Antartide
Introduzione e geografia
Il Polo Sud e i mari freddi che circondano questo continente ghiacciato, ospitano una
moltitudine di esseri viventi.
In particolare, i mari antartici sono gremiti di vita, dai microscopici plancton ai più grossi animali
mai vissuti sulla Terra, le balenottere azzurre.
L’Antartico è la zona fredda che circonda il Polo Sud; esso comprende, per una superficie totale di
45 milioni di kmq, un continente abbastanza vasto, ovvero l’Antartide (14 milioni di kmq circa),
l’oceano che lo circonda, più piccoli arcipelaghi ed isole.
Abbastanza stranamente, il 70% dell’acqua dolce mondiale si trova congelata nella regione del Polo
Sud.
Le terre antartiche non favoriscono la proliferazione di forme viventi dato il fatto che la maggior
parte del territorio è costituita da deserto ghiacciato, o meglio è ricoperta da uno strato di ghiaccio
di circa 2000 m di spessore in media; quest’ultimo nasconde il contorno del continente sottostante,
che ha un’estensione molto minore, cioè 7 milioni di kmq circa.
E’ il luogo più freddo, ventoso e asciutto della Terra: è qui infatti che è stata registrata la più bassa
temperatura mai rilevata, -88,3°C, e che si verificano meno precipitazioni che nel Deserto del
Sahara (circa 5 cm all’anno).
Il clima e gli esseri viventi
Il clima rigido (la temperatura media è di –68,4°C) influenza gli organismi viventi direttamente,
congelandoli, oppure essiccandoli, o ancora spazzandoli via dal punto dove si erano fissati.
Gli animali abitanti l’Antartide si sono invece adattati a queste condizioni di freddo estremo
attraverso lo sviluppo di particolari caratteristiche volte a combattere il gelo.
Alcuni, come cetacei, foche e uccelli, sono dotati di uno strato isolante di grasso che serve a
proteggerli dalle bassissime temperature; altri, come molti pesci ed insetti, hanno invece speciali
componenti chimici nel sangue (proteine antigelo naturali).
Molti animali (come i pinguini e le foche) hanno una forma corporea compatta e pelle molto spessa
per favorire il mantenimento del calore corporeo.
Gli uccelli, essendo spesso a contatto con le acque gelate antartiche, hanno inoltre piume
impermeabili e isolanti.
Alcuni animali lasciano l’Antartide durante i mesi più freddi, da Giugno fino ad Agosto. Alcune
specie di balene migrano verso acque più calde per riprodursi dopo aver mangiato enormi quantità
di krill, microscopici crostacei, nelle acque antartiche.
Molti altri animali, invece, (come il pinguino Imperatore) rimangono al Polo Sud durante tutto
l’anno.
Le specie vegetali
Le specie vegetali presenti in Antartide sono scarse, crescono molto lentamente e poche di esse
superano i tre cm d’altezza; solo in zone particolarmente favorevoli il terreno si ricopre di
vegetazione.
Le principali sono:
Le alghe.
Ovvero un gruppo di organismi fotosintetici caratterizzati da un’organizzazione strutturale molto
semplice.
Le loro forme e dimensioni variano da specie a specie e, solo in Antartide, se ne possono trovare
all’incirca 360 tra specie terrestri e d’acqua dolce.
Possono crescere, oltre che ancorate sui fondali marini, su rocce o semplicemente (per le alghe più
piccole e quelle unicellulari) galleggiando o vagando liberamente trasportate dalle correnti.
Quelle microscopiche, principalmente le planctoniche, sono una parte essenziale delle catene
alimentari degli habitat acquatici.
I muschi.
Prediligono le zone umide e acquitrinose per crescere e prosperano principalmente sul terreno, sulle
rocce e sulle cortecce degli alberi, anche se si possono trovare pure specie acquatiche.
In Antartide è possibile trovarne 70-100 specie circa.
La struttura è formata da sottili fusticini e da foglie microscopiche, i muschi sono totalmente privi
di tessuti vascolari e di vere e proprie radici (la funzione di supporto e di trasporto dell’acqua e dei
sali minerali assorbiti dal terreno è svolta da strutture filamentose ipogee).
I licheni.
Sono gruppi di organismi formati dall’associazione simbiotica di un fungo e un’alga, in cui
entrambe le specie ricevono un vantaggio.
Il fungo fornisce infatti all’alga una struttura che la protegge dalla disidratazione e da altre
situazioni sfavorevoli, mentre l’alga sintetizza e libera un particolare carboidrato che viene
assorbito e utilizzato dal fungo come nutrimento.
