XXV dom.to – Lc 6,1-13 - Sacro Cuore ai Gerolomini Pozzuoli

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NON DIMENTICARE I POVERI…(XXV
dom.t.o. – Lc 6,1-13)
Diciamolo subito… questo brano di vangelo ci è
necessario per poter comprendere il rapporto che un
cristiano deve avere con le ricchezze materiali! Qui
Gesù non predica contro i ricchi… al contrario,
mette in guardia quando la ricchezza è vissuta in
modo disonesto…quando è frutto di imbrogli…
sotterfugi… speculazioni… inganni. Si può
essere ricchi rimanendo delle persone oneste. Si
può avere poco in ricchezze materiali e avere un
cuore avido! Importa come tu vivi quello che
hai… come vivi l’attaccamento alle cose che hai.
Il discepolo di Gesù conosce bene la differenza che
c’è tra Dio e tutto il resto… tra Dio e la ricchezza.
Sa che la sua salvezza non dipende da quello che
ha. Certo la parabola che abbiamo ascoltato
sembra descrivere una delle tante meschinità dei
nostri giorni, alle quali quasi ci siamo abituati.
Viviamo nel piccolo e nel grande, in un clima di
disonestà diffusa come se tutto fosse normale…
Quanta preoccupazione mettiamo nelle cose
materiali? E quanta in quelle dello spirito? Le
nostre giornate (e spesso anche le nostre nottate)
non sono spesso abitate dalla preoccupazioni di
come far quadrare i conti, come gestire un
investimento, come giostrare negli affari, come
fare per trovare lavoro, un posto fisso, un
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guadagno migliore… Gesù conclude con una
affermazione durissima: “Non si può servire Dio e
la ricchezza”. La ricchezza è pericolosa… perché
promette ciò che non può mantenere… promette
ciò che in realtà non è in grado di fare…
promette una felicità che non riesce a dare. Dio
si schiera dalla parte dei poveri… difende i
poveri… ci chiede di stare dalla parte dei poveri!
Le prime parole pronunciate da Papa Francesco
all’inizio del suo pontificato sono state per loro!
“Come vorrei una Chiesa povera… per i poveri”.
La chiesa siamo noi… sono io… siete voi!Se
volete questo è un forte richiamo alla solidarietà!
Condividere quello che si è e quello che si ha!
Condivisione che si fa dono, premura, carezza!
Che si fa segno e non offesa! Quante volte con i
nostri comportamenti abbiamo offeso i poveri…
cibo gettato, armadi strapieni e prossimi ad
esplodere… spese smisurate e inutili…
attenzione al superfluo e non all’essenziale,
quando poi ci sono fratelli che mancano proprio
dell’essenziale! Siamo tutti chiamati a riscoprire
l’invito alla sobrietà del Vangelo!!! La ricchezza,
il potere, non sono questioni di tasca ma di
cuore, non di quantità, ma di comportamento.
Attuale quanto mai questa pagina evangelica:
davanti alla perfida logica del capitalismo in cui
vince il più forte, la nostra coscienza cristiana
deve ribellarsi; l’uomo e la persona sono più
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importanti dello Spread del BTP e delle Banche!
Papa Francesco lo ha gridato forte: “Occorre una
economia di comunione che metta al centro
l’uomo e la sua dignità!”. Vi starete chiedendo: e
noi, cosa possiamo fare? Iniziamo ad interrogarci
sulla nostra vita: Ho una attività commerciale?
Sono ingegnere, architetto, medico…? Come
esercito la mia professione? Penso al guadagno o
punto al servizio? Mi arricchisco disonestamente
al danno del prossimo? Magari costruendo senza
criterio
una
palazzina
(per
risparmiare/guadagnare) che al primo terremoto
mi crolla? Sfrutto la salute di povera gente
ormai al termine della loro vita, dando false
illusioni con visite domiciliari che no servono a
nulla se non a riempire le mie tasche? La fede è
concretezza vissuta… è onesta esercitata! Paolo
ammonisce a non pensare che la fede si occupi
solo del sacro. Fino a che la fede non diventa
testimonianza… stiamo solo alle chiacchiere!
L’amministratore delegato della parabola è
lodato da Gesù non per la sua disonestà… ma
per la sua sagacia: “Se mettessimo la stessa
energia nel cercare le cose di Dio!”; se mettessimo
almeno la stessa intelligenza, lo stesso tempo, lo
stesso entusiasmo che mettiamo nell’investire i
nostri risparmi anche per le cose di Dio! Le
nostre comunità vivono spesso una fede
asettica… senza sapore… senza luce! Viviamo
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un cristianesimo che spesso si adagia su quattro
devozioni e un po’ di moralismo senza trasferire
nulla alla nostra vita! Il discepolo di Gesù,
ricordiamocelo, è un cittadino onesto: perché
conosce il valore dell’altro, della solidarietà,
della condivisione! Il cristiano non fa sprechi
perché sa che quanto per lui sovrabbonda, è un
bene sottratto al povero… sa che il cibo che
spreca, è una bocca non sfamata! È una chimera
tutto questo? Solo belle parole? È un sogno? Don
Tonino Bello ci ricorda che: “Una Chiesa che non
sogna, non è Chiesa. Solo chi sogna può
evangelizzare”.
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