LA LOTTA TRA LA CHIESA E L'IMPERO
La lotta tra l'impero, il papato e i comuni del nord Italia ha già avuto luogo nella
seconda metà del XII secolo: Federico Barbarossa imperatore non è riuscito a
sconfiggere la Lega Lombarda (i comuni) e nemmeno a conquistare il regno
Normanno a sud Italia. E' riuscito però a far sposare suo figlio, Enrico (futuro Enrico
VI) con Costanza d'Altavilla, figlia di Ruggero d'Altavilla, il fondatore della dinastia
normanna in Sicilia.
Nel 1190, alla morte di Federico Barbarossa, il tedesco Enrico VI incontra gravi
difficoltà: in Sicilia si oppongono alla sua successione, Tancredi di Lecce, normanno,
nipote del defunto re Guglielmo II e nipote di Costanza d'Altavilla. Tancredi è
incoronato re a Palermo nel 1191, grazie all'appoggio di papa Clemente III, e del re
inglese Riccardo Cuor di Leone.
Enrico VI scende in Italia nel 1191, ma deve subito fronteggiare la ribellione del
duca di Sassonia Enrico il Leone e di suo figlio Ottone di Brunswick (sostenuti dal re
inglese). Enrico VI riesce a catturare in Austria Riccardo Cuor di Leone, che tornava
dalla terza crociata, e il re inglese è costretto alla sottomissione feudale e a pagare
un alto riscatto. Enrico VI riesce quindi a conquistare la Sicilia nel 1194.
Enrico VI deve far fronte a continue ribellioni e tentativi di usurpazione in
Germania, deve limitare l'azione dei Comuni del nord Italia che tendono ad
emanciparsi dall'autorità imperiale e deve opporsi al papato che teme di essere
stretto tra l'impero a Nord e il regno di Sicilia a sud. Quando nel 1196 Enrico VI
proclama suo figlio Federico (futuro Federico II) re di Roma, il papa Celestino III si
oppone e lo scomunica. Enrico VI risponde organizzando una crociata tutta tedesca,
ma muore improvvisamente in Sicilia a soli 32 anni.
I comuni del nord Italia espellono i funzionari tedeschi. In Germania si contendono
il titolo di imperatore Ottone di Brunswick di Baviera (Welf = guelfi) e Filippo di
Svevia, fratello di Enrico VI, (castello di Weibling = ghibellini).
Costanza d'Altavilla riconosce l'autorità del papa e non lancia proprio figlio
Federico (meno di quattro anni) nella contesa al trono imperiale. Papa Innocenzo III
incorona Federico II, re di Sicilia.
trono imperiale
FEDERICO I BARBAROSSA
ENRICO VI
sposa Costanza d'Altavilla
la Sicilia normanna
FEDERICO II di Sicilia
Re Enzo
Corrado IV
Corradino
Manfredi
Costanza che
sposa Pietro III d'Aragona
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sotto
reggenza
sotto
tutela
re di
Sicilia
lotta per
l'impero
battaglia
di
Bouvines
in
Germania
imperatore
a Roma
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FEDERICO II, figlio dell'imperatore Arrigo VI (Enrico VI) di
Hohenstaufen e di Costanza d'Altavilla, ultima regina normanna di
Sicilia, nasce Jesi il 26 dicembre del 1194. Alla morte di Arrigo VI (1197)
Costanza di Altavilla è reggente, per il figlio Federico II, del regno di
Sicilia. La ex imperatrice, ora regina, è in contrasto con la nobiltà
tedesca presente a Palermo e nel sud Italia e, poco prima di morire
(1198), nomina il papa Innocenzo III (Lotario dei Conti di Segni) tutore
del piccolo Federico II.
Federico II, trascorre la sua infanzia nella reggia di Palermo, mentre
nobiltà normanna e nobiltà tedesca ancora sono in lotta per il potere nel
sud Italia.
Nel 1208 Federico II diventa maggiorenne, diventa re di Sicilia e
lotta per sottomettere tutti i nobili al suo potere. Pochi mesi prima Filippo
Staufen di Svevia, capo dei ghibellini, viene ucciso e Federico II è
possibile pretendente al trono imperiale.
Ottone IV di Brunswick, figlio di Enrico re di Baviera, è capo del
partito guelfo, è re di Germania dal 1198, nel 1208 è anche re dei
romani e nel 1209 è incoronato imperatore da papa Innocenzo III.
Proprio le pretese di Ottone IV, sulla Sicilia, rompono l'accordo fra
l'imperatore e il papa Innocenzo III, che decide di dare il suo appoggio a
Federico II.
