI FORMALI
• GRUPPI INFORMALI
ERVING GOFFMAN (1922-1982)
La sociologia della vita quotidiana
• Il Sé è frutto del rituale
dell’interazione sociale.
• La meccanica più intima
dell’interazione è la VITA
QUOTIDIANA.
• Il nostro comportamento nella VQ
è determinato dal ruolo sociale
ERVING GOFFMAN (1922-1982)
Il modello drammaturgico
• Esecuzione di un ruolo > pubblico
rilevante (altri di ruolo).
• Situazioni di ribalta e situazioni di
retroscena.
• Interazione focalizzata (es.:
l’incontro).
• Interazione non focalizzata (es.: la
disattenzione civile).
ERVING GOFFMAN (1922-1982)
NOI E I NOSTRI RUOLI
• Controllare le impressioni di sé
(base dell’immagine di sé).
• Esecuzione regolare di un ruolo.
• Attaccamento/ Distanza/
Assorbimento rispetto ai ns. ruoli.
• Aspettative reciproche inespresse.
• Salvarsi la faccia: il tatto.
I COMPORTAMENTI COLLETTIVI
• Un insieme di individui agisce SENZA
RIFERIRSI A RUOLI DEFINITI (come nei
gruppi).
1. IL PANICO: reazione circolare, perdita di
controllo.
2. LA FOLLA: reazione circolare, sviluppo di
atteggiamenti comuni: a): folla espressiva; b):
folla attiva.
3. IL PUBBLICO: interazione interpretativa,
risposte con contenuto diverso rispetto ai
messaggi di altri partecipanti (spesso:
polarizzazione delle opinioni).
I GRUPPI ORGANIZZATI:
Le ASSOCIAZIONI
• Insieme di persone che
perseguono interessi/ideali comuni
• Gruppo secondario formale
• Aspetto volontario
• Condizioni di sviluppo: libertà politiche,
livello di reddito e istruzione, debolezza
dei ceti.
•
Cfr. Alexis de Tocqueville, De la démocratie en Amérique, 1835-40
I GRUPPI ORGANIZZATI:
Le ORGANIZZAZIONI
• Uffici costituiti per raggiungere
fini.
• Gruppo secondario formale
• Aspetto non volontario
• Personale specializzato, retribuito,
inquadrato gerarchicamente.
• Ordinamento razionale.
IL TIPO IDEALE WEBERIANO DI
BUROCRAZIA
•
•
•
•
Divisione dei compiti
Gerarchia di comandi
Regole scritte
Specializzazione > credenziali
educative; fine del ‘dilettante di
talento’; concorsi/selezioni.
• Retribuzione da parte
dell’organizzazione
WEBER: BUROCRAZIA COME
ORGANIZZAZIONE EFFICIENTE
• COMPETENZA CERTIFICATA
• RIDUZIONE DELL’ANSIA SOCIALE
• RIDUZIONE DELLA CORRUZIONE
(NEPOTISMO/FAMILISMO).
• QUADRO CHE GARANTISCE
RELAZIONI IMPERSONALI DI
LAVORO
INEFFICIENZA DELLA BUROCRAZIA:
IL PARADOSSO DI MERTON
• MANSIONI SEMPLICI E
STRANDARDIZZATE: efficiente.
• MANSIONI COMPLESSE: le stesse
condizioni che la rendono
efficiente in condizioni normali, la
rendono qui inefficiente
(impersonalità, gerarchia, regole
scritte, ecc.)
INEFFICIENZA DELLA BUROCRAZIA:
I GIOCHI DI POTERE DI CROZIER
• RUOLI PREVEDIBILI E
IMPREVEDIBILI.
• REGOLAMENTAZIONE DEI RUOLI
NON SEMPRE ESISTENTE.
• CONFLITTO: regolamentare i ruoli
altrui, rendere incerti i propri.
