ALLEGORIA DELLA MIETITRICE INNAMORATA Estasi estreme io chiedevo e non avevo Non voglio persecuzioni inquisizioni consacrazioni depravata pubertà generata dall'arroganza dei presbiteri che invitano a sorbire acque sante e farisei E io sono tornato larva miserrima schifezza calpestata quale qualunque merda dalle vagine fatiscenti che vagolano senza destino sulla pelle del mondo Con le dita screpolate dalle bolle del dolore con le gambe sfigurate dagli atolli dell’altrui sangue con gli occhi gremiti di spilli contagiosi perso tra i flagelli di visone di una Lilith senza fili Fiammate di tristezza cremano la vita e armano la mano di chi non sa più esistere coltellate di parole perforano il cuore che già duole e lo stampano per sempre su una pagina di morte colate lacrimose impastano la notte e plagiano l'amore espandendo il sesso oltre il bordo della fine Io vado dove sono le infinite genti