Federico II è nominato re di Germania da un'assemblea di principi
tedeschi ghibellini, lascia la Sicilia e si reca con 60 cavalieri in
Germania, per combattere contro Ottone IV. La contesa si risolve nella
grande battaglia di BOUVINES (1214). Da una parte il sovrano inglese
Giovanni Senza Terra e Ottone IV di Brunswick (scomunicato quattro
anni prima), dall'altra Filippo Augusto re di Francia e il re di Germania
Federico II, sostenuto da papa Innocenzo III
Federico II rimane ancora sei anni in Svevia, dove consolida il
proprio potere: concede ai nobili germanici di battere moneta e fondare
città, ma ribadisce il proprio potere centrale, grazie all'appoggio anche
dell'ordine religioso dei Cistercensi e dell'ordine militare e religioso dei
Cavalieri Teutonici. I primi sono potenti, ricchi, colti e liberi dal dominio
dei nobili, i secondi sono un piccolo esercito da usare nel nord Europa e
nelle crociate.
Nel 1216 muore Innocenzo III e gli succede Onorio III (Cencio
Savelli). Il 22 novembre del 1220 Federico II è incoronato imperatore,
in San Pietro. Deve rispettare l'impegno preso con Innocenzo III di non
unire Germania e Sicilia, deve rispettare l'impegno preso con Onorio III
di guidare una crociata (la sesta) bandita dal IV Concilio Lateranense,
aiuta il papa contro le pretese dei Comuni e ribadisce l'esonero dal fisco
dei prelati. Nel 1220 Federico II sposa Costanza d'Aragona, che però
morirà due anni dopo, e ritorna in Sicilia.
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il
potere
nel regno
di Sicilia
la sesta
crociata
le
costituzion
i
Melfitane
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Federico II deve, di nuovo, consolidare il proprio potere.
1) Emana le Costituzioni di Capua (sono abolite immunità e regalie
che i nobili si sono attribuite).
2) Fonda l'Università (statale) di Napoli: futuri funzionari della Magna
Curia, ma obbligo di residenza.
3) Riunisce la Dieta di Cremona (1228): ufficialmente si deve
organizzare una crociata, in realtà si deve riportare all'obbedienza i
Comuni del nord Italia.
I Comuni si uniscono in una Seconda Lega Lombarda, ma non si
arriva alla guerra.
Muore papa Onorio III e gli succede Gregorio IX (Ugolino dei Conti di
Segni) che impone a Federico II l'obbligo di allestire la crociata
promessa. Incidenti e peste rallentano la crociata, finché Gregorio IX
scomunica Federico II, che in fine parte per la crociata.
La VI CROCIATA (1228-1229): accordi diplomatici con sultano
d'Egitto Malik el-Kamil. Ottiene Gerusalemme, Betlemme, Nazareth e
Sidone, concede oro e tregua con l'Egitto per dieci anni, sposa Isabella
di Brienne e si autoproclama re di Gerusalemme. Lascia Gerusalemme
poiché sa che l'esercito del pontefice (i clavisegnati) ha invaso il regno
di Sicilia. L'esercito del papa, non aiutato dai Comuni del nord è battuto
e si arriva al TRATTATO DI SAN GERMANO (1230): Federico II non è
scomunicato, non ha l'obbligo di tener separati impero e Sicilia.
Federico II emana, a Melfi, nel 1231, le Costituzioni del regno di Sicilia
(nel Liber Augustalis) dette anche Costituzioni Melfitane: tradizione
normanna, contributi personali del sovrano, elementi di diritto romano.
- Il potere emana dal sovrano ed è gestito dai suoi funzionari della
Magna Curia
- I cittadini sono sostanzialmente uguali di fronte alla legge;
- Lo Stato riconosce sempre meno diritti a Nobili e Comuni;
- Fisco, amministrazione e diritto sono alla base del regno;
- Le città sono controllate dai balivi;
- Monopolio del re su sale, ferro, seta e coloranti.
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
Federico II
contro

principi
tedeschi,

Comuni
e
papato


morte di
Federico II

Corrado IV
Manfredi
Corradino



arriva
Carlo
d'Angiò



Federico II deve battersi su tre fronti: la nobiltà tedesca, i Comuni del
nord, il papato.
Il figlio Enrico VII guida la rivolta (1235) dei principi tedeschi, ma
Federico vince e reprime la rivolta, anche se fa qualche concessione
ai principi tedeschi nella dieta di Magonza.
Con l'aiuto del forte partito ghibellino e di Ezzelino da Romano,
signore della Marca Trevigiana, Federico II sconfigge i Comuni del
nord a Cortenuova (1237).
Papa Gregorio IX ritiene che Federico II sia troppo potente e lo
scomunica per la seconda volta (1239). Il papa convoca un Concilio
(1241), ma Federico II, con l'aiuto di Pisa cattura numerosi prelati.
Nel 1241 muore papa Gregorio IX ed anche papa Celestino IV. Papa
Innocenzo IV convoca un concilio a Lione (1245) e la guerra tra
Comuni, papa ed imperatori prosegue. Federico II perde all'assedio
di Parma, ed è sconfitto dai bolognesi a Fossalta (1249) dove viene
preso prigioniero suo figlio Enzo (morirà in prigione, a Bologna, nel
1272). Mentre prepara un esercito in Puglia, Federico II muore
all'improvviso nel Castello di Ferentino (1250), presso Lucera.
La guerra tra guelfi e ghibellini, tra regno di Sicilia e papato, tra
impero, comuni e papato, prosegue.