IL MODELLO DI MINTZBERG
TIPI DI BUROCRAZIE
• Rispondere alla certezza o
•
•
•
•
•
incertezza ambientale
1. A STRUTTURA SEMPLICE
2. MECCANICA (weberiana)
3. BUROCRAZIA PROFESSIONALE
4. A STRUTTURA DIVISIONALE
5. ADHOCRAZIA
I VALORI
• ORIENTAMENTI DI FONDO DELL’AGIRE:
DOVER ESSERE
• SFONDO DELLE INTERAZIONI
• FATTI SOCIALI ADOTTATI MEDIANTE
PROCESSI COMPLESSI DI SCELTA E DI
RIGETTO
• SOGGETTIVI/OGGETTIVI
I VALORI
• VALORI UNIVERSALI
• GRADO DI INTEGRAZIONE DEI
SISTEMI DI VALORE
• CONFLITTI VALORIALI NELLE SOCIETÀ
MODERNE
L’ORIGINE DEI VALORI
• MARX: I VALORI DELLA CLASSE
DOMINANTE COME VALORI
DOMINANTI
• BASE MATERIALE E INTERESSI DI
CLASSE NELLA LORO GENERAZIONE
• ALIENAZIONE DELLA CLASSE OPERAIA
LA MORTE DEI VALORI
• FRIEDRICH NIETZSCHE (1844-1900):
SECOLARIZZAZIONE, CRISI DELLE
GRANDI NARRAZIONI IDEOLOGICHE,
CRISI DEI VALORI TRADIZIONALI.
• MA NUOVI VALORI HANNO
SOSTITUITO I VECCHI
IL DIFFERIMENTO DELLE
GRATIFICAZIONI
• FORMA ESCATOLOGICA DELLA SFERA
VALORIALE
• TEMPO-LUOGO: IL REMOTO FUTURO
• ESALTAZIONE DEL SACRIFICIO
• RADICE RELIGIOSA EBRAICOCRISTIANA
IL DIFFERIMENTO DELLE
GRATIFICAZIONI
• RELIGIONE: LE RELIGIONI DI
REDENZIONE
• POLITICA: NARRAZIONI POLITICOUTOPICHE
• ECONOMIA: IL CAPITALISTA
• FAMIGLIA E SCUOLA: I VALORI DEL
CETO MEDIO IN ASCESA
MUTAMENTI ODIERNI NELLA
SFERA VALORIALE
• INCREMENTO DEI VALORI UNIVERSALI
• FRAMMENTAZIONE DEI SISTEMI DI
VALORE
• PRESENTIFICAZIONE VALORIALE,
DIFFUSIONE DEI VALORI HIC ET
NUNC.
PLURALISMO DEI VALORI
• UN UNICO SISTEMA (SOCIETÀ
ARCAICHE)
• DUE SISTEMI IN CONFLITTO
(RIVOLUZIONI)
• DUE SISTEMI COESISTENTI
• IL “SUPERMARKET” DEI VALORI E
SISTEMI VALORIALI POCO COESI
LE NORME SOCIALI
• MODELLI ELEMENTARI DI
COMPORTAMENTO
• CARATTERE PRESCRITTIVO
• SEMPRE ACCOMPAGNATE DA SANZIONI
• CAMBIANO NEL TEMPO E NELLO
SPAZIO (relatività delle norme)
LE NORME SOCIALI
• NORME SOCIALI E NORME GIURIDICHE
• NORME FORMALI E NORME INFORMALI
(NORME ESPLICITE E NORME
IMPLICITE)
• REGOLE COSTITUTIVE E REGOLE
REGOLATIVE
PERCHÉ SI UBBIDISCE?
• STRATEGIE DI UNIVERSALIZZAZIONE:
CONVENIENZA PRATICA PER
L’ATTEGGIAMENTO CONFORME.
