La comunicazione di genere Giuseppina Pellegrino Dipartimento di Sociologia e Scienza Politica Facoltà di Scienze politiche Università della Calabria [email protected] [email protected] Genere e comunicazione - 1 Genere e comunicazione - 2 Dilemmi e opportunità Stereotipi e rappresentazioni mediali delle identità di genere (cfr. pubblicità commerciale/istituzionale): resistenza al cambiamento E’ possibile riconciliare la comunicazione mass mediale con il rispetto delle (molteplici) differenze di genere? Oscillazione tra pari opportunità e valorizzazione delle differenze Uso consapevole della comunicazione per decostruire e ricostruire criticamente le rappresentazioni delle identità di genere Obiettivi del seminario - 1 Dis-articolare il campo semantico della comunicazione per ri-articolarlo in un’ottica di genere Collocare la comunicazione nel contesto più ampio e generale dei processi comunicativi come processi sociali Introdurre/intersecare un’ottica di genere e di comunicazione della differenza Obiettivi del seminario - 2 Ri-articolare la comunicazione per/in un’ottica di genere Comunicare la differenza: la costruzione del genere nel linguaggio e nei processi istituzionali ed organizzativi Dall’occultamento del genere alla sua esplicitazione nei processi comunicativi Il genere come prospettiva, come oggetto e come “destinatario” nella comunicazione. Neutralizzazione vs Enfatizzazione: il dilemma differenza/uguaglianza Un indice per orientarsi - 1 I parte: Comunicazione come processo sociale Il concetto di comunicazione Comunicazione verbale e non verbale Trasmissione, comportamento, interazione, dialogo Mass-media e comunicazione di massa I nuovi media Un indice per orientarsi - 2 II parte: Comunicazione e differenza Comunicare le differenze: il linguaggio Comunicazione, stereotipi e rappresentazioni sociali Le identità di genere e il ruolo della comunicazione Gli ambiti della comunicazione attraverso una prospettiva di genere Comunicazione come processo Pervasività della comunicazione Nella nostra vita quotidiana, sentiamo continuamente parlare di comunicazione (più spesso, di informazione), ma soprattutto facciamo esperienza della comunicazione La comunicazione è un processo sociale, centrale nella interazione interpersonale e nella vita delle organizzazioni E’ possibile gestire questo fenomeno così complesso, migliorarne gli esiti e raggiungere consapevolezza delle sue ambiguità? Una guida per cominciare: le 5 W Per analizzare un processo comunicativo occorre chiedersi: “chi (who) comunica cosa (what) a chi (whom) usando quale canale (where) e con quali effetti (what effects) [Lasswell, 1948] A chi: le aspettative e bisogni del pubblico di riferimento (targeting) G. Pellegrino, 2006 Comunicazione vs Informazione Comunemente sovrapposte e confuse MA: Entità differenziate per statuto e caratteristiche Informazione necessaria ma NON SUFFICIENTE perché ci sia comunicazione La circolazione dell’informazione non garantisce che ci sia una comunicazione efficace Codice (Jakobson) Contatto (Jakobson) Emitten te Trasmittente Segnal e inviato Canale Contesto (Jakobson) Segnale ricevuto Ricevente Destinat ario Messaggio (Jakobson) Messaggio (formulato) Fonte di rumore Messaggio (decifrato) Il modello della “trasmissione” (Shannon e Weaver) Gli adattamenti di Roman Jakobson Caratteristiche del modello Equivalenza tra comunicazione e informazione Comunicazione come processo trasmissivo unidirezionale che procede da una fonte emittente ad una fonte ricevente, da un mittente ad un destinatario del messaggio Il messaggio, secondo il modello, viene codificato e decodificato in maniera “automatica” e non problematica (comunicazione tra macchine) Limiti del modello Modello riduzionista rispetto alla complessità della comunicazione Ignora la variabile “contesto” (emittente e destinatario sono inseriti in contesti socio-culturali specifici) Ignora il carattere interattivo della comunicazione e l’interscambio dei ruoli tra emittente e destinatario), i processi di feed-back, le aspettative e gli atteggiamenti dei partecipanti alla comunicazione, le loro identità, incluse le differenze di genere Modello astratto, universale, indifferente al genere e all’identità dei partecipanti al processo comunicativo Alle origini della comunicazione - 1 Communis (ciò che è o viene messo in comune, o anche condiviso), che è la stessa radice del termine “comunità” (communitas) Comunicazione/comunità: accezioni che hanno a che fare con “l’avere rapporti, essere in relazione con qualcuno”, quindi con un senso di partecipazione. Alle origini della comunicazione - 2 Cum Munus (dono/obbligazione; superamento delle barriere, da moenia, mura) Ambivalenza della comunicazione come dono (onore) ed onere, e come superamento di barriere o confini Definizione di comunicazione - 1 “La comunicazione è quindi un atto di compartecipazione, in cui tutti i partecipanti condividono una stessa comune condizione e hanno, per così dire, obblighi e doni, oneri ed onori. E’ un processo attraverso il quale i partecipanti creano e condividono informazioni (ma, oltre a questo, creano e condividono un mondo comune), utilizzando uno o più codici che siano comuni (o che vanno costruiti per intendersi)” (Giaccardi, 2005: 14). Comunicazione come comportamento Comunicazione = processo complesso, un fenomeno dinamico e un tipo particolare di azione e di comportamento sociale. Scuola di Palo Alto ed i suoi principali autori Watzlawick, Beavin e Jackson, fondatori dell’approccio pragmatico