EDSC08

annuncio pubblicitario
Esaltazione della Santa Croce
14 settembre 2008
La Parola
Prima lettura
Dal libro dei Numeri
(Nm 21,4b-9)
In quei giorni, 4b il popolo non sopportò il viaggio. 5 Il popolo disse contro Dio e contro Mosè: «Perché
ci avete fatto salire dall’Egitto per farci morire in questo deserto? Perché qui non c’è né pane né acqua
e siamo nauseati di questo cibo così leggero». 6 Allora il Signore mandò fra il popolo serpenti brucianti
i quali mordevano la gente, e un gran numero d’Israeliti morì. 7 Il popolo venne da Mosè e disse:
«Abbiamo peccato, perché abbiamo parlato contro il Signore e contro di te; supplica il Signore che
allontani da noi questi serpenti». Mosè pregò per il popolo. 8 Il Signore disse a Mosè: «Fatti un serpente
e mettilo sopra un’asta; chiunque sarà stato morso e lo guarderà, resterà in vita». 9 Mosè allora fece un
serpente di bronzo e lo mise sopra l’asta; quando un serpente aveva morso qualcuno, se questi guardava
il serpente di bronzo, restava in vita. Parola di Dio.
Dal Salmo 77 (78)
Non dimenticate le opere del Signore!
Ascolta, popolo mio, la mia legge,
porgi l’orecchio alle parole della mia bocca.
Aprirò la mia bocca con una parabola,
rievocherò gli enigmi dei tempi antichi.
Quando li uccideva, lo cercavano
e tornavano a rivolgersi a lui,
ricordavano che Dio è la loro roccia
e Dio, l’Altissimo, il loro redentore.
Lo lusingavano con la loro bocca,
ma gli mentivano con la lingua:
il loro cuore non era costante verso di lui
e non erano fedeli alla sua alleanza.
Ma lui, misericordioso, perdonava la colpa,
invece di distruggere.
Molte volte trattenne la sua ira
e non scatenò il suo furore.
Seconda lettura
Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Filippesi
(Fil 2,6-11)
Cristo Gesù, 6 pur essendo nella condizione di Dio, non ritenne un privilegio l’essere come Dio, 7 ma
svuotò se stesso assumendo una condizione di servo, diventando simile agli uomini. Dall’aspetto
riconosciuto come uomo, 8 umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e a una morte di croce.
9
Per questo Dio lo esaltò e gli donò il nome che è al di sopra di ogni nome, 10 perché nel nome di Gesù
ogni ginocchio si pieghi nei cieli, sulla terra e sotto terra, 11 e ogni lingua proclami: «Gesù Cristo è
Signore!», a gloria di Dio Padre. Parola di Dio.
Alleluia, alleluia.
Noi ti adoriamo, o Cristo, e ti benediciamo,
perché con la tua croce hai redento il mondo.
Dal Vangelo secondo Giovanni
(Gv 3,13-17)
In quel tempo, Gesù disse a Nicodèmo: «13Nessuno è mai salito al cielo, se non colui A che è disceso dal
cielo, il Figlio dell’uomo. 14 E B come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che C sia
innalzato il Figlio dell’uomo, 15 perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna.
16 D
Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non
vada perduto, ma abbia la vita eterna.
17
Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma E perché il mondo sia
salvato per mezzo di lui». Parola del Signore.
Note del testo
La Chiesa celebra oggi l’Esaltazione della Croce. All’origine di questa festa c’era il ritrovamento della
croce di Cristo fatta da Elena madre di Costantino. La leggenda narra che essendo state trovate sul
Calvario tre croci, il riconoscimento di quella di Gesù avvenne a motivo della guarigione di un malato
messo a contatto con il legno. Si tratta di una leggenda, ma come a volte avviene è ricca di significato.
Vuole dire: siccome Cristo è morto innocente per amore degli uomini, la croce di Cristo è sorgente di
guarigione, che il contatto della croce di Cristo è capace di riportare l’uomo all’integrità della sua
persona.
