Diapositiva 1 - Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali

La comunicazione di genere
Giuseppina Pellegrino
Dipartimento di Sociologia e Scienza Politica
Facoltà di Scienze politiche
Università della Calabria
[email protected] [email protected]
Genere e comunicazione - 1
Genere e comunicazione - 2
Dilemmi e opportunità




Stereotipi e rappresentazioni mediali delle identità di
genere (cfr. pubblicità commerciale/istituzionale):
resistenza al cambiamento
E’ possibile riconciliare la comunicazione mass
mediale con il rispetto delle (molteplici) differenze di
genere?
Oscillazione tra pari opportunità e valorizzazione
delle differenze
Uso consapevole della comunicazione per
decostruire e ricostruire criticamente le
rappresentazioni delle identità di genere
Obiettivi del seminario - 1



Dis-articolare il campo semantico della
comunicazione per ri-articolarlo in un’ottica
di genere
Collocare la comunicazione nel contesto più
ampio e generale dei processi comunicativi
come processi sociali
Introdurre/intersecare un’ottica di genere e di
comunicazione della differenza
Obiettivi del seminario - 2





Ri-articolare la comunicazione per/in un’ottica di
genere
Comunicare la differenza: la costruzione del genere
nel linguaggio e nei processi istituzionali ed
organizzativi
Dall’occultamento del genere alla sua esplicitazione
nei processi comunicativi
Il genere come prospettiva, come oggetto e come
“destinatario” nella comunicazione.
Neutralizzazione vs Enfatizzazione: il dilemma
differenza/uguaglianza
Un indice per orientarsi - 1






I parte: Comunicazione come processo
sociale
Il concetto di comunicazione
Comunicazione verbale e non verbale
Trasmissione, comportamento, interazione,
dialogo
Mass-media e comunicazione di massa
I nuovi media
Un indice per orientarsi - 2





II parte: Comunicazione e differenza
Comunicare le differenze: il linguaggio
Comunicazione, stereotipi e rappresentazioni
sociali
Le identità di genere e il ruolo della
comunicazione
Gli ambiti della comunicazione attraverso una
prospettiva di genere
Comunicazione come
processo
Pervasività della comunicazione



Nella nostra vita quotidiana, sentiamo
continuamente parlare di comunicazione (più
spesso, di informazione), ma soprattutto
facciamo esperienza della comunicazione
La comunicazione è un processo sociale,
centrale nella interazione interpersonale e
nella vita delle organizzazioni
E’ possibile gestire questo fenomeno così
complesso, migliorarne gli esiti e raggiungere
consapevolezza delle sue ambiguità?
Una guida per cominciare: le 5 W

Per analizzare un processo comunicativo
occorre chiedersi:
“chi (who) comunica cosa (what) a chi
(whom) usando quale canale (where) e con
quali effetti (what effects)
[Lasswell, 1948]
A chi: le aspettative e bisogni del pubblico
di riferimento (targeting)
G. Pellegrino, 2006
Comunicazione vs Informazione




Comunemente sovrapposte e confuse
MA: Entità differenziate per statuto e
caratteristiche
Informazione necessaria ma NON
SUFFICIENTE perché ci sia comunicazione
La circolazione dell’informazione non
garantisce che ci sia una comunicazione
efficace
Codice
(Jakobson)
Contatto
(Jakobson)
Emitten
te
Trasmittente
Segnal
e
inviato
Canale
Contesto
(Jakobson)
Segnale
ricevuto
Ricevente
Destinat
ario
Messaggio
(Jakobson)
Messaggio
(formulato)
Fonte di
rumore
Messaggio
(decifrato)
Il modello della “trasmissione” (Shannon e Weaver)
Gli adattamenti di Roman Jakobson
Caratteristiche del modello



Equivalenza tra comunicazione e
informazione
Comunicazione come processo trasmissivo
unidirezionale che procede da una fonte
emittente ad una fonte ricevente, da un
mittente ad un destinatario del messaggio
Il messaggio, secondo il modello, viene
codificato e decodificato in maniera
“automatica” e non problematica
(comunicazione tra macchine)
Limiti del modello




Modello riduzionista rispetto alla complessità della
comunicazione
Ignora la variabile “contesto” (emittente e
destinatario sono inseriti in contesti socio-culturali
specifici)
Ignora il carattere interattivo della comunicazione e
l’interscambio dei ruoli tra emittente e destinatario), i
processi di feed-back, le aspettative e gli
atteggiamenti dei partecipanti alla comunicazione, le
loro identità, incluse le differenze di genere
Modello astratto, universale, indifferente al genere e
all’identità dei partecipanti al processo comunicativo
Alle origini della comunicazione - 1


Communis (ciò che è o viene messo in
comune, o anche condiviso), che è la stessa
radice del termine “comunità” (communitas)
Comunicazione/comunità: accezioni che
hanno a che fare con “l’avere rapporti, essere
in relazione con qualcuno”, quindi con un
senso di partecipazione.
Alle origini della comunicazione - 2


Cum Munus (dono/obbligazione;
superamento delle barriere, da moenia,
mura)
Ambivalenza della comunicazione come
dono (onore) ed onere, e come superamento
di barriere o confini
Definizione di comunicazione - 1

“La comunicazione è quindi un atto di
compartecipazione, in cui tutti i partecipanti
condividono una stessa comune condizione e
hanno, per così dire, obblighi e doni, oneri ed
onori. E’ un processo attraverso il quale i
partecipanti creano e condividono
informazioni (ma, oltre a questo, creano e
condividono un mondo comune), utilizzando
uno o più codici che siano comuni (o che
vanno costruiti per intendersi)” (Giaccardi,
2005: 14).
Comunicazione come comportamento