alla comunicazione “Assioma della comunicazione”: “non si può non comunicare” (inevitabilità della comunicazione) Comunicazione verbale/non verbale La comunicazione non è solo quella che passa attraverso il linguaggio verbale (le parole) ma anche quella veicolata attraverso gesti, mimica facciale, postura del corpo, persino attraverso il silenzio. Comunicazione non verbale = dimensione essenziale della comunicazione in compresenza (faccia-a-faccia); costituita dalla mimica facciale e corporea (cinesica), dai tratti paralinguistici (ritmo, tono di voce, uso delle pause nel discorso), dalle posture, dalle distanze fisiche tra i soggetti, dall’uso comunicativo dello spazio (prossemica) etc. Convergenza/divergenza Tra il livello non verbale e quello verbale può esserci tanto convergenza (un livello rafforza l’altro) quanto divergenza (un livello contraddice l’altro, creando effetti di spiazzamento o di menzogna). La comunicazione non verbale: - non può essere evitata; - di solito precede quella verbale; - è ritenuta particolarmente affidabile (in quanto meno controllabile rispetto a quella verbale, nel caso ad esempio il soggetto stia mentendo); - può essere fonte di profonde incomprensioni, specialmente quando i partecipanti alla comunicazione provengono da contesti culturali differenti Dalla trasmissione al dialogo Più che trasmissione di segnali lungo un canale, la comunicazione è un processo di trasformazione e condivisione di significati, un processo dialogico Il dialogo presuppone l’incontro di alterità, e uno sforzo di relazione che passa per l’ascolto e il riconoscimento dell’altro come interlocutore (l’elemento della reciprocità). Senza questo riconoscimento non c’è dialogo, ma solo monologhi (...) Attraverso il dialogo è possibile non soltanto lo scambio di informazioni che arricchiscono la conoscenza, ma anche la costruzione cooperativa di un mondo comune attraverso lo scambio di simboli” (Giaccardi, 2005, p. 15). Una definizione di sintesi “La comunicazione è costruzione collettiva e condivisa del significato, un processo dotato di livelli diversi di formalizzazione, consapevolezza e intenzionalità” (Paccagnella, 2004, p. 27). Comunicazione = processo di costruzione sociale orientato a creare e condividere significati tra i partecipanti, a partire da risorse di vario tipo che supportano l’interazione comunicativa Comunicazione come interazione La comunicazione “è un genere particolare di attività sociale che comporta la produzione, la trasmissione e la ricezione di forme simboliche e presuppone l’utilizzo di risorse di vario tipo” (Thompson, 1998: 32-33). Risorse = mezzi di comunicazione (media) Media = mezzi tecnici che supportano materialmente le forme simboliche separando i contesti di produzione da quelli di ricezione Media e distanziazione spazio-temporale Interazione faccia-a-faccia: compresenza spazio-temporale Interazione mediata da mezzi tecnici: separazione dei contesti di produzione e fruizione delle forme simboliche; accessibilità estesa nel tempo e nello spazio delle forme simboliche (es. programmi tv) Mass media e comunicazione di massa Mass Media = Un insieme di prodotti e di istituzioni (es. libri, film, programmi televisivi e radiofonici, ma anche le industrie e le istituzioni che sono sorte intorno a specifici mezzi tecnici, es. stampa, cinema, radio- tv) Pubblico di massa: pubblico disperso e atomizzato, passivo e facilmente manipolabile Comunicazione di massa: processo di trasmissione unidirezionale da emittenti dotati di un forte potere a destinatari deboli e quasi inermi Linguaggio/codice Il linguaggio in quanto sistema organizzato di associazioni tra segni e significati (ciò che si definisce codice), è ciò che permette di veicolare e condividere significati. Parole = sistemi stratificati di significati, accumulati nel corso della storia, significati che non sono mai separati, né separabili, dalla cultura nella quale vengono elaborati e condivisi. Alle origini della comunicazione - 1 Communis (ciò che è o viene messo in comune, o anche condiviso), che è la stessa radice del termine “comunità” (communitas) Comunicazione/comunità: accezioni che hanno a che fare con “l’avere rapporti, essere in relazione con qualcuno”, quindi con un senso di partecipazione Alle origini della comunicazione - 2 Cum Munus (dono/obbligazione; superamento delle barriere, da moenia, mura) Ambivalenza della comunicazione come dono (onore) ed onere, e come superamento di barriere o confini Definizione di comunicazione - 1 “La comunicazione è quindi un atto di compartecipazione, in cui tutti i partecipanti condividono una stessa comune condizione e hanno, per così dire, obblighi e doni, oneri ed onori. E’ un processo attraverso il quale i partecipanti creano e condividono informazioni (ma, oltre a questo, creano e condividono un mondo comune), utilizzando uno o più codici che siano comuni (o che vanno costruiti per intendersi)” (Giaccardi, 2005: 14). Comunicazione come comportamento Comunicazione = processo complesso, un fenomeno dinamico e un tipo particolare di azione e di comportamento sociale. Scuola di Palo Alto ed i suoi principali autori Watzlawick, Beavin e Jackson, fondatori dell’approccio pragmatico alla comunicazione “Assioma della comunicazione”: “non si può non comunicare” (inevitabilità della comunicazione) Comunicazione verbale/non verbale La comunicazione non è solo quella che passa attraverso il linguaggio verbale (le parole) ma anche quella veicolata attraverso gesti, mimica facciale, postura