Patologia 17. Interazione ospite-tumore (stadiazione e classificazione, meccanismi di evasione e immunologia dei tumori) Classificazione dei tumori I tumori possono essere classificati in accordo a diversi criteri di cui i piu’ largamente usati sono il comportamento e l’istogenesi In base al comportamento i tumori vengono suddivisi in Benigni Maligni In base all’istogenesi si hanno i tumori generati dalle cellule epiteliali dal tessuto connettivo delle cellule emopoietiche La classificazione precisa del tumore è fondamentale per la pianificazione del trattamento Tumori benigni Le caratteristiche principali dei tumori benigni sono: La scarsa o nulla invasività e quindi rimanere localizzati La crescita lenta La somiglianza istologica alle cellule di derivazione con scarso differenziamento Limitatamente al loro luogo di origine, i tumori benigni possono causare problemi clinici a causa di: Pressione sui tessuti adiacenti (es. tumore benigno meningeo che provoca l'epilessia) Ostruzione al flusso di liquido (es. tumore epiteliale benigno che blocca un condotto) Produzione di un ormone (es. tumore benigno della tiroide che causa tireotossicosi) Trasformazione in una neoplasia maligna (es. polipi adenomatosi che progrediscono in adenocarcinoma) Tumori Maligni I tumori maligni sono caratterizzati da Invasività e quindi in grado di diffondere direttamente o tramite metastasi Crescita relativamente rapida somiglianza istologica con il tessuto di origine variabile La notevole morbilità e la mortalità associati con tumori maligni può essere dovuta a: Pressione e distruzione dei tessuti adiacenti La formazione di tumori secondari (metastasi) Perdita di sangue dalla superficie ulcerata Ostruzione del flusso (es. tumore maligno del colon che causa ostruzione intestinale) Produzione di un ormone (es. ACTH e ADH da parte di alcuni tumori del polmone) Altri effetti paraneoplastici che causano perdita di peso e debolezza Diverso comportamento dei tumori benigni e maligni La crescita sulla superficie (ad esempio cute, parete intestinale) di tumori benigni e maligni mostra le differenze principali delle loro caratteristiche Principali caratteristiche dei tumori benigni e maligni Feature Growth rate Mitotic activity Histological resemblance to normal tissue Nuclear morphology Benign Slow Low Good Malignant Relatively rapid High Variable, often poor Often normal Invasion Metastases Border No Never Often circumscribed or encapsulated Rare Rare Usually hyperchromatic, irregular outline, multiple nucleoli and pleomorphic Yes Frequent Often poorly defined or irregular Necrosis Ulceration Direction of growth on skin or mucosal surfaces Often exophytic Common Common on skin or mucosal surfaces Often endophytic Classificazione dei tumori La classificazione istologica dei tumori comprende numerose suddivisioni in base allo specifico tessuto di origine (soprattutto per quelli di origine connettivale), ma le principali categorie di provenienza sono: dalle cellule epiteliali dal tessuto connettivo Sono classificati a parte quelli di derivazione dalle cellule ematopoietiche Esempi Epiteliali Papillomi ed adenomi Connettivi Lipoma, angioma, etc Epiteliali Carcinomi e adenocarcinomi Connettivi Sarcomi Benigni Tumori Maligni Differenziamento tumorale Con il termine differenziamento si intende il grado in cui il tumore istologicamente assomiglia alla sua cellula o tessuto di origine. I tumori benigni di solito non sono ulteriormente classificati in questo modo, perché quasi sempre molto simili ai tessuti di origine e la descrizione del grado di differenziazione non offre alcuna ulteriore informazione utile per il trattamento più appropriato. Il grado di differenziazione dei tumori maligni è clinicamente utile sia perché è strettamente correlato con la sopravvivenza del paziente (prognosi), e perché spesso indica il trattamento più appropriato. I tumori maligni sono di solito classificati come moderatamente o scarsamente differenziati o numericamente, con criteri rigorosi, in grado 1, grado 2 o grado 3. I tumori scarsamente differenziati sono più aggressivi tumori ben