Comunicazione = processo complesso, un
fenomeno dinamico e un tipo particolare di
azione e di comportamento sociale.
Scuola di Palo Alto ed i suoi principali autori
Watzlawick, Beavin e Jackson, fondatori
dell’approccio pragmatico alla comunicazione
“Assioma della comunicazione”: “non si può
non comunicare” (inevitabilità della
comunicazione)
Comunicazione verbale/non verbale


La comunicazione non è solo quella che passa
attraverso il linguaggio verbale (le parole) ma anche
quella veicolata attraverso gesti, mimica facciale,
postura del corpo, persino attraverso il silenzio.
Comunicazione non verbale = dimensione
essenziale della comunicazione in compresenza
(faccia-a-faccia); costituita dalla mimica facciale e
corporea (cinesica), dai tratti paralinguistici (ritmo,
tono di voce, uso delle pause nel discorso), dalle
posture, dalle distanze fisiche tra i soggetti, dall’uso
comunicativo dello spazio (prossemica) etc.
Convergenza/divergenza
Tra il livello non verbale e quello verbale può esserci tanto
convergenza (un livello rafforza l’altro) quanto divergenza (un
livello contraddice l’altro, creando effetti di spiazzamento o di
menzogna).
 La comunicazione non verbale:
- non può essere evitata;
- di solito precede quella verbale;
- è ritenuta particolarmente affidabile (in quanto meno controllabile
rispetto a quella verbale, nel caso ad esempio il soggetto stia
mentendo);
- può essere fonte di profonde incomprensioni, specialmente
quando i partecipanti alla comunicazione provengono da contesti
culturali differenti

Dalla trasmissione al dialogo


Più che trasmissione di segnali lungo un canale, la
comunicazione è un processo di trasformazione e
condivisione di significati, un processo dialogico
Il dialogo presuppone l’incontro di alterità, e uno sforzo
di relazione che passa per l’ascolto e il riconoscimento
dell’altro come interlocutore (l’elemento della
reciprocità). Senza questo riconoscimento non c’è
dialogo, ma solo monologhi (...) Attraverso il dialogo è
possibile non soltanto lo scambio di informazioni che
arricchiscono la conoscenza, ma anche la costruzione
cooperativa di un mondo comune attraverso lo scambio
di simboli” (Giaccardi, 2005, p. 15).
Una definizione di sintesi


“La comunicazione è costruzione
collettiva e condivisa del significato, un
processo dotato di livelli diversi di
formalizzazione, consapevolezza e
intenzionalità” (Paccagnella, 2004, p. 27).
Comunicazione = processo di costruzione
sociale orientato a creare e condividere
significati tra i partecipanti, a partire da
risorse di vario tipo che supportano
l’interazione comunicativa
Comunicazione come interazione



La comunicazione “è un genere particolare di
attività sociale che comporta la produzione, la
trasmissione e la ricezione di forme
simboliche e presuppone l’utilizzo di risorse
di vario tipo” (Thompson, 1998: 32-33).
Risorse = mezzi di comunicazione (media)
Media = mezzi tecnici che supportano
materialmente le forme simboliche separando
i contesti di produzione da quelli di ricezione
Media e distanziazione spazio-temporale


Interazione faccia-a-faccia: compresenza
spazio-temporale
Interazione mediata da mezzi tecnici:
separazione dei contesti di produzione e
fruizione delle forme simboliche; accessibilità
estesa nel tempo e nello spazio delle forme
simboliche (es. programmi tv)
Mass media e comunicazione di massa



Mass Media = Un insieme di prodotti e di istituzioni
(es. libri, film, programmi televisivi e radiofonici, ma
anche le industrie e le istituzioni che sono sorte
intorno a specifici mezzi tecnici, es. stampa, cinema,
radio- tv)
Pubblico di massa: pubblico disperso e atomizzato,
passivo e facilmente manipolabile
Comunicazione di massa: processo di trasmissione
unidirezionale da emittenti dotati di un forte potere a
destinatari deboli e quasi inermi
Linguaggio/codice


Il linguaggio in quanto sistema organizzato di
associazioni tra segni e significati (ciò che si
definisce codice), è ciò che permette di
veicolare e condividere significati.
Parole = sistemi stratificati di significati,
accumulati nel corso della storia, significati
che non sono mai separati, né separabili,
dalla cultura nella quale vengono elaborati e
condivisi.
Alle origini della comunicazione - 1


Communis (ciò che è o viene messo in
comune, o anche condiviso), che è la stessa
radice del termine “comunità” (communitas)
Comunicazione/comunità: accezioni che
hanno a che fare con “l’avere rapporti, essere
in relazione con qualcuno”, quindi con un
senso di partecipazione
Alle origini della comunicazione - 2


Cum Munus (dono/obbligazione;
superamento delle barriere, da moenia,
mura)
Ambivalenza della comunicazione come
dono (onore) ed onere, e come superamento
di barriere o confini
Definizione di comunicazione - 1

“La comunicazione è quindi un atto di
compartecipazione, in cui tutti i partecipanti
condividono una stessa comune condizione e
hanno, per così dire, obblighi e doni, oneri ed
onori. E’ un processo attraverso il quale i
partecipanti creano e condividono
informazioni (ma, oltre a questo, creano e
condividono un mondo comune), utilizzando
uno o più codici che siano comuni (o che
vanno costruiti per intendersi)” (Giaccardi,
2005: 14).
Comunicazione come comportamento



