GUERRA SANTA E CROCIATA Gonfalone o vessillo della Santa Romana Chiesa arcaico Gonfalone della Chiesa secondo Innocenzo III (1198-1216) Quando la Chiesa voleva benedire un’impresa tendente a difendere la cristianità contro l’assalto degli infedeli, o anche a dilatarne i confini conquistando territori ai musulmani o ai pagani, consegnava al soldato cristiano il vessillo di San Pietro. In questo modo si sottolineava il carattere religioso di una spedizione militare. Si configura così il concetto di guerra santa, ovvero giusta, lecita, addirittura benedetta da Dio, nonché condotta da un potere spirituale o almeno guidata da interessi religiosi: la difesa e la diffusione della fede cristiana. Sugli stendardi dell’esercito sono riprodotte immagini sacre, gli armati sono convinti della giustizia immanente di Dio, cioè sono convinti che Dio combatta al fianco dei soldati cristiani e che la vittoria non possa mancare qualora i loro cuori siano puri (se, invece i soldati sono in condizioni di peccato, ciò provocherà la disfatta). Prima della battaglia, quindi, l’esercito prega, fa elemosine, processioni, si confessa e alla fine si lancia nella lotta cantando inni religiosi. Ma come è nata l’idea di guerra santa? Le popolazioni che emergono con nuova forza nella vita europea dopo l’anno Mille sono germaniche e cristiane insieme; esse sono eredi della tradizione germanica, che è determinante per tutto l’alto Medioevo, ma hanno anche ormai avuto una formazione cristiana. La guerra santa risulta in qualche modo l’incontro tra lo spirito militare germanico e l’ideale cristiano. Lo sforzo di raggiungere questo incontro è evidente in alcuni istituti medioevali, come la cavalleria, nata dal fenomeno dei figli cadetti i quali, esclusi dalla possibilità di ereditare i feudi paterni, si davano al mestiere delle armi e combattevano al servizio di un altro signore, desiderosi di bottino, rozzi, violenti. Nell’XI secolo e, soprattutto nel XII, la Chiesa infonde nella cavalleria i propri ideali di giustizia. Il compito del cavaliere diverrà allora quello di proteggere la vedova, l’orfano e il debole e l’indifeso. Si incontrano così l’ideale cristiano e la tradizione germanica: l’uso delle armi è considerato giusto e meritevole solo in questi casi che sembrano contenuti anche nel messaggio cristiano. Dalla stessa mentalità nascono gli ordini monastici cavallereschi, che sorgono per garantire la sicurezza dei pellegrini presso i Luoghi Santi (ordine dei Giovanniti, oggi Ordine di Malta; Ordine dei Templari e Ordine dei Cavalieri teutonici per la difesa dei Luoghi Santi). Siamo in questo caso di fronte a monaci, che hanno fatto i voti monastici di obbedienza, povertà e castità, ma anche a soldati che hanno assunto come missione specifica un’impresa militare. La guerra santa ha origine poi dall’idea teocratica del governo del mondo, dalla convinzione che esista un ordine delle cose terrene pensato e voluto da Dio per garantire la pace, la giustizia, la libertà necessarie alla Chiesa per l’adempimento della sua missione. La “res publica cristiana” è proprio la struttura attraverso cui si cerca di calare il piano di dio nella storia umana. Ora poiché lo stato cristiano è voluto da Dio per attuare il progetto divino nelle cose del mondo bisogna che lo Stato trionfi; esso deve dunque non solo difendersi, ma anche dilatarsi con le armi. CARATTERISTICHE DELLA CROCIATA 1) l’iniziativa della crociata veniva dal papa che le conferiva la più grande ed inconfondibile caratteristica: 2) l’indulgenza crociata, un’indulgenza plenaria, cioè la remissione completa della pena temporale dovuta per i peccati, concessa raramente nel Medioevo. 