differenziati. Nomenclatura dei tumori Tutti i tumori hanno il suffisso “-oma” I tumori benigni epiteliali sono denominati papillomi o adenomi I tumori benigni del tessuto connettivo hanno un prefisso che denota la cella di origine I tumori maligni epiteliali sono denominati carcinomi o adenocarcinomi I tumori maligni del tessuto connettivo sono denominati sarcomi Alcuni tumori hanno mantenuto nomi comuni in base alla loro originale descrizione piuttosto che alla descrizione istologica (Linfoma di Burkitt, Sarcoma di Ewing, Sarcoma di Kaposi, tumore di Grawitz, ect) Una altra serie di tumori in cui l’origine tissutale non ricade dentro questi grandi gruppi mantiene nomi il più possibile descrittivi come i tumori di origine embrionale (teratomi e blastomi), tumori misti (carcinosarcomi), APUDomi, amartomi etc Esempi di nomenclatura dei tumori Type Epithelial Squamous cell Transitional Basal cell Glandular Mesenchymal Smooth muscle Striated muscle Adipose tissue Blood vessels Bone Cartilage Mesothelium Synovium Benign Malignant Squamous cell papilloma Transitional cell papilloma Basal cell papilloma Adenoma (e.g. thyroid adenoma) Squamous cell carcinoma Transitional cell carcinoma Basal cell carcinoma Adenocarcinoma (e.g. adenocarcinoma of breast) Leiomyoma Rhabdomyoma Lipoma Angioma Osteoma Chondroma Benign mesothelioma Synovioma Leiomyosarcoma Rhabdomyosarcoma Liposarcoma Angiosarcoma Osteosarcoma Chondrosarcoma Malignant mesothelioma Synovial sarcoma Comportamento dei tumori Gli effetti finali dei tumori maligni sono determinati dal comportamento biologico delle cellule neoplastiche che lo formano, tra cui le proprietà più importanti sono la capacità di invadere e di metastatizzare. Quindi, gli effetti clinici che si osservano nei soggetti con tumori sono attribuibili alla loro ubicazione, al tipo di cellula di origine ed al suo comportamento. Gli effetti possono essere: Locali Metabolici (sia tumore specifici che non-specifici) Effetti locali dei tumori I tumori maligni esercitano effetti locali attraverso la compressione e spostamento dei tessuti adiacenti e attraverso la distruzione dei tessuti per una invasione vera e propria. Questo può essere fatale se una struttura vitale è erosa, per esempio una arteria polmonare da un carcinoma del polmone. I tumori maligni su superfici mucose sono spesso ulcerate. Il sangue può fuoriuscire da queste lesioni, questo può comportare la perdita di sangue occulto nel caso di tumori gastrointestinali, che può essere una causa molto importante di anemia. Superfici ulcerate anche esporre il paziente al rischio di infezione. Effetti metabolici tumore-specifici I tumori endocrini ben differenziati spesso conservano le proprietà funzionali del tessuto di origine. Dal momento che tali tumori l’attività delle cellule è relativamente autonomi e non controllata dai processi di feedback tipici del controllo della produzione dell’ormone, gli effetti clinici più comuni sono esempio: * Tireotossicosi possono derivare da un adenoma tiroideo * La sindrome di Cushing può risultare da un adenoma corticosurrenale * Iperparatiroidismo possono derivare da un adenoma delle paratiroidi. A volte le conseguenze metaboliche di un tumore sono impreviste ad carcinomi a piccole cellule del polmone possono comunemente secernere ACTH e ADH, anche se questo raramente dà luogo a conseguenze clinicamente significative. Effetti metabolici non-specifici I tumori maligni disseminati sono comunemente associati a perdita di peso malgrado una apparente nutrizione adeguata. Lo stato catabolico clinico di un paziente malato di cancro, con grave perdita di peso e debolezza è noto come cachessia e si pensa sia mediata da fattori umorali derivati dal tumore che interferiscono con il metabolismo delle proteine. La cachessia può verificarsi anche abbastanza presto nel corso della malattia, in particolare in pazienti con carcinoma del polmone. La perdita di peso può, naturalmente, anche a causa di interferenze con l'alimentazione a causa, ad esempio, l'ostruzione esofagea, dolore o malattia depressiva. Neuropatie e miopatie sono spesso associate con la presenza