Comunicazione = processo complesso, un
fenomeno dinamico e un tipo particolare di
azione e di comportamento sociale.
Scuola di Palo Alto ed i suoi principali autori
Watzlawick, Beavin e Jackson, fondatori
dell’approccio pragmatico alla comunicazione
“Assioma della comunicazione”: “non si può
non comunicare” (inevitabilità della
comunicazione)
Comunicazione verbale/non verbale


La comunicazione non è solo quella che passa
attraverso il linguaggio verbale (le parole) ma anche
quella veicolata attraverso gesti, mimica facciale,
postura del corpo, persino attraverso il silenzio.
Comunicazione non verbale = dimensione
essenziale della comunicazione in compresenza
(faccia-a-faccia); costituita dalla mimica facciale e
corporea (cinesica), dai tratti paralinguistici (ritmo,
tono di voce, uso delle pause nel discorso), dalle
posture, dalle distanze fisiche tra i soggetti, dall’uso
comunicativo dello spazio (prossemica) etc.
Metacomunicazione



La comunicazione non verbale può assumere
una funzione metacomunicativa, ovvero di
“commento” alla comunicazione verbale
“Metacomunicazione” è una comunicazione
“sulla comunicazione”, un messaggio che
consente di interpretarne un altro
In ogni comunicazione, dunque, vi è un piano
del contenuto e un piano della relazione che
accompagna il contenuto, e che costituisce la
metacomunicazione
Codice
Fonte
(Emitten
te)
Messaggio
(formulato)
Trasmittente
Segnal
e
inviato
Canale
Fonte di
rumore
Segnale
ricevuto
Ricevente
Destinat
ario
Messaggio
(decifrato)
Il modello della “trasmissione” (Shannon e Weaver)
Caratteristiche del modello



Equivalenza tra comunicazione e
informazione
Comunicazione come processo trasmissivo
unidirezionale che procede da una fonte
emittente ad una fonte ricevente, da un
mittente ad un destinatario del messaggio
Il messaggio, secondo il modello, viene
codificato e decodificato in maniera
“automatica” e non problematica
(comunicazione tra macchine)
Limiti del modello




Modello riduzionista rispetto alla complessità della
comunicazione
Ignora la variabile “contesto” (emittente e
destinatario sono inseriti in contesti socio-culturali
specifici)
Ignora il carattere interattivo della comunicazione e
l’interscambio dei ruoli tra emittente e destinatario), i
processi di feed-back, le aspettative e gli
atteggiamenti dei partecipanti alla comunicazione, le
loro identità, incluse le differenze di genere
Modello astratto, universale, indifferente al genere e
all’identità dei partecipanti al processo comunicativo
Dalla trasmissione al dialogo


Più che trasmissione di segnali lungo un canale, la
comunicazione è un processo di trasformazione e
condivisione di significati, un processo dialogico
Il dialogo presuppone l’incontro di alterità, e uno sforzo
di relazione che passa per l’ascolto e il riconoscimento
dell’altro come interlocutore (l’elemento della
reciprocità). Senza questo riconoscimento non c’è
dialogo, ma solo monologhi (...) Attraverso il dialogo è
possibile non soltanto lo scambio di informazioni che
arricchiscono la conoscenza, ma anche la costruzione
cooperativa di un mondo comune attraverso lo scambio
di simboli” (Giaccardi, 2005, p. 15).
Una definizione di sintesi


“La comunicazione è costruzione
collettiva e condivisa del significato, un
processo dotato di livelli diversi di
formalizzazione, consapevolezza e
intenzionalità” (Paccagnella, 2004, p. 27).
Comunicazione = processo di costruzione
sociale orientato a creare e condividere
significati tra i partecipanti, a partire da
risorse di vario tipo che supportano
l’interazione comunicativa
Comunicazione come interazione



La comunicazione “è un genere particolare di
attività sociale che comporta la produzione, la
trasmissione e la ricezione di forme
simboliche e presuppone l’utilizzo di risorse
di vario tipo” (Thompson, 1998: 32-33).
Risorse = mezzi di comunicazione (media)
Media = mezzi tecnici che supportano
materialmente le forme simboliche separando
i contesti di produzione da quelli di ricezione
Tipi di interazione
Caratteristiche
dell’interazione
INTERAZIONE
INTERAZIONE
FACCIA
A MEDIATA
FACCIA
(telefono, posta)
QUASIINTERAZIONE
MEDIATA (tv)
Struttura spaziotemporale
Compresenza;
spazio e tempo
condivisi
Separazione
dei
contesti,
accessibilità estesa
nel tempo e nello
spazio
Separazione
dei
contesti,
accessibilità estesa
nel tempo e nello
spazio
Insieme
degli
indizi simbolici
Indizi simbolici di
molti tipi (es.
voce,
mimica
facciale etc.)
Contrazione
dell’insieme degli
indizi
simbolici
(verbale vs non
verbale)
Contrazione
dell’insieme degli
indizi simbolici
Comunicazione
dialogica/a
una
direzione
Dialogica
Dialogica
(Prevalentemente)
a una direzione
(Thompson, 1998, p. 26)
I nuovi media: parole-chiave







Interattività
Multimedialità
Dialogicità
Distribuzione
Piattaforme Non-proprietarie
Universalità
Convergenza
Funzioni della tecnologia (ICT)







Strumento di lavoro
Medium per la comunicazione
Database informativo
Sistema complesso ed integrato di servizi al
pubblico e per la comunicazione interna
Innovazione organizzativa dei servizi e dei contenuti
Immagine/identità dell’organizzazione
Non esiste una definizione univoca di ICT: a
seconda del contesto, essa può svolgere diverse
funzioni e aiutare a raggiungere scopi differenti
Reti relazionali, tecnologie e sistemi
informativi