del corpo, persino attraverso il silenzio. Comunicazione non verbale = dimensione essenziale della comunicazione in compresenza (faccia-a-faccia); costituita dalla mimica facciale e corporea (cinesica), dai tratti paralinguistici (ritmo, tono di voce, uso delle pause nel discorso), dalle posture, dalle distanze fisiche tra i soggetti, dall’uso comunicativo dello spazio (prossemica) etc. Metacomunicazione La comunicazione non verbale può assumere una funzione metacomunicativa, ovvero di “commento” alla comunicazione verbale “Metacomunicazione” è una comunicazione “sulla comunicazione”, un messaggio che consente di interpretarne un altro In ogni comunicazione, dunque, vi è un piano del contenuto e un piano della relazione che accompagna il contenuto, e che costituisce la metacomunicazione Codice Fonte (Emitten te) Messaggio (formulato) Trasmittente Segnal e inviato Canale Fonte di rumore Segnale ricevuto Ricevente Destinat ario Messaggio (decifrato) Il modello della “trasmissione” (Shannon e Weaver) Caratteristiche del modello Equivalenza tra comunicazione e informazione Comunicazione come processo trasmissivo unidirezionale che procede da una fonte emittente ad una fonte ricevente, da un mittente ad un destinatario del messaggio Il messaggio, secondo il modello, viene codificato e decodificato in maniera “automatica” e non problematica (comunicazione tra macchine) Limiti del modello Modello riduzionista rispetto alla complessità della comunicazione Ignora la variabile “contesto” (emittente e destinatario sono inseriti in contesti socio-culturali specifici) Ignora il carattere interattivo della comunicazione e l’interscambio dei ruoli tra emittente e destinatario), i processi di feed-back, le aspettative e gli atteggiamenti dei partecipanti alla comunicazione, le loro identità, incluse le differenze di genere Modello astratto, universale, indifferente al genere e all’identità dei partecipanti al processo comunicativo Dalla trasmissione al dialogo Più che trasmissione di segnali lungo un canale, la comunicazione è un processo di trasformazione e condivisione di significati, un processo dialogico Il dialogo presuppone l’incontro di alterità, e uno sforzo di relazione che passa per l’ascolto e il riconoscimento dell’altro come interlocutore (l’elemento della reciprocità). Senza questo riconoscimento non c’è dialogo, ma solo monologhi (...) Attraverso il dialogo è possibile non soltanto lo scambio di informazioni che arricchiscono la conoscenza, ma anche la costruzione cooperativa di un mondo comune attraverso lo scambio di simboli” (Giaccardi, 2005, p. 15). Una definizione di sintesi “La comunicazione è costruzione collettiva e condivisa del significato, un processo dotato di livelli diversi di formalizzazione, consapevolezza e intenzionalità” (Paccagnella, 2004, p. 27). Comunicazione = processo di costruzione sociale orientato a creare e condividere significati tra i partecipanti, a partire da risorse di vario tipo che supportano l’interazione comunicativa Comunicazione come interazione La comunicazione “è un genere particolare di attività sociale che comporta la produzione, la trasmissione e la ricezione di forme simboliche e presuppone l’utilizzo di risorse di vario tipo” (Thompson, 1998: 32-33). Risorse = mezzi di comunicazione (media) Media = mezzi tecnici che supportano materialmente le forme simboliche separando i contesti di produzione da quelli di ricezione Tipi di interazione Caratteristiche dell’interazione INTERAZIONE INTERAZIONE FACCIA A MEDIATA FACCIA (telefono, posta) QUASIINTERAZIONE MEDIATA (tv) Struttura spaziotemporale Compresenza; spazio e tempo condivisi Separazione dei contesti, accessibilità estesa nel tempo e nello spazio Separazione dei contesti, accessibilità estesa nel tempo e nello spazio Insieme degli indizi simbolici Indizi simbolici di molti tipi (es. voce, mimica facciale etc.) Contrazione dell’insieme degli indizi simbolici (verbale vs non verbale) Contrazione dell’insieme degli indizi simbolici Comunicazione dialogica/a una direzione Dialogica Dialogica (Prevalentemente) a una direzione (Thompson, 1998, p. 26) I nuovi media: parole-chiave Interattività Multimedialità Dialogicità Distribuzione Piattaforme Non-proprietarie Universalità Convergenza Funzioni della tecnologia (ICT) Strumento di lavoro Medium per la comunicazione Database informativo Sistema complesso ed integrato di servizi al pubblico e per la comunicazione interna Innovazione organizzativa dei servizi e dei contenuti Immagine/identità dell’organizzazione Non esiste una definizione univoca di ICT: a seconda del contesto, essa può svolgere diverse funzioni e aiutare a raggiungere scopi differenti Reti relazionali, tecnologie e sistemi informativi Sovrapposizione/integrazione tra reti relazionali e reti tecnologiche Reti relazionali: network attraverso cui l’informazione, la comunicazione e le attività sono realizzate in un’organizzazione (vedi anche: Comunità di Pratica) Reti tecnologiche: sistemi complessi in cui varie componenti (umane e non-umane) e aggregati sociotecnici interagiscono, es. Internet/Intranet Sistemi informativi: modalità di gestione (non necessariamente automatizzata/informatizzata) di informazioni, consistente dunque nell’acquisizione, memorizzazione, aggiornamento, interrogazione, elaborazione di informazioni (Atzeni et al., 1999). Canali nuovi, linguaggi nuovi “Il medium è il messaggio” (Marshall McLuhan) Il medium (la tecnologia che lo supporta) plasma nuovi modi di fare le cose, nuovi tipi di