Nella prima lettura, un serpente di rame fatto da Mosè, ma messo sopra un’asta, dona la salvezza agli
Israeliti. È fatto di materiale terreno questo serpente, però deve essere messo in alto, in modo che sia
più facile da guardare. Non solo, ma in modo che gli Ebrei si ricordino che quello è il serpente che il
Signore ha donato a Mosè e, attraverso lui, al popolo. Che non pensino che sia un serpente magico, che
sia il rame che guarisce, perché ha degli influssi misteriosi. Alzando lo sguardo verso il serpente si
ricordino gli Israeliti che questo dono viene dal Signore, che la guarigione viene dal Signore non dal
serpente. Allora il brano è significativo: la fatica del cammino, la morte come effetto del venir meno
della fiducia nel Signore, la salvezza, la guarigione come dono di Dio attraverso questo segno del
serpente sollevato sopra l’asta. Detto così il brano ci aiuta a capire meglio il Vangelo.
(A): Il colloquio di Gesù con Nicodemo vuole dire che la salvezza non va dal basso verso l’alto.
L’uomo non ha conquistato il cielo e la vita; non è come un gigante che è salito sull’Olimpo, per potere
strappare agli dei la scintilla del fuoco e della vita. Questa strada è preclusa: “Nessun uomo è salito fino
a Dio, eccetto il Figlio dell’uomo che è disceso da Dio, che è disceso dal cielo”. La via della salvezza è
una via di discesa, che parte da Dio e che arriva a salvare l’uomo.
(B): Mosè ha innalzato il serpente nel deserto, così deve essere innalzato il Figlio dell’uomo. Figlio
dell’uomo vuol dire che appartiene alla nostra razza, è venuto fuori dalla storia umana. I Vangeli danno
la genealogia di Gesù: Egli è veramente figlio di Maria. Appartiene a noi, ma, nello stesso tempo,
viene da Dio. Come quel serpente era fatto di rame, ma era soprattutto fatto di volontà di Dio, così il
Figlio dell’uomo è fatto di umanità, ma nello stesso tempo è impastato dell’amore di Dio. Bisogna
allora che sia innalzato il Figlio dell’uomo, perché lo si riconosca come il segno dell’amore di Dio per
noi. “Innalzato”, vuole dire: innalzato sulla croce, ma, nello stesso tempo, innalzato verso Dio. Bisogna
che ritorni al Padre con il dono della propria vita, attraverso la croce, in modo che noi possiamo
riconoscere in Lui la ricchezza dell’amore di Dio. È un amore così grande che si è manifestato nel dono
della vita di Gesù. Gesù ha fatto questo. Allora, in quella realtà della croce c’è scritta la serietà
dell’amore di Dio per noi, così come si è rivelata in Gesù Cristo e c’è scritta la rivelazione dell’amore e
del volto misterioso di Dio. Se uno d’ora in poi vuole sapere chi è Dio, alzi lo sguardo verso la croce,
contempli il crocefisso, Gesù di Nazareth, e in lui potrà vedere i lineamenti del volto di Dio.
(C): Siamo allora invitati a sollevare lo sguardo verso il crocefisso: «bisogna che sia innalzato il Figlio
dell’uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna» (Gv 3, 14-15). Cristo innalzato sulla croce
è l’innocente che subisce la violenza degli uomini; su di lui ricadono tutte le bestemmie elevate contro
Dio come è scritto: «gli insulti di coloro che ti insultano sono caduti sopra di me» (Rm 15, 3). Ma
Cristo innalzato sulla croce è anche il segno dell’uomo che sa amare e sa portare lucidamente il suo
amore fino al perdono e all’offerta consapevole della sua vita per gli altri. Il giorno prima della morte
Gesù ha fatto una cena con i suoi amici, ha preso un pezzo di pane, ha reso grazie a Dio per quel pane,
l’ha spezzato, l’ha dato ai discepoli dicendo: «Prendete e mangiate questo è il mio corpo per voi» (Mt
14, 26)). In questo modo Gesù ha voluto che la sua vita rimanesse davanti ai nostri occhi
nell’immagine di un pane spezzato, di un pane mangiato. Tutte le volte che la comunità cristiana
celebra l’Eucaristia essa si pone davanti agli occhi questa medesima immagine per imparare ad amare
l’uomo, sempre, a non lasciarsi vincere dal male.