A Federico II succede il figlio Corrado IV, ma questi rimane in
Germania, dove muore dopo quasi cinque anni (1254). Dovrebbe
succedergli il figlio Corradino, il quale ha solo due anni.
Un altro figlio naturale di Federico II, Manfredi, dopo aver sparso la
voce che Corradino era morto, si proclama re di Sicilia (1258) e
prosegue l'opera di suo padre. Con l'aiuto dei ghibellini senesi e
fiorentini (Farinata degli Uberti) sconfigge la Firenze guelfa a
Montaperti (1260).
Due papi francesi, Urbano IV (Jacques Pantaléon 1261-1264) e
Clemente IV (Gui Le Gros Foulques 1265-1268) offrono la corona
del regno di Sicilia a Carlo d'Angiò, signore di Provenza e fratello
del re francese Luigi IX, il Santo.
Nel 1266 Carlo d'Angiò scende in Italia, viene incoronato re di Roma
e di Sicilia, e sconfigge Manfredi a Benevento, il 26 febbraio del
1266.
Nel 1268 il sedicenne Corradino, convinto dalle città ghibelline a
scendere in Italia per combattere contro guelfi ed Angiò, viene
sconfitto a Tagliacozzo e decapitato a Napoli (28 ottobre 1268).
Finisce in Italia il regno degli Svevi e stessa sorte subirà il partito
ghibellino. E' ancora vivo Enzo, figlio di Federico II, ma è prigioniero
a Bologna, dove morirà nel 1272.
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
dal
periodo
angioino



alla guerra
dei Vespri
1282-1302
alla Sicilia
aragonese


I seguaci degli Svevi sono perseguitati. La capitale si sposta da
Palermo a Napoli.
I baroni francesi sostituiscono i baroni tedeschi ed impongono un
duro regime fiscale. Forti tributi al papa e debiti per le spese militari.
A Napoli dettano legge i grandi banchieri fiorentini (i guelfi Bardi,
Peruzzi, Acciaiuoli).
Carlo d'Angiò cerca di costruirsi un dominio mediterraneo (da Tunisi
a Costantinopoli) ma la nobiltà siciliana, favorevole agli Svevi,
chiama, come legittimo pretendente, Pietro III d'Aragona, marito di
Costanza, figlia di Manfredi.
All'ora del vespro, del lunedì di Pasqua del 1282, un soldato
francese perquisisce una donna di fronte alla chiesa di Santo Spirito
a Palermo. Scoppia la rivolta dei Vespri Siciliani. Le truppe
spagnole portano a Palermo Pietro III d'Aragona, che viene eletto re.
La guerra dei Vespri Siciliani dura fino al 1302 e si conclude con la
pace di Caltabellotta. La Sicilia va a Giacomo d'Aragona che è
succeduto a Pietro III, alla sua morte sarebbe dovuta tornare agli
Angiò, cosa che non avvenne.
FEDERICO II DI SVEVIA





SCUOLA SICILIANA: prima metà del XIII secolo, una delle prime volte in cui si usa
intenzionalmente il volgare e non il latino, per comporre poesie. Noi oggi le
conserviamo nella trascrizione toscana, ma furono scritte in volgare-siciliano. I poeti
Pier delle Vigne, Giacomo da Lentini, Jacomo Mostacci, Guido delle Colonne e lo
stesso Federico II e suo figlio Enzo compongono sonetti e canzoni che notevole
influenza avranno sulla poesia toscana e sul dolce stil novo. Alla corte di Federico II,
arabi, ortodossi, ebrei e cattolici. Federico II aiuterà anche il matematico Fibonacci e
il naturalista arabo Ibn Sadin. La corte non si riunisce solo a Palermo ma anche nei
numerosi castelli imperiali disseminati in tutta Italia.
UNIVERSITÀ DI NAPOLI (1224): seconda solo a Bologna per gli studi giuridici.
SCUOLA DI SALERNO (1231): prima cattedra di anatomia che consente la
dissezione dei cadaveri. Studi di botanica per fini medicinali e distillazione dell'alcol
(di provenienza araba).
DE ARTE VENANDI CUM AVIBUS (L'arte di cacciare con i falconi) è un trattato,
ricco di miniature, che mette in evidenza una profonda conoscenza naturalistica
dell'imperatore, che in base alle proprie esperienze dirette critica anche affermazioni
di Aristotele. Non è solo un trattato sulla caccia ma è un vero e proprio trattato di
ornitologia.
CASTELLI DELL'IMPERATORE ad Augusta, a Siracusa, a Catania, a Lucera, a
Castel del Monte, a Barletta, a Prato. A Lucera Federico II aveva costituito una
comunità di saraceni, che da suoi avversari si erano poi trasformati, grazie alla sua
protezione, in fedeli sudditi e scelta guardia del corpo. Il famoso Castel del Monte,
vicino a Barletta, è alto 24 metri ed è costituito da un ottagono, circondato, negli
spigoli da otto torri ottagonali. Era utilizzato come casa di caccia e, singolarmente
per il periodo e per il proprietario, non contiene al suo interno una cappella per le
funzioni religiose.