Solo nella regione antartica è possibile trovarne circa 400-500 specie.
Proliferano solitamente su cortecce, rocce o terreni poveri.
Il loro colore è dato dalla presenza di sostanze chimiche, sintetizzate esclusivamente da questi
organismi, e le loro dimensioni variano da meno di 1 mm a più di 3 m di diametro.
Le fanerogame.
Si possono trovare solamente due specie: una graminacea e una cariofillacea, entrambe limitate alla
zona più tiepida della penisola Antartica, quella affacciata al mare.
Le specie animali
Gli animali antartici si dividono in:
Uccelli
Il pinguino.
La maggior parte dei pinguini ha il petto bianco e la testa e il dorso neri. Molte specie presentano
chiazze rosse, arancio o gialle sulla testa e sul collo.
Poiché hanno zampe corte poste molto indietro, a terra assumono un portamento eretto.
Proprio in Antartide e sulle isole subantartiche è possibile trovare il maggior numero di specie di
pinguini; le specie più grandi sono il pinguino imperatore, che può raggiungere un’altezza di più di
120 cm, e il pinguino reale, alto da 91 a 97 cm.
A differenza delle altre specie, questi due pinguini hanno il dorso blu-grigio e presentano degli
scudi rosso brillante o rosati ai lati del becco e delle grandi macchie arancio o gialle ai lati del collo.
Altre specie presenti al Polo Sud sono il pinguino di Adelia, quelli dal ciuffo dorato e crestato e il
pigoscelide papua.
Sebbene discendano da progenitori in grado di volare, i pinguini si sono specializzati nel nuoto: le
loro ali, tenute rigidamente tese, assomigliano alle pinne dei vertebrati nuotatori.
Diversamente dalla maggior parte degli uccelli, essi non hanno penne differenziate per svolgere
funzioni diverse, ma sono coperti quasi uniformemente da piccole penne simili a scaglie.
Mentre un considerevole numero di uccelli effettua la muta durante quasi tutto l’anno, i pinguini
cambiano tutte le penne in un periodo più breve, che può durare alcune settimane, ed alcune specie
perdono anche gli strati esterni del becco.
La capacità di resistere al freddo è una delle maggiori risorse di questi animali e il pinguino
imperatore, che è il più pesante (arriva a 27-32 kg), è il più attrezzato di tutti.
A terra solitamente camminano, saltellano o si lasciano scivolare sul petto, spingendosi con le ali e
le zampe.
In acqua sono nuotatori agili e veloci; il loro unico mezzo di propulsione è rappresentato dalle ali
natatorie, mentre le zampe sono usate esclusivamente come timoni.
I pinguini si cibano principalmente di pesci, crostacei, seppie e altri piccoli animali marini.
Sono uccelli gregari e si radunano in stormi anche in mare; sulla terraferma centinaia di migliaia di
individui formano enormi colonie dove si radunano per riprodursi.
La maggior parte dei pinguini depone due uova per covata (di colore bianco o verdastro),
solitamente in zone dove possono recarsi quotidianamente in mare per nutrirsi, e il periodo di
incubazione varia da specie a specie.
In genere, le uova e i piccoli vengono accuditi da entrambi i genitori. Al momento della schiusa, la
maggior parte dei pulcini è ricoperta di un piumaggio grigio fuligginoso; alcuni, tuttavia, hanno
disegni bianchi e grigi.
I pulcini di alcune specie restano nella tana o le nido per tutto il periodo in cui vengono ancora
nutriti dai genitori quindi, dopo aver raggiunto uno stadio di sviluppo nel quale non necessitano più
di continue attenzioni da parte dei genitori, vengono radunati in zone dove aspettano il ritorno degli
adulti andati in cerca di cibo.
I genitori sono in grado di riconoscere i propri pulcini fra migliaia. Dopo che il giovane pinguino ha
cambiato il piumaggio e ha messo tutte le nuove penne, si tuffa in mare ed è in grado di badare a sé
stesso.
L’albatro.
Si tratta di uccelli nomadi che passano mesi coprendo grandi distanze sulle acque oceaniche.
Dormono galleggiando sulla superficie dell’acqua, bevono acqua di mare e si nutrono di seppie o di
altri piccoli animali marini.
Gli albatri tornano a terra solamente per riprodursi; essi nidificano nei pressi delle coste e di solito i
nidi sono localizzati in una depressione del terreno, contenente un unico uovo.
I pulcini alla schiusa sono coperti da un piumaggio marrone e la loro crescita avviene lentamente.
Le specie maggiori sono: l’albatro urlatore, quello dalla testa grigia, quello dalle sopracciglia nere
(una specie molto rara) e quello fuligginoso.