di neoplasie maligne, in particolare con carcinoma del polmone. Una tendenza alla trombosi venosa è associata alla produzione di muco da parte di adenocarcinomi, in particolare del pancreas. Danno glomerulare può derivare da deposizione di immunocomplessi, in cui c’è il riconoscimento di un antigene tumorale Indici di prognosi Uno dei maggiori sforzi in istopatologia continua ad essere la ricerca di caratteristiche che più accuratamente possono predire il comportamento dei singoli tumori. Non è sufficiente limitarsi a diagnosticare un tumore come maligno e di individuare l'origine. Il trattamento del paziente può essere mirata e più accurato in base al: * tipo di tumore (es. melanoma, carcinoma a cellule squamose, leiomiosarcoma) * Grado o di grado di differenziazione * Stadio o alla portata di diffusione. E 'anche importante determinare se la lesione che presenta è un tumore primitivo o una metastasi Indici di prognosi – grado del tumore Il grado di un tumore è una valutazione del suo grado di malignità o aggressività. Questo può essere dedotto dall’istologia. Le caratteristiche più importanti che contribuiscono alla valutazione del grado di malignità sono: * Attività mitotica * La dimensione nucleare e pleomorfismo * Grado di somiglianza con il tessuto normale (vale a dire la differenziazione). Diversi sistemi di classificazione sono stati ideati inventati per molti tipi di tumore, e la maggior parte comporta una valutazione delle caratteristiche di cui sopra. I tumori sono spesso eterogenei, e la classificazione dovrebbe essere eseguita su quello che sembra essere il settore meno differenziato in quanto può contenere il clone più aggressivi o cloni di cellule tumorali. Indici di prognosi – grado del tumore La fase di un tumore è la misura di diffusione. Ciò è determinato da un esame istopatologico del tumore asportato e dalla valutazione clinica del paziente, che spesso coinvolgono le tecniche di imaging. Il sistema di stadiazione più generalmente applicabile è il sistema TNM: * 'T' si riferisce al tumore primitivo e viene aggiunto da un numero che indica la dimensione del tumore o locale estensione anatomica. Il numero varia a seconda dell'organo di origine del tumore. * 'N' si riferisce allo stato linfonodale ed è suffisso da un numero che indica il numero di linfonodi o di gruppi di linfonodi contenenti metastasi. * 'M' si riferisce alla misura anatomica di metastasi a distanza. Ad esempio, un carcinoma mammario T1 è pari o inferiore a 20 mm di diametro, (numeri maggiori indicano i tumori di grandi dimensioni). N0 denota assenza di metastasi linfonodali, N1 uno o poche metastasi linfonodali e N2 molte metastasi linfonodali. M0 denota l'assenza di metastasi, e M1 e valori maggiori un numero crescente di metastasi. Indici di prognosi – grado del tumore Sommario del sistema TNM per la stadiazione del tumore Interazione ospite-tumore Risposta immune contro il tumore Questioni importanti nell’immunità anti tumorale Qual è la natura degli antigeni tumorali? Quali sono i sistemi effettori dell’ospite che possono riconoscere le cellule tumorali? È l'immunità antitumorale efficace contro le neoplasie spontanee? Possono le reazioni immunitarie contro i tumori essere sfruttate per immunoterapia? I tumori stimolano la risposta immunitaria Gli animali possono essere immunizzati contro i tumori L’immunità è trasferibile da un animale immune ad uno naïve Anticorpi e linfociti tumore-specifici sono stati ritrovati in individui con tumore La dimostrazione sperimentale dell’immunità tumorale Topi a cui è stato asportato un tumore indotto chimicamente rigettano il successivo trapianto dello stesso tumore Il tumore trapiantato in un topo singenico normale (naïve) cresce. Il tumore viene rigettato da topi normali a cui sono stati trasferiti linfociti T (adoptive transfer) del topo da cui è stato prelevato il tumore Antigeni associati ai tumori (1) Il sistema immunitario è in grado di reagire ad un tumore quando gli antigeni tumorali sono riconosciuti come estranei. Diversi tipi di alterazione avvengono nelle cellule durante il processo di tumorigenesi: derepressione di geni, repressione di geni, alterazioni di geni per mutazione. Rilevanti dal punto di vista dell’immunosorveglianza sono molecole neo-espresse sulla superficie della membrana o molecole soppresse Antigeni associati ai tumori (2) I linfociti T possono riconoscere diversi tipi di antigeni associati ai tumori: •forme mutate di proteine self, •prodotti di oncogeni, •proteine self overespresse o aberrantemente espresse, •prodotti di virus oncogeni. Immunità anti-tumorale La risposta immunitaria cellulo-mediata ed umorale intervengono nell’immunità antitumorale. MA Il principale meccanismo di immunità anti-tumorale è rappresentato dal killing mediato dai linfociti T CD8+ CTL Linfociti T citotossici. L'effetto antitumorale di cellule T citotossiche che reagiscono contro antigeni tumorali è ben consolidata nei tumori sperimentalmente indotti. Nell’uomo, CTL svolgono un ruolo protettivo contro il virus associati a neoplasie (ad esempio, linfoma di Burkitt indotto da EBV, tumore indotti da HPV) e sono state dimostrate nel sangue e nelgi infiltrati tumorali dei pazienti oncologici. I linfociti T tumore-specifici possono essere raccolto ed amplificati in vitro e re-infusi nell'ospite autologo. Tale immunoterapia adottiva ha incontrato un certo successo. Ulteriori perfezionamenti comprendono la transfezione di geni delle citochine in linfociti tumore-infiltrazione di potenziarne l'effetto antitumorale. Cellule Natural killer (NK). Le cellule NK sono linfociti capaci di distruggere le cellule tumorali senza precedente sensibilizzazione. Inoltre, molti tumori down-regolano l'espressione di molecole MHC di classe I al fine di eludere l'immunità. Le cellule NK sono particolarmente efficaci contro le cellule con una ridotta espressione MHC. Dopo l'attivazione con IL-2, le cellule NK possono lisare una grande varietà di tumori umani in vitro. Macrofagi. I macrofagi attivati sono efficaci a uccidere le cellule tumorali in vitro. Linfociti T e cellule NK possano collaborare con macrofagi nella reattività antitumorale perché l’interferone-γ (IFN-γ), una citochina prodotta dalle cellule T e cellule NK, è un potente attivatore dei macrofagi. Queste cellule possono uccidere i tumori con meccanismi simili a quelli usati per uccidere i microbi, per esempio, la produzione di metaboliti reattivi dell'ossigeno. Anticorpi. Soggetti con tumore possono produrre anticorpi contro antigeni tumorali. Gli anticorpi possono uccidere le cellule tumorali mediante l'attivazione complemento o tramite citotossicità cellulo-mediata anticorpo-dipendente, in cui il recettore Fc dei macrofagi recettore o le cellule NK mediano l'uccisione. Tuttavia, la capacità degli anticorpi per eliminare le cellule tumorali è stata dimostrata in gran parte in vitro, e vi sono poche prove per un efficace l'immunità umorale contro i tumori. Induzione della risposta dei linfociti T ai tumori La risposta dei linfociti T CD8 + ai tumori può essere indotta attraverso un meccanimmo di cross-priming (cross-presentazione), in cui le cellule tumorali o antigeni del tumore sono internalizzati, processati e presentati alle cellule T dalle cellule presentanti l’antigene (APC). Il B7 può fornire il secondo segnale per l’attivazione dei linfociti T CD8 Le APC possono anche stimolare I linfociti T CD4 che forniscono segnali per lo sviluppo dei CTL. Immunosorveglianza Noti i meccanismi antitumorali e le loro potenzialità, vi è alcuna prova che essi operano in vivo per prevenire comparsa di neoplasie? L'argomento più forte per l'esistenza di sorveglianza immunitaria è la maggiore frequenza di tumori in ospiti immunodeficienti. Circa il 5% delle persone con immunodeficienze congenite sviluppa tumori, con una prevalenza circa 200 volte più alta che soggetti immunocompetenti. Trapiantati immunodepressi e pazienti con AIDS hanno anche una maggiore incidenza di neoplasie maligne. La maggior parte (ma non tutte) di queste neoplasie sono linfomi, spesso linfomi a cellule B. Particolarmente indicativo è la rara malattia X-linked recessiva definita XLP immunodeficienza (sindrome linfoproliferativa X-linked), causata