(D): Dio ha tanto amato il mondo. Lo ha amato quando, dopo avergli dato l’esistenza, lo approvava
come «una cosa buona» (cfr. Gen 1); ma lo ha amato anche quando l’uomo, illudendosi di raggiungere
la grandezza attraverso l’autosufficienza, ha considerato Dio un nemico e la sua legge un impedimento.
Dio ha amato il mondo (cioè l’umanità peccatrice) volendo e operando la sua salvezza. Non è difficile
capire che “il mondo è per Dio”, per la sua gloria; ben più sorprendente è però il messaggio biblico
secondo cui “Dio è per il mondo”; Dio esercita la sua onnipotenza per far vivere il mondo, la sua
onniscienza per ricondurre l’incoerenza della storia a un piano sapiente.
La serietà di questo amore di Dio “per” noi è manifestata in Cristo: «ha tanto amato… da donare il suo
figlio unigenito», l’unico, colui nel quale il Padre ha posto tutto il suo compiacimento. Dio dunque non
solo vuole la vita del mondo ma per questa vita ha donato ciò che ha di più caro, ha donato se stesso nel
dono del suo unico figlio. La radicalità di questo dono è evidente e spiega la sicurezza-fiducia con cui
possiamo vivere: «Egli che non ha risparmiato il proprio Figlio, ma lo ha dato per tutti noi, come non ci
donerà ogni cosa insieme con lui?» (Rm 8, 32).
(E): In realtà, uno potrebbe pensare che la rivelazione dell’amore di Dio è un giudizio del mondo. Ed è
anche vero. Da quando Gesù Cristo è venuto in mezzo agli uomini, noi abbiamo coscienza del nostro
peccato in modo molto più chiaro, molto più evidente, perché abbiamo visto in Gesù Cristo la ricchezza
dell’amore di Dio. Diventa immediato capire la profondità del nostro egoismo. Finché ci confrontiamo
gli uni con gli altri non ci sentiamo così tanto peccatori, perché siamo fatti più o meno della stessa
stoffa. Quando ci confrontiamo con l’amore di Dio, che si è incarnato in uno che ha dato la vita per gli
amici, ci sentiamo giudicati e costretti a riconoscere che siamo egoisti, diversi da Dio perché siamo
diversi da Gesù Cristo. Ma, dice il Vangelo, Dio ci ha rivelato il suo amore per salvarci. È vero che la
rivelazione dell’amore di Dio ci dà una consapevolezza più pungente e aspra del nostro peccato, ma
questo non fa male. Il Signore ci salva proprio rendendoci consapevoli del nostro egoismo, e così ci
rende consapevoli del fatto che siamo dei malati dal punto di vista spirituale. Ma questo è solo
l’anticipo della guarigione che il Signore vuole operare dentro di noi. Mettiamoci allora davanti al
Signore in questo atteggiamento: guardiamolo, cerchiamo di alzare lo sguardo verso il Figlio dell’uomo
innalzato sulla croce per ritrovare nel crocefisso la rivelazione dell’amore di Dio e per ricevere da
questa rivelazione la possibilità di essere salvati, lasciandoci amare, perdonare e guarire dal Signore.
Prefazio suggerito: “Nell’albero della croce tu hai stabilito la salvezza dell’uomo, perché donde
sorgeva la morte di là risorgesse la vita, e chi dall’albero traeva la vittoria, dall’albero venisse sconfitto,
per Cristo nostro Signore. Per mezzo di lui gli Angeli lodano la tua gloria, le Dominazioni ti adorano,
le Potenze ti venerano con tremore. A te inneggiano i Cieli, gli Spiriti celesti e i Serafini, uniti in eterna
esultanza” (prefazio proprio).
Padri della chiesa
(Gv 3,13-17) Nicodemo venne da Gesù nascondendosi nelle tenebre della notte. Gesù gli dice:
“Nessuno è salito al cielo fuorché il Figlio dell’uomo che discese dal cielo”.Il Verbo di Dio è disceso
dal cielo, ma Gesù afferma che il Figlio dell’uomo è disceso, non permettendo di separare il Figlio nato
dalla Vergine dal Verbo uscito da Dio Padre. Uno solo è il Cristo nella duplice natura di Dio e uomo:
ciò che appartiene al solo Verbo è, in certo modo, attribuibile al Figlio della Vergine e, viceversa, il
Verbo si attribuisce ciò che si addice alla sola carne.