Il primo, il più importante, è un enorme uccello, con un’apertura alare di 3,4 m; il piumaggio
dell’adulto è bianco con le punte delle ali nere, mentre i giovani sono color cioccolato e crescendo
diventano via via più bianchi.
Il gabbiano.
Popola principalmente le coste in un numero imprecisato di specie, anche se molte di esse
nidificano o si nutrono nell’entroterra.
Presenta ali molto lunghe, piedi palmati, becco adunco e dimensioni variabili tra i 30 e gli 80 cm.
Ad eccezione di qualche specie, il colore del piumaggio varia, nelle parti dorsali, dal grigio pallido
al nero, e, nelle parti ventrali, dal bianco al grigio.
Nella stagione riproduttiva, sulla testa di diverse specie compare un cappuccio bianco, grigio o
marrone scuro.
Molte specie con ali grigie hanno apici alari neri o grigi scuri, spesso con macchie bianche.
Negli immaturi il piumaggio è marrone o grigio variegato e le specie di grandi dimensioni possono
impiegare anche quattro anni a raggiungere la propria colorazione adulta definitiva.
Lo stercorario.
E’ un uccello predatore, affine al gabbiano; è lungo dai 53 ai 58 cm e ha un forte becco adunco.
Il numero delle specie di stercorari presenti in Antartide è incerto, comunque è possibile riconoscere
le specie maggiori, ovvero lo stercorario maggiore, caratterizzato da grosse chiazze bianche sulle ali
(che permettono di distinguerlo dal gabbiano reale), e quello di Mc Cormick.
Altre specie minori di uccelli presenti in Antartide sono i cormorani antartici, i cormorani di
Kerguelen, le sterne antartiche, le sterne di Kerguelen, i fulmari, le pispole delle Kerguelen, le
pispole della South Georgia (l’unico uccello antartico in grado di cantare), le procellarie, i petrelli, i
chioni e i codoni.
Crostacei
I krill.
Sono piccoli crostacei marini simili a gamberetti, che nuotano in banchi fittissimi nelle acque
antartiche.
Alcune specie restano in prossimità della superficie, mentre altre si trovano anche a profondità di
2000 m.
Hanno una lunghezza media compresa tra gli 8 e i 70 mm e presentano arti dall’aspetto piumoso,
che usano per filtrare le minuscole diatomee delle quali si cibano.
Generalmente emettono una forte luce verde-azzurra, che svolge un ruolo importante
nell’accoppiamento.
Il krill vive in mare aperto e rappresenta un importante elemento delle catene alimentari: questi
animali vengono, infatti, predati dai pesci, dagli uccelli e soprattutto da alcuni tipi di balene.
Il gamberetto.
Questo crostaceo varia per dimensioni da quelle di un piccolo insetto a più di 20 cm di lunghezza; si
trova prevalentemente sui fondali bassi, dove si nutre di organismi sia animali che vegetali.
Alcune specie sono pelagiche e nuotano in mare aperto, raggiungendo anche profondità di 5000 m.
Dal punto di vista strutturale i gamberetti sono simili alle aragoste e ai gamberi di fiume, ma non
hanno grosse chele e il loro corpo è appiattito lateralmente invece che in senso dorso-ventrale.
Solitamente questi animali sono trasparente o di colore verde o marrone. Hanno un addome
muscoloso che contraggono nelle loro improvvise fughe all’indietro.
Hanno inoltre otto paia di appendici toraciche: le tre anteriori sono usate per l’alimentazione,
mentre le cinque posteriori servono alla locomozione.
L’addome porta cinque paia di arti natatori e termina con una coda a forma di ventaglio.
Il granchio.
Pur essendo affine all’aragosta e al gambero, il suo sviluppo evolutivo lo ha portato a camminare
servendosi di spostamenti laterali e a specializzarsi, oltre che nel nuoto, anche nello scavo.
Il corpo è per lo più coperto da un guscio chitinoso, detto carapace, dotato di una copertura cerosa.
L’addome ridotto è ripiegato sotto il corpo e serve come tasca per contenere le uova.
Il corpo segmentato del granchio ha diverse paia di appendici, di cui cinque servono per la
locomozione e due come antenne sensorie.
Gli arti più vicini al capo portano delle chele, che vengono utilizzate per nutrirsi e per difendersi.
Presenta occhi composti e un buon senso della vista. Olfatto e gusto sono anch’essi molto
sviluppati, consentendogli di identificare fonti di cibo.
Spesso il granchio raggiunge notevoli dimensioni e possiede un sistema nervoso relativamente
complesso.
