Normalità e patologia Prima dell’opera di S. Freud la psichiatria classica distingueva con rigidità le persone dette "sane", da coloro che erano considerati i "malati mentali", senza possibilità di zone intermedie, dove normalità e patologia potevano incontrarsi. Il Novecento condivide la grande evoluzione scientifica che ha portato alla elaborazione di numerosi progetti terapeutici: dall’invenzione degli psicofarmaci alla definizione di diversi indirizzi di psicoterapia. È anche l’epoca della deistituzionalizzazione delle strutture manicomiali e la nascita di una psichiatria sociale. Confondere normalità e salute opponendovi anormalità e malattiarappresenta una posizione statica perchè la malattia non può essere ridotta ai suoi sintomi. 2.1. La struttura nevrotica Occorre in primo luogo affermare che il campo della nevrosi corrisponde alla linea evolutiva della normalità. Con questo non intendiamo dire che il nevrotico e la persona "normale" coincidano in tutto o per tutto. La nevrosi è una malattia, specie quando si manifesta sotto forme abbastanza gravi. Tuttavia l’organizzazione mentale è simile a quella della normalità: i meccanismi di difesa sono quelli che utilizzano anche le persone comuni; sono meccanismi di tipo evoluto. Gli psicoanalisti affermano che il conflitto mentale, cioé le problematiche interne al soggetto, sia determinato da eventi riferibili alla sfera della sessualità. Lo stesso accade per la normalità delle persone. Freud era partito da questa convinzione, specie quando si occupava dell’isteria. In un primo momento riteneva che fossero state situazioni "traumatiche" a generare la forma patologica. Poi, gradualmente, seguendo le storie delle sue pazienti, pensò sempre meno alla reale consumazione dei fatti come cause della nevrosi, ma il trauma sessuale assumeva sempre più il contorno della fantasia. Certe fantasie (fantasmi) e non i fatti possono evere il significato di un trauma. L’elemento centrale della sessaulità nevrotica è il suo carattere genitale, e quindi relativo al modello di relazione che la persona assume nei riguardi del conflitto edipico Come già aveva definito Freud il conflitto nevrotico ha a che fare con le problematiche connesse alla elaborazione della relazione edipica. Come già abbiamo avuto modo di osservare questo conflitto proviene, per il maschio, dalla rivalità che manifesta nei confronti del padre per la conquista della madre. Il padre diviene oggetto di sentimenti ambigui: da un lato è presente il desiderio di rapportarsi nei suoi riguardi mediante tenere effusioni, dall’altro invece nasce la paura delle ritorsioni che egli potrebbe avere a causa del desiderio di possesso della madre. Questa ambivalenza è fonte di una intensa angoscia, che Freud chiama di "castrazione" poiché al centro di essa si pone la paura di perdere la virilità, messa in seria discussione dalla forza che viene attribuita al padre. L’accesso alla madre è considerato la grande proibizione attorno a cui ruota l’intero mondo affettivo del nevrotico. Proibizione che viene interiorizzata, normalmente, per formare il Super-Io, istanza morale considerata come "l’erede del complesso di Edipo". Le conseguenze più evidenti del complesso di Edipo sono i processi di identificazione: con il padre, per il bambino, con la madre, per la bambina. Nel nevrotico questa posizione affettiva non è del tutto superata; il soggetto è come prigioniero della elaborazione di un passaggio estremamente difficile nella storia della sua evoluzione psico-sessuale. Si tratta di una situazione "normale" per l’adolescente, che ritorna al periodo edipico, anche se gli oggetti del suo investimento non risultano più essere i genitori, ma altre figure investite di un potere superiore: come gli insegnanti o altre persone dotate di una certa autorevolezza. 2. 2. La struttura psicotica Possiamo definire la psicosi come una modalità di costruzione mentale caratterizzata dalla non-separazione del soggetto dall’oggetto. In questo caso la fusione fra l’oggetto e il soggetto supera di gran lunga la capacità da parte di un individuo di porsi in modo distaccato nei confronti della realtà, presupponendo la presenza di una personalità che gestisce autonomamente il rapporto col mondo esterno. È la creazione di uno schema di personalità ciò che fa la differenza fra l’evoluzione nevrotica e quella psicotica. Questo processo assume il nome di personazione o personificazione. La persona psicotica non è in grado di produrre una attività mentale di origine interna. Il soggetto psicotico è in grado di strutturare un rapporto con il mondo esterno, benché gli manchi la possibilità di entrare in una relazione profonda con esso, in quanto gli è impossibile elaborare interiormente questa relazione e quindi