3. Con la forza dello Spirito
Santo
(scheda per l’animatore)
Vieni, Santo Spirito,
manda a noi dal cielo
un raggio della tua luce.
Vieni, padre dei poveri,
vieni, datore dei doni,
vieni, luce dei cuori.
Consolatore perfetto,
ospite dolce dell'anima,
dolcissimo sollievo.
Nella fatica, riposo,
nella calura, riparo,
nel pianto, conforto.
O luce beatissima,
invadi nell'intimo
il cuore dei tuoi fedeli.
Senza la tua forza,
nulla è nell'uomo,
nulla senza colpa.
Lava ciò che è sórdido,
bagna ciò che è árido,
sana ciò che sánguina.
Piega ciò che è rigido,
scalda ciò che è gelido,
drizza ciò che è sviato.
Dona ai tuoi fedeli,
che solo in te confidano
i tuoi santi doni.
Dona virtù e premio,
dona morte santa,
dona gioia eterna.
 FASE PROIETTIVA
Nella mia vita, nella mia preghiera mi ricordo dello Spirito Santo? Quando soprattutto?
Durante la Messa mi capita di pensare allo Spirito Santo?
Secondo te, vi sono nella celebrazione eucaristica momenti particolari dedicati allo Spirito Santo?
Quali?
 FASE DI APPROFONDIMENTO
1. Lo Spirito Santo: un illustre sconosciuto?
Quando preghiamo il Padre l’immaginazione si può servire di una qualche figura paterna che ci ha
gratificato del suo amore; ancor più questo vale allorché ci rivolgiamo a Gesù, il Figlio di Dio fatto
uomo, poiché i vangeli ci permettono di farci una certa immagine di Lui. Ma quando preghiamo lo
Spirito Santo l’immaginazione non ci viene in aiuto e per molti la preghiera diventa qui più
difficile. Forse è anche per questo che nella vita “spirituale” di molti cristiani lo Spirito Santo è un
“illustre sconosciuto”, anche se questo è un tremendo paradosso, poiché vita “spirituale” significa
proprio vita “secondo lo Spirito”. È nota la sollecitazione di molti Padri orientali al Concilio
Vaticano II (1962-1965) a fare più spazio alla figura dello Spirito Santo, a riconoscere con fede la
Sua preziosa opera. Poiché senza lo Spirito la Parola di Dio è morta, Gesù appartiene al passato e la
Chiesa diventa una fredda istituzione.
2. Cosa fa lo Spirito Santo?
Ma che cosa fa lo Spirito Santo? Ce lo dice innanzi tutto il Vangelo di Luca:
«Al sesto mese, l'angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea,
chiamata Nàzaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di
nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria… L'angelo le disse: "Non temere,
Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo
chiamerai Gesù… Allora Maria disse all'angelo: "Come avverrà questo, poiché non conosco
uomo?". Le rispose l'angelo: "Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell'Altissimo ti
coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio”» (Lc 1,
26-35).
Ecco cosa fa lo Spirito Santo: “forma” Gesù. Quando scende su Maria, forma in lei Gesù. Quando
scende sugli apostoli li rende “conformi” a Cristo, continuatori della sua opera. Quando scende su
di noi nei sacramenti dell’iniziazione cristiana (Battesimo, Cresima ed Eucaristia) ci rende figli nel
Figlio. L’opera dello Spirito Santo è tutta relativa a Gesù. È il “suo” Spirito e, proprio per questo, è
colui che, in forma nascosta ma efficace, continua la missione di Gesù: far nascere, mediante la
Parola di Gesù (che rende attuale e viva) e i sacramenti, i figli di Dio, coloro che sono e vivono
“conformi” a Gesù, il Figlio per eccellenza, anzi l’unico Figlio di Dio.
Lo fa capire molto bene il segno sacramentale della Cresima: mentre unge la fronte col santo
crisma, il vescovo dice al cresimando: «Ricevi il sigillo dello Spirito Santo, che ti è dato in dono».
