Piante velenose

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UN TRANQUILLO LUNEDI’
©
Copyright G. Lepre
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Telefonata (la 35 a della mattinata...):
E’la madre di un mio piccolo paziente di 2 anni, allarmata in
quanto all’ asilo le hanno detto che il figlio ha mangiato una
“bacca rossa” . Cerco di capire tra gli strilli del lattante che stò
pesando : “dove ha preso la bacca?”- nel giardino dell’asilo in
un attimo di disattenzione della maestra . “ l’ha ingerita
sicuramente? ”- non lo sa. “ che bacca è? “ - non lo sa . “ ne ha
ingerita una sola ? “- non lo sa . “ quanto tempo fa ? “ - circa
un’ora fa . “ com’è il bambino ? “ - normale . “ può portarmi
un ramo della pianta ? “ - no perché l’altro figlio mi aspetta da
solo davanti a scuola . !!!!!!
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COSA FACCIO ?
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A) E’ l’ una , sono stravolto da 4 ore di studio di Lunedì
mattina, mi aspettano 16 “ domiciliari “ : consiglio il P. S.
B) Telefono al Centro Antiavvelenamenti ( ma non ho idea di
quale sia il veleno ! ) .
C) Cerco di ragionare: la” bacca “ era nel giardino di un asilo
(ed è auspicabile che non coltivino piante velenose ) , non è
certo che il bambino l’abbia realmente ingerita, il bambino non
presenta alcun sintomo . Inoltre, per fortuna, l’asilo è a poca
distanza dal mio studio. Mi chiedo ancora: quanto tempo ho?
Consiglio alla madre di controllare attentamente il bambino, di
portarlo immediatamente in P.S. nel caso comparisse qualsiasi
sintomo ( vomito, letargia, ecc. ) e di tenersi in contatto con me.
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Vado a cercare la bacca…
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Il Pediatra e gli avvelenamenti
L’ingestione accidentale di sostanze tossiche presenta due
picchi di incidenza in età pediatrica:
- 18 - 36 mesi ( epoca di scoperta del mondo da parte del
bambino ).
- 8 - 14 anni ( età in cui alcuni iniziano a subire il fascino delle
sostanze “proibite” ).
Secondo alcune statistiche solo lo 0,5 % dei decessi in età 1 - 14
anni e riferibile ad avvelenamento, e l’80 % delle sospette
intossicazioni può essere gestito con una consulenza telefonica.
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Il Pediatra deve spesso gestire esposizioni, certe o sospette, a
sostanze potenzialmente tossiche.
L’incertezza dell’anamnesi, la minimizzazione da parte dei
genitori, spesso determinata da un senso di colpa per
l’avvenuto, l’imperfetta conoscenza della tossicità delle sostanze
in causa, e il continuo aumento di nuove sostanze tossiche in
ambito
domestico,
possono
indurre
a
pericolose
sottovalutazioni, con ritardi od omissioni di interventi
indispensabili.
D’altra parte la pressione esercitata dall’ansia dei genitori o
dalle preoccupazioni medico-legali del Pediatra, determinano
un eccesso di interventi inutili e costosi.
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Trattamento degli avvelenamenti
Le scelte terapeutiche vanno effettuate in base all’anamnesi (accertamento
della tossicità della sostanza, dell’entità dell’esposizione e del tempo
trascorso) e in base alla valutazione clinica del bambino.
In caso di sicura ingestione di sostanza tossica in quantità “adeguata”
esiste la precisa indicazione ad impiegare, in ambito ospedaliero,
metodiche terapeutiche diverse in base al tipo di sostanza:
1) SVUOTAMENTO GASTRICO (EMESI CON IPECACUANA,
GASTROLUSI)
2) ADSORBENTI, DILUENTI, INATTIVANTI (definiti anche “antidoti
locali”: CARBONE ATTIVO, OLIO DI PARAFFINA, LATTE, ALBUME
D’UOVO)
3) LAVAGGIO INTESTINALE (somministrazione di polietilenglicole).
4) CATARSI (sorbitolo al 70%, solfato di Mg o di Na, citrato di Mg)
5) DIURESI FORZATA (carico di liquidi isotonici)
6) ANTIDOTI
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7) OSSIGENO TERAPIA.
La decisione da prendere, in caso di
esposizione accidentale a sostanze di
modesta tossicità e in quantità esigua, è
comunque controversa.
Il controllo clinico con eventuale ricorso
all’emesi
con
ipecacuana
o
alla
somministrazione di carbone vegetale
potrebbe essere un’alternativa meno
traumatica
rispetto
all’approccio
interventistico.
