Appello per la Giornata del Malato 2011

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Appello per la Giornata del Malato 2011
Una questione di cuore
a cura del Prof. Dott. med. René Prêtre, Primario di cardiochirurgia alla Clinica pediatrica
di Zurigo
Cari bambini,
alla vostra età io sognavo solo di giocare al pallone. Volevo diventare calciatore
professionista e sognavo di conquistare molti titoli. Ho avuto la possibilità di giocare molto
al pallone ed ero così contento di poter praticare questo sport con i miei compagni che
ancora oggi mi capita spesso di pensare a questi tempi favolosi e indimenticabili. Pensavo
che il mio posto in una così bella squadra fosse un dono del cielo, conquistato anche
grazie agli allenamenti.
Oggi so che questo sogno ha potuto realizzarsi perché ero in buona salute.
Alla vostra età ero sicuramente convinto, come voi, che tutta la gente fosse in buona
salute e che solo i grandi si lamentassero di non essere più in forma.
Con il passare del tempo mi sono però reso conto che la realtà era ben diversa. Alcuni di
noi vengono alla luce, senza alcuna colpa, con malformazioni congenite che non hanno
meritato e che minano purtroppo per sempre la loro salute. Il destino ha voluto che non
avessero le stesse possibilità che noi tutti abbiamo. Sono perciò costretti a vedere i
compagni che si divertono e a invidiarli delle chances che sono state loro negate.
Voi non siete responsabili di questa ingiustizia e potete continuare tranquillamente a
divertirvi come finora. Cercate però di pensare anche ai vostri compagni meno fortunati e
concedete loro il vostro sostegno, la vostra vicinanza, la vostra amicizia. Non potete
immaginare il piacere che procurate loro, dimostrando semplicemente che anche per voi
essi esistono e sono parte integrante del vostro mondo.
Riflessioni del Comitato centrale della
„Giornata del Malato“
Il motto della Giornata del malato di quest’anno trae lo spunto dall’idea dello spirito
dell’epoca nella medicina, dalla coincidenza con l’anno europeo del volontariato e dai
mutamenti politici nel sistema sanitario.
Potremmo anche presentare l’idea di fondo con altre parole: quando si parla di malattia,
non solo di cuore, si intende da una parte la medicina del cuore e dall’altra la medicina
cardiaca , ossia la cardiologìa, rispettivamente la cordiologìa, come l’ha definita in
un’occasione il medico Franz Nager, specialista in medicina interna.
Spirito dell’epoca e politica si occupano preferibilmente di cardiologìa a spese delle
questioni di cuore.
L’istituzione della “Giornata del malato” dà invece una grande importanza a un approccio
alle problematiche che riguardano la malattia che comprenda anche le questioni di cuore
in senso lato, con l’obiettivo di mettere al centro dell’attenzione riflessioni di ordine
filosofico-etico o più semplicemente il bisogno di capire.
Curare i malati, non le malattie
Come affrontiamo i molteplici aspetti della malattia, sia che lo facciamo da persone
ammalate o da persone che di loro si occupano in un modo o nell’altro ? Con un
sentimento di fiducia oppure con una buona dose d’insicurezza o addirittura co il cuore
gonfio di
dolore ?
L’autore della pubblicazione del primo ‘800 “Armen-Pharmakopöe für Berlin” (la
farmacopea dei poveri per Berlino), Christoph Wilhelm Hufeland, ci ha insegnato che il
medico può “raramente guarire, spesso calmare, sempre confortare”: è così “semplice” la
medicina del cuore!
Se essa fosse quantificabile, la via verso la politica sanitaria sarebbe ampiamente
spianata. La medicina moderna si prefigge infatti prevalentemente di sconfiggere la
malattia, sviluppa concetti fondati sulla materialità della cura e tende a rivolgersi a pazienti
adulti e informati. A questi non rimane altro che ascoltare le spiegazioni scientifiche dei
medici curanti, cercare di capire in che contesto si situa la loro malattia e da ultimo
accontentarsi volenti o nolenti dei risultati della cura.
Cosa succede se le questioni di cuore vengono meno ?
La domanda è rivolta da una parte al cuore di chi si occupa della cura degli ammalati, del
personale infermieristico, dei famigliari o degli amici e dall’altra al cuore del malato: ma
siamo sicuri che attraverso il concetto qui sopra brevemente descritto si raggiunge
veramente la qualità che ci si prefigge ?
Basta fermarsi brevemente al capezzale di un ammalato per riconoscere in molti casi che
le sue questioni di cuore non hanno a che fare soltanto con il decorso fisico della malattia,
ma piuttosto con sentimenti di paura e con lo sguardo rivolto ai propri bisogni.
Forse il malato non ha il coraggio di affrontarli di petto, riesce difficilmente a definirli, ha
voglia di chiudersi in sè, prova un sentimento di vergogna con la persona che gli sta di
fronte.....
....ma capita spesso che anche questa persona non sappia bene come comportarsi: cosa
e quanto può aspettarsi da se stessa, cosa e quanto dal malato che ha davanti a sè ?
Dove sono andati a finire il tempo libero e i propri bisogni ? A che punto sono i sensi di
colpa, il sentimento di rifiuto ? Per quanto tempo si riuscirà a resistere ? Sono molte le
domande che rimangono senza risposta....
Come può aiutare il cuore ?
Come persona ammalata mi posso fare una ragione, posso cercare di affrontare la nuova
situazione nel migliore dei modi. Tentare invece di ribellarmi non serve a nulla, piuttosto
vorrei avere la forza di proseguire il mio cammino, pur con il pesante fardello della
malattia, per riscoprire e rafforzare il mio io, il mio valore ideale.
Come persona che comunica con il malato – sia se a lui vicina o che si occupi dei suoi
bisogni, sia come medico – sarà il mio cuore ad aiutarmi ad assumere un atteggiamento
interiore adeguato alla nuova situazione. Mi sarà così possibile ascoltare e confortare,
affrontando e superando anche situazioni imbarazzanti. Riuscirò perfino a infondere
coraggio al malato e a fargli comprendere il concetto di “aiutati che il ciel t’aiuta” e quello
della guarigione nonostante le specificità della malattia.
Ciò che conta è però che entrambi i soggetti, il malato e chi gli sta di fronte, percepiscano
l’incontro in modo naturale e sincero: è questa “l’intelligenza del cuore”.
Dr. med. Ursula Steiner-König
Comitato della Giornata del Malato
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