L’ISOLA “Nessun uomo è un’isola” dice, ricordando le parole di John Donne. Ma lui sente veramente un’isola. Circondato da familiari con i quali ha perso ogni desiderio di contatto reale, abbandonato da amici coi quali era solito stare e conversare un tempo. Un’isola. Un territorio limitato che deve la su a sopravvivenza solo all’aspetto benevolo delle acque che lo bagnano e avolte lo invadono. Lasciandolo intatto a volte, ma altre volte violandolo e deturpandone l’aspetto. Il suo caso è diverso. Perché si è deturpato da solo. Da solo ha rinunciato ad essere uno de tanti, uno come gli altri, uno come loro. La domanda è perché. Perché rinunciare a questo contatto, a questa commistione che non è una simbiosi , come tende ad accusare con dispetto e disprezzo, quasi a voler giustificare se stesso e il suo modo di essere? Non ci si fonde cogli altri. Anzi è il contrario. Gli altri aiutano a capire chi si è, cosa si vuole, fin dove si può arrivare colle proprie imprese e quando è giusto fermarsi. Servono a meglio apprezzare i propri meriti e a limitare i propri difetti. E’ così da sempre. Ma lui non lo sa o finge di non saperlo. “L’enfer c’est les autres” diceva Sartre. Ha fatto sua questa affermazione. L’ha portata all’estremo. Mai farsi lambire dalle fiamme. Rimanere intatti, incontaminati, incombusti. Intanto il sole sta per concludere il suo percorso giornaliero. Si è fatto buio. Buio nelle case. Buio nell’animo. Buio in quel territorio che si crede un’isola ma che, come tutto ciò che esiste, è costretto ad obbedire alle leggi del tempo e dello spazio.( Si è fatto buio nella testa dell’uomo. Il tempo ha inciso inesorabilmente sui suoi neuroni e sulle sue circonvoluzioni cerebrali”. Oggi è domenica. Tra poco inizieranno le partite di calcio. Isola tra le isole. Finzioni di entusiasmo collettivo che invece riguarda solo la singola persona. Chi quell’entusiasmo nutre e chi lo nega.