Questa unzione in fronte è come un marchio di appartenenza: d’ora in poi il cresimando non
appartiene più a se stesso, ma diventa proprietà dello Spirito Santo. Ma, anche qui, cosa fa lo
Spirito se non rendere conformi a Cristo? Cristo è l’unto per eccellenza; cioè, il “sacerdote” che
offre a Dio il vero sacrificio, il “profeta” che annuncia la Parola di Dio, il “re” che guida e si dona
secondo il cuore di Dio. Per questo il cresimando viene unto col “crisma”, l’olio profumato,
consacrato dal vescovo il giovedì santo: perché, reso conforme a Gesù (sacerdote, profeta e re), la
sua vita possa profumare di Cristo, essere appunto conforme, sempre più pienamente e in tutto, a
quella di Cristo.
Questa è la nostra speranza anche di fronte alla morte. Infatti, come afferma Paolo nella Lettera ai
Romani:
«Se lo Spirito di Dio, che ha risuscitato Gesù dai morti, abita in voi, colui che ha risuscitato Cristo
dai morti darà la vita anche ai vostri corpi mortali per mezzo del suo Spirito che abita in voi. Così
dunque, fratelli, noi siamo debitori non verso la carne, per vivere secondo i desideri carnali, perché,
se vivete secondo la carne, morirete. Se, invece, mediante lo Spirito fate morire le opere del corpo,
vivrete. Infatti tutti quelli che sono guidati dallo Spirito di Dio, questi sono figli di Dio… E se
siamo figli, siamo anche eredi: eredi di Dio, coeredi di Cristo, se davvero partecipiamo alle sue
sofferenze per partecipare anche alla sua gloria» (Rom 8, 11-17).
3. Lo Spirito Santo nella celebrazione eucaristica
E che cosa fa lo Spirito Santo nella celebrazione eucaristica? Ce lo spiega il nostro
Vescovo Luciano nella sua Lettera pastorale “Un solo pane, un unico corpo” (nn. 6.
9).
Per la forza dello Spirito
… Il celebrante, mentre narra quello che Gesù ha detto e fatto, accompagna le parole
con alcuni gesti: prende un pezzo di pane, poi un calice di vino, su di essi rende grazie per darli poi
in cibo e bevanda a tutti i presenti. In questo modo egli non solo racconta ma ‘fa’ la cena del
Signore. La ‘fa’ invocando lo Spirito Santo con una bellissima preghiera al Padre: “Ora, [Padre,] ti
preghiamo umilmente: manda il tuo Spirito a santificare i doni che ti offriamo perché diventino il
corpo e il sangue di Gesù Cristo … ”. Quando lo Spirito Santo è sceso su Maria di Nazaret, in lei ha
preso carne umana la Parola eterna del Padre, il Figlio di Dio.
Quando al momento del battesimo lo Spirito Santo è sceso e si è fermato su Gesù, la vita di
Gesù è stata perfettamente sintonizzata sulla volontà del Padre … È sempre lo Spirito Santo che
imprime nel mondo, nell’uomo, l’immagine di Gesù, la sua impronta, la sua ‘forma’. Dove opera lo
Spirito Santo il mondo prende la forma di Cristo. È quello che chiediamo in questo momento.
Sull’altare ci sono pane e vino; sono frutti della terra, e quindi doni di Dio, trasformati in cibo e
bevanda dal lavoro dell’uomo. Su questo cibo e bevanda viene invocato lo Spirito Santo perché
diventino il corpo e il sangue di Gesù, Figlio di Dio.
Ma è possibile credere una cosa del genere? Non è più ragionevole interpretare tutto come
una bella immagine, come un ricordo affettuoso di Gesù da custodire con cura? Se la Messa
nascesse da una nostra iniziativa, le nostre parole riuscirebbero solo a esprimere un desiderio di
comunione con Gesù che nasce dall’amicizia per lui. Ma è Gesù stesso che, facendo la cena con i
suoi amici, ha comandato: “Fate questo in memoria di me”. Noi facciamo ogni cosa in obbedienza a
Gesù; per questo siamo convinti che quanto chiediamo ci viene effettivamente donato e che lo
Spirito Santo opera davvero la trasformazione del pane e del vino. Le specie (ciò che i sensi
percepiscono) rimangono ovviamente immutate: colore e sapore, qualità fisiche e chimiche del pane
e del vino non cambiano. Ma cambia radicalmente la volontà creatrice di Dio rispetto a questi
elementi: Dio ci pone davanti questo pane e questo vino come cibo e bevanda che sono la presenza
viva, attuale, efficace del suo Figlio; e quello che Dio definisce è la verità delle cose. Si compie la
misteriosa promessa di Gesù: “La mia carne è vero cibo e il mio sangue è vera bevanda. Chi mangia
la mia carne e beve il mio sangue dimora in me e io in lui” (Gv 6,55-56).
