PIO SERAFINI Il viaggio di un pittore Il percorso artistico di Pio Serafini somiglia al viaggio di colui che parte per raggiungere una destinazione ma sa che, strada facendo, scoprirà luoghi ed eventi che meritano delle soste. All’inizio dell’ itinerario, nella sua valigia sono stipati una congerie di rimandi, di riscoperte, di antiche tracce generazionali, di archetipi da rinnovare all’insegna di un ubi consistam, di un disvelamento di sé stesso, del suo essere nel mondo. E di come esserci. Dilemma non da poco per un artista che guarda tutto ciò che lo circonda da una postazione che assevera il presente miscelando, nelle sue figurazioni , un concentrato di quanto stipato nel suo bagaglio con un sentore di vaticinio di quanto appartiene al divenire delle cose, giostrando sul filo teso della memoria, e,insieme, dell’immaginazione. “ Tutto ciò che è immaginazione è reale”, lo afferma qualcuno in Alice nel paese delle meraviglie.Si badi bene: reale non realtà. La distinzione – a parte la licenza poetica - non è superflua per un pittore come Serafini , che sviluppa la sua indagine partendo da una immagine che appartiene al macrocosmo del sensibile, ma poi la riduce ad una icona nella quale si concentra la sua idea di extrasensorialità, affidata a un simbolo, a una campionatura, a una parte per il tutto. Questa sua facoltà di esemplificare il contenuto della composizione – una sorta di sineddoche pittorica - esibendo indizi e accostamenti di locazioni altrimenti necessitanti di elementi identificativi di un sostrato realistico , che qui, come si è detto, non è praticato, allude , di volta in volta, ad una connotazione ambientale, ovviamente, ma anche a un’astanza antropologica. Se si dovesse accostare questa pittura a un preciso genere musicale, si dovrebbe fare riferimento al free jazz, per i frequenti stacchi del sound e per la rarefazione della tessitura melodica. E’ nella sua valigia che Serafini trova la sedimentazione dei significati che trasforma sulla tela in lacerti di un discorso appena accennato, ma potenzialmente foriero di implicazioni e sviluppi non soltanto figurativi. Ad esempio: gli animali. Cavalli, bovini, ovini,galli , pesci, archetipi di un’economia rurale e domestica, dove l’artista affonda la sua vena evocativa di un universo che appartiene ad una temporalità immanente, ma che , in virtù di questa loro ascendenza, li offre in una versione morfologica, si direbbe, deformata perché la sua pittura - dopo gli inizi venati di riferimenti nostalgici – è venuta esprimendosi in forme che rifiutano l’archeologia dei sentimenti e virano il discorso verso immagini che mimetizzano il presente, talora anche in modo iperbolico. Si vedano, a titolo di esempio, alcuni paesaggi dominati da anonime escrescenze edilizie, che si rapportano a un futurismo che è il sintomo dell’alienazione dell’uomo d’oggi,oppure, per tornare agli animali, galli e tori dipinti come simboli di una esuberanza ferina, che il consorzio cosiddetto civile non ascrive al solo comparto zoologico. Giunto all’attuale stazione del suo itinerario artistico, Serafini sembra essersi convinto che solo liberandosi delle ultime scorie delle pulsioni soggettive può ambire a conquistare quegli spazi che, selezionando la gamma cromatica anche in funzione di una espressività duale, consentono a un pittore di essere pienamente nel suo tempo. Carlo Melloni aprile 2013