• INDUZIONE DI SISTEMI STABILI DI
ASPETTATIVE RECIPROCHE
• PREVEDIBILITÀ RELATIVA DEI
COMPORTAMENTI SOCIALI
LE SANZIONI
SANZIONI
Formali
Informali
POSITIVE
Premio,
onoreficenza,
riconoscimento
pubblico
Successo, carriera,
autorevolezza nel
gruppo di
riferimento
NEGATIVE
Arresto, multa, altre
Esclusione da un gruppo,
punizioni, esclusione da emarginaz.ne,
insulto,
istituzioni, licenziamento derisione, isolamento
LE NORME SOCIALI
• SENSIBILITÀ UMANA PRECOCE
ALL’ADEGUAMENTO NORMATIVO
• ORIGINE STORICA DETERMINABILE
DEI SISTEMI NORMATIVI (ES.: LE
BUONE MANIERE ORIGINATE DELLA
SOCIÉTÉ DE COUR)
• AMBITO DI VALIDITÀ DEI SET DI
NORME
I SISTEMI NORMATIVI:
COERENZA ED INCOERENZA
ANOMIA
• ECCESSO DI NORME
• NORME CONTRADDITTORIE (NORME E
CONTRO-NORME): DILEMMI ETICI
• CARENZA DI NORME
ISTINTO E “APERTURA”:
L’UOMO INDETERMINATO
• Impulsi non specializzati.
• Istinti umani adattabili ed elastici (alimentazione,
sessualità), influenzati da sistemi culturali e struttura
sociale
• Continua coesistenza fra animalità e socialità
dell’uomo. Carattere ibrido dell’esperienza pratica.
• L’uomo si forma interagendo col suo ambiente che è
insieme naturale e culturale
• L’uomo nasce con una predisposizione alla socialità,
ma diventa membro della società.
La determinatezza delle
istituzioni sociali
• “Le istituzioni [sociali] che sono state cristallizzate…
si presentano all’esperienza come esistenti al di sopra
e al di là degli individui che ‘per caso’ le incarnano in
quel momento” p. 89
• Il mondo istituzionale appare all’esperienza come una
realtà oggettiva, inalterabile, autoevidente.
• Esso si oggettivizza nei significati istituzionali, nelle
azioni istituzionalizzate e nei ruoli. Le sanzioni
colpiscono chi non accetta l’oggettivizzazione.
• I fenomeni umani sono visti come “cose”:
l’uomo come prodotto, la sua attività come
epifenomeno di processi non umani: è la reificazione.
LA SEDIMENTAZIONE
INTERSOGGETTIVA
• L’esperienza si oggettiva nel linguaggio, cioè
si trasforma in un oggetto di conoscenza
accessibile a tutti.
• Solo quando viene tradotta e oggettivata in
un sistema di simboli, l’esperienza può
sedimentarsi ed essere condivisa
(sedimentazione intersoggettiva).
• Chi ha potere ha interesse che le definizioni
tradizionali della realtà siano mantenute.
LA TRADIZIONE
SEDIMENTATA
• Ogni oggettivazione sedimentata nel
linguaggio può essere rimessa in discussione
a causa o di un incidente biografico
(domanda chi sono io?) o perché due
risposte in conflitto sono socialmente
disponibili.
• Il dominio delle definizioni tradizionali inibisce
il mutamento sociale; il conflitto sulle
definizioni ( società pluralistiche) lo
accelera.
La “logica del mondo”: il
linguaggio
• La conoscenza oggettiva questo mondo usando il
linguaggio e gli apparati conoscitivi (scienza, senso
comune…) fondati sul linguaggio. Il mondo assume
una logica ed è formato da ‘oggetti’ visti come ‘la
realtà’. L’esperienza diventa parole, concetti.
• Esso è il deposito della tradizione, coerente al suo
interno (‘logico’), ma spesso dimentico dell’origine
concreta delle istituzioni tradizionali cui dà forma.
• La logica si sovrappone al mondo sociale e lo rende
coerente, integrato, ai nostri occhi.
I sistemi culturali
• I sistemi culturali sono universi simbolici che si
strutturano sulla base di ciò che vale per tutti e di ciò
che è pertinente solo a ruoli specifici.
• Nascono da riflessioni soggettive, e si determinano
come insiemi coerenti. Hanno una natura teoretica ed
hanno una storia, ma la gente li vive in modo
ingenuo e li naturalizza come ovvietà.
