KANT – CRITICA DELLA RAGION PURA
DIALETTICA TRASCENDENTALE
1. GENESI DELLA METAFISICA E DELLE SUE IDEE
La Dialettica trascendentale costituisce la seconda parte della logica trascendentale, in cui Kant cerca di
stabilire se la Metafisica possa essere considerata una scienza. Il termine dialettica nella storia della filosofia è
stato usato sia in senso positivo che negativo; per Platone essa è la scienza delle idee. Per gli Stoici, come in parte
per i medioevali, si identifica con la logica. Con Aristotele la dialettica assume invece un significato negativo, in
quanto indica sia il procedimento dimostrativo fondato su premesse probabili, sia l’arte “sofistica” di costruire
ragionamenti basati su premesse che sembrano probabili, ma in realtà non lo sono. Anche Kant utilizza il termine
dialettica in questo senso ,lasciando intuire che la metafisica non può essere considerata una scienza.
Infatti con “Dialettica trascendentale”, Kant intende l'analisi e lo smascheramento dei ragionamenti fallaci
della metafisica. La metafisica infatti, nonostante la sua infondatezza rappresenta “un'esigenza naturale e
inevitabile della mente umana”, di cui la filosofia intende chiarire l’origine. La metafisica nasce dalla ragione;
questa, a sua volta, in partenza, non è altro che l'intelletto stesso, il quale essendo la facoltà logica di unificare i
dati sensibili tramite le categorie, e portato a voler pensare, anche senza dati.
Kant ritiene che questo voler procedere oltre i limiti dell’esperienza derivi dalla nostra innata tendenza all'
incondizionato. Ovvero la nostra ragione, mai soddisfatta del mondo fenomenico è attratta verso il regno
dell'assoluto e quindi verso una spiegazione globale di ciò che esiste. Questa spiegazione di Kant si basa sulle tre
idee trascendentali che sono proprie della ragione (anima , mondo e Dio). La ragione tende ad unificare i dati del
senso interno tramite l'idea di anima, che e l'idea della totalità assoluta dei fenomeni interni, ad unificare i dati
del senso esterno attraverso l'idea di mondo, che e l'idea della totalità assoluta dei fenomeni esterni; infine, ad
unificare i dati interni ed esterni mediante l'idea di Dio, inteso come totalità di tutte le totalità e fondamento di
tutto ciò che esiste.
L'errore che compie la metafisica è quello di trasformare queste tre esigenze (mentali) di unificazione
dell'esperienza in altrettante realtà, dimenticando che noi non abbiamo mai a che fare con la cosa in se, ma solo
con il fenomeno. Quindi La “Dialettica trascendentale" vuol essere lo studio critico e la denuncia delle peripezie e
dei naufragi (strade sbagliate)della metafisica, ovvero delle avventure e dei fallimenti del pensiero quando
procede oltre i limiti dell'esperienza possibile. Per dimostrare l'infondatezza della metafisica, Kant prende in
considerazione le tre pretese scienze su cui si basa la metafisica: la psicologia razionale, che studia l'anima, la
cosmologia razionale, che indaga sul mondo, la teologia razionale o naturale, che specula su Dio.
2. CRITICA DELLA PSICOLOGIA RAZIONALE E DELLA COSMOLOGIA RAZIONALE
Kant ritiene che la metafisica sia fondata su di un “paralogisma”, cioè su un ragionamento sbagliato, che
consiste nell'applicare la categoria di sostanza all'io penso, trasformandolo in una “realtà permanente” chiamata
anima.