linguaggio, routine diverse (cfr. posta cartacea vs e-mail) Laddove vecchie pratiche vengono trasferite sul nuovo medium, cambia il modo di svolgerle, di farle proprie, e di condividerle. Definizione della situazione I partecipanti al processo comunicativo definiscono una situazione comune, che rimanda ad un contesto di significati condivisi: l’interpretazione è sempre situata, e il successo della interazione comunicativa dipende da quanto comune e condivisa sia la definizione della situazione dei partecipanti all’interazione Definire una situazione è definire il ruolo degli interlocutori nella relazione, e stabilire dunque le attese reciproche, le regole a cui ci si dovrà attenere e, non ultimo, il significato stesso dei messaggi scambiati Emittenti e destinatari Non sono di norma delle entità astratte, ma dei soggetti concreti (situati rispetto ad una serie di elementi: genere, etnia, lingua, classe…) Dispongono di competenze comunicative e di conoscenze pregresse La competenza comunicativa corrisponde alla capacità del membro di una data società di utilizzare in modo appropriato ed efficacemente l’insieme degli strumenti comunicativi e metacomunicativi di cui dispone Le differenze riguardanti le competenze comunicative possono generare delle asimmetrie di potere Emittenti e destinatari hanno una storia (esperienza) e delle conoscenze pregresse, sono soggetti dotati di un’identità di genere Comunicazione e identità La comunicazione resta un tipo particolare di azione sociale, ma diventa anche un insieme di tecniche e di strumenti, un insieme di discorsi significativi e di risorse decisive per la costruzione dell’identità (compresa l’identità di genere) dei partecipanti al processo comunicativo La comunicazione concorre alla costruzione dell’identità di specifici soggetti attraverso specifici linguaggi, in particolari contesti sociali e organizzativi. Comunicazione e differenza/e In principio, il linguaggio… Comunicare la differenza di genere significa riconoscere il ruolo-chiave che il linguaggio detiene nel costruire le categorie cognitive ed esperienziali del genere come categoria non puramente grammaticale, funzionale alla concordanza, ma categoria semantica, dotata di significato simbolico e non puramente arbitraria (Violi, 1992) Genere linguistico e differenza di genere “Il maschile e il femminile, in quanto termini opposti che articolano la categoria della differenza, non hanno lo stesso statuto, né occupano la stessa posizione. La relazione che li lega è quella della derivazione, in cui uno di essi, il femminile, è ricavato dall’altro come sua negazione (…) Il maschile si trova così a ricoprire contemporaneamente la doppia posizione di termine specifico per uno dei due sessi e di termine generico che sta per l’universalità del genere umano (…)” (Violi, 1992: 10-11) Differenza sessuale e differenza di genere “(…) la differenza sessuale è da un lato ancorata al biologico e precede la strutturazione semiotica; d’altra parte essa viene poi socialmente e culturalmente elaborata; in altri termini essa subisce un processo di semiotizzazione nel momento in cui è iscritta in un complesso sistema di rappresentazioni che trasformano il maschio e la femmina nell’uomo e nella donna” (Violi, 1992: 1011) Passaggio dal sesso in quanto biologia e dato naturale al genere in quanto risultato di processi semiotici e linguistici di costruzione di senso Neutralizzazione e occultamento Linguaggio e cultura occultano/negano la differenza sessuale “in quanto forma produttiva di due diverse soggettività, di due diverse sessualità, di due diverse modalità di espressione e conoscenza” (Violi, 1992: 12) Le istituzioni, che al loro livello minimo sono articolate su convenzioni condivise e legittimate (Douglas, 1990) sono fondate sull’analogia (col corpo ad esempio nel caso della divisione del lavoro) e costruiscono su di essa la loro legittimazione e la loro stabilità “(…) Solo le istituzioni possono definire l’identità: la similarità è un’istituzione” (Douglas, 1990: 93) Il posto delle donne nel mondo e il loro ruolo tradizionalmente subordinato nella divisione del lavoro fornisce autorità “ad una situazione sociale strutturata nella natura” (Douglas, 1990: 105) Classificazioni “sommerse” portate avanti dalle istituzioni fanno sì che strutture sociali vengano percepite come “naturali” Genere come istituzione sociale Il genere è una struttura sociale che si origina nell’evoluzione della cultura umana e non nella biologia o nella procreazione (…) un’istituzione che determina i tipi di aspettative presenti negli individui, che ordina i processi sociali della vita quotidiana ed è incorporato nelle principali strutture organizzative della società come l’economia, l’ideologia, la famiglia e la politica” (Lorber, 1995: 19). Rapporto costitutivo tra genere come istituzione sociale e lotta per ottenere potere (differenze di genere usate per giustificare lo sfruttamento delle donne) Genere crea simultaneamente differenza e somiglianza La maggior parte delle immagini femminili prodotte dalla nostra cultura dipendono dal modo in cui gli uomini vedono le donne e non da come queste vedono se stesse (Lorber, 1995: 27) Una volta attribuito, il genere crea uniformità e aspettative sul comportamento degli individui Valorizzare la differenza/e nella comunicazione Se linguaggio, cultura, istituzioni tendono ad occultare o neutralizzare la differenza sessuale e di genere, come è possibile valorizzare tale differenza (insieme ad altre differenze: di classe, di etnia etc.)