da mutazioni nel gene che codifica una proteina adattatore (SAP), che partecipa ai patway di attivazione linfocitaria. Quando i ragazzi affetti da XLP sviluppano una infezione da EBV, questa non assume la forma usuale auto-limitata di mononucleosi infettiva, ma, nella maggior parte dei casi, evolve in una forma grave di mononucleosi infettiva. Circa il 25% dei pazienti con XLP sviluppano linfomi a cellule B. Immunosorveglianza Comunque, La maggior parte dei tumori si verificano in persone che non soffrono di alcuna immunodeficienza manifesta. E 'evidente quindi che le cellule tumorali devono sviluppare meccanismi per sfuggire o eludere il sistema immunitario in ospiti immunocompetenti. Diversi meccanismi possono essere operativi Meccanismi di escape Crescita selettiva di varianti tumorali antigene-negativi Perdita o ridotta espressione di molecole MHC Mancanza di costimolazione Immunosoppressione Mascheramento antigenico Apoptosi delle cellule T citotossiche Meccanismi di escape Il riconoscimento degli antigeni tumorali da parte dei linfociti T porta all’attivazione degli stessi. I meccanismi tramite cui i tumori sfuggono al controllo della difesa imunitaria possono essere sintetizzati in: Mancanza di espressione di antigeni Perdita dell’espressione delle molecole MHC Produzione di citochine immunosoppressive Uso degli antigeni tumorali nel management del paziente La presenza di neo-antigeni sulle cellule tumorali può essere sfruttato sia per fini diagnostici che terapeutici Sviluppo di anticorpi monoclonali a scopo Diagnostico Terapeutico Stimolazione in vivo della risposta specifica Trattamento specifico attivo Trattamento specifico passivo Terapia adiuvante per aumentare l'immunità specifica antitumorale Uso di anticorpi monoclonali contro antigeni tumorali - immunodiagnosi Gli anticorpi monoclonali marcati con isotopi sono utilizzati per il rilevamento in vivo di foci di tumore relativamente piccoli. Gli anticorpi vengono anche utilizzati in vitro per identificare l'origine delle cellule dei tumori indifferenziati, in particolare di origine linfocitaria (ad esempio, CALLA: CD10). Inoltre, le colorazioni immunoistochimiche sono usate per confermare sospetti focolai metastatici, in particolare nel midollo osseo. Uso di anticorpi monoclonali contro antigeni tumorali toxin radioisotope tumor drug Enzyme prodrug Vaccini antitumorali Diversi approcci terapautici sono stati valutati o sono già in uso od in clinical trial. I più efficaci si sono dimostrati l’impiego di cellule dendritiche che presentano gli antigeni tumorali e la vaccinazione a DNA con antigeni tumorali Altri approcci immunoterapeutici nei tumori Aumento della immunogenicità delle cellule tumorali mediante trasfezione di geni costimulatori e citochine. Le cellule tumorali che non sono capaci di stimolare adeguatamente i linfociti T. La vaccinazione con cellule tumorali transfettate con geni che codificano costimulatori o IL-2 può portare ad una maggiore attivazione dei linfociti T. Cellule tumorali transfettate con GM-CSF sono capaci di attivare APC professionali, in particolare le cellule dendritiche. Questi “vaccini” con cellule tumorali transfettate stimolano le cellule T specifiche per le cellule tumorali. Ne consegue una risposta T cellulo mediata efficace contro il tumore (anche verso le cellule non trasfettate). Addendum di materiale sul dettaglio degli antigeni tumore specifici (Da usare in caso di necessità) Antigeni associati ai tumori (3) • Products of Mutated Oncogenes and Tumor Suppressor Genes. Neoplastic transformation, as we have discussed, results from genetic alterations, some of which may result in the expression of cell-surface antigens that are seen as nonself by the immune system.190,191 The products of altered proto-oncogenes and tumor suppressor genes are synthesized in the cytoplasm of the tumor cells, and like any cytosolic protein, they may enter the class I MHC antigen processing pathway and be recognized by CD8+ T cells. In addition, these proteins may enter the class II antigen-processing pathway in antigen-presenting cells that have phagocytosed