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La prevenzione
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I primi uomini per procacciarsi il cibo dovettero imparare a distinguere
rapidamente le piante commestibili da quelle velenose. Nei paesi
industrializzati i profondi cambiamenti nel modo di vivere avvenuti negli
ultimi cinquant’anni hanno irrimediabilmente condannato gli usi
tradizionali di molte piante. In tal modo anche le conoscenze popolari
delle proprietà delle piante selvatiche sono andate perdute. Anche nel
mondo scientifico, a causa di una scarsa collaborazione tra Botanici e
Tossicologi, si ha una scarsa informazione sulle piante velenose, e i dati
sono riferiti in genere al bestiame.
E’ indispensabile insegnare ai bambini a riconoscere e ad evitare le piante
velenose, perché sono proprio loro i più esposti al rischio di
avvelenamento, abituandoli a non mangiare che frutti ben conosciuti e
sicuramente commestibili.
Un dato che merita di essere sottolineato è che la tossicità di una pianta
non è generalizzabile, ad esempio le bacche del tasso, mortali per l’uomo,
sono commestibili per gli uccelli, o le foglie della belladonna velenose per
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l’uomo ma non per le capre.
Sostanze tossiche di origine vegetale
I dati disponibili sulle piante velenose della nostra flora sono pochi,
lacunosi e a volte discordanti. La tossicità di una pianta dipende da vari
fattori, soprattutto il principio tossico può variare in concentrazione nelle
diverse strutture della pianta ed anche nelle fasi del ciclo vitale.
Le principali sostanze tossiche sono:
1) ALCALOIDI ( sostanze azotate dotate di intensa attività fisiologica.Es.
Atropina, Scopolamina, Iosciamina)
2) GLICOSIDI ( sostanze che per idrolisi liberano glucosio e composti
non glucidici detti Agliconi. Es. Glicosidi cardiaci - Oleandroside e
Nerioside, contenuti nell’oleandro, inducono bradicardia. Glicosidi
cianogenetici, contenuti nei semi di molte rosacee, liberano cianuro.
Saponine, glicosidi complessi che in acqua formano una schiuma
saponosa.)
3) FITOTOSSINE ( proteine ad elevata tossicità)
4) OSSALATI e RESINE
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Aconito
Pianta erbacea con fusto eretto alta
fino a 1 mt. Fiori di color azzurroviola
a
volte
bianco.
Soprannominato in Germania Erba
del Diaolo o Strozza Lupi. Il fiore
contiene uno dei veleni più potenti
che si conoscano, e può venire
assorbito direttamente dalla pelle.
Contiene infatti vari alcaloidi che
agiscono sul sistema nervoso
centrale, determinando la morte per
arresto
cardiocircolatorio.
Sin
dall’antichità veniva usato per
rendere spade e frecce mortali.
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Brionia
Il succo contenuto nelle radici fresche o
nelle bacche ha proprietà irritanti
sull’epidermide e causa vesciche.
L’ingestione delle bacche provoca dolori
addominali,
emissione
di
feci
sanguinolenti, infiammazione del tratto
digerente, dei reni ed anche febbre
elevata. La dose letale per una persona
adulta è costituita da 40-50 bacche, 15
nel caso dei bambini. Gli animali
domestici, in particolare i maiali, dopo
l’ingestione delle radici o delle bacche
vengono colpiti da dolori addominali e
da diarrea.
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Belladonna
Pianta erbacea con fusto semplice
per il primo tratto, poi ramificato in
tre rami, così chiamata in quanto
già nel medioevo veniva utilizzata
dalle donne per preparare un collirio
ad azione midriatica, cosa all’epoca
ritenuta attraente.Atropa è il nome
di una delle tre Parche, colei che
recideva il filo della vita. Tutta la
pianta è velenosa, soprattutto le
bacche nere, simili a mirtilli o a
piccole ciliegie.
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Cicuta
Pianta erbacea con fusto alto sino a
2 mt. con numerose macchie
irregolari di colore rosso bruno e
odore sgradevole. Tutte le parti
della
pianta
sono
tossiche.
Generalmente l’intossicazione è
dovuta ad errori di identificazione,
nonostante il caratteristico cattivo
odore: può infatti capitare di
confondere le varie parti della cicuta
con parti omologhe di piante
commestibili, ad esempio le foglie
con quelle del prezzemolo, le radici
con quelle di pastinaca oppure i
semi con quelli di altre ombrellifere
dall’aroma di anice. L’alcaloide
tossico principale è la Conina.
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Oleandro
Secondo alcuni autori 8-10 semi
bastano ad uccidere un uomo adulto.