apprendere dall’esperienza. Apprendere dall’esperienza significa infatti entrare in contatto con il mondo, elaborare le informazioni acquisite, mutare la propria posizione in merito ed avere coscienza del proprio cambiamento. Questo lavoro mentale presuppone non solo la possibilità di avere relazioni con l’esterno, ma anche quella di elaborare strategie interne, costruire qualcosa all’interno di uno spazio mentale. È proprio questo spazio interno ciò che appare altamente compromesso nello psicotico. Il motivo per cui il soggetto non riesce a vivere una realtà a tre dimensioni è collegato alle angoscie primarie e cioé alle paure che emergono nel bambino in relazione all’oggetto materno, quando ancora si trova ad un livello precocissimo di sviluppo. L’ipotesi di partenza della Klein, ma soprattutto dei suoi discepoli, è che ogni bambino nasca dotato di una serie di strumenti mentali, che gli consentono di far fronte all’angoscia che deriva dalla esposizione al seno cattivo. Di fronte al desiderio insoddisfatto questi soggetti entrano in un profondo turbamento che scatena fantasie distruttive nei confronti del seno che non c’è, e non si concede. Il seno diventa cattivo, o meglio, persecutorio. Anche la sua presenza è mal tollerata, perché ricorda la ferita relativa ai momenti in cui egli rimane solo col suo desiderio insoddisfatto, quando il seno non è presente. Così il bambino non è in grado di soddisfarsi nemmeno quando la madre glielo può porgere. Viene a mancare una sincronia fra madre e bambino. Con l’identificazione proiettiva il bambino usa questo strumento per difendersi dall’angoscia che deriva dal rapporto con il seno cattivo. Questa condizione è la posizione schizoparanoide. Il passaggio alla tappa successiva del modello kleiniano, e cioé alla cosiddetta posizione depressiva, prevede che il bambino, sempre in preda a profondi attacchi di invidia nei confronti del seno cattivo possa aver fantasticato di aver distrutto l’oggetto d’amore, durante uno dei momenti d’aggressività. Occorre tenere ben presente che questa aggressività è spesso solo fantasticata, anche se il passaggio all’azione è possibile. Accanto alle strutture nevrotica e psicotica troviamo altre entità morbose: "psicopatie", "paraschizofrenie", ecc.: tutte caratterizzate dal fatto di non essere ben chiaramente rapportabili a problematiche di natura nevrotica o psicotica. Oggi vengono assunte denominazioni nuove per tali soggetti, che manifestano disturbi abbastanza gravi della personalità: si parla di "casi-limite", "stati-limite", o di "border-line". Ansia Si tratta di uno stato che viene provato da tutti nel corso della vita. Può essere accompagnato ad alcune situazioni reali che portano preoccupazione, come un esame, una interrogazione, una prova importante. È caratterizzata dalla senzazione di un pericolo incombente dal quale è difficile ripararsi, poiché non ha origine. Nella sua forma più grave, chiamata anche angoscia, la paura intensa che viene provata è ancora più grande in quanto non esiste un motivo esterno che la possa giustificare. Si tratta di una paura senza motivo apparente. Depressione La depressione rappresenta uno stato d’animo legato a una disperazione, a un senso d’impotenza che spesso porta al bisogno di piangere o di fuggire. Conosciamo una depressione detta "reattiva" e cioé causata da una situazione molto penosa, come la morte di un familiare o di un amico, o conseguente a un insuccesso personale, nel campo del lavoro, o nel campo affettivo. La depressione maggiore o depressione psicotica sembra invece non avere una causa oggettiva ed è stata definita "il male oscuro". La depressione maggiore ha sempre un rischio suicidario. Ossessioni Sono caratterizzate da comportamenti obbligati o compulsivi. Il soggetto si sente costretto a compiere determinate azioni, a ripetere rituali, al fine di esorcizzare situazioni di pericolo. A volte la patologia si presenta come bisogno sfrenato di tenere tutto sotto controllo, portando a una esagerazione per l’ordine e la pulizia. Talora l’ossessione può rendere la vita così piena di rituali, da impedire alla persona che ne è affetta di muoversi o la costringe ad affaticanti e soffocanti operazioni vissute in modo doloroso. Fobie È definita col termine fobia una forma di paura intensa provocata da determinati tipi di animali: cani, topi, ragni, insetti, serpenti, ecc, o persone o ambienti, o situazioni. Ipocondria Si tratta di un disturbo che imprime la convinzione di essere ammalati anche senza motivo. Di questo il paziente si preoccupa e ne soffre altamente. Spesso la medicina lo considera un ammalato immaginario, ma l’ossessione rivolta verso il proprio corpo genera un’angoscia reale, che deve essere considerata sotto il profilo psicologico.