Inoltre resiste bene alle variazioni dell’ambiente esterno, riuscendo così a prosperare anche nelle
zone più fredde.
Le abitudini alimentari possono variare molto a seconda della specie.
Il ragno di mare.
Vive solitamente in prossimità delle coste, movendosi sul fondale con zampe lunghe ed esili o
strisciando fra la vegetazione e le colonie di animali marini; alcune specie sono parassite di altri
invertebrati.
I ragni di mare sono ampiamente distribuiti e variano per dimensioni da 2 mm a più di 50 cm.
Sul capo hanno in genere due paia di occhi semplici, tre paia di appendici e una proboscide tubolare
molto lunga, usata per succhiare i fluidi corporei di idrozoi e altri animali marini dal corpo molle.
Delle tre paia di appendici il primo serve alla presa del cibo e alla pulizia della bocca, localizzata
all’estremità della proboscide; il secondo viene utilizzato per la deambulazione; il terzo è una
struttura del maschio specializzata nel trasporto delle uova che vengono prelevate dalla femmina e
accudite fino alla schiusa.
Il tronco allungato del tronco di mare è costituito da quattro segmenti, ciascuno dei quali è dotato di
un paio di lunghe zampe articolate, su cui sono collocati gli organi sessuali. La porzione
addominale è molto ridotta.
Oltre a questi crostacei sono presenti delle specie minori che, come loro, si rifugiano sotto lo strato
di ghiaccio nei periodi più freddi.
Altri invertebrati marini
La stella marina.
E’ caratterizzata da braccia disposte secondo una simmetria radiale e da un particolare sistema di
locomozione.
Da adulte le stelle marine più piccole hanno un’apertura massima di 1 o 2 cm, mentre le più grandi
raggiungono i 65 cm. In genere la stella di mare ha un corpo alquanto rigido e si muove strisciando
lentamente sui fondali.
La bocca è rivolta verso il basso e da essa si irradiano le braccia, generalmente in numero di cinque.
Ciascun braccio è dotato di file di pedicelli ambulacrali, che costituiscono un sistema di tubi
riempiti di liquido e usati per strisciare, attaccarsi al substrato e nutrirsi.
La lunghezza delle braccia è variabile, e non è insolito trovare stelle marine con quattro, sei o più
braccia, invece delle solite cinque.
La cute, coriacea e ruvida, è generalmente anche spinosa.
Gli animali possiedono inoltre un grande intestino, un complesso sistema di cavità corporee e un
semplice sistema nervoso, privo di cervello.
Le stelle di mare hanno un senso del tatto, dell’odorato e del gusto ben sviluppato e rispondono
anche agli stimoli luminosi. Si nutrono di una vasta gamma di sostanze; pochi animali si cibano
invece di esse dato che non costituiscono un cibo appetibile né nutriente.
I calamari.
La regione cefalea è distinta e voluminosa e il cervello è relativamente ben sviluppato.
Il corpo, privo di conchiglia e sostenuto da uno scheletro cartilagineo, ha forma sferica o cilindrica e
presenta due pinne laterali.
Dalla regione attorno alla bocca si dipartono otto braccia munite di ventose e due tentacoli
contrattili che si espandono alle estremità; sui tentacoli si trovano quattro file di ventose circondate
da anelli di uncini chitinosi.
I tentacoli contrattili sono usati per colpire la preda; una volta afferrata, viene passata alle braccia
più corte che la trattengono mentre viene lacerata dalle forti mandibole.
Il calamaro nuota più velocemente di qualunque altro invertebrato, con un sistema di propulsione
basato sulla rapida espulsione dell’acqua attraverso un imbuto situato nella cavità corporea.
Se inseguiti, questi molluschi possono emettere una nube di inchiostro nero.
Le diverse specie di calamari variano moltissimo per dimensioni: alcuni di essi, infatti, sono lunghi
dai 30 ai 45 cm, mentre altri possono arrivare anche a più di 18 m.
L’anemone di mare.
Si tratta di una specie di polipo marino, dall’aspetto simile a quello di un fiore, con un corpo di
forma cilindrica. Molte specie sono colorate e gli esemplari di grosse dimensioni possono
raggiungere il diametro di 1 m.
Con un’estremità del corpo aderiscono alle rocce e ai coralli, mentre l’altra serve alla nutrizione,
che avviene attraverso una bocca centrale, circondata da tentacoli armati di nematocisti.
La bocca, simile a una fessura, si apre in un breve esofago che porta nella cavità corporea.