Gli effetti dell’avvelenamento sono
costituiti da gravi gastroenteriti,
nausea,
vomito,
midriasi,
compromissioni cardiache per azione
digitalsimile, coma e morte; tuttavia,
la presenza dei glicosidi rende molto
amaro il sapore della pianta,
fungendo, quindi da deterrente ad
una eccessiva ingestione. Inoltre essi
provocano forti crisi di vomito, che
previene l’assorbimento di grandi
quantità del veleno. Per questo
motivo l’Oleandro, sebbene sia molto
pericoloso, raramente provoca casi
gravi di avvelenamento.
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Dulcamara
La tossicità nei frutti acerbi di Dulcamara
nell’uomo è stata studiata in modo
approfondito: bastano 10 bacche per
provocare i primi sintomi di avvelenamento;
mentre ne occorrono circa 200 per
determinare effetti letali. Durante la
maturazione del frutto della Dulcamara gli
alcaloidi vengono degradati, cosicchè nel
frutto maturo risultano del tutto assenti. I
sintomi sono mal di testa, stanchezza,
vomito, dolori addominali, forti diarree ed,
in alcuni casi, febbre e collasso circolatorio.
Le prime avvisaglie dell’avvelenamento
possono sopravvenire tra le 4 e le 19 ore
dall’ingestione della pianta e, se si tratta di
un caso di grave avvelenamento, la nausee e
la diarrea possono durare 3-6 giorni.
Talvolta si verificano anche allucinazioni,
apatia, convulsioni e disturbi della visione.
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Tasso
Il tasso, legno conosciuto e apprezzato
per farne archi, (toxon in greco) e una
pianta talmente velenosa da aver
fornito l’etimo tossico. Tutta la pianta
contiene pseodoalcaloidi conosciuti
come Tassine che sono i principali
responsabili dei suoi effetti tossici; non
vanno
trascurati
i
Glicosidi
cianogenici, presenti prevalentemente
nelle foglie. Il succo di tasso è il veleno
che uccise il padre di Amleto. Il frutto
è formato da una bacca rossa
contenente un singolo seme.
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Fusaggine
E’ un arbusto che può arrivare alle
dimensioni di un alberello Il frutto è
una capsula divisa in 4 lobi di colore
rosso-arancio, che caratterizzano il
suo nome popolare: capello da prete.
Qusti frutti così come le foglie sono
estremamente tossici a causa di un
glucoside
detto
Evonimina.
L’ingestione dei frutti o delle foglie
in piccola quantità induce gravi
disturbi intestinali, a forti dosi
convulsioni e morte.
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Lauroceraso
Pianta estremamente pericolosa in
quanto produce frutti identici alle
ciliegie, con sapore abbastanza
dolce da piacere ai bambini. La dose
tossica è di 2-3 bacche, ad elevato
contenuto di Acido cianidrico
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Mughetto
E’ una pianta erbacea perenne con
caratteristici fiori biancastri molto
profumati. Produce una piccola bacca
di colore rosso-vivo contenente
glucosidi cardiotossici.
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Ricino
E’ una pianta arborea che nei paesi
caldi raggiunge anche i 10 mt, mentre
in Italia si comporta come un’erbacea
annuale e il suo fusto rossastro non
raggiunge i 2 mt di altezza. Le sue
bacche sono capsule a tre valve,
coperte da spine non rigide,
contenenti tre semi ovoidali appiattiti
di colorito striato bruno rossastro.
Questi semi sono estremamente
tossici e spesso vengono confusi con le
castagne.
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Sabina
Arbusto fronzuto detto cipresso dei
maghi in quanto nel passato sia le
foglie che le sue bacche erano
utilizzate per produrre essenze
abortive e in grado, con sole 6 gocce ,
di fare morire un uomo. A volte può
essere confusa con il ginepro, ma si
differenzia da questo perché a foglie
squamiformi.
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Stramonio
Pianta erbacea annuale alta sino a 1
mt, produce fiori bianco-violacei
solitari lunghi sino a 10 cm. Il frutto è
una capsula ovale spinosa alla
superficie divisa in 4 logge. Le parti
velenose sono le foglie e i semi, che
contengono
Alcaloidi
di
tipo
tropanico (Atropina, Scopolamina).
Gli effetti dell’avvelenamento vanno
dall’agitazione psico motoria al
delirio alla morte per arresto
respiratorio. Sono noti molti casi di
avvelenamento da stramonio. In
passato esistevano sigarette anti
asmatiche fatte con foglie di questa
pianta.
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Le bacche selvatiche
letali
sono
quindi
relativamente poche,
sarebbe
importante
saperle riconoscere con
sicurezza per decidere
rapidamente, nei rari
casi
di
sospetta
intossicazione
da
vegetali, ed evitare
inutili ricorsi al P.S.
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