• Creano un ordine alla percezione soggettiva
dell’esperienza biografica, del mondo sociale in cui si
è nati e del mondo in genere.
Gli universi simbolici
• Determinano i limiti di ciò che è pertinente
nell’interazione sociale > delimitano la realtà.
• Assegnano un rango a ogni fenomeno in una
gerarchia dell’esistente > fanno coincidere questa
gerarchia con i confini del mondo sociale.
• Creano un’unità coerente fra presente, passato e
futuro.
• Tale ordine è minacciato da realtà incomprensibili per
le sue determinazioni, viste come caos da cui
difendersi.
• Non esistono al di fuori di gruppi o comunità che se
ne fanno portatori.
Interpretare e valutare
• Ogni punto di vista è connesso a concreti interessi
sociali: è un prodotto sociale ma è anche un fattore
di cambiamento o di conservazione. La base della
loro esistenza sta nella vita di individui concreti.
• I significati tendono a generare universi simbolici
coerenti, mentre le pratiche sociali e le “aree di
condotta” sono spessissimo incoerenti e ibride.
• La coerenza delle rappresentazioni costringe a
valutare positivamente o negativamente le pratiche
sociali: le cose si fanno non perché funzionano, ma
perché sono “giuste”.
La legittimazione
• La legittimazione  strumenti attraverso cui possa
essere ‘spiegato’ e giustificato il mondo istituzionale
• Ogni istituzione sociale ha una serie di conoscenze
che forniscono regole di condotta e norme alla
condotta istituzionalizzata degli attori sociali.
• La legittimazione indica all’individuo (a) il perché del
suo comportamento e (b) il perché le cose stanno
come stanno.
• È sempre necessario legittimare l’esistente quando si
deve insegnare alle nuove generazioni o ai neofiti
com’è fatto il mondo in cui stanno entrando.
Definizioni istituzionali delle
situazioni
• Le definizioni istituzionali delle situazioni (DIS) si
impongono coercitivamente sugli individui: nella
società pluralista è difficile legittimare in modo
assoluto le singole aree di condotta differenziate.
• Le DIS si attribuiscono validità conoscitiva, e
prescrivono comportamenti, indicano norme.
• La “ricetta di base” del funzionamento delle DIS 
conferire loro un’essenza indipendente dall’attività e
dalla comprensione umana (reificazione).
Ideologia come legittimazione
• Nella società pluralista diverse forme di legittimazione
coesistono e entrano in conflitto.
• Lo stesso universo viene interpretato in modi diversi
a seconda di concreti interessi i cui portatori sono
gruppi sociali diversi: la condivisione di una ideologia
rafforza la solidarietà dei gruppi.
• Dopo che un’ideologia è stata adottata da un gruppo
sociale, essa viene modificata in relazione agli
interessi che deve ora legittimare.
• L’ideologia non richiede riscontri empirici.
I quattro livelli della
legittimazione
1. La legittimazione è incipiente non appena un sistema
di legittimazioni linguistiche viene trasmesso (“le cose
qui da noi si fanno così…”)
2. Forme rudimentali di astrazione teorica, relative a
gruppi di significati (proverbi, leggende, massime e
morali).
3. Teorie esplicite che legittimano come corpo di
conoscenze differenziate un intero settore
istituzionale. Può già richiedere un corpo di esperti.
4. Universi simbolici interi, che riguardano l’intero ordine
istituzionale.
Legittimazione e identità
• Gli universi simbolici interpretano, ognuno secondo la
sua logica, anche la realtà individuale.
• Le teorie sull’identità sono sempre inserite in più
estese teorie sulla realtà: la psicologia presuppone
sempre una cosmologia particolare.
• Le teorie psicologiche, come elementi della
definizione sociale della realtà, hanno la tendenza a
realizzare se stesse con forza negli stessi fenomeni
che tentano di spiegare: gli individui le rendono reali
nell’atto stesso di interiorizzarle, e costruiscono così
un’immagine di sé legittima e, spesso, ideologica, che
interpretano però come “autentica”.
