SAN GIACOMO DELLA MARCA, UOMO DI LETIZIA Monteprandone – Santuario – 28 novembre 2007 Omelia 1. Siamo soliti guardare alla figura di S. Giacomo della Marca come ad un infaticabile predicatore e operatore di pace. Ed in effetti la sua vita in massima parte è stata trascorsa sulle strade dell’Italia e dell’Europa per portare a tutti, fedeli ed infedeli, la parola del Vangelo. Ammiriamo la sua spiritualità e la santità della sua esistenza, sappiamo la forza della sua parola che con la testimonianza della vita era capace di penetrare i cuori degli ascoltatori e convertirli al Signore, rimaniamo incantati dalla sua carità. Era veramente un uomo ardente di amore verso Dio e verso gli uomini, preso totalmente dall’adesione a Cristo, che lo spingeva a percorrere grandi distanze perché tutti potessero ricevere la luce del Vangelo. Fu un grande costruttore di pace all’interno dei cuori e delle città tanto frequentemente in guerra tra loro e minate da lotte intestine. La sua competenza giuridica a seguito degli studi fatti all’Università di Perugia gli permetteva di avere anche quella autorità morale, per la quale era frequentemente richiesto di intervenire nelle assemblee legislative con lo scopo di proporre leggi adeguate alla pacifica convivenza. La santità della sua vita era di una tale eloquenza che gli veniva riconosciuta una enorme autorevolezza in ogni campo, mentre il Signore accompagnava le sue parole e le sue opere con segni miracolosi. Parole, opere, miracoli dicono la grandezza autentica della vita di S.Giacomo. 2. Spesso però, quando si parla di santità, ci si immagina di avere a che fare con persone seriose, burbere, austere, come se a loro non fosse permesso di gustare le piccole gioie dell’amicizia, della fraternità, di una vita serena. Immaginiamo i santi come persone sofferenti, tristi, malinconiche, ben poco attraenti da un punto di vista umano, e solo oggetto di curiosità per le loro doti miracolistiche. Certo che, se guardiamo alle rappresentazioni del nostro santo e se consideriamo lo stesso suo corpo ritornato da qualche anno in mezzo a noi, rimaniamo sconcertati per la severità delle sue sembianze. Ma la santità è autentica, quando è accompagnata dalla gioia, perché non esiste un santo triste. Anche se la gioia non è il riso “vuoto e stolto” di tanta gente, come dice la Bibbia, ma è il segno della presenza dello Spirito Santo che abita il cuore dell’uomo in pace con se stesso, perché in pace con Dio. I biografi ricordano il nostro santo come uomo sereno e scherzoso, vero frate ricolmo di letizia, un degno figlio di Francesco di Assisi. Una sua predica sul giudizio universale esprime con alcune battute la serenità del suo animo, capace di conquistare gli ascoltatori. Diceva: “Circa l’età in cui risorgeremo, secondo il famoso Pier Lombardo, si risorgerà nella stessa età di Cristo e così tutti, qualunque sia l’età in cui sono morti, risorgeranno nell’età di circa 33 anni. O vecchio – aggiungeva scherzando – o donna anziana, vi do una bella notizia: se sarete buoni risorgerete in questa florida età di Cristo benedetto, altrimenti risorgerete vecchissimi e bruttissimi e con la barba bianca fino a terra!”. Dall’umorismo di questa espressione, come di tante altre presenti nella sua vita, noi incontriamo un uomo contento, un cuore sereno, un animo lieto, un santo gioioso, felice di seguire il Signore per avere risposto generosamente alla chiamata del Maestro. Perché sarebbe un ridicolo ed assurdo controsenso l’atteggiamento di chi dice di credere nel Risorto, vuole essere seguace di Cristo, intende amare la sua Chiesa, Sposa stupenda senza macchia e senza ruga, e poi si impegna a fare del bene con il volto arrabbiato e vede tutto nero. Costui non è in pace con se stesso e vive come se non fosse avvenuta realmente la risurrezione di Gesù al mattino di Pasqua, rimanendo bloccato al pomeriggio del venerdì santo. S. Giacomo è stato un vero discepolo del Poverello di Assisi e dimostrava di vivere la letizia cristiana non tanto perché assumeva l’atteggiamento giulivo di certe rappresentazioni di un fasullo Francesco abbastanza di moda nel nostro tempo, ma perché si era fatto annunciatore della Lieta Novella, il Vangelo di Gesù, che aveva accolto con convinzione nella sua vita. Non poteva predicare una bella notizia con il volto arrabbiato, la voce depressa, gli occhi tristi. 3. Che cosa dunque faceva felice S. Giacomo della Marca? Certamente la presenza del Signore, l’ascolto della sua Parola, la vita secondo il Vangelo, l’esperienza viva di sentirsi salvato, e non il mondo che gli stava attorno e che cercava di convertire. Egli era felice, perché era uomo di preghiera, nel contatto personale con il Signore radicava l’efficacia della sua predicazione, trovava la sua gioia nell’essere autentico testimone del Cristo. Dalla preghiera attingeva la gioia della presenza del Signore nella sua vita quotidiana e quanti lo ascoltavano trovavano in lui una espressione serena della luce di Dio e si convertivano. Era dunque un santo gioioso, non furioso; era una persona amabile, non irritante; lasciava dietro di sé le orme della gioia di Gesù e suscitava la voglia di seguirlo, per vivere come lui di fede, di speranza e di amore. La celebrazione devota del Sacrificio Eucaristico, l’umiltà di sentirsi unito a Cristo Crocifisso, la prolungata preghiera personale di ogni giorno: ecco il segreto della sua gioia, di quella letizia francescana e di quella cordialità umana, con la quale si faceva incontro ai poveri come ai ricchi, avvicinava uomini di Chiesa e gente di strada, accoglieva tutti con pazienza e con simpatia. Celebriamo dunque questa festa di S. Giacomo come occasione di grazia per chiedere ed avere il dono di un cuore gioioso e lieto, un cuore sempre aperto e disponibile ai passaggi del Signore ed all’ascolto delle persone, capace di farsi prossimo alle necessità spirituali ed a quelle materiali. In questo luogo dedicato da S. Giacomo a Santa Maria delle Grazie vogliamo affidare la nostra vita personale e quella delle nostre Parrocchie, la vita tutta della nostra Chiesa diocesana e della Fraternità francescana, a Colei che sapeva magnificare il Signore e che per la sua grande fede venne dichiarata donna beata. Ci aiuti ad essere credenti sereni e gioiosi, perché possiamo contagiare con la nostra certa speranza il nostro mondo tanto bisognoso di vera felicità.