Su ciascun lato della bocca è localizzato un poro che si apre in un solco ciliato, attraverso il quale
scorre continuamente acqua.
La cavità corporea è suddivisa al suo interno da estensioni della parete, che aumentano la superficie
disponibile per la secrezione dei succhi digestivi e per l’assorbimento delle sostanze alimentari e
inoltre contengono le gonadi, responsabili della produzione di uova e spermatozoi.
La seppia.
E’ un cefalopode dotato di dieci braccia.
Di solito la sua dimensione varia dai 15 ai 25 cm; le specie più grandi possono, tuttavia,
raggiungere i 60 cm.
In genere le seppie hanno corpo appiattito e braccia disposte a coppie intorno alla bocca. Un paio di
braccia è più lungo degli altri e serve per catturare le prede. Normalmente le seppie nuotano
servendosi di pinne sottili, ma per i movimenti più veloci, su brevi distanze, utilizzano il sifone, un
organo tubolare situato dietro la testa, da cui emettono un forte getto d’acqua che funge da
propulsore.
Dall’inchiostro che secernono quando si sentono minacciate si ottiene un pigmento marrone, mentre
le ossa di seppia vengono impiegati in vari modi.
I coralli.
Sono invertebrati marini, caratterizzati da uno scheletro protettivo di carbonato di calcio o di
materiale corneo.
Secernono, dalla metà basale del peduncolo dei singoli individui, carbonato di calcio, formando
strutture rigide, alle quali gli animali si attaccano e in cui trovano riparo.
Nel disco orale appiattito in cima al peduncolo si trova un’apertura il cui margine è circondato da
ciglia dall’aspetto piumoso e tentacoli che si estendono la notte.
La maggior parte delle scleractinie conduce vita coloniale, con alcune eccezioni rappresentate da
individui solitari.
Generalmente i coralli coloniali possono crescere anche in acque profonde, a eccezione di quelli
delle barriere, che si trovano solo in mari caldi e bassi, poiché devono vivere a profondità tali da
poter essere raggiunti dalla luce solare. I prodotti zuccherini dei processi fotosintetici sono necessari
alla sopravvivenza dei coralli.
Le spugne.
Dal punto di vista filogenetico, la spugna è un animale pluricellulare che probabilmente deriva
dall’unione in colonie di singoli protozoi unicellulari; il rapporto della spugna con meduse e coralli
non è, invece, del tutto chiaro. La spugna presenta una struttura primitiva, formata da uno strato
esterno di cellule di rivestimento e da uno strato interno di cellule flagellate, che tappezzano la
cavità interna dell’animale e vi fanno circolare l’acqua. Si alimenta facendo circolare l’acqua al
proprio interno e trattenendo le particelle alimentari e l’ossigeno in essa presenti. L’acqua entra da
pori laterali e si riversa in cavità più o meno ampie. Quando la pressione interna alla spugna
raggiunge una soglia critica, l’acqua viene espulsa attraverso una larga apertura posta alla sommità
del corpo dell’animale.
La sua riproduzione può essere sia sessuata che asessuata.
Il plancton.
Questo termine viene utilizzato per indicare numerosi organismi di piccole dimensioni che vivono
nelle acque marine.
I loro movimenti sono determinati dalle maree, dalle correnti e dai venti, poiché sono troppo piccoli
per nuotare attivamente controcorrente.
Il plancton è diviso in due componenti: il fotoplancton e lo zooplancton. Il primo comprende batteri,
alghe microscopiche e funghi e tra gli organismi più importanti annovera le diatomee, le crisofite, le
alghe verdi e i cianobatteri. Il secondo include protozoi, piccoli crostacei, meduse, vermi e
molluschi, nonché le uova e le larve di molte specie acquatiche; importanti gruppi di protozoi
rappresentati nello zooplancton sono i dinoflagellati e i foraminiferi.
La densità del plancton varia a seconda della disponibilità di sostanze nutrienti e della stabilità
dell’acqua.
Il fotoplancton viene consumato dallo zooplancton, che a sua volta costituisce l’elemento base di
alcuni animali di dimensioni maggiori, quali pesci e mammiferi come la balenottera azzurra.
L’elevato contenuto proteico del plancton ha indotto alcuni scienziati a condurre ricerche sulla
possibilità di impiegarlo come risorsa alimentare anche per gli esseri umani.
Oltre a questi invertebrati marini sono presenti: polipi, lumache di mare, nudibranchi, patelle,
spugne marine e altre specie minori.
Insetti e aracnidi
Presenti in scarso numero di specie, è comunque possibile trovare moscerini Parochlus steineni
(l’unico insetto alato originario dell’Antartide), ragni e acari, piccoli aracnidi dal corpo ovale che
vivono sia negli oceani che sulla terraferma.