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ERESIE, INQUISIZIONE, ORDINI RELIGIOSI
Per il diritto canonico eretico è colui che, battezzato e conservando il nome di cristiano, nega
qualcuna delle verità alle quali il cattolico deve credere per fede. Il termine eresia deriva dal greco
àiresis e vuol dire scelta. L'eretico compie infatti una scelta diversa da quelle operate dalla propria
Chiesa. D'altra parte il cristiano seguace di Pierre Valdès (Pietro Valdo), che voleva vivere in
povertà come gli apostoli, considerava eretico il proprio vescovo che viveva nel lusso e spesso nel
peccato. La Chiesa cattolica è sempre stata più severa verso gli eretici che verso gli infedeli.
Quando Innocenzo III scatenò la crociata contro gli Albigesi, dichiarò che tali eretici erano "peggiori
degli stessi saraceni".
Apostata è invece chi abbandona la propria religione e sceglie un'altra religione, l'ateismo o
l'agnosticismo. Pagano è chi non ha ricevuto il messaggio cristiano oppure chi lo ha respinto per
rimanere legato alle tradizioni religiose dell'antica Roma. Alcuni studiosi di etimologia fanno
derivare il termine pagano dal latino pagus (villaggio), in quanto il cristianesimo si sarebbe diffuso
prima nelle città e più tardi nelle campagne. Lo scismatico è colui che divide una chiesa. Grecoortodossi e cattolici romani si accusano a vicenda di aver causato uno scisma (divisione)
nell'originale Chiesa Cristiana. Così si potrà sostenere che Enrico VIII, creando una Chiesa
Anglicana, sarà scismatico in quanto ha diviso la Chiesa Cattolica, ma non eretico poiché non ha
introdotto sostanzialmente nuovi dogmi o nuove liturgie nella Chiesa da lui creata. Pochi anni fa
alcuni pastori anglicani (anche sposati) hanno abbandonato la Chiesa Anglicana, nel momento in
cui essa riconosceva alle donne il diritto al sacerdozio, e sono stati accolti di nuovo dalla Chiesa
Cattolica che non accetta tale ipotesi.
Il termine opposto ad eresia è ortodossia (dal greco orthòs = dritto, giusto e doxa = pensiero).
Infatti i cristiani ortodossi sono convinti di essere sulla giusta strada e pensano che i cattolici siano
sulla strada sbagliata.
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I VALDESI
Con una storia simile a quella di Francesco d'Assisi, un ricco mercante di Lione, Pietro Valdo
(Pierre Valdès 1146 ca - 1217 ca), in seguito ad una crisi religiosa, nel 1176 dona tutte le sue
ricchezze, decide di vivere in povertà e di predicare il messaggio evangelico. I suoi seguaci sono
chiamati valdesi o poveri di Lione e rifiutano l'obbedienza al clero corrotto. Anche se il movimento
non aveva posizioni realmente ereticali e si limitava ad auspicare un ritorno della Chiesa alla
povertà evangelica, fu condannato dal Sinodo di Verona del 1184. I valdesi francesi furono coinvolti
nella strage degli Albigesi, una parte di loro tornò sotto la chiesa cattolica, una parte sopravvisse in
Italia.
I VALDESI ITALIANI
I Valdesi del nord Italia si fusero con alcuni movimenti ereticali lombardi e si staccarono ancora di più dalla
Chiesa cattolica. Rifiutarono la validità dei sacramenti se somministrati da clero corrotto, rifiutarono l'idea del
Purgatorio e si opposero sempre di più alla Chiesa di Roma. Il movimento valdese si estese poi in tutta
Europa, fino anche alle nazioni orientali.
Col sinodo di Cianforan (1532) i Valdesi aderirono alla Riforma Protestante assumendo alcune tesi del
calvinismo: tutte le anime erano predestinate, i pastori potevano sposarsi (gli antichi "barba", i predicatori
itineranti valdesi erano celibi), i soli sacramenti erano battesimo ed eucarestia. Nel 1561 eserciti al servizio del
papato distrussero tutte le comunità valdesi della Calabria, nel 1655 Vittorio Amedeo I di Savoia, con i
massacri delle Pasque Piemontesi, costrinse i pochi superstiti piemontesi all'esilio. Il primo atto di tolleranza
verso i Valdesi si ebbe con un editto di Carlo Alberto nel 1848. Attualmente i Valdesi, numerosi nelle valli
vicino a Cuneo, ma presenti in Francia, Germania ed America Latina, fanno parte della Federazione delle
Chiese Evangeliche.