dead tumor cells, and thus be recognized by CD4+ T cells also. Because these altered proteins are not present in normal cells, they do not induce self-tolerance. Some cancer patients have circulating CD4+ and CD8+ T cells that can respond to the products of mutated oncogenes such as RAS, p53, and BCR-ABL proteins. In animals, immunization with mutated RAS or p53 proteins induces CTLs and rejection responses against tumors expressing these mutants. However, these proteins do not appear to be major targets of tumorspecific CTLs in most patients with a variety of tumors. • Products of Other Mutated Genes. Because of the genetic instability of tumor cells, many different genes may be mutated in these cells, including genes whose products are not related to the transformed phenotype and have no known function. Products of these mutated genes are potential tumor antigens. The tumor antigens that were discovered in transplanted carcinogen-induced tumors in animals, called tumor-specific transplantation antigens, are mutants of various host cellular proteins that are processed and presented in the form of peptide-class I MHC complexes capable of stimulating CTLs. These antigens are extremely diverse because the carcinogens that induce the tumors may randomly mutagenize virtually any host gene and the class I MHC antigen-presenting pathway can display peptides from any mutated cytosolic protein in each tumor. Mutated cellular proteins are found more frequently in chemical carcinogen- or radiation-induced animal tumors than in spontaneous human cancers, probably because chemical carcinogens and radiation mutagenize many cellular genes. • Overexpressed or Aberrantly Expressed Cellular Proteins. Tumor antigens may be normal cellular proteins that are abnormally expressed in tumor cells and elicit immune responses. One of the unexpected findings that has emerged from the search for tumor antigens in human tumors such as melanomas is that some tumor antigens are structurally normal proteins that are produced at low levels in normal cells and overexpressed in tumor cells. One such antigen is tyrosinase, an enzyme involved in melanin biosynthesis that is expressed only in normal melanocytes and melanomas.192 T cells from melanoma patients recognize peptides derived from tyrosinase, raising the possibility that tyrosinase vaccines may stimulate such responses to melanomas; clinical trials with these vaccines are ongoing. On face value it is surprising that these patients are able to respond to a normal self-antigen. The likely explanation is that tyrosinase is normally produced in such small amounts and in so few cells that it is not recognized by the immune system and fails to induce tolerance. Other tumor antigens may be derived from genes that are not expressed in normal tissues or are expressed only early during development (see below) and are dysregulated as a consequence of malignant transformation of a cell. The functions of the proteins encoded by these genes may be unknown, but they are not required for the malignant phenotype of the cells, and they are not mutated. Melanoma antigen (MAGE) genes, first isolated from human melanoma cells, encode cellular protein antigens recognized by melanoma-specific T cells derived from different melanomabearing patients. MAGE proteins are expressed in tumors in addition to melanomas, including carcinomas of the bladder, breast, skin, lung, and prostate and some sarcomas. In normal tissues, MAGE expression is restricted to the testis. Currently, at least 25 MAGE genes mapped to chromosome Xq have been identified in humans.193 Because the MAGE antigens are shared by many different types of tumors, they are attractive targets for immunotherapy. Subsequent to identification of the MAGE genes, several other unrelated gene families have been identified that encode melanoma antigens recognized by T cells in melanoma patients, and these have been called GAGE, BAGE, and RAGE. Like the MAGE proteins, these other melanoma antigens are silent in most normal tissues except the testis, but they are expressed in a variety of