Omelie per un anno Volume 2 - Anno “B” Anno “B” 15ª DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO Am 7,12-15 - Va’, profetizza al mio popolo. Dal Salmo 84 - Rit.: Mostraci, o Dio, il volto del tuo amore. Ef 1,3-14 - In lui ci ha scelti prima della creazione del mondo. Canto al Vangelo - Alleluia, alleluia. Accogliete la parola di Dio non come parola di uomini, ma qual è veramente: parola di Dio. Alleluia. Mc 6,7-13 - Incominciò a mandarli. Il mistero dell’unione di tutti i redenti L’Apostolo enuncia le grazie principali elargiteci da Dio. Egli ci ha scelti per essere santi, e ci ha predestinati per essere suoi figli adottivi. A questo scopo ci ha dato la sua grazia; ha perdonato i nostri peccati; ci ha riempiti di sapienza; ci ha fatto conoscere il mistero ammirabile, per cui ha stabilito Gesù Cristo restauratore del cielo e della terra, e tutto questo senza alcun merito da parte nostra, affinché a lui medesimo ne dessimo la gloria. S. Paolo esorta gli Efesini a benedire Dio, poiché furono fatti partecipi di tutti questi favori in Gesù Cristo e furono suggellati col sigillo dello Spirito Santo, che è caparra della eredità eterna. Prescelti e predestinati in Cristo (vv. 3-6) S. Paolo in una sola frase esalta e loda la ricchezza della grazia di Dio. Il passo appartiene al genere letterario della benedizione (cf 2 Cor 1,3; 1 Pt 1,3), assai diffuso nella liturgia giudaica. Dio Padre nell’alto dei cieli, dove risiede, dispensa i suoi benefici, che mantengono nelle anime nostre quella vita spirituale e divina che sarà consumata quando Gesù Cristo, dandoci l’eterna e beata benedizione, ci dirà: “Venite, benedetti dal Padre mio, possedete il Regno che vi è stato preparato” (Mt 25,34). Nell’Antico Testamento Dio prometteva i beni corporali e terreni; nel Nuovo promette il cielo e i beni spirituali; beni che ci sono elargiti in 15ª domenica del Tempo Ordinario “B” • © Elledici, Leumann 2005 1 Omelie per un anno Volume 2 - Anno “B” vista di Gesù Cristo nostro mediatore, per mezzo del quale viene dato a noi ogni bene. Venendo ai particolari, s. Paolo enuncia anzitutto il disegno per cui Dio, dall’eternità, ci ha prescelti a essere santi ed esenti da ogni macchia agli occhi suoi. Scegliendoci per la salvezza, Dio realizza il progetto eterno, deciso da sempre. In Cristo i cristiani esistono di fronte a Dio fin dall’eternità. Per un puro atto di amore ci ha predestinati all’incomparabile dignità di figli suoi per adozione. La decisione di Dio a nostro riguardo precede la nostra stessa esistenza nel mondo; in questo senso si può dire che noi siamo stati pre-conosciuti e pre-destinati. Qui la predestinazione è ad essere figli adottivi; nel tempo, poi, mediante il sacramento della rigenerazione, siamo stati fatti realmente figli adottivi di Dio, eredi di Dio, coeredi di Gesù Cristo. L’essere eletti per la santità del cristianesimo e l’essere predestinati per la filiazione adottiva di Dio è la stessa cosa, perché chi è veramente santo è anche veramente figlio adottivo di Dio. Fine ultimo del disegno di Dio è la propria gloria: trionfo della grazia che egli ci ha comunicato per opera del Figlio diletto (cf Mt 3,17; 17,5), affinché noi per un beneficio così grande lo amiamo, lo ringraziamo e lo benediciamo continuamente. A questo Figlio tutto fa capo: in lui siamo stati prescelti; per lui predestinati all’adozione; in lui divenuti partecipi della grazia divina. Solo nel Figlio e per il Figlio siamo oggetto dell’amore del Padre. Il mistero della volontà di Dio (vv. 7-10) I preordinati alla filiazione adottiva dovevano essere prima redenti dalla schiavitù della colpa. Anche la redenzione (cf Rm 3,24) è opera del Figlio diletto che per noi ha versato il proprio sangue. La remissione dei peccati è attribuita alla ricchezza veramente liberale della grazia di Dio. Questa remissione dei nostri peccati è una vera redenzione, perché fu comprata a prezzo assai caro, ed è chiamata redenzione secondo le ricchezze della grazia, perché questa è la maggiore di tutte le misericordie. La grazia di Dio sovrabbondò realmente in noi conferendoci, col beneficio della redenzione, una conoscenza profonda del disegno divino e la saggezza per agire in armonia con la nobiltà dei doni ricevuti. 