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I CATARI
Il movimento dei Catari (dal greco katharòs = puro) proveniva dall'Europa orientale e si
diffuse in Italia, nella Francia del sud (Albigesi), in Catalogna e nelle Fiandre tra i secoli XI
e XIII. Manichei convinti credevano che nel mondo agissero solo due principi, Dio e
Satana, lo spirito e la carne. I Catari cercavano di vivere in un rigido ascetismo,
disprezzavano il matrimonio, l'amore fisico, la procreazione, il consumo della carne, del
latte e delle uova. Non riconoscevano le leggi della società, non accettavano di
combattere, rifiutavano i sacramenti, praticavano un battesimo con l'imposizione delle mani
(consolamentum), criticavano aspramente le autorità religiose colpevoli di vivere nel lusso
e nei piaceri della carne. Desideravano mortificare il corpo con digiuni e arrivavano anche
all'endura (suicidio per astinenza da qualunque alimento).
GLI ALBIGESI
Nell'XI secolo, nel sud della Francia, nella Provenza o Linguadoca (Languedoc), si
diffonde il movimento cataro che ha il suo centro principale nella città di Albi. Non tutti i
catari praticano l'endura e le città della Linguadoca sono ricche di monumenti, commerci e
cultura. La lingua d'oc è diversa dal francese, più vicina al latino, e la cultura provenzale è
una delle più ricche ed interessanti dell'Europa medievale; influenzerà fortemente la
Scuola Siciliana, il dolce stil novo, i comico realistici, il Petrarca ecc.
Nella seconda metà del XII secolo, il movimento albigese si è esteso in tutta la Francia
del sud e gode della protezione del conte di Tolosa, Raimondo VI. Fallita una prima
spedizione militare contro gli Albigesi nel 1177, nel 1207, papa Innocenzo III scomunica
Raimondo VI e lancia l'interdetto (nessun sacramento può essere celebrato) contro le città
Albigesi. L'assassinio di un legato papale porta alla crociata contro gli Albigesi. Il re
francese Filippo II non partecipò alla crociata, ma tutta la nobiltà piccola della Francia del
nord trovò in essa occasione di ricco bottino. I crociati, guidati da Arnaldo di Citeaux,
avevano infatti diritto di saccheggio. La crociata cominciò nel 1209 con la presa di Béziers
e col massacro di migliaia di donne, vecchi e bambini, molti dei quali rifugiatisi nelle chiese
e finì con le stragi operate da Simone di Monfort nel 1213. Il vero obiettivo fu realizzato: la
Francia del sud fu annessa alla Francia del nord, Tolosa fu conquistata, la lingua e la
cultura provenzale furono annientate. Il movimento degli Albigesi rinacque nel XIV secolo e
si estinse nel Quattrocento.
I GIOACHIMITI
Un frate calabrese, Gioacchino da Fiore (1130 ca -1202), un teologo mistico, uscito
dall'ordine dei Cistercensi, fondò a Fiore, sulla Sila, l'ordine dei monaci Florensi,
riconosciuto da papa Celestino III nel 1196. Ritenuto un profeta elaborò una visione della
storia del mondo divisa in tre età: l'età del Padre (dalla creazione alla nascita di Cristo),
l'età del Figlio (dalla nascita di Cristo in poi), l'età dello Spirito (che in base a complicati
calcoli doveva cominciare nel 1260) con la quale il mondo doveva finire nella luce dello
spirito e nella pace degli uomini. Scomunicato e condannato come eretico nel IV Concilio
Lateranense del 1215 dette però origine ad un pensiero gioachimita che influenzo
numerosi ambienti francescani della Sicilia e che si distinse per una condanna della
corruzione del papato e per la predicazione dell'imminente venuta dell'Anticristo. Radici
gioachimite avranno i movimenti dell'Alleluia (1233) e dei Flagellanti (1260), influenzati da
Gioacchino da Fiore saranno anche i francescani spirituali, Dante pone "l'abate
Giovacchino, / di spirito profetico dotato" in Paradiso (XII, vv. 139-141)
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L'INQUISIZIONE
Papa Lucio III, nel 1184, con la Bolla Ad Abolendam (Per la distruzione), istituisce
l'Inquisizione ed affida ad ogni vescovo l'incarico di cercare (inquisire) per condannare i
Catari e i Valdesi.
Con il IV Concilio Lateranense, del 1215, papa Innocenzo III organizza questo vasto
tribunale impegnato nella lotta contro l'eresia. Nelle zone dove l'eresia sembrava prendere
piede venivano inviati legati pontifici che seguivano le attività dei tribunali ecclesiastici
locali. Nel 1252 papa Innocenzo IV, con la bolla Ad extirpandam, autorizza e giustifica
l'impiego della tortura, già per altro in pieno uso. La sentenza spettava al Vescovo, ma
l'esecuzione della pena, compresa la confisca dei beni, toccava alle locali autorità
politiche. I giudici inquisitori cercavano in tutti i modi di ottenere la confessione o l'abiura.
Non sempre la pena era quella del rogo (sentenza senza sangue) spesso il processo si
concludeva con multe, pellegrinaggi, il taglio della lingua, il carcere a vita.
L'Inquisizione riprenderà vigore nella Spagna di Ferdinando il Cattolico ed Isabella di
Castiglia che nel 1478 otterranno da papa Sisto IV di poter scegliere in autonomia i giudici
inquisitori. L'inquisizione Spagnola sarà diretta contro ebrei, moriscos (arabi spagnoli
convertiti con la forza al cristianesimo) ed eretici di ogni corrente di pensiero. Il processo si
concludeva con una sfarzosa e sanguinosa cerimonia pubblica, l'autodafé.