È necessario, dice, che il Figlio dell’uomo sia messo in alto come il serpente di Mosè. Infatti una volta i
serpenti molestarono, lungo il deserto, i giudei i quali cadevano come le spighe e, in quel pericolo,
chiedevano l’aiuto dall’alto e da Dio. Ed Egli, buono e misericordioso, comandò a Mosè di innalzare
un serpente di bronzo. Per chi era stato morso era un rimedio il guardare in faccia il serpente e la fede
liberava, chi lo guardava, dall’estremo pericolo. Questo fatto riguarda la storia ma, come in figura,
delinea il mistero dell’incarnazione. Il serpente significa il peccato che uccide l’uomo, che si pasce di
tutto il genere umano, che morde l’anima di ciascuno in vari modi, che tanto potere aveva raggiunto da
non poter essere evitato se non con l’aiuto celeste. Perciò Dio Verbo si fece simile alla carne del
peccato, per condannare nella carne il peccato e per essere il mediatore della salvezza eterna per chi si
rivolge a lui con fede ardente. Il fatto poi che il serpente sia stato eretto su un alto palo fa pensare a
Cristo che fu posto in un luogo visibile e alto per la passione che subì sulla croce.
“Dio non mandò suo Figlio nel mondo per condannare il mondo…” Non sono stato mandato, dice, per
condannare il mondo, ma, come Figlio ed erede del Padre, libero gli uomini dalla schiavitù, cambio la
legge nella grazia che giustifica, rimetto i peccati a coloro che ne sono legati. Occorreva che io, come
Figlio e Dio, fossi il salvatore del mondo e curassi con grande generosità l’infermità del mondo (Cirillo
di Alessandria, Commento al Vangelo di Giovanni, 1, II, 3).
Altri autori cristiani
La croce è, o può essere, «scandalo» in un duplice senso:
1. in quanto sembra contraddire la «giustizia di Dio», anzi il più elementare senso della giustizia e della
«verità»: che si sia salvati totalmente da un altro, anzi da colui che si è offeso e irriso, e che per essere
salvati basti, in un istante, guardare a lui con fiducia e abbandono di bimbi, e credere al suo amore, è
propriamente «scandaloso», e contraddice ogni senso umano di equità. In chi non sia già stato
conquistato dalla grazia preveniente di Dio, ciò può provocare inciampo («scandalo») e rifiuto: perché
sembra sovvertire tutte le regole del gioco, e smentire sia Dio che l’uomo stesso.
2. Ma c’è di più. Lo «scandalo» della croce è determinato dall’infinita debolezza con cui Dio vi appare
e vi opera: ridotto a strumento impotente, trascinato, deriso, «incapace» di scenderne, «agnello senza
parola» (Is 53), uomo di dolori, senza bellezza alcuna, senza «dignità».
Il fatto è che la croce, in qualche modo, nella storia è l’unica evidenza che continua e che si estende a
tutta l’economia di Dio: economia di «kenosi», svuotamento, umiliazione, sconfitta.
La croce è sempre, di fatto, vittoriosa. E trionfa. Ma nel nascondimento e nel segno «contrario»
dell’insignificanza storica, dell’apparente «silenzio» di Dio e del suo, così pare, «sottrarsi». La
barchetta della croce, dunque, che unica ci da di varcare il mare tempestoso della vita, potrebbe in ogni
istante infrangersi contro lo scoglio di questo «scandalo». Esso va ogni giorno superato in un
continuamente rinnovato atto di fede, e in una visione disincantata della realtà salvifica: che è il nostro
Dio, Signore e sovrano di tutto, padrone assoluto della storia che volente o nolente gli ubbidisce e fa
ciò che egli vuole, ma che «regna dal legno» e là stabilisce, attirando a sé tutti gli uomini e
abbracciandoli con le sue braccia distese, il dominio incomparabilmente dolce, e assolutamente diverso
dall’umano, su ciascuna delle «sue» creature (Umberto Neri, Ho creduto perciò ho parlato, EDB,
182).