Pesci
Il merluzzo.
Il merluzzo comune presenta tre pinne dorsali, due pinne anali, una coda forcuta e un piccolo
barbiglio sulla mandibola.
Generalmente, è un pesce di dimensioni moderate, ma può arrivare a una lunghezza di 1,8 m e a un
peso di 90 kg.
Di colore grigio-verde o bruno-nerastro e a volte rosso, il merluzzo presenta un disegno screziato su
testa, dorso e fianchi; è un vorace predatore che si nutre di aringhe, anguille e altri pesci che vivono
in branchi.
Nei mesi invernali i merluzzi si riuniscono in gran numero per deporre le uova (4-7 milioni per ogni
femmina). Le uova di alcune specie, che contengono una gocciolina d’olio che ne consente il
galleggiamento. Per circa dieci settimane sono una componente del plancton. Poi, quando le larve
raggiungono una lunghezza di circa 2 cm, vanno verso fondo.
Nel secondo anno di vita i giovani merluzzi cominciano a migrare e a cinque anni sono maturi
sessualmente.
La razza.
Pesce cartilagineo caratterizzato dal corpo appiattito.
Le sue dimensioni possono variare in relazione alla specie, ma in genere la loro lunghezza è
compresa tra i 60 cm e i 2 m. Anche l’aspetto è variabile; alcune di esse, per esempio, hanno la
superficie dorsale cosparsa di macchie nere.
Gli involucri delle uova deposti dalla femmina sono lunghi quasi 30 cm.
La lampreda.
Presenta cute liscia e raggiunge una lunghezza di circa 90 cm. le forme adulte delle specie parassite
vivono nutrendosi del sangue di altri pesci e a volte causano gravi danni negli allevamenti.
Ha una bocca circolare, priva di mascelle e dotata di una lingua simile a un pistone che, quando
l’animale appoggia la bocca a un oggetto, viene tirata all’indietro generando una depressione: la
lampreda resta, così, attaccata all’oggetto con un meccanismo simile a quello di una ventosa. Il
margine interno della bocca e i bordi della lingua sono dotati di numerosi, piccoli denti cornei, con i
quali la lampreda perfora la carne dell’ospite.
Le forme adulte non parassite non si nutrono, ma si riproducono e muoiono subito dopo la
metamorfosi.
Su ciascun lato del corpo della lampreda si trova una fila di sette aperture, attraverso le quali
avviene la respirazione.
Non ha uno scheletro osseo e il suo corpo trae sostegno principalmente dalla notocorda cartilaginea.
Nel periodo riproduttivo, il maschio e la femmina scavano un nido poco profondo, nel quale la
femmina depone circa 62.500 uova.
Queste si schiudono in circa 2-3 settimane, e le larve vengono poi trasportate alla deriva, portate
dalla corrente finché non si fermano in una zona delle acque tranquilla, dove si seppelliscono nel
fango.
Le larve sono completamente diverse dall’individuo adulto: sono cieche e senza denti e hanno un
diverso sistema di alimentazione. Una frangia di tentacoli circonda la bocca e fa da filtro,
trattenendo le piccole forme di vita di cui si nutre la giovane lampreda.
L’anguilla
La maggior parte di questi animali non ha scaglie, ma è protetta da uno strato di muco viscido.
Le pinne dorsali e anali, che si estendono quasi dalla testa fino alla pinna caudale spesso assente,
forniscono loro, durante il nuoto, gran parte della spinta.
La maggior parte delle specie non supera 1 m di lunghezza, ma in alcuni casi può arrivare anche
fino a 3 m.
Nel periodo riproduttivo, pesci appartenenti a quest’ordine sono stati rinvenuti alla profondità di
circa 430 m.
Dalle uova escono delle larve, trasparenti, appiattite e fogliformi, ben poco rassomiglianti alla
forma adulta.
Esse si lasciano trasportare alla deriva sulla superficie dell’oceano per circa tre anni, durante i quali
si nutrono di plancton; successivamente vanno incontro a metamorfosi e si trasformano in giovani
anguille dal corpo cilindrico che si nutrono di pesci, crostacei e altri invertebrati finché non
raggiungono le dimensioni dell’adulto.
Sono inoltre presenti, oltre a quelli sopraindicati, i pesci: ghiaccio, ladro, coccodrillo, drago, coda di
rospo, etc…
Mammiferi
La foca.
La foca è un pinnipede di media taglia, dal pelo fitto e corto, con macchie in varie tonalità di grigio.