? Se la comunicazione è dialogo con l’alterità, in vista di una trasformazione reciproca, in essa la differenza e le differenze occupano un posto privilegiato Comunicazione pubblica e cittadinanza di genere Le strategie comunicative poste in essere dalle istituzioni pubbliche, in quanto componenti costitutive delle loro politiche di genere, sottendono l’adesione a diverse “visioni” della cittadinanza e della differenza di genere, che possono intersecarsi, sovrapporsi e coesistere, non senza contraddizioni e paradossi Aderendo alla cittadinanza come discorso civico, una comunicazione pubblica di genere si costituisce dunque come arena privilegiata per la costruzione sociale di discorsi e pratiche inerenti al genere. La comunicazione presuppone ed implica elaborare rappresentazioni del rapporto tra uguaglianza, differenza, diversità e diseguaglianza attraverso le varie attività e tipologie di comunicazione che le istituzioni pubbliche e gli altri attori della comunicazione pubblica (media compresi) promuovono e diffondono Elementi di contesto agenti nella comunicazione pubblica di genere Culture organizzative delle istituzioni/attori emittenti della comunicazione che si manifestano nella maggiore/minore attenzione al genere nella comunicazione interna ed esterna Rappresentazioni e stereotipi dell’identità di genere presenti e circolanti nel sistema dei media (mass media e new media); Raccordo tra iniziative/campagne comunicative gendersensitive e politiche di genere a livello nazionale ed internazionale Percezione dei pubblici dei media e dei riceventi/target delle campagne rispetto alle modalità, contenuti e rappresentazioni di genere Appropriazione/interpretazione dei contenuti da parte dei pubblici target della comunicazione pubblica di genere, in particolare di quella istituzionale nella prospettiva della costruzione di una nuova cittadinanza e di un nuovo rapporto tra istituzioni e cittadini/e Il campo semantico della comunicazione pubblica Definizioni eterogenee di comunicazione pubblica, classificazioni e tipologie diversificate a seconda degli emittenti, dei contenuti, del concetto di “pubblico” e di “comunicazione” (disciplina in progress) La comunicazione pubblica può essere analiticamente dis-articolata e compresa a partire dalle sue due componenti (“comunicazione” e “pubblica”) Comunicazione/comunicazione pubblica Comunicazione pubblica: specifico ambito/processo comunicativo, che condivide alcune caratteristiche e presupposti con la comunicazione in generale Per rispondere alla domanda “che cos’è la comunicazione pubblica?”, occorre prima chiedersi che “cos’è la comunicazione?” La comunicazione è un’azione ed un processo sociale Emittenti e destinatari Non sono di norma delle entità astratte, ma dei soggetti concreti (situati rispetto ad una serie di elementi: genere, etnia, Dispongono di competenze comunicative e di conoscenze pregresse La competenza comunicativa corrisponde alla capacità del membro di una data società di utilizzare in modo appropriato ed efficacemente l’insieme degli strumenti comunicativi e metacomunicativi di cui dispone Le differenze riguardanti le competenze comunicative possono generare delle asimmetrie di potere Emittenti e destinatari hanno una storia (esperienza) e delle conoscenze pregresse, sono soggetti dotati di un’identità di genere Ambiti di comunicazione: verso la comunicazione pubblica Gli emittenti, coloro che comunicano producendo forme simboliche, possono essere attori di livello molto diverso: da singoli individui, a gruppi di individui fino ad organizzazioni o istituzioni. La comunicazione è un genere di azione sociale i cui attori sono molteplici, in quanto sono attori sociali non soltanto i soggetti singoli individuabili concretamente, ma anche aggregazioni sociali super individuali (i gruppi, le associazioni, le istituzioni). Ambiti di comunicazione: lo schema di Lasswell “5W”: per analizzare un processo comunicativo occorre chiedersi: “chi (who) comunica cosa (what) a chi (whom) usando quale canale (where) e con quali effetti (what effects). La comunicazione istituzionale, quella politica, quella d’impresa e quella sociale, ad esempio, sono ambiti di comunicazione distinti e distinguibili in base ai soggetti emittenti (“i comunicatori”), ma congiuntamente, in base anche ai pubblici di riferimento, al contenuto e alla forma dei messaggi, ai codici e alle retoriche messe in gioco, agli obiettivi che si intende raggiungere attraverso la comunicazione, ai media e alle tecniche utilizzate. Dalla comunicazione alla comunicazione pubblica: il concetto di “pubblico” Pubblico = ciò che ha a che fare con l’”interesse generale”, inteso come affari che riguardano l’intera comunità (public affairs), l’essere “pubblico” come una proprietà di una cosa (ad es. delle istituzioni: publicness) Comunicazione pubblica è una comunicazione di interesse generale (cfr. Arena, 1995) promossa tanto da istituzioni pubbliche quanto da soggetti privati Sull’interesse generale Rinvia all’oggetto della comunicazione pubblica Imparzialità, non controversia, certezza, bene comune, universi valoriali condivisi Distingue la comunicazione pubblica da quella commerciale/di mercato Tuttavia, vi sono soggetti non pubblici (es. privati, Terzo settore) che possono promuovere iniziative di comunicazione pubblica per rispondere ad un interesse generale, a temi di interesse collettivo e a finalità non lucrative (es. comunicazione sociale promossa da associazioni non profit, definita da alcuni