Sovrapposizione/integrazione tra reti relazionali e reti
tecnologiche
Reti relazionali: network attraverso cui l’informazione, la
comunicazione e le attività sono realizzate in
un’organizzazione (vedi anche: Comunità di Pratica)
Reti tecnologiche: sistemi complessi in cui varie
componenti (umane e non-umane) e aggregati sociotecnici interagiscono, es. Internet/Intranet
Sistemi informativi: modalità di gestione (non
necessariamente automatizzata/informatizzata) di
informazioni, consistente dunque nell’acquisizione,
memorizzazione, aggiornamento, interrogazione,
elaborazione di informazioni (Atzeni et al., 1999).
Canali nuovi, linguaggi nuovi



“Il medium è il messaggio” (Marshall
McLuhan)
Il medium (la tecnologia che lo supporta)
plasma nuovi modi di fare le cose, nuovi tipi
di linguaggio, routine diverse (cfr. posta
cartacea vs e-mail)
Laddove vecchie pratiche vengono trasferite
sul nuovo medium, cambia il modo di
svolgerle, di farle proprie, e di condividerle.
Definizione della situazione


I partecipanti al processo comunicativo definiscono
una situazione comune, che rimanda ad un contesto
di significati condivisi: l’interpretazione è sempre
situata, e il successo della interazione comunicativa
dipende da quanto comune e condivisa sia la
definizione della situazione dei partecipanti
all’interazione
Definire una situazione è definire il ruolo degli
interlocutori nella relazione, e stabilire dunque le
attese reciproche, le regole a cui ci si dovrà attenere
e, non ultimo, il significato stesso dei messaggi
scambiati
Emittenti e destinatari





Non sono di norma delle entità astratte, ma dei soggetti
concreti (situati rispetto ad una serie di elementi: genere,
etnia, lingua, classe…)
Dispongono di competenze comunicative e di
conoscenze pregresse
La competenza comunicativa corrisponde alla capacità
del membro di una data società di utilizzare in modo
appropriato ed efficacemente l’insieme degli strumenti
comunicativi e metacomunicativi di cui dispone
Le differenze riguardanti le competenze comunicative
possono generare delle asimmetrie di potere
Emittenti e destinatari hanno una storia (esperienza) e
delle conoscenze pregresse, sono soggetti dotati di
un’identità di genere
Comunicazione e identità


La comunicazione resta un tipo particolare di azione
sociale, ma diventa anche un insieme di tecniche e
di strumenti, un insieme di discorsi significativi e di
risorse decisive per la costruzione dell’identità
(compresa l’identità di genere) dei partecipanti al
processo comunicativo
La comunicazione concorre alla costruzione
dell’identità di specifici soggetti attraverso specifici
linguaggi, in particolari contesti sociali e
organizzativi.
Comunicazione e
differenza/e
In principio, il linguaggio…

Comunicare la differenza di genere significa
riconoscere il ruolo-chiave che il linguaggio
detiene nel costruire le categorie cognitive ed
esperienziali del genere come categoria non
puramente grammaticale, funzionale alla
concordanza, ma categoria semantica, dotata
di significato simbolico e non puramente
arbitraria (Violi, 1992)
Genere linguistico e differenza di genere

“Il maschile e il femminile, in quanto termini opposti
che articolano la categoria della differenza, non
hanno lo stesso statuto, né occupano la stessa
posizione. La relazione che li lega è quella della
derivazione, in cui uno di essi, il femminile, è
ricavato dall’altro come sua negazione (…) Il
maschile si trova così a ricoprire
contemporaneamente la doppia posizione di termine
specifico per uno dei due sessi e di termine generico
che sta per l’universalità del genere umano (…)”
(Violi, 1992: 10-11)
Differenza sessuale e differenza di genere


“(…) la differenza sessuale è da un lato ancorata al
biologico e precede la strutturazione semiotica;
d’altra parte essa viene poi socialmente e
culturalmente elaborata; in altri termini essa subisce
un processo di semiotizzazione nel momento in cui
è iscritta in un complesso sistema di
rappresentazioni che trasformano il maschio e la
femmina nell’uomo e nella donna” (Violi, 1992: 1011)
Passaggio dal sesso in quanto biologia e dato
naturale al genere in quanto risultato di processi
semiotici e linguistici di costruzione di senso
Neutralizzazione e occultamento





Linguaggio e cultura occultano/negano la differenza sessuale “in
quanto forma produttiva di due diverse soggettività, di due
diverse sessualità, di due diverse modalità di espressione e
conoscenza” (Violi, 1992: 12)
Le istituzioni, che al loro livello minimo sono articolate su
convenzioni condivise e legittimate (Douglas, 1990) sono fondate
sull’analogia (col corpo ad esempio nel caso della divisione del
lavoro) e costruiscono su di essa la loro legittimazione e la loro
stabilità
“(…) Solo le istituzioni possono definire l’identità: la similarità è
un’istituzione” (Douglas, 1990: 93)
Il posto delle donne nel mondo e il loro ruolo tradizionalmente
subordinato nella divisione del lavoro fornisce autorità “ad una
situazione sociale strutturata nella natura” (Douglas, 1990: 105)
Classificazioni “sommerse” portate avanti dalle istituzioni fanno sì
che strutture sociali vengano percepite come “naturali”
Genere come istituzione sociale