In realtà., osserva Kant, l'io penso non è un oggetto empirico, ma soltanto un'unità formale e per di più
sconosciuta, a cui non possiamo applicare alcuna categoria. Anche la cosmologia razionale, che pretende di far
uso della nozione di mondo, inteso come la totalità assoluta dei fenomeni cosmici, è destinata, secondo Kant, a
fallire. Infatti, poiché la totalità dell'esperienza non è mai un'esperienza, in quanto noi possiamo sperimentare
diversi fenomeni ma non la serie completa dei fenomeni. Infatti quando i metafisici, , pretendono di fare un
discorso intorno al mondo nella sua totalità, cadono inevitabilmente nei reticolati logici delle cosiddette
antinomie, veri “conflitti della ragione con se stessa”, che si concretizzano in coppie di affermazioni opposte,
dove l'una (la tesi) afferma e l'altra (l'antitesi) nega, ma tra le quali, in assenza di un'esperienza corrispondente,
non è possibile decidere. Ecco un prospetto completo delle antinomie kantiane:
PRIMA ANTINOMIA - MATEMATICA
Tesi
Antitesi
“Il mondo ha un suo inizio nel tempo e, rispetto allo “Il mondo non ha inizio né limiti nello spazio, ma è
spazio, è chiuso dentro limiti”
infinito così rispetto al tempo come rispetto allo
spazio”
“Il mondo ha un limite secondo il tempo e secondo “Il mondo è infinito secondo il tempo e secondo lo
lo spazio”
spazio”
SECONDA ANTINOMIA - MATEMATICA
Tesi
Antitesi
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“Nel mondo ogni sostanza consta di parti semplici e
in nessun luogo esiste qualcosa che non sia o il
semplice o ciò che risulta da esso composto”
“Tutto nel mondo consta del semplice”
“Nel mondo, nessuna cosa comporta consta di parti
semplici; e in nessuna parte del mondo esiste
alcunché di semplice”
“Non vi è niente di semplice, tutto è invece
composto”
TERZA ANTINOMIA - DINAMICA
Tesi
“La causalità delle leggi naturali non può da sola
spiegare tutti i fenomeni del mondo. Per la loro
spiegazione si rende necessaria anche l’ammissione
di una causalità mediante libertà”
“Vi sono nel mondo delle cause con libertà”
QUARTA ANTINOMIA - DINAMICA
Tesi
“del mondo fa parte qualcosa che – come suo
elemento o sua causa – costituisce un essere
assolutamente necessario”
“Nella serie delle cause cosmiche vi è un essere
necessario”
Antitesi
“Non c’è libertà alcuna, ma tutto nel mondo accade
esclusivamente in base a leggi di natura”
“non vi è libertà, tutto invece è natura”
Antitesi
“Né nel mondo, né fuori del mondo esiste un essere
assolutamente necessario che ne sia la causa”
“nella serie delle cause non vi è niente di
necessario, tutto è contingente”
Kant divide queste tesi e antitesi in matematiche (le prime due) e dinamiche (le altre due); tra queste tesi e antitesi
però è impossibile decidersi, perché entrambe possono essere dimostrate razionalmente. Il difetto è nella stessa
idea del mondo, la quale, essendo al di là di ogni esperienza possibile, non può fornire alcun criterio volto a
decidere per l'una o per l'altra delle tesi in conflitto. Le antinomie dimostrano quindi l'illegittimità dell'idea del
mondo.
Questa illegittimità risulta evidente anche, se si osserva che le tesi di queste antinomie presentano un concetto
troppo piccolo per l'intelletto (come l'idea di un universo finito) e le antitesi un concetto troppo grande per
l'intelletto stesso (come l'idea di un universo infinito). A tutto ciò Kant aggiunge anche due altre importanti
osservazioni:
1) egli nota che le tesi sono proprie del pensiero metafisico e del razionalismo, mentre le antitesi sono tipiche
dell'empirismo e della scienza.
2) puntualizza che per quanto riguarda la terza e la quarta antinomia, le antitesi valgono per il fenomeno (nel cui
ambito non si incontra mai ne Dio ne la libertà) mentre le tesi potrebbero valere per la cosa in se (nel cui regno
sconosciuto potrebbe esserci posto per la libertà e per Dio).