3) Segno della croce che tutti i combattenti portavano sulle spalle. Il particolare simbolico nel Medioevo ha sempre grandissimo significato essendo questa un’epoca che pensa per simboli più che per concetti. La croce voleva significare l’impegno dei combattenti per liberare il luogo dove Cristo aveva preso la croce e d era un sintomo della rinnovata aspirazione alla vita evangelica (movimenti religiosi popolari, monachesimo, eremitismo). Partire per la crociata significava imitare Cristo, lasciando tutto e prendendo la croce per seguirlo, come dice il Vangelo. 4) Naturalmente non tutti i crociati partivano animati da questi ideali religiosi: nelle crociate ebbero molta importanza gli avventurieri, i cavalieri senza terra, i feudatari diseredati in cerca di un dominio oltremare. LE CROCIATE E LE LORO RIPERCUSSIONI SUI RAPPORTI FRA ORIENTE ED OCCIDENTE Prima Crociata: proclamata da papa Urbano II, si svolse alla fine dell’XI sec. (1096); i Turchi Selgiuchidi (rozzi guerrieri di razza mongolica convertitisi all’Islam) si erano impadroniti del califfato di Baghdad e impedivano l’afflusso dei pellegrini cristiani alla Terra Santa. La Crociata si mosse per liberare i Luoghi Santi e fu la sola a raggiungere lo scopo. Ad essa ne seguirono altre sette: esse ebbero l’effetto di ristabilire i rapporti fra Occidente e Oriente e di collegare i due mondi in maniera più stretta di quanto non fosse avvenuto prima. Vi furono continui scambi commerciali e culturali, nonché incontri e scontri politici. Le crociate ebbero l’effetto di allargare i confini: rispondevano ad un bisogno sociale dell’Occidente, legato all’aumento demografico. Migliaia di contadini e guerrieri partirono per cercare fortuna in Oriente. La loro partenza pacificò l’Europa liberandola da una massa di scontenti e turbolenti che prima alimentavano le guerre interne. Le città marinare italiane si svilupparono in modo prodigioso. Numerosi codici affluirono in Europa e ciò contribuì al rifiorire della cultura europea nei secoli XII e XIII; grazie ai rapporti con Bisanzio si diffuse la conoscenza della lingua greca, che avrà grande importanza nella fioritura dell’Umanesimo italiano. Non tutti gli storici sono d’accordo nel valutare positivamente il fenomeno delle crociate. Per Le Goff (La civiltà dell’’Occidente medioevale) il bilancio si deve considerare sostanzialmente negativo: la conquista dei Luoghi Santi durò meno di un secolo, l’ostilità fra bizantini e occidentali aumentò di crociata in crociata, la cristianità, lungi dall’unirsi contro gli infedeli, fu sempre più lacerata dalla conflittualità fra capi, tra gruppi nazionali, fra ecclesiastici e laici, tra ricchi e poveri. Da punto di vista culturale, la rinascita venne dai centri di traduzione come la Spagna, la Sicilia, Bisanzio, dove i contatti tra civiltà diverse furono ben più fecondi che negli stati latini fondati dalle crociate. Anche lo sviluppo commerciale si era già iniziato da tempo, in seguito a rapporti con l’Oriente anteriori alle crociate; infine solo le città marinare si arricchirono e lo fecero a scapito della cavalleria occidentale. L’unico frutto che l’Occidente riportò dalle crociate fu, conclude Le Goff, l’albicocca, la cui coltivazione sembra si diffuse in Occidente dopo le gite in Oriente . MOTIVI DELLE CROCIATE Alla base delle crociate si trovano motivazioni autenticamente religiose, cause economiche, motivi politici. In alcune domina l’aspetto religioso , in altre quello politico ed economico. TERZA CROCIATA Prevalgono i motivi di ordine religioso: nel 1187, ad 88 anni dalla conquista di Gerusalemme, in Occidente giunge la notizia che la città santa è caduta di nuovo nelle mani dei Turchi. L’Europa è terribilmente scossa e si verifica una vastissima risposta all’appello del papa. L’adesione entusiastica da parte di ogni ceto e di quasi tutti i paesi dell’Occidente sottintende anche interessi di altro