note relative al rapporto Piano casa/paesaggio c.i gennaio 2014 Il cosiddetto Piano Casa , cui la regione Lazio ha dato attuazione con la l.r. n. 21/2009, e le due proposte di modifica, la n°75 e la n°76 che dovrebbero arrivare al Consiglio regionale nelle prossime settimane destano non poche preoccupazioni rispetto alle prospettive di tutela e valorizzazione del paesaggio regionale e più in generale rispetto al governo del territorio e l rilancio economico. Dal punto di vista della tutela del paesaggio regionale appare altamente rischiosa l'anacronistica suddivisione del territorio in ambiti di particolare pregio in cui il Piano Casa non si applica o è applicabile con alcune limitazioni ( aree naturali protette, insediamenti urbani storici, su casali e complessi rurali realizzati prima degli anni '30, aree con vincoli paesaggistici ) e ambiti di scarso pregio, in cui il Piano è applicabile, peraltro in sostanziale deroga agli strumenti urbanistici vigenti. Questa contrapposizione tra paesaggi degni di tutela (paesaggi storici, paesaggi naturali) e paesaggi ritenuti privi di valore e destinati al “sacrificio" (i paesaggi della contemporaneità , i paesaggi agricoli produttivi, i paesaggi ordinari in cui viviamo) appare del tutto incoerente con i più recenti documenti internazionali e nazionali in materia di paesaggio (Convenzione Europea del Paesaggio – proposta nel 1998 e approvata nel 2000; Prima Conferenza nazionale sul Paesaggio del 1999; Accordo Stato Regioni del 2001; Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio o Codice Urbani del 2004, etc.) nei quali si afferma che tutto il territorio è paesaggio e che attraverso gli obiettivi di qualità paesistica tendono a includere nel campo di interesse della pianificazione e progettazione paesistica non solo le aree di particolare e accertato pregio ma anche quelle “ordinarie” e persino a quelle compromesse e degradate. Questa assunzione, condivisa anche dal Nuovo Piano Paesistico Regionale (PTPR) auspica di fatto il superamento della contrapposizione tra tutela e sviluppo e impone una maggiore integrazione tra politiche e interventi di tutela paesistica e politiche e interventi di trasformazione territoriali , cosa che rischia di essere vanificata dalla legge approvata ma anche dalle sue proposte di modifica e integrazione. Un ulteriore rischio è rappresentato dalla convinzione, anche questa largamente superata, che la tutela dei paesaggi di pregio possa procedere attraverso dispositivi di difesa puntuale e selettiva di beni e aree di particolare rilevanza (vincoli) . E infatti sin troppo evidente che qualunque "aggressione " ai territori limitrofi finisca per coinvolgere anche gli ambiti vincolati. Un aumento del carico urbanistico dovuto ad un aumento delle cubature produce aumento di traffico, di inquinamento e congestione nonchè aumento del fabbisogno energetico (difficilmente quantificabili in assenza di una previsione di insieme) destinati a coinvolgere un ambito territoriale più ampio di quello di intervento, ad alterare o compromettere l'equilibrio ambientale di cui il paesaggio è l'immagine più evidente. Appare peraltro difficile immaginare che da una serie di interventi a carattere incrementale, episodico e frammentario, in assenza di una visione complessiva (che solo i piani urbanistici possono garantire) possa scaturire un miglioramento della qualità urbana e territoriale, come purtroppo è evidente nei molti territori abusivi italiani costruiti senza rispettare altre regole che quelle dettate dai fabbisogni individuali. Ulteriori preoccupazioni derivano inoltre dalla deroga agli standard ovvero dalla possibilità di monetizzazione degli stessi che segna un passo indietro anche rispetto al rapporto tra interesse pubblico e privato, e che finisce per legittimare l'atteggiamento di "rapina" nei confronti del capitale sociale e delle infrastrutture esistenti, con effetti devastanti sulla qualità della vita e del paesaggio urbano. Molte perplessità, largamente evidenziate e segnalate da più fronti, riguardano poi l'efficacia dal punto di vista economico, del Piano casa . E' l'edilizia il settore su cui vogliamo investire piuttosto che il paesaggio e i beni culturali? L’assunzione del paesaggio come risorsa favorevole allo sviluppo economico , auspicata anche dalla Convezione europea, impone una maggiore integrazione tra politiche e interventi di tutela paesistica e politiche e interventi di trasformazione territoriali. Essa comporta più in generale, l’assunzione di un punto di vista esplicitamente progettuale in grado di ricondurre concretamente il paesaggio all’interno della programmazione economica, degli interventi settoriali, dei piani territoriali e urbanistici, dei programmi integrati di intervento , senza inutili valutazioni a posteriori degli impatti o peggio irrecuperabili "sacrifici" .