L'Inquisizione Romana nasce con Paolo III nel 1542 ed ha il compito di reprimere la
Riforma Protestante o tutte quelle forme di pensiero che sottopongano a critica l'autorità
della Chiesa Cattolica. Avranno a che fare con l'Inquisizione, oltre che le streghe e gli
stregoni (condannati fino agli ultimi anni del '700), Giovanni di Avila oggi santo ma in
prigione dal 1532 al 1534, il riformatore spagnolo Michele Serveto (Miguel Servet)
condannato a morte dall'Inquisizione nel 1553 ma su denuncia dei Calvinisti, l'ecclesiastico
Pietro Carnesecchi, decapitato nel 1577, il filosofo Giordano Bruno, torturato e giustiziato
nel 1600, l'astronomo Copernico i cui scritti saranno messi all'Indice nel 1616, il poeta e
filosofo Tommaso Campanella in prigione per ventisette anni (fino al 1629), Galileo Galilei
costretto all'abiura nel 1633.
Nel 1908 l'Inquisizione diventa il Tribunale del Sant'Uffizio, nel 1965 assume il nome di
Congregazione per la Dottrina della Fede, oggi (1998) presieduta dal teologo tedesco
cardinale Joseph Ratzinger.
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GLI ORDINI MENDICANTI
All'esperienza medievale dei monaci che vivono in ascesi e preghiera, in isolati
monasteri, si affianca nel Duecento la figura del frate (fratello) il cui convento è posto in
città o nelle sue vicinanze, e la cui vita si svolge nelle città, assumendo i più diversi ruoli,
da quello di frate in cerca di elemosine a quello di frate giudice dell'Inquisizione o docente
universitario.
Nel 1205 il vescovo spagnolo Diego di Osma e il Canonico Domenico di Guzman,
hanno l'autorizzazione papale (1206) a combattere i Catari anche verbo et exemplo (con le
parole e con l'esempio di vita). Nascono così i Domenicani, che almeno all'inizio univano
la povertà evangelica tanto cara agli eretici, ad una competenza dottrinale ed ad un'abilità
dialettica, che consentiva loro di vincere in quasi tutte le dispute pubbliche. Il loro ordine
sarà approvato ufficialmente dal IV Concilio Lateranense e da papa Onorio III (1216). I
domenicani riprendono l'insegnamento di Sant'Agostino ed avranno spesso incarichi
universitari o giudiziari nell'Inquisizione. Vestono tonaca bianca con mantello e cappuccio
nero.
Francesco d'Assisi (1182-1226), abbandonate ricchezze e vita laicale, cominciò a
predicare il Vangelo e a vivere di elemosina. Il movimento francescano si diffuse subito ed
ebbe numerosi seguaci. La Chiesa aveva molti sospetti su questo movimento che
ricordava eresie d'oltralpe e nel 1220 Francesco fu affiancato dal cardinale Ugolino che
scrisse una Regola per l'ordine dei Francescani, approvata oralmente da Innocenzo III ed
ufficialmente da papa Onorio III nel 1223. Alla fine del '200 i francescani sono circa
trentamila.
Accanto ai Francescani o Frati Minori, nacquero anche le Clarisse (le suore di Santa
Chiara) e il Terz'Ordine o Terziari (laici che vivono in povertà). I Francescani si divisero in
due correnti, contrapposte anche militarmente, degli Spirituali (povertà integrale) e dei
Conventuali (si possono accettare eredità, si possono costruire Chiese e conventi). Con
l'aiuto militare di Bonifacio VIII vinsero i secondi. Il principale campo d'azione dei
Francescani e poi dei Cappuccini sarà l'assistenza ai più poveri e malati e le missioni di
evangelizzazione.
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I COMUNI IN ITALIA NEL XIII SECOLO
L'IMPERATORE FEDERICO II, CON LA BATTAGLIA DI CORTENUOVA (1237), AVEVA
COMBATTUTO CONTRO UNA COALIZIONE DI COMUNI. AVEVA VINTO SOLO GRAZIE ALL'AIUTO
DEL PARTITO GHIBELLINO E DI EZZELINO DA ROMANO, SIGNORE DELLA MARCA TREVIGIANA.
LA PRESENZA DEGLI ANGIÒ A NAPOLI E DEI GUELFI A FIRENZE FAVORISCE IL
MOLTIPLICARSI E IL POTENZIARSI DEI COMUNI.
IL VERO POTERE DEI COMUNI È QUELLO ECONOMICO, LE CITTÀ SONO I NODI DELLA RETE
DELLE ATTIVITÀ COMMERCIALI, SONO LE SEDI DELLE MANIFATTURE, DELLE BOTTEGHE
ARTIGIANALI, DELLE BANCHE.
IL COMUNE ESTENDE IL SUO POTERE VERSO IL CONTADO DOVE ESAUTORA
PROGRESSIVAMENTE L'ANTICA NOBILTÀ CHE DAI CASTELLI CONTROLLAVA LE CAMPAGNE.