ISTITUZIONALIZZAZIONE
• Si ha istituzionalizzazione di un’attività umana
quando si produca una tipizzazione reciproca
di azioni consuetudinarie da parte di un
gruppo di esecutori.
• Tutta l’attività umana è soggetta alla
consuetudinarietà, e quindi
all’istituzionalizzazione.
• Significato di un’istituzione  suo
riconoscimento sociale come soluzione
“permanente” a un problema “permanente”.
Abitualizzazione e tipizzazione
reciproca
• Abitualizzazione  ogni azione ripetuta
spesso viene cristallizzata secondo uno
schema fisso, che può essere riprodotto
risparmiando la necessità di ri-definire la
situazione.
• Tipizzazione  ogni modello di condotta
condiviso con l’Altro. Ognuno si appropria di
modelli di condotta altrui facendoli propri: la
vita sociale può definirsi come sfere crescenti
di routine che si considerano ovvie.
Azione istituzionalizzata e
interiorizzazione
• La forza dell’ordine istituzionale è massiccia e
irresistibile per ogni persona.
• Interiorizzarla significa instaurare un alto
grado di simmetria fra realtà interna ed
esterna alla persona  dialettica incessante
• Noi non solo comprendiamo le definizioni
delle situazioni degli altri, ma le definiamo
reciprocamente, partecipiamo di un mondo
Azione istituzionalizzata e
ruolo sociale
• L’azione istituzionalizzata si concretizza in un
ruolo: in quanto oggettive sono ripetibili da
ognuno.
• Ricoprendo dei ruoli, l’individuo partecipa di
un mondo sociale; interiorizzandoli, fa sì che
lo stesso mondo diventi reale per lui.
• L’attore si identifica con le tipizzazioni
oggettivate, ma nella sua riflessione può
distaccarsene, attribuendo la loro esecuzione
a un segmento ‘sociale’ del proprio Sé.
L’ordine sociale
• Le diverse istituzioni sociali hanno la tendenza
ad “associarsi” in insiemi più coerenti
condivisi da tutti.
• La legittimazione tende ad attribuire una
“logica” unica all’insieme dei processi
istituzionalizzati.
• L’ordine sociale in ogni sua fase è un prodotto
umano.
• I ruoli più rappresentativi dell’ordine
istituzionale  politica e religione.
L’ordine sociale e il caos
• L’apertura di fronte al mondo deve
trasformarsi in chiusura di fronte al mondo 
l’uomo ricerca un ambiente stabile, al cui
interno dirigere e specializzare i suoi istinti.
• L’organismo umano è instabile, e l’uomo non
solo è un corpo, ma ha un corpo, cioè ne fa
esperienza e deve trovare un equilibrio.
• L’ordine istituzionale  precario e minacciato
da realtà per esso prive di significato. Tutte le
società sono costruite a dispetto del caos.
Conformità e devianza
• Ogni istituzione sociale contiene regole
di condotta appropriate.
• Ogni deviazione dall’ordine istituzionale
è considerata deviante.
• La condotta deviante sfida l’ordine
sociale, in quanto mette in discussione
le definizioni istituzionali della realtà e il
loro valore (anche conoscitivo).
Controllare e punire
• Tutte le società tendono a mantenere i
devianti reali o potenziali all’interno delle
definizioni istituzionalizzate della realtà, che
comprendono modelli di comportamento.
• Terapia: risocializza il deviante nella realtà
“oggettiva” dell’universo simbolico della
società. Ha successo se l’individuo fa proprio
l’ordine simbolico generale.
• Annichilazione: nega la possibilità di universi
diversi dal proprio ed elimina chi ne fa parte.
Gli “esperti” dell’ordine sociale
• Le conoscenze prescrittive istituzionalizzate generano
gruppi di conoscitori esclusivi che rivendicano una
giurisdizione totale sulle conoscenze.
• L’inaccessibilità del loro sapere è garantita dal
linguaggio esoterico.
• L’intellettuale è un ‘contro-esperto’ che propone
definizioni di realtà alternative.
• Egli si organizza in gruppi settari o in partiti
rivoluzionari al cui interno dà una base oggettivizzata
alle definizioni alternative, che spera di proiettare
sulla società intera.