tipo: politici, economici, di prestigio. In quel momento si è aperta la seconda fase dell’impero di Federico I, caratterizzata da una stretta collaborazione fra papato e impero, secondo la tradizionale idea carolingia-ottoniana dell’impero sacro con funzioni religiose. Appena giunta la notizia della caduta di Gerusalemme si proclama la tregua settennale per sospendere tutti gli conflitti interni alla cristianità occidentale, si concedono privilegi a chi partirà per la crociata e si impone una tassa speciale ai non partecipanti, la decima saladina, si invitano tutti alla preghiera, al digiuno, al pentimento dei peccati commessi. Di comune accordo papa ed imperatore convocano una Dieta a Magonza per il 1188. In questo contesto Federico I, malgrado l’età ormai avanzata, dichiara di voler concludere il suo regno prendendo la croce; si consuma così l’estrema esperienza dell’impero medioevale inteso nella sua forma diarchica come collaborazione tra i due supremi poteri (l’imperatore assolve, prendendo la croce, al suo compito di difensore della cristianità). Il papa Clemente III si dimostra pronto a cedere alla richiesta di rendere ereditaria la corona imperiale (a cui si era sempre opposto, in quanto per il Papato era una garanzia di sicurezza poter intervenire in ogni elezione, confermandola). Federico I, quindi, prendendo la croce si sarebbe assicurato un grande prestigio, avrebbe potuto riprendere la guida dell’Occidente e garantire la successione imperiale al figlio Enrico VI. Anche Filippo II Augusto, re di Francia e Riccardo Cuor di Leone di Inghilterra, pur divisi da fierissime lotte, si rappacificano e prendono la croce. In questo momento, per l’ultima volta nel Medioevo, l’unità del mondo cristiano si realizza intorno al papato che agisce come centro di unificazione e coordinamento. La crociata non ha però esito positivo: non si arriva alla conquista di Gerusalemme e nel 1190 l’imperatore Federico Barbarossa muore annegato in un fiume della Cilicia (regione dell’Anatolia) durante il viaggio. QUARTA CROCIATA Nella quarta crociata, detta crociata dei Veneziani, svoltasi 15 anni dopo la terza, prevalgono gli interessi politici ed economici. Nel 1202, Innocenzo III aveva preso accordi con i Veneziani che si erano impegnati a fornire le navi per trasportare i crociati esigendo un noleggio molto alto. Al momento della partenza, poiché i crociati non avevano il denaro per pagare i veneziani, questi si dissero disposti, comunque, ad effettuare il trasporto, a patto che i crociati li aiutassero, durante il tragitto, ad occupare la città di Zara (carattere mercantile e politico dell’impresa). Quando i crociati erano a Zara, dove avevano svernato, giunse un messo dell’imperatore di Bisanzio, Isacco II l’Angelo, che era stato spodestato dal fratello e chiedeva aiuto ai crociati in cambio di denaro, aiuti militari per la crociata e unione delle Chiese di Roma e di Bisanzio. La crociata, così, deviò ancora una volta dalla sua meta e Isacco II fu rimesso sul trono, dal quale verrà poi cacciato per essere ricorso a forze straniere. A questo punto si verificò l’atto finale: nel 1204 i Veneziani e i crociati entrarono a Bisanzio e si abbandonarono al saccheggio della città, che non aveva mai subito un oltraggio da parte dei nemici; poi si accordarono per la spartizione dei territori dell’impero d’Oriente. Si decise di fondare un impero latino d’Oriente nominando imperatore Baldovino di Fiandra. I territori vennero spartiti come segue: 3/8 ai crociati, 3/8 ai veneziani, i rimanenti 2/8 all’imperatore. Risultato principale di questa crociata fu l’emergere di Venezia come grande potenza mediterranea, superiore a Pisa e Genova; la città, infatti, si inserì nel cuore dei domini bizantini, dove costituì dei formidabili punti di