NELL'XI E NEL XII SEC. I COMUNI SONO
GOVERNATI DA CONSOLI E CONSIGLI COMUNALI
NEI QUALI PREVALGONO I MERCANTI PIÙ RICCHI
E DAI NOBILI DI RECENTE O ANTICO
INURBAMENTO. QUESTA OLIGARCHIA, SPESSO
DIVISA DA LOTTE FEROCI TRA LE DIVERSE
FAZIONI, SONO I COSIDDETTI MAGNATI.
ALLA FIGURA DEI CONSOLI SI SOSTITUISCE
QUASI OVUNQUE LA FIGURA DEL PODESTÀ, UN
PROFESSIONISTA
DELLA
POLITICA,
PROVENIENTE DA ALTRI COMUNI E NON LEGATO
DA INTERESSI ALLE FAMIGLIE E AI GRUPPI
CITTADINI.
NEL XIII SEC. NUOVI IMPRENDITORI,
MERCANTI,
PROFESSIONISTI,
E
PICCOLA
NOBILTÀ
FORMANO
IL
COSIDDETTO POPOLO GRASSO ED
ASPIRANO
A
PARTECIPARE
AL
GOVERNO DELLA CITTÀ.
ANCHE I BOTTEGAI E GLI ARTIGIANI
(IL POPOLO MINUTO) HANNO UN
NOTEVOLE PESO, IN QUANTO SONO
ORGANIZZATI IN CORPORAZIONI O
ARTI,
E
PRETENDONO
DI
PARTECIPARE ALLA GESTIONE DEL
COMUNE.
NON PARTECIPA ALLA LOTTA POLITICA, SALVO BREVI E SANGUINOSE RIVOLTE, LA
MAGGIORANZA DELLA POPOLAZIONE: GLI OPERAI SALARIATI, I PICCOLI VENDITORI AL MINUTO,
I SERVI E GLI SCHIAVI, LA VASTISSIMA MASSA DEI CONTADINI.
TRA IL DUECENTO E IL TRECENTO SI AFFERMANO COME COMUNI REPUBBLICANI GENOVA, REGGIO,
MODENA, BOLOGNA, VENEZIA, PADOVA, LUCCA, FIRENZE, PISA, SAN GIMIGNANO, SIENA ED AREZZO.
AGLI INIZI DEL TRECENTO SONO SOTTO SIGNORIA: ALESSANDRIA, VERCELLI, NOVARA, MILANO,
PAVIA, LODI, PIACENZA, CREMONA, BRESCIA, PARMA, MANTOVA, VERONA, TREVISO, FERRARA,
RAVENNA, RIMINI.
Le corporazioni o Arti riunivano tutti quelli che esercitavano un mestiere, dal titolare della
bottega o maestro ai soci, agli operai e agli apprendisti. Le Arti controllavano i prezzi e i salari,
impedivano che si aprissero nuove botteghe concorrenti, curavano gli acquisti delle materie
prime, costruivano chiese, allestivano processioni e feste, partecipavano alla vita politica.
A Firenze le Arti erano divise in Maggiori (Calimala o Mercatanti, Giudici e Notai, Cambio, Lana,
Por Santa Maria o della Seta, Medici e Speziali, Vaiai e Pellicciai), Mediane (Calzolai, Fabbri,
Beccai) e Minori (Spadai e Corazzai, Chiavaioli, Correggiai, Cuoiai e Galigai, Linaioli e Rigattieri,
Legnaioli, Fornai, Vinattieri, Oliandoli, Albergatori).
Ad Orvieto vi erano le Arti dei Notai e Procuratori, della Lana, dei Mercanti, degli Speziali, dei
Fabbri, dei Sarti, dei Calzolai, dei Falegnami, degli Scalpellini, dei Muratori, dei Funai, degli Orafi,
dei Tessitori, dei Barbieri, dei Pellicciai, dei Guantai, dei Bifolchi, dei Pizzicagnoli, degli Ortolani,
degli Acquaioli, dei vasai, dei Mugnai, dei Fornaciai, dei Tintori, degli Armaioli, dei Falconieri, dei
Panettieri, dei Linaioli, dei Macellari, dei Vinari.
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IL
COMUNE
DI
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FIRENZE
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NEL XIII SECOLO IL COMUNE DI FIRENZE È UNO DEI COMUNI PIÙ RICCHI D'ITALIA.
IL POPOLO GRASSO È ORGANIZZATO NELLE ARTI MAGGIORI, IL POPOLO MINUTO
È ORGANIZZATO NELLE ARTI MINORI
NEL 1250 IL POPOLO GRASSO AIUTA UNA PARTE DEI MAGNATI GUELFI, E
VENGONO SCONFITTI I NOBILI GHIBELLINI. QUINDI SECONDO GLI ORDINAMENTI
DEL PRIMO POPOLO, SI CREA UN CONSIGLIO DEGLI ANZIANI DEL POPOLO CHE
PRENDONO IL POSTO DI CONSOLI E PODESTÀ. IL MAGISTRATO SUPREMO È IL
CAPITANO DEL POPOLO.