malignant tumors. Because of their expression on cancers and in the testis, all these tumor antigens are now classified in the "cancer-testis antigen" family. Antigeni associati ai tumori (4) • Tumor Antigens Produced by Oncogenic Viruses. As we have discussed, many viruses are associated with cancers. Not surprisingly, these viruses produce proteins that are recognized as foreign by the immune system. The most potent of these antigens are proteins produced by latent DNA viruses; examples in humans include HPV and EBV. There is abundant evidence that CTLs recognize antigens of these viruses and that a competent immune system plays a role in surveillance against virus-induced tumors because of its ability to recognize and kill virus-infected cells. In fact, the concept of immune surveillance against tumors is better established for DNA virus-induced tumors than for any other type of tumor. • Oncofetal Antigens. Oncofetal antigens are proteins that are expressed at high levels on cancer cells and in normal developing (fetal) but not adult tissues. It is believed that the genes encoding these proteins are silenced during development and are derepressed upon malignant transformation. Oncofetal antigens were identified with antibodies raised in other species, and their main importance is that they provide markers that aid in tumor diagnosis. As techniques for detecting these antigens have improved, it has become clear that their expression in adults is not limited to tumors. The proteins are increased in tissues and in the circulation in various inflammatory conditions and are found in small quantities even in normal tissues. There is no evidence that oncofetal antigens are important inducers or targets of antitumor immunity. The two most thoroughly characterized oncofetal antigens are carcinoembryonic antigen (CEA) and alpha-fetoprotein (AFP). These are discussed in the section on Tumor Markers. • Altered Cell-Surface Glycolipids and Glycoproteins. Most human and experimental tumors express higher than normal levels and/or abnormal forms of surface glycoproteins and glycolipids, which may be diagnostic markers and targets for therapy. These altered molecules include gangliosides, blood group antigens, and mucins. Many antibodies have been raised in animals that recognize the carbohydrate groups or peptide cores of these molecules. Although most of the epitopes recognized by these antibodies are not specifically expressed on tumors, they are present at higher levels on cancer cells than on normal cells. This class of antigens is a target for cancer therapy with specific antibodies. Among the glycolipids expressed at high levels in melanomas are the gangliosides GM2, GD2, and GD3. Clinical trials of anti-GM2 and anti-GD3 antibodies and immunization with vaccines containing GM2 are under way in melanoma patients. Mucins are high-molecular-weight glycoproteins containing numerous O-linked carbohydrate side chains on a core polypeptide. Tumors often have dysregulated expression of the enzymes that synthesize these carbohydrate side chains, which leads to the appearance of tumor-specific epitopes on the carbohydrate side chains or on the abnormally exposed polypeptide core. Several mucins have been the focus of diagnostic and therapeutic studies, including CA-125 and CA-19-9, expressed on ovarian carcinomas, and MUC-1, expressed on breast carcinomas. Unlike many mucins, MUC-1 is an integral membrane protein that is normally expressed only on the apical surface of breast ductal epithelium, a site that is relatively sequestered from the immune system. In ductal carcinomas of the breast, however, the molecule is expressed in an unpolarized fashion and contains new, tumor-specific carbohydrate and peptide epitopes detectable by mouse monoclonal antibodies. The peptide epitopes induce both antibody and T-cell responses in cancer patients and are therefore being considered as candidates for tumor vaccines. • Cell Type-Specific Differentiation Antigens. Tumors express molecules that are normally present on the cells of origin. These antigens are called