appoggio commerciali specialmente nelle isole greche. Baldovino era un imperatore feudale, stretto da vincoli e patti bilaterali con le forze che lo avevano eletto; il suo potere era, indubbiamente, molto più limitato di quello dell’imperatore bizantino di cui aveva preso il posto. L’impero greco si trasferì in Asia, con capitale Nicea e nel 1261, con l’aiuto dei Genovesi, riconquistò Costantinopoli e pose fine all’impero latino d’Oriente. A questo punto anche le due chiese, romana e ortodossa, tornarono ad una separazione ancora più profonda di prima (scisma del 1054); l’unione, infatti, era stata effimera poiché la popolazione l’aveva vissuta come un’imposizione da parte della prepotenza dei crociati. (A.Ambrosioni - P.Zerbi, Problemi di storia medioevale, Vita e Pensiero, Milano, 1988) Chiarimenti Cos’è l’Indulgenza? Il vocabolo «indulgenza» significa “benevolenza, clemenza, misericordia, perdono”. Gli imperatori romani usavano questo termine per indicare la diminuzione dei tributi e delle pene che, in particolari circostanze, essi concedevano ai cittadini. Nella dottrina e nell’insegnamento della Chiesa, l’indulgenza è: “La remissione dinanzi a Dio della pena temporale meritata per i peccati, già perdonati quanto alla colpa, che il fedele, a determinate condizioni, acquista per se stesso o per i defunti mediante il ministero della Chiesa, la quale, come dispensatrice della redenzione, distribuisce il tesoro dei meriti di Cristo e dei Santi”. (Catechismo della Chiesa Cattolica, Compendio n° 312). Cosa vuol dire remissione della pena temporale? «Pena» vuol dire “penitenza, opera di riparazione”; «temporale» vuol dire “da fare mentre viviamo in questa terra”. Occorre dunque distinguere nel peccato la colpa dalla pena che ne deriva. La colpa consiste nella perdita della comunione di vita con Dio (peccato grave) o nell’affievolimento della comunione con Dio (peccato veniale) e nel preferire se stessi o altre creature a Dio e ai propri doveri. La colpa esige la pena riparatrice, secondo il principio: «nessuna colpa senza pena». Il sacramento della Penitenza, o della Riconciliazione, rimette la colpa e la pena eterna, ma non sempre rimette del tutto la pena temporale dovuta ai peccati sia mortali, già rimessi, sia veniali. Qualora la pena temporale dovuta ai peccati non venga del tutto scontata nella vita presente con la penitenza e le opere buone, la giustizia divina esige che sia espiata nell’altra vita, in Purgatorio. Le indulgenze parziali e plenarie sono un mezzo assai efficace e alla portata di tutti per evitare i castighi di Dio e le pene del Purgatorio. Indulgenza Plenaria L’indulgenza può essere parziale o plenaria a seconda che liberi in parte o in tutto dalla pena temporale dovuta per i peccati (CDC, can. 993). Acquisto e applicazione Per lucrare le indulgenze occorre essere battezzato, non scomunicato, in stato di grazia almeno alla fine delle opere prescritte. Occorre inoltre avere l’intenzione, almeno generale, di acquistarle e compiere le opere prescritte nel tempo stabilito e nel modo dovuto, a norma della concessione dell’indulgenza (cfr. E. lnd., Norme, n. 20). L’espressione «acquistare» o «lucrare» le indulgenze non deve indurre a ritenere che le indulgenze non siano essenzialmente «un prezioso dono della misericordia di Dio», anche se per ottenerlo occorre adempiere le condizioni richieste dalla Chiesa. L’indulgenza plenaria può essere acquistata una sola volta al giorno, salvo il caso di coloro che sono in punto di morte. L’indulgenza parziale invece può essere acquistata dal fedele con il cuore almeno contrito più volte al giorno, salvo esplicitata indicazione in contrario. «Ogni fedele può acquistare per se stesso o applicare ai defunti a modo di suffragio indulgenze sia parziali sia plenarie».