“…La realtà è sempre il risultato di un’elaborazione soggettiva: in qualunque modo la si voglia vivere o rappresentare, essa non sfugge all’influenza dei filtri di chi la sperimenta. Tuttavia è possibile, attraverso adeguati mezzi tecnologici, per così dire, trasfigurarla, o più adeguatamente, metterne in luce peculiarità che non le appartengono, ma dipendono dai “dispositivi” che la colgono. È il caso della prospettiva, delle messe a fuoco, delle sfocature: la realtà, di per sé non ha angolatura e non è mai sfocata, di per sé non è mai inquadrata: è sempre perfettamente e unitariamente “visibile”, è un continuum che non ha cornice, come il flusso del tempo, che non ha segmenti, e che noi possiamo vivere in frammenti. Solo chi dall’esterno ha la possibilità di viverla, può focalizzarla e può inquadrarla. E da queste abilità, aggiunte alle altre che l’arte della fotografia prevede, nasce “la tela dallo scatto”. Dopo il consueto periodo di sperimentazione, nel quale ogni artista affina i suoi strumenti psicologici e tecnologici, anche per Nico Zaramella si è aperto lo scenario della teatralità del mondo … egli si allontana dalle modalità finora seguite di rappresentare realisticamente una natura colta nei momenti più suggestivi delle stagioni, ricercando quel che di primordiale ancora conservano i vasti, sconfinati paesaggi, o impegnandosi a cogliere gli aspetti più interessanti delle specie animali lungamente e ampiamente indagate … per inoltrarsi poi nell’affascinante rappresentazione astratta dell’apparizione delle forme di vita vegetale, ambientate in una tavolozza cromatica di grande suggestione, quasi immagini percepite, per la trasparenza dei riflessi, da un piano traslucido che rinvia i fantasmi della sua onirica ricerca. Infatti vediamo con chiarezza come ogni forma venga elaborata mentalmente fino a svelarne le strutture primigenie, universali, assolute. Ed è musica quella che affiora quando egli passa dai limiti troppo ristretti della rappresentazione verista, alla dimensione più ampia della poesia. Le luci diventano sfere luminose in giochi caleidoscopici; i ghiacci scintillanti fanno da contrappunto ai filiformi ricami delle gocce di rugiada in movimento; il velluto “bluprofondooltremare” si tinge di una lieve pennellata di colore caldo, mentre l’immobile frangia di “azzurrocristalloacqua” fa da contraltare al fluire delle scie colorate, di certo visioni della mente, introspezioni iconografiche, anelito a svelare l’insvelabile, costringendo gli elementi a mostrarsi nella loro più misteriosa intimità, e rievocando strutture cosmiche, quasi speranza che abbiano ad essere capaci, attraverso il miracolo dell’arte della poesia, di placare con gli occhi della mente il più tormentato interrogativo dell’uomo intorno al significato del suo esistere. Il precoce interesse di Nico Zaramella, e l’attrazione tenace per la presentazione delle forze elementari in termini fotografici, si uniscono con un tocco lieve a vestire d’astratto il misticismo della magia del reale, perché appaia irreale, e perché le forme inanimate prendano vita…”. FRANCESCO DANESIN BREVE BIOGRAFIA “Non colui che ignora l’alfabeto, bensì colui che ignora la fotografia sarà l’analfabeta del futuro” (W.Benjamin). E’ forse grazie alla risonanza intima di queste parole che Nico Zaramella inizia a fotografare trent’anni fa catturato dal fascino dell’ambiente e del mondo naturale. Le sue immagini in breve tempo sono pubblicate da prestigiose riviste tra cui Oasis sotto la direzione di Paolo Fioratti. Fu proprio l’immediato riconoscimento ad allontanarlo, paradossalmente, dalla fotografia naturalistica, consapevole della necessità inevitabile di una “educazione all’immagine”. Insoddisfatto della semplice identificazione con i “trofei esotici” ed alla ricerca della sua intima espressione artistica esplora il reportage, la fotografia del territorio e l’immagine “di strada” usando indifferentemente la fotografia a colori ed il bianco e nero con immagini esposte in Italia (SICOF, Torino Fotografia) ed all’estero. L’ansia di una persistente incompletezza lo porta ad abbandonare totalmente la ripresa per dedicarsi allo studio della letteratura, della filosofia, della psicologia e della critica all’immagine fotografica. Qualche anno fa il ritorno alla fotografia è scandito dalle numerosissime serate pubbliche di “incontro con l’autore”, mostre tra cui la recente personale presso Villa Widmann Foscari Rezzonico, l’imminente uscita di un libro e gli incontri nazionali come il recentissimo workshop al FotoArt di Modena rendendolo in questo momento uno dei più noti ed eclettici fotografi naturalisti italiani.