Il mondo sociale
• Le aree di condotta omogenea (o comunità di
pratiche) esistono sulla base di sfere di attività
separate: non hanno bisogno di essere integrate in
un unico sistema.
• La logica unitaria non risiede nelle pratiche, ma negli
Universi Simbolici che i membri generano.
• Gli US assegnano un ruolo a ogni fenomeno,
generando una gerarchia coincidente con i confini del
proprio mondo sociale.
• Tali US sono in relazione con gli interessi sociali
concreti del gruppo che li possiede.
Il ruolo sociale
• Le istituzioni si incorporano nell’esperienza
individuale attraverso i ruoli.
• Con il loro complesso di azioni programmate,
essi determinano l’istituzionalizzazione delle
condotte.
• L’individuo partecipa ai mondi sociali
eseguendo i ruoli; interiorizzandoli, fa sì che il
mondo sociale diventi soggettivamente reale
per lui.
Il ruolo sociale e
l’istituzionalizzazione
• I ruoli  l’oggettivazione della struttura della
società.
• Le istituzioni sociali non esistono
empiricamente al di fuori della loro
realizzazione nei ruoli.
• I ruoli rappresentano le istituzioni come reale
presenza nell’esperienza degli individui viventi
• La coscienza individuale è socialmente
determinata soprattutto dall’insieme di
conoscenze necessarie per eseguire i ruoli.
Conversazione e routine
• La conversazione continua ‘realizza’ il mondo sociale,
creando una struttura di plausibilità condivisa da tutti.
Ne permette l’incarnazione in routine.
• La gran parte della conversazione noncurante, per il
suo carattere massiccio e coerente, preserva la realtà
esistente rendendola plausibile.
• Allo stesso tempo, la modifica incessantemente,
arricchendola o impoverendola di alcuni elementi.
• L’interruzione o l’isolamento dalla conversazione
rendono meno plausibile la realtà per gli attori.
L’identità e il Sé
• L’identità personale nasce dalla dialettica tra
coscienza individuale, organismo e società.
• È l’elemento chiave della realtà soggettiva, ma è in
rapporto costante con la società.
• Il Sé, entità riflessa  dialettica fra identificazione da
parte degli altri e autoidentificazione.
• L’appropriazione del Sé e del mondo sociale
d’appartenenza  due aspetti dello stesso processo,
mediato dalle stesse “persone importanti”, attraverso
cui ognuno trova il proprio posto specifico nel mondo.
Le “persone importanti” e
l’Altro generalizzato
• Non si sceglie il mondo sociale in cui si nasce, e con
esso le persone per noi importanti.
• Man mano che si passa a un’identità adulta si attua
una progressiva astrazione dei ruoli e dei
comportamenti dalle persone concrete a noi vicine.
• Le norme e i ruoli vengono riferiti a una generalità
che include la società, nei limiti in cui è significativa
per la persona concreta.
• Si forma nella coscienza la figura dell’Altro
generalizzato  corrisponde all’accettazione della
società come realtà e di una propria identità coerente
e situata in quella società.
LA SOCIALIZZAZIONE
• PROCESSO attraverso cui un individuo si insedia nel
mondo oggettivo di una società o di un suo settore di
attività, e lo include nella propria identità personale.
• VARIA in base alla distribuzione delle conoscenze
• SOCIALIZZAZIONE PRIMARIA: quella che un
individuo intraprende nell’infanzia, e che lo porta a
diventare membro di una società.
• SOCIALIZZAZIONE SECONDARIA: ogni processo
successivo che introduce un individuo già socializzato
in nuovi settori specifici di attività.
• La S. primaria è la matrice tenendo in conto la quale
ogni S. secondaria può sperare di aver successo.
Socializzazione primaria
• I significati istituzionali devono essere impressi con
forza e indelebilmente nella coscienza dell’individuo:
per questo vengono semplificati e resi assertivi.
• Il mondo viene oggettivato per mezzo del linguaggio;
ordinato in oggetti che sono considerati la realtà;
interiorizzato in forme logiche come verità oggettiva.