Il genere è una struttura sociale che si origina nell’evoluzione
della cultura umana e non nella biologia o nella procreazione (…)
un’istituzione che determina i tipi di aspettative presenti negli
individui, che ordina i processi sociali della vita quotidiana ed è
incorporato nelle principali strutture organizzative della società
come l’economia, l’ideologia, la famiglia e la politica” (Lorber,
1995: 19).
Rapporto costitutivo tra genere come istituzione sociale e lotta
per ottenere potere (differenze di genere usate per giustificare lo
sfruttamento delle donne)
Genere crea simultaneamente differenza e somiglianza
La maggior parte delle immagini femminili prodotte dalla nostra
cultura dipendono dal modo in cui gli uomini vedono le donne e
non da come queste vedono se stesse (Lorber, 1995: 27)
Una volta attribuito, il genere crea uniformità e aspettative sul
comportamento degli individui
Valorizzare la differenza/e nella
comunicazione


Se linguaggio, cultura, istituzioni tendono ad
occultare o neutralizzare la differenza
sessuale e di genere, come è possibile
valorizzare tale differenza (insieme ad altre
differenze: di classe, di etnia etc.)?
Se la comunicazione è dialogo con l’alterità,
in vista di una trasformazione reciproca, in
essa la differenza e le differenze occupano
un posto privilegiato
Comunicazione pubblica e cittadinanza di
genere


Le strategie comunicative poste in essere dalle istituzioni
pubbliche, in quanto componenti costitutive delle loro politiche di
genere, sottendono l’adesione a diverse “visioni” della
cittadinanza e della differenza di genere, che possono
intersecarsi, sovrapporsi e coesistere, non senza contraddizioni
e paradossi
Aderendo alla cittadinanza come discorso civico, una
comunicazione pubblica di genere si costituisce dunque come
arena privilegiata per la costruzione sociale di discorsi e pratiche
inerenti al genere. La comunicazione presuppone ed implica
elaborare rappresentazioni del rapporto tra uguaglianza,
differenza, diversità e diseguaglianza attraverso le varie attività e
tipologie di comunicazione che le istituzioni pubbliche e gli altri
attori della comunicazione pubblica (media compresi)
promuovono e diffondono
Elementi di contesto agenti nella
comunicazione pubblica di genere





Culture organizzative delle istituzioni/attori emittenti della
comunicazione che si manifestano nella maggiore/minore
attenzione al genere nella comunicazione interna ed esterna
Rappresentazioni e stereotipi dell’identità di genere presenti e
circolanti nel sistema dei media (mass media e new media);
Raccordo tra iniziative/campagne comunicative gendersensitive e politiche di genere a livello nazionale ed
internazionale
Percezione dei pubblici dei media e dei riceventi/target delle
campagne rispetto alle modalità, contenuti e rappresentazioni
di genere
Appropriazione/interpretazione dei contenuti da parte dei
pubblici target della comunicazione pubblica di genere, in
particolare di quella istituzionale nella prospettiva della
costruzione di una nuova cittadinanza e di un nuovo rapporto
tra istituzioni e cittadini/e
Il campo semantico della comunicazione
pubblica


Definizioni eterogenee di comunicazione
pubblica, classificazioni e tipologie
diversificate a seconda degli emittenti, dei
contenuti, del concetto di “pubblico” e di
“comunicazione” (disciplina in progress)
La comunicazione pubblica può essere
analiticamente dis-articolata e compresa a
partire dalle sue due componenti
(“comunicazione” e “pubblica”)
Comunicazione/comunicazione pubblica



Comunicazione pubblica: specifico
ambito/processo comunicativo, che condivide
alcune caratteristiche e presupposti con la
comunicazione in generale
Per rispondere alla domanda “che cos’è la
comunicazione pubblica?”, occorre prima
chiedersi che “cos’è la comunicazione?”
La comunicazione è un’azione ed un
processo sociale
Emittenti e destinatari





Non sono di norma delle entità astratte, ma dei soggetti
concreti (situati rispetto ad una serie di elementi: genere,
etnia,
Dispongono di competenze comunicative e di
conoscenze pregresse
La competenza comunicativa corrisponde alla capacità
del membro di una data società di utilizzare in modo
appropriato ed efficacemente l’insieme degli strumenti
comunicativi e metacomunicativi di cui dispone
Le differenze riguardanti le competenze comunicative
possono generare delle asimmetrie di potere
Emittenti e destinatari hanno una storia (esperienza) e
delle conoscenze pregresse, sono soggetti dotati di
un’identità di genere
Ambiti di comunicazione:
verso la comunicazione pubblica


Gli emittenti, coloro che comunicano producendo
forme simboliche, possono essere attori di livello
molto diverso: da singoli individui, a gruppi di
individui fino ad organizzazioni o istituzioni.
La comunicazione è un genere di azione sociale i
cui attori sono molteplici, in quanto sono attori
sociali non soltanto i soggetti singoli individuabili
concretamente, ma anche aggregazioni sociali
super individuali (i gruppi, le associazioni, le
istituzioni).
Ambiti di comunicazione:
lo schema di Lasswell


“5W”: per analizzare un processo comunicativo
occorre chiedersi: “chi (who) comunica cosa (what)
a chi (whom) usando quale canale (where) e con
quali effetti (what effects).
La comunicazione istituzionale, quella politica,
quella d’impresa e quella sociale, ad esempio, sono
ambiti di comunicazione distinti e distinguibili in base
ai soggetti emittenti (“i comunicatori”), ma
congiuntamente, in base anche ai pubblici di
riferimento, al contenuto e alla forma dei messaggi,
ai codici e alle retoriche messe in gioco, agli obiettivi
che si intende raggiungere attraverso la
comunicazione, ai media e alle tecniche utilizzate.
Dalla comunicazione alla comunicazione
pubblica: il concetto di “pubblico”