autori di solidarietà sociale) Pubblico e società civile Pubblico = ciò che attiene alla “società civile” come formazione diversa dallo Stato, terreno dei conflitti che lo Stato deve mediare, base da cui partono le domande cui il potere politico deve rispondere, campo della mobilitazione, associazione e organizzazione di forze sociali che muovono verso la conquista del potere politico (Bobbio cit. in Mancini, 2002) Pubblico e sfera pubblica Pubblico = ciò che attiene alla sfera pubblica borghese come definita da Habermas (1962), ovvero gruppi di privati (borghesi) che difendono i loro interessi economici e propugnano la libertà dei commerci, esprimendo una critica nei confronti del potere assoluto (formazione storica che emerge nel corso del XVIII sec.) Pubblico e opinione pubblica La sfera pubblica borghese come “privati riuniti in pubblico” è il luogo di un confronto politico basato sulla “pubblica argomentazione razionale”, dove piccoli gruppi di borghesi illuminati perseguono un progetto razionale, costituendo ciò che Habermas definisce “opinione pubblica critica”. La visione habermasiana, criticata in quanto elitaria e pessimista, identifica nella democratizzazione della sfera pubblica e nell’allargamento dei soggetti che vi entrano una degradazione dell’opinione pubblica critica e della sfera pubblica borghese: l’opinione pubblica è ricettiva (passiva) oppure è quasi pubblica (alla libera iniziativa dei singoli subentra l’azione dello Stato, dei partiti, dei sindacati, di altri gruppi organizzati) Pubblico e istituzioni pubbliche Pubblico = ciò che attiene e si riferisce alle istituzioni pubbliche, allo Stato, alla Pubblica Amministrazione. Comunicazione pubblica è in senso stretto, quella comunicazione istituzionale che viene attivata tra Stato, P.A. e cittadini con varie finalità (definizione “ristretta” di comunicazione pubblica) Una definizione “allargata” di comunicazione pubblica Interesse generale, società civile e sfera pubblica definiscono una comunicazione pubblica “allargata”, ovvero, secondo la definizione di Mancini (2002: 77) “la comunicazione pubblica identifica quell’area dell’attività simbolica di un società in cui, a seguito dei processi di differenziazione sociale, sistemi diversi interagiscono e competono per assicurarsi visibilità e per sostenere il proprio punto di vista su argomenti di interesse collettivo” Comunicazione della differenza: genere, comunicazione e sfera pubblica Dov’è/ qual è il posto del genere, della differenza e dell’identità che il genere identifica, nei processi comunicativi e nella articolazione dell’arena della comunicazione pubblica? La ridefinizione dei processi comunicativi da processi trasmissivi a trasformativi/di dialogo con l’alterità consente di integrare/considerare la differenza di genere e di situarla entro i processi comunicativi come costitutivi dell’identità sociale (e quindi anche dell’identità di genere) Genere e sfera pubblica I processi che hanno portato all’emergere della sfera pubblica come sfera pubblica borghese escludono le donne (i privati borghesi riuniti in pubblico sono soprattutto uomini) Differenza di genere viene costantemente “messa a tacere”, “neutralizzata” anche nella storia della comunicazione pubblica Imparzialità dell’interesse generale porta ad una pretesa di universalità della comunicazione pubblica, in nome del bene comune e dell’interesse collettivo In principio, il linguaggio… Comunicare la differenza di genere significa riconoscere il ruolo-chiave che il linguaggio detiene nel costruire le categorie cognitive ed esperienziali del genere come categoria non puramente grammaticale, funzionale alla concordanza, ma categoria semantica, dotata di significato simbolico e non puramente arbitraria (Violi, 1992) Linguaggio/codice Il linguaggio in quanto sistema organizzato di associazioni tra segni e significati (ciò che si definisce codice), è ciò che permette di veicolare e condividere significati. Parole = sistemi stratificati di significati, accumulati nel corso della storia, significati che non sono mai separati, né separabili, dalla cultura nella quale vengono elaborati e condivisi. Parole, simboli, segni Parole = simboli significativi che rinviano sempre “convenzionalmente” a qualcosa d’altro Simbolo = particolare tipo di segno che rinvia, per convenzione, a qualcos’altro (significato) Segno = fenomeno che rappresenta o allude a qualcosa di differente dal fenomeno stesso secondo diversi tipi di rapporto (es. icona, indice, sintomo) Differenza sessuale e differenza di genere “(…) la differenza sessuale è da un lato ancorata al biologico e precede la strutturazione semiotica; d’altra parte essa viene poi socialmente e culturalmente elaborata; in altri termini essa subisce un processo di semiotizzazione nel momento in cui è iscritta in un complesso sistema di rappresentazioni che trasformano il maschio e la femmina nell’uomo e nella donna” (Violi, 1992: 1011) Passaggio dal sesso in quanto biologia e dato naturale al genere in quanto risultato di processi semiotici e linguistici di costruzione di senso Genere linguistico e differenza di genere “Il maschile e il femminile, in quanto termini opposti che articolano la categoria della differenza, non hanno lo stesso statuto, né occupano la stessa posizione. La relazione che li lega è quella della derivazione, in cui uno di essi, il femminile, è ricavato dall’altro come sua negazione (…) Il maschile si trova così a ricoprire contemporaneamente la doppia posizione di termine specifico per