• Per il bambino il mondo è poco comprensibile, in
quanto estraneo alla sua esperienza: non distingue la
‘realtà’ della natura da quella dei fenomeni sociali.
• Tutte le istituzioni gli appaiono fatti innegabili, che
hanno potere su di lui per la loro fattualità e per le
sanzioni che ne colpiscono l’infrazione.
Effetti e condizioni della
socializzazione primaria
• Contrariamente ad altri apprendimenti, la S. primaria
avviene in un’atmosfera di grande emotività e
dipendenza dalle ‘persone importanti’:
l’interiorizzazione avviene solo quando il bambino
interiorizza i loro ruoli e atteggiamenti.
• Le ‘persone importanti’ modificano i significati
istituzionali nella trasmissione al bambino,
autoconvincendosi delle proprie scelte e
determinando in modo più forte il loro senso di realtà
• Si rende ‘stabile’ ciò che è precario (per la sua
struttura di fatto costruito e sempre negoziabile): gli
universi simbolici, le identità, i ruoli, la socializzazione
Socializzazione riuscita o fallita
• Processo che determina, insieme a conoscenze sul
mondo, anche le identità personali, e fallisce quando
non riesce a creare nel bambino la ‘fede’
nell’inevitabilità della realtà e del proprio ruolo.
• Può accadere anche a causa del fatto che diverse
‘persone importanti’ gli mèdino diverse ‘realtà’,
mettendolo dinnanzi a una scelta asimmetrica di
identità.
• È riuscita quando si ottiene simmetria fra realtà
‘oggettiva’ e realtà soggettiva (e identità).
• TERMINA quando si interiorizza nella coscienza l’Altro
generalizzato.
La socializzazione secondaria
• Processo che determina l’interiorizzazione di
conoscenze legate a ruoli specifici connessi
alla divisione del lavoro, situati in sotto-mondi
istituzionali, spesso in contrasto con il mondobase della socializzazione primaria.
• I ruoli sono impersonali, il loro contenuto
specifico è spesso standardizzato e facilmente
apprendibile: si tratta di vocabolari, campi
semantici particolari, “tacite intese”.
Condizioni della socializzazione
secondaria
• Il presente viene, in questo processo,
interpretato in modo da minimizzare la sua
opposizione al mondo-base, e le
trasformazioni avvenute.
• Soggettivamente, si dovrà accettare che il
mondo-base non è il solo, e che ha una
collocazione sociale precisa.
• La plausibilità della S secondaria è minore
della primaria, ed è più vulnerabile.
Esteriorizzazione come
produzione della società
• Nel processo di esteriorizzazione i
prodotti dell’attività dei gruppi si
oggettivano in significati che vengono
proiettati sulla realtà, producendola in
forme determinate e nuove.
• Esso è conseguenza della riflessione
nelle coscienze rispetto alle azioni
compiute (anche istituzionali), dalle
quali in questo modo si distanzia.
La risocializzazione
• Processo di ristrutturazione del Sé simile
alla S. primaria, ma vissuta da adulti:
atmosfera affettivamente carica e nuove
“persone importanti”.
• L’individuo è socializzato a definizioni
della realtà nuove o eretiche e la sua
realtà soggettiva trasformata.
• Il prototipo è la conversione religiosa.
Condizioni della
risocializzazione
• È necessario creare nuove strutture di
plausibilità permanenti.
• I neofiti devono segregarsi e/o staccarsi
dal vecchio ambiente, fisicamente o
anche mentalmente. Il vecchio mondo
va reinterpretato o anche annichilito.
• La setta religiosa, i lager e la
psicoterapia  i campi tipici.
La setta
• La comunità di risocializzati è la base
sociale per l’oggettivazione delle
definizioni ‘nuove’ della realtà
• Anche le concezioni più aberranti
diventano plausibili in comunità. I
compagni mantengono insieme la realtà
oggettiva dell’ideologia settaria.
• Forme secolarizzate di settarismo: il
gruppo rivoluzionario.