3. LA CRITICA ALLE PROVE DELL'ESISTENZA DI DIO
Secondo Kant Dio rappresenta l’ideale della ragion pura, cioé quel supremo "modello" di ogni realtà o
perfezione che i filosofi chiamano Ens realissimum, considerandolo l'Essere da cui derivano e dipendono tutti gli
altri esseri. La tradizione ha elaborato tutta una serie di “prove dell'esistenza di Dio”, che Kant raggruppa in tre
classi: prova ontologica, cosmologica e fisico-teologica.
a) La prova ontologica, che risale a S. Anselmo, ma che Kant assume nella forma cartesiana, cerca di ricavare
l'esistenza di Dio dal semplice concetto di Dio come essere perfettissimo, dicendo che, in quanto tale, deve
necessariamente esistere. Kant opera una distinzione fra piano mentale e piano reale, dicendo che non risulta
possibile “saltare” dal piano della possibilità logica a quello della realtà ontologica, in quanto l'esistenza è
qualcosa che possiamo constatare solo per via empirica, e non dedurre solamente per via puramente intellettiva.
Kant sostiene infatti che l'esistenza non è un predicato ma è un fatto esistenziale concepibile solo attraverso
l'esperienza. Infatti quando si è ben descritta la natura di una realtà qualsiasi in tutti i suoi caratteri, ci si può
ancora chiedere se esista o meno. Riassumendo si può dire che “Qualunque sia l'estensione e la natura del
contenuto del nostro concetto di un oggetto, dovremo sempre uscir fuori dal concetto se vogliamo attribuire
l'esistenza all'oggetto.
Di conseguenza, la prova ontologica o è impossibile o è contraddittoria. Impossibile se vuol derivare da un' idea
una realtà. Contraddittoria se nell'idea del perfettissimo assume già, quell'esistenza che vorrebbe dimostrare. In
tutti e due i casi, la prova risulta fallace.
b) La prova cosmologica, che costituisce il centro delle vie tomistiche e che Kant riprende dalla filosofia del suo
tempo, si basa sulla distinzione fra contingente e necessario, affermando che “se qualcosa esiste, deve anche
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esistere un essere assolutamente necessario; poiché io stesso, almeno, esisto, deve quindi esistere un essere
assolutamente necessario. Secondo Kant, il primo limite di questo argomento consiste in un uso illegittimo del
principio di causa, in quanto esso, partendo dall'esperienza della catena degli enti contingenti, pretende di
trascendere l'esperienza, verso il Necessario. Ma il principio di causa, puntualizza Kant, è una regola con cui
colleghiamo i fenomeni tra di loro e che quindi non può affatto servire a connettere i fenomeni con qualcosa di
trans-fenomenico.
Il secondo limite dell'argomento risiede nel suo fondarsi su di una serie di forzature logiche e nel suo inevitabile
ricadere nella prova ontologica. Infatti, dopo essersi elevato all' idea del Necessario esso, con un gioco di
concetti, arriva a sostenere che il Necessario coincide con 1' idea del perfettissimo.
c) La prova fisico-teologica Delle tre, questa è la prova più intimamente accettabile, poiché afferma l'esistenza di
una realtà ordinata e strutturata, deve esserci una mente ordinatrice, che viene associata con Dio. Per spiegare
l'ordine della natura, bastano le sole leggi scientifiche e non un essere metafisico. Da questo punto di vista,
basterebbe soltanto un dio ordinatore e non creatore, quindi il Demiurgo platonico e non il Dio creatore cristiano.
Perciò si ricade nella prova cosmologica, in quanto questo essere sarebbe la causa della natura. Kant non assume
una posizione atea, in quanto non nega l'esistenza di Dio, ma semplicemente nega la possibilità di dimostrarla:
egli è pertanto agnostico. La figura di Dio viene ripresa all'interno della Critica della Ragion Pratica.