differentiation antigens because they are specific for particular lineages or differentiation stages of various cell types. Their importance is as potential targets for immunotherapy and for identifying the tissue of origin of tumors. For example, lymphomas may be diagnosed as B cell-derived tumors by the detection of surface markers characteristic of this lineage, such as CD10 (previously called common acute lymphoblastic leukemia antigen, or CALLA) and CD20. Antibodies against these molecules are also used for tumor immunotherapy. The idiotypic determinants of the surface immunoglobulin of a clonal B-cell population are markers for that B-cell clone because all other B cells express different idiotypes. Therefore, the immunoglobulin idiotype is a highly specific tumor antigen for B-cell lymphomas and leukemias. These differentiation antigens are typically normal self-antigens, and therefore they do not induce immune responses in tumor-bearing hosts. • Cytotoxic T lymphocytes: The tumor-specific T lymphocytes can be harvested and expanded in vitro and reinfused into the autologous host. Such adoptive immunotherapy has met with some success. Further refinements include transfection of cytokine genes into tumor-infiltrating lymphocytes to potentiate their antitumor effects. • Natural killer cells: Adoptive immunotherapy with in vitro expanded and activated human NK cells has met with limited success. Although NK cells may provide the first line of defense against many tumors, their importance in defense against most spontaneously arising tumors remains unclear. Figure 17-7 Adoptive cellular therapy. In a commonly used approach for adoptive cellular therapy, lymphocytes isolated from the blood or tumor infiltrate of a patient are expanded by culture in IL-2 and are infused back into the patient. This treatment, often combined with systemic IL-2 administration, leads to tumor regression in some patients. Meccanismi di escape • Selective outgrowth of antigen-negative variants: during tumor progression, strongly immunogenic subclones may be eliminated. • Loss or reduced expression of MHC molecules: Tumor cells may fail to express normal levels of HLA class I molecules, thereby escaping attack by cytotoxic T cells. Such cells, however, may trigger NK cells. • Lack of costimulation: It may be recalled that sensitization of T cells requires two signals, one by foreign peptide presented by MHC molecules and the other by costimulatory molecules; although tumor cells may express peptide antigens with class I molecules, they often do not express costimulatory molecules. This not only prevents sensitization, but also may render T cells anergic or, worse, cause them to undergo apoptosis. To bypass this problem, attempts are being made to immunize patients with autologous tumor cells that have been transfected with the gene for the costimulatory molecule B7-1. In another approach, autologous dendritic cells expanded in vitro and pulsed with tumor antigens (e.g., MAGE-1) are infused into cancer patients. Because dendritic cells express high levels of costimulatory molecules, it is expected that such immunization will stimulate antitumor T cells. • Immunosuppression: Many oncogenic agents (e.g., chemicals and ionizing radiation) suppress host immune responses. Tumors or tumor products may also be immunosuppressive. For example, TGF-β, secreted by many tumors, is a potent immunosuppressant. In some cases, the immune response induced by the tumor (e.g., activation of regulatory T cells) may itself inhibit tumor immunity. • Antigen masking: The cell-surface antigens of tumors may be hidden, or masked, from the immune system by glycocalyx molecules, such as sialic acid-containing mucopolysaccharides. This may be a consequence of the fact that tumor cells often express more of these glycocalyx molecules than normal cells do. • Apoptosis of cytotoxic T cells: Some melanomas and hepatocellular carcinomas express Fas ligand. It has been postulated that these tumors kill Fas-expressing T lymphocytes that come in contact with them, thus eliminating tumor-specific T cells.