L’animale adulto è lungo circa 2 m e il suo corpo è molto massiccio; è privo di orecchie esterne, ha
il collo corto e poco flessibile e ha gli arti anteriori poco sviluppati ma muniti di artigli che utilizza
per aggrapparsi a rocce e ai ghiacci.
Le zampe posteriori non possono flettersi in avanti e nel nuoto compiono un movimento verticale
come quello della coda di un delfino.
Ha una dieta molto varia e si nutre prevalentemente di crostacei ed eterosomi che cattura sui
fondali, come pure di invertebrati e pesci prelevati in acque di media profondità.
Le foche comuni sono gregarie e sulla terraferma si riuniscono in colonie che possono comprendere
diverse centinaia di individui.
A differenza di altri pinnipedi, le foche comuni non giacciono in genere a stretto contatto le une con
le altre, e cacciano quasi sempre da sole.
L’accoppiamento avviene di solito in acqua, e i piccoli nascono in un periodo compreso fra
primavera e metà estate.
In Antartide è possibile trovare un gran numero di specie di foca oltre a quella comune, ma le
principali da ricordare in particolare sono la foca leopardo, quella di Weddell, quella di Ross e
quella cancrivora.
L’elefante marino.
L’elefante marino è così chiamato a causa della sua proboscide e delle grandi dimensioni; può
raggiungere infatti una lunghezza di 6.7 m.
A causa dell’elevato valore commerciale dell’olio ricavato dal suo grasso, quest’animale fu oggetto
di una caccia spietata che lo portò quasi all’estinzione.
Il leone marino.
E’ un animale appartenente, insieme all’otaria orsina, alla famiglia degli otaridi, ed è il più grande
di essi:
i maschi adulti raggiungono una lunghezza di 3,5 m e un peso massimo di 1100 kg; le femmine
sono invece molto più piccole, arrivando a pesare al massimo 350 kg.
Presenta un collo lungo e flessibile e piccolissimi padiglioni auricolari; le pinne posteriori, potendo
essere flesse in avanti, gli consentono di sostenere il corpo sulla terraferma, dove si muove
servendosi di tutti e quattro gli arti.
L’otaria orsina.
Facendo parte dello stesso sottordine di mammiferi marini, l’otaria ha anatomia molto simile a
quella del leone marino, dal quale differisce per il folto sottopelo setoso della pelliccia.
Il maschio ha una colorazione prevalentemente marrone molto scuro, spesso sfumata di grigio sulle
spalle; raggiunge la maturità sessuale all’età di circa sette anni.
Quando lo sviluppo è completo misura 2 m circa di lunghezza e pesa 250 kg.
La femmina è sessualmente matura all’età di tre anni e pesa in media 52 kg.
I maschi più grandi e più anziani possiedono harem che possono comprendere fino a 40 femmine e
da cui scacciano i maschi rivali finché uno di questi non li sconfigge.
I maschi immaturi, invece, si riuniscono in spiagge lontano dai territori riproduttivi.
Nelle stagioni più fredde, solitamente migrano in cerca di zone più temperate.
Sono entrate recentemente in vigore alcune leggi di tutela sull’otaria orsina siccome fino a poco
tempo fa stava per estinguersi dato il fatto che era molto ricercata per la sua pelliccia.
La balenottera azzurra.
E’ il più grande cetaceo, nonché la più grande creatura mai vissuta sulla Terra.
Può raggiungere una lunghezza di più di 29 m e le femmine adulte sono leggermente più lunghe dei
maschi.
Vive in tutti gli oceani e compie ampie migrazioni, spostandosi dalle regioni tropicali o limitrofe, in
inverno, fino ai margini delle banchise polari dell’emisfero antartico, dove passa l’estate e la
maggior parte dell’anno.
Ha un colore grigio chiaro e bianco maculato, e nelle giornate di sole, quando nuotano sotto la
superficie del mare, sembrano azzurre (chiaramente da questo fatto prendono il loro nome).
La screziatura presente sul dorso è caratteristica di ogni animale e viene utilizzata dai ricercatori per
identificare ogni singolo individuo.
Ha una piccola pinna dorsale, localizzata in posizione posteriore, e si nutre avventandosi
rapidamente su banchi di pesci o di invertebrati come piccoli crostacei (come ad esempio il krill: la
balenottera azzurra, infatti, può consumarne fino a 2 tonnellate a pasto).
Appena l’acqua e il cibo entrano nella bocca, più di 60 pieghe della gola si espandono, e la sacca
golare forma un’enorme borsa.