uno dei due sessi e di termine generico che sta per l’universalità del genere umano (…)” (Violi, 1992: 10-11) Neutralizzazione e occultamento Linguaggio e cultura occultano/negano la differenza sessuale “in quanto forma produttiva di due diverse soggettività, di due diverse sessualità, di due diverse modalità di espressione e conoscenza” (Violi, 1992: 12) Le istituzioni, che al loro livello minimo sono articolate su convenzioni condivise e legittimate (Douglas, 1990) sono fondate sull’analogia (col corpo ad esempio nel caso della divisione del lavoro) e costruiscono su di essa la loro legittimazione e la loro stabilità “(…) Solo le istituzioni possono definire l’identità: la similarità è un’istituzione” (Douglas, 1990: 93) Il posto delle donne nel mondo e il loro ruolo tradizionalmente subordinato nella divisione del lavoro fornisce autorità “ad una situazione sociale strutturata nella natura” (Douglas, 1990: 105) Classificazioni “sommerse” portate avanti dalle istituzioni fanno sì che strutture sociali vengano percepite come “naturali” Genere come istituzione sociale Il genere è una struttura sociale che si origina nell’evoluzione della cultura umana e non nella biologia o nella procreazione (…) un’istituzione che determina i tipi di aspettative presenti negli individui, che ordina i processi sociali della vita quotidiana ed è incorporato nelle principali strutture organizzative della società come l’economia, l’ideologia, la famiglia e la politica” (Lorber, 1995: 19). Rapporto costitutivo tra genere come istituzione sociale e lotta per ottenere potere (differenze di genere usate per giustificare lo sfruttamento delle donne) Genere crea simultaneamente differenza e somiglianza La maggior parte delle immagini femminili prodotte dalla nostra cultura dipendono dal modo in cui gli uomini vedono le donne e non da come queste vedono se stesse (Lorber, 1995: 27) Una volta attribuito, il genere crea uniformità e aspettative sul comportamento degli individui Valorizzare la differenza/e nella comunicazione Se linguaggio, cultura, istituzioni tendono ad occultare o neutralizzare la differenza sessuale e di genere, come è possibile valorizzare tale differenza (insieme ad altre differenze: di classe, di etnia etc.)? Se la comunicazione è dialogo con l’alterità, in vista di una trasformazione reciproca, in essa la differenza e le differenze occupano un posto privilegiato Valorizzare le differenze di genere nella comunicazione pubblica Il genere (e l’identità basata su di esso) come istituzione sociale concorre ad essere costruito, riprodotto e messo in circolazione attraverso i vari sottosistemi che costituiscono l’arena simbolica della comunicazione pubblica Il modo in cui le istituzioni pubbliche si relazionano all’identità di genere definisce la loro idea di cittadini/e e di cittadinanza, la loro sensibilità verso le differenze e le somiglianze (differenza/uguaglianza di genere), la loro propensione a riconoscere un’uguaglianza sostanziale che vada oltre quella formalmente sancita dalla Costituzione Il “posto” del genere: le organizzazioni Il genere “appartiene” alle istituzioni pubbliche in quanto organizzazioni: le organizzazioni hanno un simbolismo del maschile e del femminile, e il genere è cruciale nel dare un ordine ed una forma alle culture organizzative, ovvero a quell’insieme di significati condivisi, artefatti materiali e immateriali, routine, regole, convenzioni, stili di vita, filosofia (“mission”), architettura degli spazi, rituali etc, che caratterizzano la vita organizzativa e il rapporto tra l’organizzazione e i suoi membri “Le organizzazioni presentano caratteri di genere e i processi organizzativi sono modi di organizzare relazioni di genere” (Gherardi, 1995: 16) Le culture organizzative possono essere più o meno women friendly a seconda degli attributi di genere assegnati alle posizioni lavorative/tipologie di ruolo, del sesso di chi occupa quelle posizioni, e delle relazioni di genere che si instaurano tra i lavoratori e le lavoratrici Gerarchie di genere si instaurano nelle occupazioni/professioni ma i confini tra lavori maschili e femminili sono instabili Il “posto” del genere nella comunicazione pubblica istituzionale Il genere trova “posto” tra gli attori “emittenti” della comunicazione pubblica, che al loro interno possono promuovere specifiche politiche di genere, così come diffonderle e comunicarle al loro esterno Il genere in quanto “dimensione di contenuto” e in quanto “destinatario” (gli uomini/le donne come target della comunicazione) può “incrociare” tutte le tipologie di comunicazione dell’istituzione pubblica (normativa, sociale, di pubblica utilità, di promozione etc., cfr. Faccioli, 2000). Una chiave di lettura per la comunicazione pubblica di genere: la cittadinanza di genere Il modo in cui le istituzioni pubbliche producono e riproducono il genere, le loro politiche di genere che si esprimono nella comunicazione interna ed esterna, auto ed etero prodotta, concorre a costruire un modello di cittadinanza di genere che rispecchia e sottende diversi modelli di cittadinanza in senso lato Oltre alla cittadinanza e alla cittadinanza di genere, vi è una cittadinanza organizzativa, che consiste nel contributo informale che i membri organizzativi decidono di dare/non dare al di là di sanzioni e incentivi formali, al fine di costruire una vita organizzativa rispettosa della dignità umana e delle differenze (di genere e non solo) Gherardi, 1995: 204 Genere e cittadinanza Costrutti simbolici e pratiche