Notazione ( medioevale )
La notazione musicale realizzata in senso sistematico è un fenomeno tipicamente occidentale, si
potrebbe dire europeo. Esso sorse con l'esigenza di dare alla musica un valore definitivo,
riconoscendola come patrimonio da trasmettere non soltanto oralmente, ma per iscritto. La
notazione rimane il tipico prodotto di una civiltà musicale che tende all'originalità creativa, al
prodotto finito, ed esclude il lento processo di modificazione che è intimamente legato alla
trasmissione orale. “ Soni pereunt, quia scribi non possunt “ con queste parole, invece, Isidoro di
Siviglia, vissuto fra il VI° e il VII° secolo d. C. sembra voler mettere in dubbio la possibilità di una
scrittura musicale, e in effetti nella Roma cristiana, dopo Boezio che ha riportato notizie della
notazione greca, non se ne fa più cenno fino al IX° secolo. Da questo momento, i canti liturgici
cominciano ad essere notati, secondo un sistema che, abbandonata la notazione alfabetica, si rifà
anch'esso, come per i Bizantini, agli accenti grammaticali greci e latini. Si crearono nuovi segni
formati da vari accostamenti grafici dei segni principali che indicavano gruppi di due o più note, e
che servivano anche per rappresentare graficamente i melismi che cominciavano ad avere largo
spazio nella musica cristiana. Questi segni si chiamarono “neumi”, da un termine greco che
significa “fare segno”. Questi segni posti sopra le parole, secondo una ideale linea orizzontale,
indicavano soltanto l'alzarsi e l'abbassarsi della voce, ma la precisa identità di queste volute di
suono, non era precisata, in altre parole si trattava soltanto di segni mnemonici, che riuscivano
utilissimi come guida a chi già conosceva, per trasmissione orale, la melodia.
Notazione ( Intavolature )
L'intavolatura è un sistema di notazione per strumenti a corde e a tastiera ( liuto, organo, cembalo e
simili ), adottato in Europa nel sec. XVI° e XVII°, con cui si solevano trascrivere ( intavolare ) a uso
di uno solo, composizioni destinate in origine a più esecutori. Si ebbero vari tipi di intavolature a
seconda dell'epoca e del paese e a seconda che lo strumento fosse a tastiera ( intavolatura detta
d'organo ) o a corde ( intavolatura detta di liuto ). Nelle intavolature d'organo le singole voci di una
composizione polifonica venivano scritte parallelamente una sotto l'altra, ora mediante note su due
righi musicali per la mano destra e la mano sinistra in modo analogo alla moderna scrittura per
pianoforte ( Italia, Francia, Inghilterra ), ora per mezzo di semplici numeri, corrispondenti a
determinati suoni ( Spagna ), ora mediante note su rigo musicale per la voce superiore, e semplici
lettere dell'alfabeto per le voci sottostanti, o addirittura ( dopo il 1570 ) mediante sole lettere
alfabetiche, per tutte le voci ( intavolatura d'organo tedesca ). Per le intavolature di liuto, in Italia,
Spagna e Francia si adottò un sistema di linee parallele orizzontali, ciascuna rappresentante una
corda, sopra le quali venivano segnati i gradi progressivamente più acuti a partire da quello della
corda senza applicazione di dito ( corda vuota ): in Italia e Spagna, con la serie successiva dei
numeri ( 0, corda vuota, 1, 2, 3, ecc ) in Francia mediante la serie ordinata delle lettere alfabetiche (
a, corrispondente a corda vuota, b, c, d, ecc corrispondenti ai gradi superiori ). Più complicata di
tutte la intavolatura di liuto tedesca, prescindeva dalla raffigurazione delle corde, valendosi di una
quantità di segni particolari, fra lettere, numeri e altri simboli, ciascuno indicante una determinata
nota dello strumento. In tutte le intavolature le indicazioni d'altezza erano accompagnate da quelle
dei valori ritmici, ora rappresentate dai normali segni musicali di durata, ora da segni speciali.