«Se uno vuoi venire dietro di me, rinneghi se stesso». Come Pietro, quando rinnegò Cristo, disse: «Io
non conosco quest’uomo», così, chi vuol seguire Cristo, deve parlare a se stesso. Il rinnegamento di se
stessi non può mai esprimersi in una quantità, per quanto grande, di singoli atti di martirio autoimposto
o di esercizi ascetici; non si tratta di suicidio, perché anche in questo potrebbe prevalere ancora
l’egocentrismo dell’uomo. Rinnegare se stesso vuoi dire conoscere solo Cristo, non più se stessi,
vedere solo lui che precede, e non più la via che è troppo difficile per noi. Rinnegare se stessi significa:
egli precede, tienti stretto a lui. «...E prenda la sua croce su di sé». Gesù, per grazia, ha preparato i suoi
discepoli a questa parola mediante le parole del rinnegamento di se stessi. Solo se ci siamo realmente e
completamente dimenticati di noi, se non conosciamo più noi stessi, possiamo essere pronti a portare la
sua croce per amore di lui. Se conosciamo solo lui, allora non conosciamo più le sofferenze della nostra
croce, perché non vediamo che lui. Se Gesù non ci avesse così benevolmente preparati a questa parola,
noi non potremmo sopportarla. Così invece ci ha messi in grado di sentire anche questa dura parola
come grazia. Ci raggiunge mentre lo seguiamo con gioia e ci conferma in questo cammino. La croce
non è disagio e duro destino, ma il dolore che ci colpisce solo a causa del nostro attaccamento a Gesù
Cristo (D. Bonhoeffer, Sequela, Ed. Queriniana, 69).
Paralleli e altri riferimenti biblici
v 13 Dt 30,12: Non è nel cielo, perché tu dica: Chi salirà per noi in cielo, per prendercelo e farcelo
udire e lo possiamo eseguire?
Pr 30,4: Chi è salito al cielo e ne è sceso?Chi ha raccolto il vento nel suo pugno?Chi ha racchiuso le
acque nel suo mantello?Chi ha fissato tutti i confini della terra?Come si chiama? Qual è il nome di suo
figlio, se lo sai?
Sap 9,16:A stento ci raffiguriamo le cose terrestri,scopriamo con fatica quelle a portata di mano;ma chi
può rintracciare le cose del cielo?
Sap 18,15: a tua parola onnipotente dal cielo,dal tuo trono regale, guerriero implacabile,si lanciò in
mezzo a quella terra di sterminio,portando, come spada affilata, il tuo ordine inesorabile.
Bar 3,29: Chi è salito al cielo per prenderla e farla scendere dalle nubi?
Gv 1,51: Poi gli disse: “In verità, in verità vi dico: vedrete il cielo aperto e gli angeli di Dio salire e
scendere sul Figlio dell`uomo”.
Ef 4,9: Ma che significa la parola “ascese”, se non che prima era disceso quaggiù sulla terra?
1Gv 4,9-10: In questo si è manifestato l’amore di Dio per noi: Dio ha mandato il suo unigenito Figlio
nel mondo, perché noi avessimo la vita per lui. In questo sta l’amore: non siamo stati noi ad amare Dio,
ma è lui che ha amato noi e ha mandato il suo Figlio come vittima di espiazione per i nostri peccati.
v 14 Nm 21,9: Mosè allora fece un serpente di rame e lo mise sopra l’asta; quando un serpente aveva
morso qualcuno, se questi guardava il serpente di rame, restava in vita.
2Re 18,4: Egli eliminò le alture e frantumò le stele, abbattè il palo sacro e fece a pezzi il serpente di
bronzo, eretto da Mosè; difatti fino a quel tempo gli Israeliti gli bruciavano incenso e lo chiamavano
Necustan.
Is 52,13: Ecco, il mio servo avrà successo,sarà onorato, esaltato e molto innalzato.
Mt 27,35: Dopo averlo quindi crocifisso, si spartirono le sue vesti tirandole a sorte.
Mc 15,24: Poi lo crocifissero e si divisero le sue vesti, tirando a sorte su di esse quello che ciascuno
dovesse prendere.
Lc 23,33: Quando giunsero al luogo detto Cranio, là crocifissero lui e i due malfattori, uno a destra e
l’altro a sinistra.