materiali che esprimono contraddizioni (es. uguaglianza delle pratiche di pari opportunità vs disuguaglianza e differenza) Si intrecciano con la dicotomia pubblicoprivato (dove il pubblico è maschile, il privato femminile) e con la doppia presenza che è interdipendenza tra le due sfere (cfr. figura della madre lavoratrice) Il concetto di cittadinanza Cittadinanza come status: i cittadini sono portatori di bisogni e diritti, individui sovrani e moralmente autonomi nel rispetto dei legami contrattuali con la società e lo Stato (e con le organizzazioni) Cittadinanza come pratica: focus sui doveri, cittadino è chi si impegna in una pratica socialmente definita, chi condivide e sostiene un sistema di vita (cittadinanza come responsabilità e come azione verso la comunità, compresa quella organizzativa) Le organizzazioni esprimono una cittadinanza di genere che può modellarsi su diverse concezioni di cittadinanza Concezioni della cittadinanza di genere - 1 Omologazione legale: i cittadini hanno diritti universali in quanto individui, la cittadinanza è astratta ed universale, basata sulla legge: il genere e le differenze di genere sono obliate (uguaglianza formale, divieto di discriminazione) Integrazione culturale: il modello di cittadinanza separa fortemente il pubblico (luogo dell’ordine, del consenso e della giustizia) dal privato (luogo del pluralismo e della differenza); lo Stato (l’organizzazione) è neutrale; la differenza di genere viene riconosciuta ma il raggiungimento del consenso obbliga ad una omosocialità, una assimilazione delle donne agli uomini ed il perseguimento di una uguaglianza formale che paradossalmente aumenta la disuguaglianza (es. divieto di licenziamento per maternità) Concezioni della cittadinanza di genere - 2 Risorsa specifica: cittadino è colui che partecipa alla vita della comunità legittimata e condivisa; la femminilità è risorsa specifica e peculiare per l’organizzazione sociale e se ne rivendica la positività, per passare da una situazione di subordinazione ad una di vantaggio competitivo; la dicotomia maschile-femminile permane (cfr. consulte/comitati Pari Opportunità) Tensione verso un’uguaglianza sostanziale: la cittadinanza è uguaglianza economica e sociale, superamento delle disuguaglianze di classe, che tuttavia non elimina tutte le disuguaglianze sociali; la differenza di genere è tenuta in considerazione attraverso azioni di riequilibrio a favore delle donne e politiche di equità della partecipazione alla vita pubblica e organizzativa che tengano presenti le esigenze tanto delle donne quanto degli uomini Concezioni della cittadinanza di genere - 3 Eguale morale obbligazione al lavoro: la cittadinanza è definita dal diritto-dovere al lavoro, con una serie di assunzioni sulla equità della sua distribuzione; l’autosufficienza economica è il requisito della cittadinanza, dal quale discende una mancata considerazione della strutturazione di genere rispetto all’ineguale distribuzione del lavoro; il doppio carico di lavoro delle donne viene ignorato: la donna è orientata alla casa come suo luogo di produzione Discorso civico: la cittadinanza è un costrutto sociale, oggetto delle interpretazioni dei cittadini rispetto al passato; terreno ove si accettano/rifiutano pratiche sociali, testo che i cittadini-lettori concorrono a costruire nella società e nelle organizzazioni, dando oppure non dando voce alle disuguaglianze di genere e all’universo simbolico del maschile e del femminile. L’etica della differenza rilegge allora il genere come “uno dei tanti principi di differenziazione” (Gherardi, 1995: 221) Comunicazione pubblica e cittadinanza di genere Le strategie comunicative poste in essere dalle istituzioni pubbliche, in quanto componenti costitutive delle loro politiche di genere, sottendono l’adesione a diverse “visioni” della cittadinanza e della differenza di genere, che possono intersecarsi, sovrapporsi e coesistere, non senza contraddizioni e paradossi Aderendo alla cittadinanza come discorso civico, una comunicazione pubblica di genere si costituisce dunque come arena privilegiata per la costruzione sociale di discorsi e pratiche inerenti al genere. La comunicazione presuppone ed implica elaborare rappresentazioni del rapporto tra uguaglianza, differenza, diversità e diseguaglianza attraverso le varie attività e tipologie di comunicazione che le istituzioni pubbliche e gli altri attori della comunicazione pubblica (media compresi) promuovono e diffondono Riferimenti bibliografici Arena, G. (1995). La comunicazione di interesse generale, il Mulino, Bologna Capecchi, S. (2006). Identità di genere e media, Carocci, Roma Douglas, M. (1990). Come pensano le istituzioni, il Mulino, Bologna Faccioli, F. (2000). Comunicazione pubblica e cultura del servizio, Carocci, Roma Gadotti, G. (2001). Comunicazione sociale, Arcipelago edizioni, Milano Gherardi, S. (1998). Il genere e le organizzazioni, Cortina editore, Milano Giaccardi, C. (2005). La comunicazione interculturale, il Mulino, Bologna. Grandi, R. (2004). La comunicazione pubblica, Carocci, Roma Habermas, J. (2002). Storia e critica dell’opinione pubblica, Editori Laterza, Roma Lorber, J. (1995). L’invenzione dei sessi, il Saggiatore, Milano Mancini, P. (2002). Manuale di comunicazione pubblica, Editori Laterza, Roma Paccagnella, L. (2004). Sociologia della comunicazione, il Mulino, Bologna. Thompson, J.B. (1998). Mezzi di comunicazione e modernità, , il Mulino, Bologna Violi. P. (1992). L’infinito singolare. Essedue edizioni, Verona