L`augurio pasquale del Patriarca di Venezia mons

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COMUNICATO STAMPA
18 aprile 2003
“PAX TIBI, MARCE”
L’augurio pasquale del Patriarca di Venezia mons. Angelo Scola
Il desiderio della pace e l’iniziativa in suo favore fa parte del patrimonio genetico di noi veneziani. Sull’eredità
marciana il nostro popolo con i suoi governanti ha costruito, non senza contraddizioni, la pax venetiana. Ne scaturisce, per
noi veneziani di terra e di mare, la particolare necessità di non abdicare al dovere di costruire la pace.
Ancora una volta, però, dobbiamo chiederci: qual è la radice della pace? Da dove può scaturire quell’“ordine della
pace” che il “veneziano” Beato Papa Giovanni identificò, con la Pacem in terris, nei quattro pilastri portanti della verità,
della libertà, della giustizia e dell’amore?
“Il santo mistero di questa notte sconfigge il male, lava le colpe, restituisce l’innocenza ai peccatori, la gioia agli
afflitti, dissipa l’odio, piega la durezza dei potenti, promuove la concordia e la pace” (Veglia pasquale).
La concordia e la pace sociali, espressioni più evidenti del bene comune, sono il frutto maturo di
un processo di cambiamento che ha inizio nella sconfitta del male da parte del Crocifisso Risorto. Da
soli gli uomini non sarebbero in grado di vincere il male. Gesù, pur essendo Dio, si è lasciato “trattare
da peccato” in nostro favore per sconfiggere il Maligno e la morte. Per questo dono abissale d’amore il
Padre ha accordato agli uomini la remissione delle loro colpe. L’innocenza è restituita a noi peccatori.
Solo da questa scaturigine profonda di misericordia fiorisce un cambiamento radicale e realista perché
non deve poggiare sulla dimenticanza o sull’ipocrisia.
Riscattati dalla morte e risurrezione di Gesù siamo chiamati a vivere in prima persona, da
protagonisti, l’opera della pace. Essa incomincia con la conversione dei rapporti elementari in cui tutti
noi siamo implicati: in famiglia, nel quartiere, in fabbrica, in ufficio… A partire da qui è possibile
restituire gioia agli afflitti e dissipare l’odio. Una tale opera di pace – che si rende visibile attraverso
fatti di umanità nuova – è in grado di piegare i potenti e, secondo le dinamiche proprie della
partecipazione civile e politica, di promuovere la concordia tra i popoli.
Ne esce sconfitto un pacifismo utopico ed acritico che finisce per confondere l’umana convivenza e, nello stesso
tempo, è svelato il sordo scetticismo di coloro che vedono nella guerra l’inevitabile mezzo per risolvere i conflitti tra le
nazioni. Se segue Gesù Cristo morto e risorto ogni uomo rinasce e diviene protagonista dell’opera di pace. Buona Pasqua!
+ Angelo Scola
patriarca
Con preghiera di pubblicazione
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