Quindi la balena chiude la bocca, lasciando un’apertura di circa 50 cm e spingendo fuori l’acqua
attraverso 270-390 paia di fanoni neri, piatti e lucenti, che pendono dal palato e servono da filtro.
Il cibo è trattenuto sulla superficie interna dei fanoni e viene inghiottito solo quando l’acqua è stata
espulsa.
Spesso le balenottere azzurre cacciano in coppia, servendosi l’una dell’altra per impedire la fuga
alle prede.
Il capodoglio.
E’ il più grande dei cetacei odontoceti.
Il capodoglio compie lunghe migrazioni: per accoppiarsi e allevare i piccoli si sposta vicino
all’equatore, mentre per nutrirsi ritorna in Antartide.
Ha una testa enorme, lunga fino a un terzo del corpo, la quale contiene un grasso oleoso
probabilmente utilizzato per la trasmissione dei suoni, impiegati per l’ecolocalizzazione.
Nella parte inferiore della testa si trova una mandibola relativamente piccola e sottile, contenente
una serie di denti conici che si incastrano in apposite cavità della mascella.
Il corpo del capodoglio è compresso lateralmente, con un unico sfiatatoio sulla parte anteriore
sinistra della testa e una pinna dorsale, grossa e corta, che parte dal terzo posteriore del corpo.
La pelle dei capodogli è grigia o nera, tranne che sulle labbra e in corrispondenza delle macchie
ventrali, e in alcune parti del corpo presenta caratteristiche pieghe.
Gli individui dei due sessi sono notevolmente diversi per dimensioni: una femmina adulta misura
fino a 12 m, mentre il maschio adulto può arrivare anche a 18 m.
I capodogli si nutrono di pesci e calamari. Questi ultimi, in particolare, vengono cacciati fino a 1000
m di profondità, con immersioni che durano anche 45-60 minuti.
Una volta riemersi, i capodogli devono rimanere in superficie per 12-15 minuti, respirando
regolarmente per ripristinare le scorte di ossigeno.
I capodogli si spostano generalmente in gruppi misti di femmine adulte con giovani e piccoli di
entrambi i sessi, solitamente composti da una dozzina di individui.
I capodogli comunicano con suoni simili a schiocchi, emessi in forma di sequenze diverse per ogni
animale, udibili a una distanza di almeno 10 km.
Solitamente i maschi adulti si spostano in gruppi di soli maschi e si uniscono ai gruppi delle
femmine solo ai fini dell’accoppiamento.
La gestazione dura 15-16 mesi ed è forse la più lunga di tutti i cetacei. Al termine viene sempre
partorito un unico piccolo, che è allattato per diversi anni, mentre cresce e impara a procurarsi il
cibo da solo.
L’orca.
E’ la specie più grande appartenente alla famiglia dei delfinidi e probabilmente il cetaceo che vanta
l’areale più esteso. Questi animali sono soprattutto neri o marrone scuro, con chiazze bianche ben
visibili che si estendono dalla mandibola al ventre e sopra gli occhi, e una chiazza meno definita,
bianco grigia, proprio dietro alla pinna dorsale. La femmina raggiunge una lunghezza di 8,5 m,
mentre il maschio arriva anche a 9,8 m.
Tutte le orche hanno una grande pinna dorsale a metà del dorso e quella del maschio adulto
continua a crescere, fino a diventare una “vela “ triangolare, alta fino a 1,8 m.
Anche le pinne natatorie sono caratteristiche e si distinguono da quelle di qualsiasi altro odontoceto.
Le orche si nutrono di pesci, calamari, uccelli marini (compresi i pinguini), pinnipedi e altri cetacei,
e sono state osservate attaccare perfino una balenottera azzurra.
Le orche vivono in gruppi che comprendono da pochi individui fino a oltre i 50 e tendono ad
aiutarsi nella caccia.
Capita spesso che questi animali si arenino sulle spiagge mentre si precipitano verso le coste per
afferrare foche o leoni marini.
La loro è una società di tipo poliginia, nella quale un maschio “capobranco” si accoppia con diverse
femmine.
Le orche si servono dell’ecolocalizzazione, attraverso schiocchi emessi ad alta frequenza che
rimbalzano sulla preda o su altri oggetti e inviano all’animale un’eco che consente loro di “vedere”
attraverso il suono; comunicano inoltre tra di loro emettendo schiocchi in rapida successione che
suonano come stridii e urla.
Quando vanno a caccia di mammiferi marini, dotati di un ottimo udito sott’acqua, le orche possono
rimanere eccezionalmente silenziose per ore.
Sono inoltre presenti in Antartide alcune specie minori di foche, balene e delfini.