Gv 12,32-33: Io, quando sarò elevato da terra, attirerò tutti a me”. 33Questo diceva per indicare di qual
morte doveva morire.
Gv 19,23: I soldati poi, quando ebbero crocifisso Gesù, presero le sue vesti e ne fecero quattro parti,
una per ciascun soldato, e la tunica. Ora quella tunica era senza cuciture, tessuta tutta d’un pezzo da
cima a fondo.
v 15 Lc 18,29-30: Ed egli rispose: “In verità vi dico, non c’è nessuno che abbia lasciato casa o moglie o
fratelli o genitori o figli per il regno di Dio,che non riceva molto di più nel tempo presente e la vita
eterna nel tempo che verrà”.
Gv 3,36: Chi crede nel Figlio ha la vita eterna; chi non obbedisce al Figlio non vedrà la vita, ma l’ira di
Dio incombe su di lui”.
Gv 5,24: In verità, in verità vi dico: chi ascolta la mia parola e crede a colui che mi ha mandato, ha la
vita eterna e non va incontro al giudizio, ma è passato dalla morte alla vita.
Gv 6,40: Questa infatti è la volontà del Padre mio, che chiunque vede il Figlio e crede in lui abbia la
vita eterna; io lo risusciterò nell’ultimo giorno”.
Gv 20,31: Questi sono stati scritti, perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio e perché,
credendo, abbiate la vita nel suo nome.
Rm 10,9: Poiché se confesserai con la tua bocca che Gesù è il Signore, e crederai con il tuo cuore che
Dio lo ha risuscitato dai morti, sarai salvo.
2Tm 3,15: e che fin dall’infanzia conosci le sacre Scritture: queste possono istruirti per la salvezza, che
si ottiene per mezzo della fede in Cristo Gesù.
1Gv 5,1: Chiunque crede che Gesù è il Cristo, è nato da Dio; e chi ama colui che ha generato, ama
anche chi da lui è stato generato.
v. 16 Dt 7,8: perché il Signore vi ama e perché ha voluto mantenere il giuramento fatto ai vostri padri,
il Signore vi ha fatti uscire con mano potente e vi ha riscattati liberandovi dalla condizione servile,
dalla mano del faraone, re di Egitto.
Ger 31,3: Da lontano gli è apparso il Signore:”Ti ho amato di amore eterno,
per questo ti conservo ancora pietà.
Gv 6,35: Gesù rispose: “Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà più fame e chi crede in me
non avrà più sete.
Gv 16,27: il Padre stesso vi ama, poiché voi mi avete amato, e avete creduto che io sono venuto da
Dio.
Rm 5,8: Ma Dio dimostra il suo amore verso di noi perché, mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è
morto per noi.
Ef 2,4-5: Ma Dio, ricco di misericordia, per il grande amore con il quale ci ha amati,da morti che
eravamo per i peccati, ci ha fatti rivivere con Cristo: per grazia infatti siete stati salvati.
1Gv 3,1: Quale grande amore ci ha dato il Padre per essere chiamati figli di Dio, e lo siamo realmente!
La ragione per cui il mondo non ci conosce è perché non ha conosciuto lui.
v 17 Gv 10,9: Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvo; entrerà e uscirà e troverà
pascolo.
Lc 1,69: e ha suscitato per noi una salvezza potente nella casa di Davide, suo servo
Lc 2,30: perché i miei occhi han visto la tua salvezza
At 4,12: In nessun altro c’è salvezza; non vi è infatti altro nome dato agli uomini sotto il cielo nel quale
è stabilito che possiamo essere salvati”.
Rm 5,9: A maggior ragione ora, giustificati per il suo sangue, saremo salvati dall’ira per mezzo di lui.
1Ts 5,9: Poiché Dio non ci ha destinati alla sua collera ma all’acquisto della salvezza per mezzo del
Signor nostro Gesù Cristo
Eb 5,9: e, reso perfetto, divenne causa di salvezza eterna per tutti coloro che gli obbediscono
Eb 9,28: così Cristo, dopo essersi offerto una volta per tutte allo scopo di togliere i peccati di molti,
apparirà una seconda volta, senza alcuna relazione col peccato, a coloro che l’aspettano per la loro
salvezza.
Scarica