15ª domenica del Tempo Ordinario “B” • © Elledici, Leumann 2005 2 Omelie per un anno Volume 2 - Anno “B” La sapienza e l’intelligenza importano una conoscenza soprannaturale delle cose divine e umane per la piena intelligenza del mistero della sua volontà. Tale mistero è il segreto consiglio stabilito da Dio da tutta l’eternità secondo il suo disegno di bontà, perché si effettuasse nella pienezza dei tempi, essendo le epoche anteriori a Gesù Cristo una preparazione alla sua venuta. È il mistero di ricapitolare in Cristo, per mezzo della redenzione, tutte le creature della terra e del cielo, prima separate, per causa del peccato, in modo che Gesù risulti, come è in realtà, il termine, a cui fa capo tutto l’universo (cf Col 1,15.20). Anche gli angeli, quindi, devono riconoscere e adorare quale capo il Verbo incarnato. Le stesse potenze infernali lo sentono come dominatore (cf Fil 2,10). Così si forma l’unione perfetta, quando tutte le creature sono sotto un capo e ricevono dall’alto un vincolo indissolubile. Il sigillo e la caparra dello Spirito (vv. 11-14) Dopo una visione cosmogonica, s. Paolo restringe la propria considerazione ai due gruppi in cui, sotto l’aspetto religioso, si divideva l’umanità prima di Cristo: Giudei e pagani. In Cristo i due campi ostili hanno ritrovato il centro unico di vita spirituale e l’elemento di coesione. I discendenti dei patriarchi hanno acquistato un diritto ereditario, fondato non sulla carne ma su un principio spirituale, frutto munifico della volontà di Dio, il quale ha voluto manifestare così la sua gloria in quella parte dell’umanità che per prima ha sperato in Cristo. A questa parte di umanità è stata associata l’altra parte in perfetta uguaglianza di dignità e di diritti, avendo essa pure accettato l’Evangelo della salvezza, ed essendo stata segnata col suggello dello Spirito Santo, promesso come dono caratteristico dei tempi messianici, sia dai profeti (cf Gl 3,1-5) sia da Gesù (cf Gv 14,16ss). Lo Spirito Santo fu dato nel battesimo come sigillo e come caparra. Infatti, nel battesimo per mezzo della grazia santificante siamo diventati figli di Dio, e questa nostra divina filiazione è stata autenticata dallo Spirito Santo, il quale è divenuto così il sigillo della nostra adozione. Il sigillo era spesso usato per indicare che una cosa era proprietà di una persona, oppure che una persona era particolarmente legata a una certa divinità. Variamente applicata tra Dio e i suoi eletti, l’immagine ricorre più volte nella Bibbia (cf Is 44,5; Ez 4,6; Ap 15ª domenica del Tempo Ordinario “B” • © Elledici, Leumann 2005 3 Omelie per un anno Volume 2 - Anno “B” 7,2-8). Nel giudaismo la stessa circoncisione è spesso considerata come un sigillo di proprietà religiosa. Nello stesso battesimo, per mezzo della grazia di Dio abbiamo ricevuto un diritto all’eredità di Dio nostro Padre, e lo Spirito Santo ci è stato dato come una caparra della nostra eterna beatitudine. Col termine “caparra” s. Paolo vuol dire che la presenza attuale dello Spirito vale come pegno e anticipo di una realtà più grande e definitiva. Lo Spirito Santo è l’anticipo della nostra eredità finché verrà quella liberazione finale che ce ne darà il pieno possesso. Il brano, che si può ben chiamare l’inno della magnificenza della grazia effusa su tutta l’umanità per Cristo e in Cristo capo, si chiude sottolineando nuovamente il motivo ultimo dell’azione di Dio che è la manifestazione della sua gloria. Riflessioni pratiche Per mezzo del battesimo non solo siamo stati mondati dai nostri peccati, ma siamo stati fatti santi, figli di Dio e costituiti suoi amici. Solleviamo la nostra mente a considerare la nostra eterna elezione in grazia di Cristo per essere cristiani. Vivendo santamente, serviamo Dio con amore come suoi diletti figli. Vedendo come il Signore ci ha amati, amiamo e glorifichiamo Dio, che per noi non ha risparmiato il proprio Figlio; amiamo e glorifichiamo il Figlio che ci ha riscattati col prezzo del suo sangue. Consideriamo quanto grande è la nostra dignità per essere stati segnati col sigillo dello Spirito Santo e quanto grande la nostra pace per possedere lo Spirito Santo come caparra della nostra felicità eterna. 15ª domenica del Tempo Ordinario “B” • © Elledici, Leumann 2005 4