La seconda epíclesi
(Il termine epíclesi significa in genere ‘invocazione’, ma è usato per indicare una preghiera di invocazione allo Spirito
Santo perché compia un’opera di santificazione).
Con la prima epìclesi avevamo invocato lo Spirito perché trasformasse il pane e il vino nel
corpo e nel sangue di Cristo; adesso lo invochiamo perché operi in noi e, inserendoci in Cristo, ci
faccia diventare “un solo corpo e uno solo spirito”. È questo, in realtà, il frutto dell’eucaristia. Gesù
non ci ha dato l’eucaristia come segno statico della sua presenza in mezzo a noi, ma come forza che
vuole operare in noi una trasformazione profonda e sorprendente. Quando contempliamo
l’eucaristia non siamo solo davanti a una presenza da ammirare, ma a un dramma d’amore nel quale
lasciarci coinvolgere per diventarne anche noi attori, protagonisti.
L’eucaristia ci è donata per aprire a noi la possibilità di vivere ‘in Cristo’ e quindi di diventare, in
Lui, un unico corpo, appunto la Chiesa, corpo di Cristo. Se dunque è la Chiesa che fa l’eucaristia
quando, obbedendo al comando di Gesù, fa memoria della sua Pasqua, è vero anche e soprattutto
che l’eucaristia fa la Chiesa perché trasforma un gruppo umano nel corpo vivo e santo del Signore.
Il corpo è la nostra presenza al mondo e agli altri; nel corpo noi entriamo in relazione con la società
di cui facciamo parte. L’eucaristia edifica la Chiesa come corpo di Cristo perché trasforma tutti
coloro che vi partecipano, facendone membra dell’unico corpo di Cristo (cfr LG 26). Essi dunque,
tutti insieme, gli uni con gli altri e gli uni per gli altri, manifestano la presenza attiva di Cristo nella
storia; trasformati dall’amore di Cristo, essi immettono nel tessuto della storia sentimenti e
comportamenti segnati dalla bontà, dalla mitezza, dalla misericordia, dalla fedeltà di Gesù …
 FASE DI RIAPPROPRIAZIONE
“Dove opera lo Spirito il mondo prende la forma di Cristo”. Fino a che punto ci credo?
Come è possibile che si avveri questo nella mia vita?
La nostra comunità che partecipa all’Eucaristia (o, per lo meno, la comunità di coloro che
partecipano abitualmente all’Eucaristia domenicale) sta prendendo la forma del “corpo di
Cristo”? Cosa ci chiede il Signore per favorire questa trasformazione?
Preghiera
Nel sacrificio eucaristico, o Padre, noi celebriamo il memoriale della beata passione, della
risurrezione dai morti e della gloriosa ascensione al cielo del Cristo tuo Figlio e nostro
Signore; e offriamo alla tua maestà divina, tra i doni che ci hai dato, la vittima pura, santa e
immacolata, pane santo della vita eterna e calice dell'eterna salvezza. Volgi sulla nostra offerta
il tuo sguardo sereno e benigno, come hai voluto accettare i doni di Abele, il giusto, il sacrificio
di Abramo, nostro padre nella fede, e l'oblazione pura e santa di Melchisedech, tuo sommo
sacerdote.
Ti supplichiamo, Dio onnipotente: fa' che questa offerta, per le mani del tuo angelo santo, sia
portata sull'altare del cielo davanti alla tua maestà divina, perché su tutti noi che partecipiamo
di questo altare, comunicando al santo mistero del corpo e sangue del tuo Figlio, scenda la
pienezza di ogni grazia e benedizione del cielo. Amen.