Sublime Da Wikipedia, l'enciclopedia libera. Joseph Wright of Derby, Il Vesuvio in eruzione, 1774, Derby, Museum and Art Gallery Il Sublime (dal latino sublimis, composto di sub- ‘sotto’ e limus ‘obliquo’; quindi propriamente ‘che sale obliquamente’, ovvero di sub- 'sotto' e limen- 'soglia', propriamente 'che giunge fin sotto la soglia più alta') è una categoria estetica che risale all'antichità classica. Indice 1 Il trattato del Sublime 2 Edmund Burke 3 Il Sublime secondo Kant 4 Il Sublime secondo Schopenhauer 5 Nell'arte 6 Bibliografia 7 Voci correlate 8 Altri progetti 9 Collegamenti esterni Il trattato del Sublime L'estetica del Sublime fu elaborata per la prima volta dallo Pseudo Longino, il cui trattato del Sublime (I secolo d.C.) studia il fenomeno in relazione agli effetti che l'opera esercita sull'animo umano, anziché occuparsi della sua intrinseca natura. Già in questo trattato si manifesta dunque l'aspetto peculiare di un'estetica che supera la concezione tecnicista del Bello e la sua aspirazione a definire canoni oggettivi. Grazie alla traduzione inglese di John Hall e alla traduzione francese di Nicolas Boileau (Parigi 1636-1711) il trattato era ben conosciuto nel Seicento, ma è il Settecento il secolo in cui il concetto di Sublime venne posto tra le questioni fondamentali dell'estetica. Edmund Burke Tale ricerca sarà sviluppata in modo organico nel XVIII secolo, in chiave preromantica, da Edmund Burke, che nel 1757 pubblica il trattato "Enquiry upon the origin of our ideas of the sublime and beautiful" (Indagine sull'origine delle nostre idee di sublime e di bello), sostenendo per la prima volta il primato del Sublime sul Bello. L'Enquiry sviluppa la nozione di Sublime da un duplice punto di vista: anzitutto attraverso quella che potremmo chiamare una fenomenologia del Sublime: la catalogazione, ricca di sfumature e suggestioni degli oggetti che suscitano il sentimento del Sublime (parte II); in secondo luogo tramite una teoria esplicativa delle modalità psicofisiche che generano tale emozione (parte IV). Con questo secondo lato della propria indagine, Burke è pienamente inserito nel programma illuministico di elaborazione di una scienza della natura umana (secondo la nota espressione di Hume). Su entrambi i versanti dell'indagine il concetto di Sublime è correlato e contrapposto a quello di Bello. Nell'idea di Burke è Sublime "Tutto ciò che può destare idee di dolore e di pericolo, ossia tutto ciò che è in un certo senso terribile o che riguarda oggetti terribili, o che agisce in modo analogo al terrore", il sublime può anche essere definito come "l'orrendo che affascina". La natura, nei suoi aspetti più terrificanti, come mari burrascosi, cime innevate o eruzioni vulcaniche, diventa dunque la fonte del Sublime perché "produce la più forte emozione che l'animo sia capace di sentire", un'emozione però negativa, non prodotta dalla contemplazione del fatto in sé, ma dalla consapevolezza della distanza insuperabile che separa il soggetto dall'oggetto. William Turner, Bufera di neve: Annibale e il suo esercito attraversano le Alpi, esposto nel 1812, Londra, Tate Gallery Il Sublime secondo Kant Qualche decennio più tardi, nel 1790, Immanuel Kant, muovendo da una contrapposizione tra estetica del bello ed estetica del sublime, torna su quest'ultimo concetto nella Critica del Giudizio, ampliandolo e distinguendo tra sublime dinamico (espressione della potenza annientatrice della natura, di fronte alla quale l'uomo prende coscienza del limite) e sublime matematico (che nasce dalla contemplazione della natura immobile e fuori dal tempo). Di fronte alla magnificenza della natura l'uomo prova dapprima un senso di smarrimento e di frustrazione, ma riconosce poi grazie all'esperienza del sublime la propria superiorità: in quanto unico essere del creato capace di un agire morale, egli è collocato al di sopra della natura stessa e della sua grandiosità. Al primo tipo appartengono fenomeni spaventosi quali gli uragani o le grandi