Pubblico = ciò che ha a che fare con
l’”interesse generale”, inteso come affari che
riguardano l’intera comunità (public affairs),
l’essere “pubblico” come una proprietà di una
cosa (ad es. delle istituzioni: publicness)
Comunicazione pubblica è una
comunicazione di interesse generale (cfr.
Arena, 1995) promossa tanto da istituzioni
pubbliche quanto da soggetti privati
Sull’interesse generale




Rinvia all’oggetto della comunicazione pubblica
Imparzialità, non controversia, certezza, bene
comune, universi valoriali condivisi
Distingue la comunicazione pubblica da quella
commerciale/di mercato
Tuttavia, vi sono soggetti non pubblici (es. privati,
Terzo settore) che possono promuovere iniziative di
comunicazione pubblica per rispondere ad un
interesse generale, a temi di interesse collettivo e a
finalità non lucrative (es. comunicazione sociale
promossa da associazioni non profit, definita da
alcuni autori di solidarietà sociale)
Pubblico e società civile

Pubblico = ciò che attiene alla “società civile”
come formazione diversa dallo Stato, terreno
dei conflitti che lo Stato deve mediare, base
da cui partono le domande cui il potere
politico deve rispondere, campo della
mobilitazione, associazione e organizzazione
di forze sociali che muovono verso la
conquista del potere politico (Bobbio cit. in
Mancini, 2002)
Pubblico e sfera pubblica

Pubblico = ciò che attiene alla sfera pubblica
borghese come definita da Habermas (1962),
ovvero gruppi di privati (borghesi) che
difendono i loro interessi economici e
propugnano la libertà dei commerci,
esprimendo una critica nei confronti del
potere assoluto (formazione storica che
emerge nel corso del XVIII sec.)
Pubblico e opinione pubblica


La sfera pubblica borghese come “privati riuniti in pubblico” è
il luogo di un confronto politico basato sulla “pubblica
argomentazione razionale”, dove piccoli gruppi di borghesi
illuminati perseguono un progetto razionale, costituendo ciò
che Habermas definisce “opinione pubblica critica”.
La visione habermasiana, criticata in quanto elitaria e
pessimista, identifica nella democratizzazione della sfera
pubblica e nell’allargamento dei soggetti che vi entrano una
degradazione dell’opinione pubblica critica e della sfera
pubblica borghese: l’opinione pubblica è ricettiva (passiva)
oppure è quasi pubblica (alla libera iniziativa dei singoli
subentra l’azione dello Stato, dei partiti, dei sindacati, di altri
gruppi organizzati)
Pubblico e istituzioni pubbliche


Pubblico = ciò che attiene e si riferisce alle
istituzioni pubbliche, allo Stato, alla Pubblica
Amministrazione.
Comunicazione pubblica è in senso stretto,
quella comunicazione istituzionale che viene
attivata tra Stato, P.A. e cittadini con varie
finalità (definizione “ristretta” di
comunicazione pubblica)
Una definizione “allargata” di
comunicazione pubblica

Interesse generale, società civile e sfera pubblica
definiscono una comunicazione pubblica “allargata”,
ovvero, secondo la definizione di Mancini (2002: 77)
“la comunicazione pubblica identifica quell’area
dell’attività simbolica di un società in cui, a seguito
dei processi di differenziazione sociale, sistemi
diversi interagiscono e competono per assicurarsi
visibilità e per sostenere il proprio punto di vista su
argomenti di interesse collettivo”
Comunicazione della differenza: genere,
comunicazione e sfera pubblica


Dov’è/ qual è il posto del genere, della differenza e
dell’identità che il genere identifica, nei processi
comunicativi e nella articolazione dell’arena della
comunicazione pubblica?
La ridefinizione dei processi comunicativi da
processi trasmissivi a trasformativi/di dialogo con
l’alterità consente di integrare/considerare la
differenza di genere e di situarla entro i processi
comunicativi come costitutivi dell’identità sociale (e
quindi anche dell’identità di genere)
Genere e sfera pubblica



I processi che hanno portato all’emergere della sfera
pubblica come sfera pubblica borghese escludono
le donne (i privati borghesi riuniti in pubblico sono
soprattutto uomini)
Differenza di genere viene costantemente “messa a
tacere”, “neutralizzata” anche nella storia della
comunicazione pubblica
Imparzialità dell’interesse generale porta ad una
pretesa di universalità della comunicazione
pubblica, in nome del bene comune e dell’interesse
collettivo
In principio, il linguaggio…

Comunicare la differenza di genere significa
riconoscere il ruolo-chiave che il linguaggio
detiene nel costruire le categorie cognitive ed
esperienziali del genere come categoria non
puramente grammaticale, funzionale alla
concordanza, ma categoria semantica, dotata
di significato simbolico e non puramente
arbitraria (Violi, 1992)
Linguaggio/codice


Il linguaggio in quanto sistema organizzato di
associazioni tra segni e significati (ciò che si
definisce codice), è ciò che permette di
veicolare e condividere significati.
Parole = sistemi stratificati di significati,
accumulati nel corso della storia, significati
che non sono mai separati, né separabili,
dalla cultura nella quale vengono elaborati e
condivisi.
Parole, simboli, segni



Parole = simboli significativi che rinviano
sempre “convenzionalmente” a qualcosa
d’altro
Simbolo = particolare tipo di segno che
rinvia, per convenzione, a qualcos’altro
(significato)
Segno = fenomeno che rappresenta o allude
a qualcosa di differente dal fenomeno stesso
secondo diversi tipi di rapporto (es. icona,
indice, sintomo)
Differenza sessuale e differenza di genere