CON LA BATTAGLIA DI MONTAPERTI DEL 1260 I GHIBELLINI SENESI E MANFREDI
VINCONO E I GHIBELLINI TORNANO A FIRENZE. VENGONO QUINDI ANNULLATI GLI
ORDINAMENTI DEL PRIMO POPOLO. IL PAPATO INVOCA L'AIUTO DI CARLO
D'ANGIÒ ED I GHIBELLINI SONO SCONFITTI DEFINITIVAMENTE A BENEVENTO NEL
1266.
TORNANO AL POTERE I NOBILI GUELFI (MAGNATI) CHE RIDUCONO I POTERI
DELLA PARTE POPOLARE (POPOLO GRASSO). NEL 1269 FIRENZE SOTTOMETTE
SIENA.
DOPO LUNGHE LOTTE INTESTINE, NEL 1282, LE ARTI MAGGIORI E IL POPOLO
GRASSO TORNANO AL GOVERNO CON UN CONSIGLIO DEI PRIORI DELLE SEI
ARTI. SONO ESCLUSI DAL POTERE I MAGNATI E IL POPOLO MINUTO. IL POPOLO
GRASSO DEVE COMBATTERE CONTRO I MAGNATI E NEL 1293 VENGONO
PROMULGATI GLI ORDINAMENTI DI GIUSTIZIA DI GIANO DELLA BELLA: LE
PRINCIPALI FAMIGLIE NOBILI SONO ESCLUSE DALLA POLITICA DEL COMUNE, IL
POTERE È CONDIVISO CON ALTRI ARTI, SI CREA IL GONFALONIERE DI GIUSTIZIA,
UN MAGISTRATO CHE COMANDA DUEMILA UOMINI PER IMPEDIRE UN RITORNO
AL POTERE DEI MAGNATI. NEL 1295 I NOBILI RIESCONO A FAR MANDARE IN
ESILIO GIANO DELLA BELLA, MA NON RIESCONO A TORNARE AL POTERE.
FIRENZE SOTTOMETTE AREZZO NEL 1289, E NEGLI ANNI SUCCESSIVI PISTOIA E
PISA. ENORME POTERE HANNO I BANCHIERI BARDI, PERUZZI E CERCHI, IL
FIORINO, LA MONETA D'ORO FIORENTINA CONIATA NEL 1252, È LA PIÙ RICHIESTA
IN TUTTI I MERCATI.
NEL 1302, I GUELFI NERI FILOPAPALI CACCIANO DA FIRENZE I GUELFI BIANCHI
FILOIMPERIALI. ANCHE SE I PRIMI SONO CAPEGGIATI DALL'ARISTOCRATICO
CORSO DONATI, ED I SECONDI DALLA FAMIGLIA DEI CERCHI, DI PARTE
POPOLARE, RIMANGONO AL POTERE LE ARTI MAGGIORI DEL POPOLO GRASSO.
In questa Firenze, tra il Duecento e il Trecento, si produce un panno di lana che fa concorrenza ai
celebri panni fiamminghi. Trecento botteghe della lana producono centomila pezze all'anno. La città ha
circa novantamila abitanti, il contado ottantamila. Più di diecimila studenti frequentano le scuole, vi sono
trenta ospedali, centoquarantasei forni, vengono macellati ogni anno quattromila tra buoi e vitelli,
trentamila maiali.
Sul finire del Duecento si afferma a Firenze, grazie agli scritti di Guido Cavalcanti e Dante Alighieri la
poesia del Dolce Stil Novo. Nei primi anni del Trecento, Dante, in esilio scrive la sua Comedia. Nel
campo della pittura Giotto opera una vera e propria rivoluzione, superando lo schematismo bizantino ed
introducendo elementi di realismo. In architettura, su progetti di Arnolfo di Cambio, si cominciano a
costruire il Palazzo Vecchio, il Duomo, Santa Maria Novella, l'ultima cerchia muraria.
IL
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COMUNE
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DI
MILANO
MILANO È LA PIÙ RICCA CITTÀ DEL NORD ITALIA, È AL CENTRO DI STRADE COMMERCIALI
CHE PORTANO VERSO L'EUROPA, PRODUCE METALLI, ARMI E TESSUTI. IN BREVE TEMPO
RIUSCIRÀ A SOTTOMETTERE NON SOLO IL CONTADO MA ANCHE I COMUNI LIMITROFI.
DENTRO LA CITTÀ SI AFFRONTANO DUE SCHIERAMENTI, LA MOTTA, ORGANIZZAZIONE
CORPORATIVA DEL POPOLO GRASSO, E LA CREDENZA DI SANT'AMBROGIO,
CORPORAZIONE DEL POPOLO MINUTO. LA LOTTA PER IL POTERE RIGUARDERÀ PERÒ
SOLO LE DUE FAMIGLIE NOBILI I DELLA TORRE O TORRIANI, GUELFI E POPOLARI, E DEI
VISCONTI, MAGNATIZI E GHIBELLINI IMPERIALI.