Inoltre, la prova fisico-teleologica pretende di stabilire, sulla base dell'ordine cosmico, l'esistenza di una, causa
infinita e perfetta, ritenuta proporzionata ad esso. Ma, cosi facendo, non si accorge che gli attributi che essa dà al
mondo (“saggiamente conformato”, “mirabile” ecc.) sono indeterminati e relativi a noi e quindi non autorizzano
affatto a passare dal finito all'infinito, sostenendo che causa di tutto è una Causa infinita e perfetta. In altre parole,
noi sappiamo che in questo universo c'è una qualche misura o gradazione di ordine, ma relativa ai nostri parametri
mentali e, in ogni caso, non certo infinita e priva di imperfezioni. Di conseguenza, non possiamo arrogarci il
diritto di affermare che la Causa del mondo è infinitamente perfetta, saggia, buona ecc. E se ciò avviene è perché
noi, saltando l'abisso che separa il finito dall'infinito, identifichiamo, sottobanco, l'ipotetica Causa ordinante con
l'idea della Realtà perfettissima di cui parla l'argomento ontologico. Di conseguenza, anche questa prova, secondo
Kant, non fa che partire dall'esperienza per saltarne fuori, giocando con delle idee, forzatamente manipolate, che
solo il ricorso “camuffato” all'argomento cosmologico ed ontologico può fare illusoriamente scambiare per delle
realtà.
E importante osservare che :
1) come queste critiche, pur essendo connesse, di fatto, alla gnoseologia della Ragion pura, siano anche, in parte,
indipendenti da essa). Ciò spiega la loro vasta fortuna ed utilizzazione nell'ambito del pensiero moderno; 2) come
Kant, con esse, non abbia inteso negare Dio (ateismo) ma piuttosto mettere in discussione la sua dimostrabilità
razionale e metafisica. In sede teorica, Kant non e ateo, ma agnostico, in quanto ritiene che la ragione umana non
possa dimostrare né l'esistenza di Dio ne la sua non-esistenza.
4. LA FUNZIONE REGOLATIVA DELLE IDEE
Le idee della ragion pura, anche se non possono avere un uso costitutivo perché non servono a conoscere alcun
oggetto possibile, possono e debbono avere, secondo Kant, un uso regolativo, indirizzando la ricerca intellettuale
verso quella unità totale che rappresentano. Infatti ogni idea è, per la ragione, una regola che la spinge a dare al
suo campo d'indagine, che è l'esperienza, non solo la massima estensione, ma anche la massima unità sistematica.
Cosi l'idea psicologica spinge a cercare i legami fra tutti i fenomeni del senso interno e a individuare in essi una
sempre maggiore unità proprio come se fossero manifestazioni di un'unica sostanza semplice. L'idea
cosmologica tende a passare incessantemente da un fenomeno naturale all'altro, dall'effetto alla causa e alla
causa di questa causa e via all'infinito, proprio come se la totalità dei fenomeni costituisse un unico mondo.
L'idea teologica infine addita all'intera esperienza un ideale di perfetta organizzazione sistematica, che essa non
raggiungerà mai, ma che perseguirà sempre, proprio come se tutto dipendesse da un unico creatore. Le idee,
cessando di valere dogmaticamente come realtà, varranno in questo caso problematicamente, come condizioni che
impegnano l'uomo nella ricerca naturale.
6. IL NUOVO CONCETTO DI “METAFISICA” IN KANT
Dall'opera di Kant emerge quindi un verdetto inappellabile contro la metafisica tradizionale: “La metafisica, come
disposizione naturale della ragione, è reale, ma per sé sola è anche dialettica e ingannatrice. Se, adunque,
vogliamo da essa prendere i principi [...] non possiamo mai trarne fuori una scienza, ma soltanto una vana arte
dialettica, in cui una scuola può sorpassare l'altra, ma niuna può mai procacciarsi un legittimo e durevole
consentimento”. Alla vecchia metafisica “dogmatica” o “iperfisica”, Kant contrappone quindi una nuova
metafisica “scientifica” o “critica”, concepita come scienza dei “concetti puri”, ovvero come una scienza che
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abbraccia le conoscenze che possono essere ottenute indipendentemente dall'esperienza, sul fondamento delle
strutture razionali della mente umana. Di questa metafisica di nuovo tipo fanno parte, secondo Kant, sia una
metafisica della natura (che studia i principi a priori della conoscenza della natura) sia una metafisica dei costumi
(che studia i principi a priori dell'azione morale). In sintesi, respinta nella sua forma classica, la metafisica è
accettata da Kant nella forma di una scienza dei principi a priori del conoscere o dell'agire. Questo spiega perché
egli abbia concepito la stessa critica della ragion pura come una “propedeutica” (o esercizio preliminare) al
sistema della metafisica.
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