“(…) la differenza sessuale è da un lato ancorata al
biologico e precede la strutturazione semiotica;
d’altra parte essa viene poi socialmente e
culturalmente elaborata; in altri termini essa subisce
un processo di semiotizzazione nel momento in cui
è iscritta in un complesso sistema di
rappresentazioni che trasformano il maschio e la
femmina nell’uomo e nella donna” (Violi, 1992: 1011)
Passaggio dal sesso in quanto biologia e dato
naturale al genere in quanto risultato di processi
semiotici e linguistici di costruzione di senso
Genere linguistico e differenza di genere

“Il maschile e il femminile, in quanto termini opposti
che articolano la categoria della differenza, non
hanno lo stesso statuto, né occupano la stessa
posizione. La relazione che li lega è quella della
derivazione, in cui uno di essi, il femminile, è
ricavato dall’altro come sua negazione (…) Il
maschile si trova così a ricoprire
contemporaneamente la doppia posizione di termine
specifico per uno dei due sessi e di termine generico
che sta per l’universalità del genere umano (…)”
(Violi, 1992: 10-11)
Neutralizzazione e occultamento


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

Linguaggio e cultura occultano/negano la differenza sessuale “in
quanto forma produttiva di due diverse soggettività, di due
diverse sessualità, di due diverse modalità di espressione e
conoscenza” (Violi, 1992: 12)
Le istituzioni, che al loro livello minimo sono articolate su
convenzioni condivise e legittimate (Douglas, 1990) sono fondate
sull’analogia (col corpo ad esempio nel caso della divisione del
lavoro) e costruiscono su di essa la loro legittimazione e la loro
stabilità
“(…) Solo le istituzioni possono definire l’identità: la similarità è
un’istituzione” (Douglas, 1990: 93)
Il posto delle donne nel mondo e il loro ruolo tradizionalmente
subordinato nella divisione del lavoro fornisce autorità “ad una
situazione sociale strutturata nella natura” (Douglas, 1990: 105)
Classificazioni “sommerse” portate avanti dalle istituzioni fanno sì
che strutture sociali vengano percepite come “naturali”
Genere come istituzione sociale

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Il genere è una struttura sociale che si origina nell’evoluzione
della cultura umana e non nella biologia o nella procreazione (…)
un’istituzione che determina i tipi di aspettative presenti negli
individui, che ordina i processi sociali della vita quotidiana ed è
incorporato nelle principali strutture organizzative della società
come l’economia, l’ideologia, la famiglia e la politica” (Lorber,
1995: 19).
Rapporto costitutivo tra genere come istituzione sociale e lotta
per ottenere potere (differenze di genere usate per giustificare lo
sfruttamento delle donne)
Genere crea simultaneamente differenza e somiglianza
La maggior parte delle immagini femminili prodotte dalla nostra
cultura dipendono dal modo in cui gli uomini vedono le donne e
non da come queste vedono se stesse (Lorber, 1995: 27)
Una volta attribuito, il genere crea uniformità e aspettative sul
comportamento degli individui
Valorizzare la differenza/e nella
comunicazione


Se linguaggio, cultura, istituzioni tendono ad
occultare o neutralizzare la differenza
sessuale e di genere, come è possibile
valorizzare tale differenza (insieme ad altre
differenze: di classe, di etnia etc.)?
Se la comunicazione è dialogo con l’alterità,
in vista di una trasformazione reciproca, in
essa la differenza e le differenze occupano
un posto privilegiato
Valorizzare le differenze di genere nella
comunicazione pubblica


Il genere (e l’identità basata su di esso) come
istituzione sociale concorre ad essere costruito,
riprodotto e messo in circolazione attraverso i vari
sottosistemi che costituiscono l’arena simbolica
della comunicazione pubblica
Il modo in cui le istituzioni pubbliche si relazionano
all’identità di genere definisce la loro idea di
cittadini/e e di cittadinanza, la loro sensibilità verso
le differenze e le somiglianze
(differenza/uguaglianza di genere), la loro
propensione a riconoscere un’uguaglianza
sostanziale che vada oltre quella formalmente
sancita dalla Costituzione
Il “posto” del genere: le
organizzazioni

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Il genere “appartiene” alle istituzioni pubbliche in quanto
organizzazioni: le organizzazioni hanno un simbolismo del maschile
e del femminile, e il genere è cruciale nel dare un ordine ed una
forma alle culture organizzative, ovvero a quell’insieme di significati
condivisi, artefatti materiali e immateriali, routine, regole,
convenzioni, stili di vita, filosofia (“mission”), architettura degli spazi,
rituali etc, che caratterizzano la vita organizzativa e il rapporto tra
l’organizzazione e i suoi membri
“Le organizzazioni presentano caratteri di genere e i processi
organizzativi sono modi di organizzare relazioni di genere”
(Gherardi, 1995: 16)
Le culture organizzative possono essere più o meno women friendly
a seconda degli attributi di genere assegnati alle posizioni
lavorative/tipologie di ruolo, del sesso di chi occupa quelle posizioni,
e delle relazioni di genere che si instaurano tra i lavoratori e le
lavoratrici
Gerarchie di genere si instaurano nelle occupazioni/professioni ma i
confini tra lavori maschili e femminili sono instabili
Il “posto” del genere nella comunicazione
pubblica istituzionale


Il genere trova “posto” tra gli attori “emittenti”
della comunicazione pubblica, che al loro
interno possono promuovere specifiche
politiche di genere, così come diffonderle e
comunicarle al loro esterno
Il genere in quanto “dimensione di contenuto” e
in quanto “destinatario” (gli uomini/le donne
come target della comunicazione) può
“incrociare” tutte le tipologie di comunicazione
dell’istituzione pubblica (normativa, sociale, di
pubblica utilità, di promozione etc., cfr. Faccioli,
2000).
Una chiave di lettura per la comunicazione
pubblica di genere: la cittadinanza di genere