cascate, al secondo tipo gli spazi a perdita d'occhio del deserto, dell'oceano e del cielo. La contemplazione di tale spettacolo - nell'idea kantiana - induce la mente a prendere coscienza del proprio limite razionale e a riconoscere la possibilità di una dimensione sovrasensibile, da esperire sul piano puramente emotivo. È in questo senso che il concetto di Sublime ebbe un impatto decisivo sull'estetica romantica, che tuttavia tese per lo più a privilegiarne l'aspetto dinamico, spesso in chiave drammatica. Anche Schiller e i romantici si ispirano al concetto kantiano, il primo individuando anche una funzione educativa del sublime, i secondi attribuendo il significato della massima coscienza cosmica. Il Sublime secondo Schopenhauer Allo scopo di chiarire il sentimento del Sublime, Schopenhauer, nel primo volume de Il Mondo come Volontà e Rappresentazione elenca esempi di passaggio dal Bello al più elevato Sublime. Per il filosofo, il sentimento del Bello è semplicemente il piacere provato guardando un oggetto piacevole. Il sentimento del Sublime, invece, è il piacere che si prova osservando la potenza o la vastità di un oggetto che potrebbe distruggere chi lo osserva. Nell'arte Tra i molti artisti che, a cavallo tra il Settecento e l'Ottocento, hanno interpretato più o meno consapevolmente l'estetica del sublime, merita una menzione particolare il pittore inglese William Turner, i cui uragani, le cui bufere di neve e le cui battaglie marine rappresentano l'incarnazione pittorica di questa idea. Suo complementare è Caspar David Friedrich, con tele in cui l'uomo è raffigurato come un minuscolo neo di fronte alla grandezza della natura, mentre la sua controparte è John Constable, con una differente interpretazione del sublime applicata al quotidiano. Bibliografia Pseudo Longino, Del sublime Immanuel Kant, Critica del giudizio, 1790, trad. it. di Alfredo Gargiulo, Laterza, Roma-Bari 1974 Giorgio Pestelli, Tipologie del "sublime" nell'Ottocento musicale europeo, in L'Europa musicale. Un nuovo rinascimento: la civiltà dell'ascolto, a cura di Anna Laura Bellina e Giovanni Morelli, Vallecchi, Firenze 1988, pp. 217-244 Michela Garda, Musica sublime. Metamorfosi di un'idea nel Settecento musicale, Ricordi, LIM, 1995 ISBN 88-7592-453-8 (Ricordi) - ISBN 88-7096145-1 (LIM) Collegamenti esterni Testi (EN) John Dennis, The Grounds of Criticism in Poetry (1704) (EN) Edmund Burke, A Philosophical Inquiry into the Origin of Our Ideas of The Sublime and Beautiful (1756) Studi (EN) Marjorie Hope Nicholson, Sublime in External Nature. Voce tratta dal Dictionary of History of Ideas (1973-74), opera di una delle maggiori studiose dell'argomento. Il Sublime moderno, tipicamente espresso nella teorizzazione burkiana (ma anche in Kant), è strettamente legato al rapporto uomo-natura, della cui valenza estetica viene qui ricostruita la storia. Non si trascurino i link ad altre voci del Dictionary: Mountain Attitudes, Cosmic Voyages ecc. (EN) George P. Landow, The Sublime. Ipertesto incluso nel Victorian Web. Landow adatta in forma ipertestuale un capitolo del suo libro sull'estetica di Ruskin, perciò la sua ricostruzione della genesi del concetto di "sublime" nell'età moderna è basata soprattutto sugli autori inglesi, mentre trascura l'apporto di Kant. Sono, comunque, molto stimolanti i riferimenti alla triplice "radice" della nozione di sublime, che Landow individua a) nella retorica dello Pseudo-Longino, b) nella morale del sentimento e c) nella sensibilità fra teologia e paesaggistica espressa dalla Telluris Sacra Theoria di Burnett. Pietro Giordanetti, Kant, Burke e l'estetica, dal sito Spazio Filosofico, dell'Università di Milano. Remo Bodei, Intervista su L'estetica del bello e del sublime, dall' Enciclopedia Multimediale delle Scienze Filosofiche. L'intervista si può anche ascoltare parzialmente in video: Il sublime Livia Sguben, Il sublime nel "Don Giovanni", da De Musica, annuario del Seminario Permanente di Filosofia della Musica, dell'Università di Milano.