Il modo in cui le istituzioni pubbliche producono e
riproducono il genere, le loro politiche di genere che si
esprimono nella comunicazione interna ed esterna, auto
ed etero prodotta, concorre a costruire un modello di
cittadinanza di genere che rispecchia e sottende diversi
modelli di cittadinanza in senso lato
Oltre alla cittadinanza e alla cittadinanza di genere, vi è
una cittadinanza organizzativa, che consiste nel
contributo informale che i membri organizzativi decidono
di dare/non dare al di là di sanzioni e incentivi formali, al
fine di costruire una vita organizzativa rispettosa della
dignità umana e delle differenze (di genere e non solo)
Gherardi, 1995: 204
Genere e cittadinanza

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Costrutti simbolici e pratiche materiali che
esprimono contraddizioni (es. uguaglianza
delle pratiche di pari opportunità vs
disuguaglianza e differenza)
Si intrecciano con la dicotomia pubblicoprivato (dove il pubblico è maschile, il privato
femminile) e con la doppia presenza che è
interdipendenza tra le due sfere (cfr. figura
della madre lavoratrice)
Il concetto di cittadinanza

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Cittadinanza come status: i cittadini sono portatori
di bisogni e diritti, individui sovrani e moralmente
autonomi nel rispetto dei legami contrattuali con la
società e lo Stato (e con le organizzazioni)
Cittadinanza come pratica: focus sui doveri,
cittadino è chi si impegna in una pratica socialmente
definita, chi condivide e sostiene un sistema di vita
(cittadinanza come responsabilità e come azione
verso la comunità, compresa quella organizzativa)
Le organizzazioni esprimono una cittadinanza di
genere che può modellarsi su diverse concezioni di
cittadinanza
Concezioni della cittadinanza di genere - 1


Omologazione legale: i cittadini hanno diritti universali in
quanto individui, la cittadinanza è astratta ed universale,
basata sulla legge: il genere e le differenze di genere sono
obliate (uguaglianza formale, divieto di discriminazione)
Integrazione culturale: il modello di cittadinanza separa
fortemente il pubblico (luogo dell’ordine, del consenso e della
giustizia) dal privato (luogo del pluralismo e della differenza);
lo Stato (l’organizzazione) è neutrale; la differenza di genere
viene riconosciuta ma il raggiungimento del consenso obbliga
ad una omosocialità, una assimilazione delle donne agli
uomini ed il perseguimento di una uguaglianza formale che
paradossalmente aumenta la disuguaglianza (es. divieto di
licenziamento per maternità)
Concezioni della cittadinanza di genere - 2


Risorsa specifica: cittadino è colui che partecipa alla vita della
comunità legittimata e condivisa; la femminilità è risorsa specifica
e peculiare per l’organizzazione sociale e se ne rivendica la
positività, per passare da una situazione di subordinazione ad
una di vantaggio competitivo; la dicotomia maschile-femminile
permane (cfr. consulte/comitati Pari Opportunità)
Tensione verso un’uguaglianza sostanziale: la cittadinanza è
uguaglianza economica e sociale, superamento delle
disuguaglianze di classe, che tuttavia non elimina tutte le
disuguaglianze sociali; la differenza di genere è tenuta in
considerazione attraverso azioni di riequilibrio a favore delle
donne e politiche di equità della partecipazione alla vita pubblica
e organizzativa che tengano presenti le esigenze tanto delle
donne quanto degli uomini
Concezioni della cittadinanza di genere - 3


Eguale morale obbligazione al lavoro: la cittadinanza è
definita dal diritto-dovere al lavoro, con una serie di assunzioni
sulla equità della sua distribuzione; l’autosufficienza economica è
il requisito della cittadinanza, dal quale discende una mancata
considerazione della strutturazione di genere rispetto all’ineguale
distribuzione del lavoro; il doppio carico di lavoro delle donne
viene ignorato: la donna è orientata alla casa come suo luogo di
produzione
Discorso civico: la cittadinanza è un costrutto sociale, oggetto
delle interpretazioni dei cittadini rispetto al passato; terreno ove
si accettano/rifiutano pratiche sociali, testo che i cittadini-lettori
concorrono a costruire nella società e nelle organizzazioni,
dando oppure non dando voce alle disuguaglianze di genere e
all’universo simbolico del maschile e del femminile. L’etica della
differenza rilegge allora il genere come “uno dei tanti principi di
differenziazione” (Gherardi, 1995: 221)
Comunicazione pubblica e cittadinanza di
genere


Le strategie comunicative poste in essere dalle istituzioni
pubbliche, in quanto componenti costitutive delle loro politiche di
genere, sottendono l’adesione a diverse “visioni” della
cittadinanza e della differenza di genere, che possono
intersecarsi, sovrapporsi e coesistere, non senza contraddizioni
e paradossi
Aderendo alla cittadinanza come discorso civico, una
comunicazione pubblica di genere si costituisce dunque come
arena privilegiata per la costruzione sociale di discorsi e pratiche
inerenti al genere. La comunicazione presuppone ed implica
elaborare rappresentazioni del rapporto tra uguaglianza,
differenza, diversità e diseguaglianza attraverso le varie attività e
tipologie di comunicazione che le istituzioni pubbliche e gli altri
attori della comunicazione pubblica (media compresi)
promuovono e diffondono
Riferimenti bibliografici
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