2630 / Ricaldone Pietro BS / 1940-11-15 /
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a Don Pietro Ricaldone, Rettor Maggiore dei salesiani
CAMBIA LA GUARDIA!… MA SEMPRE VENGA IL TUO REGNO, SIGNORE, E SI SALVINO LE ANIME1
Miyazaki, 15 novembre 1940
Rev.mo ed amat.mo Sig. Don Ricaldone,
Fui in forse se comunicare la notizia ai nostri amici, cooperatori e benefattori; e perché no?
Assistiamo in tutto il mondo a dei cambiamenti, di cui nessuno avrebbe sospettato l’imminenza, e
che fanno passare nel dominio dei fatti quanto era programma a lunga scadenza. Così nel nostro bel
Giappone, la formazione del clero nazionale, ardente meta di aspirazione dei vecchi e nuovi
missionari, la vera necessità per la formazione della Chiesa in Giappone, viene coi nuovi
avvenimenti col nuovo orientamento di unificazione delle forze dell’Impero, ad avere un ritmo
accelerato, coll’affidare a capi giapponesi la responsabilità della direzione delle diocesi, Vicariati e
prefetture Apostoliche.
Senza diminuire né la potenzialità né lo slancio d’apostolato dei collaboratori attuali. Anche per
la nostra cara Prefettura Apostolica di Miyazaki cambia la guardia, ma sempre per l’avvento del
Signore in tutte le anime che ancora non lo conoscono. E resta così accelerato il passaggio completo
a mani giapponesi del timone della navicella della Chiesa. Sembrano a prima vista buffi di vento,
onde minacciose, che possono anche far gridare: “Domine, salva nos, perimus”, ma nel piano
armonico della Provvidenza tutto coopera per il bene, e a poppa s’innalza sempre maestoso Gesù,
che esclama: “Uomini di poca fede, perché temete?”.
Dunque con fede ognor più viva i figli di Don Bosco continueranno a lavorare in seconda, in
terza, in quarta fila… La formalità dei ranghi (in gergo militare) non cambia quando “servire Deo
regnare est”. Convinti che l’adattamento della Chiesa alle nuove aspirazioni del Giappone è
compito del clero giapponese, convinti che queste nuove e giovani e fiorenti energie (per usare il
linguaggio della Chiesa) “che per nascita, ingegno, sentimento e per studio potendo più facilmente
affiatarsi coi loro connazionali, potranno anche meglio insinuarsi nelle anime per insegnare loro la
fede” e per tutte le altre ragioni, magistralmente espresse nella Magna Charta delle Missioni dettate
dai Sommi Pontefici Benedetto XV e Pio XI, ove sembrano divinate le attuali contingenze del
Giappone, convinti di questo, dico, sia pure in anticipo, i padri missionari hanno consegnato ai loro
figli spirituali la guida della nascente Chiesa cattolica in Giappone.
Liberi così da preoccupazioni esterne, più fortemente si potrà attendere all’apostolato delle
anime, a rafforzare le opere esistenti, e specialmente nel lavoro umile, sacrificato, diuturno, trovare
e formare dei collaboratori e continuatori giapponesi. Seminare, seminare dunque a piene mani: a
più tardi ed attuarla da altri, la raccolta. D’altra parte, il Vangelo e la storia della Chiesa fin dal suo
inizio ci dicono chiaro che via hanno seguito Gesù, gli Apostoli… Gesù lancia quei dodici… E
vanno per il mondo… Ed essi stabiliscono nei luoghi evangelizzati, capi responsabili e Vescovi, ieri
ancora neofiti… Dunque confidenza, fiducia piena nei nuovi dirigenti, umiltà e gioconda serenità
nell’apostolato che continua e deve anzi intensificarsi. Anche alla testa del Seminario regionale a
Tokyo la S. Chiesa ha autorizzato un capo giapponese: così la verità cristiana e cultura giapponese,
stringendosi fortemente la mano, realizzano finalmente l’infrangimento dei vieti pregiudizi, che
ostacolano la marcia al Redentore Gesù, alla sua completa cittadinanza in questo paese.
In una riunione degli ordinari del Giappone S. E. il Delegato Apostolico così si esprimeva in
relazione al compito loro: “Il lavoro di adattamento non è mai finito; vi è sempre da ripigliarsi e
migliorare, e tale necessità sarà sempre più sentita quanto più la Chiesa progredirà. Non è dunque
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Dal contenuto si presume che fosse per il Bollettino Sal. ma non risulta che sia stato pubblicato.
criticare o biasimare il lavoro fatto, da quanti precedettero se si cambia tattica, ma piuttosto
riprendere il loro slancio per condurlo ad ottimi risultati più in fretta e in pieno. Proprio come
succede all’agricoltore quando lavora annualmente il suo campo: non disonora certo i suoi
predecessori, anzi li onora; così succede nel campo dell’apostolato missionario”. Non vi è che da
sottoscrivere; e quanto più il lavoro missionario saprà adattarsi alle contingenze del tempo, del
luogo, delle costumanze, della cultura dei popoli in cui si effettua, migliori saranno i risultati. Sì, sì:
“JESUS CHRISTUS HERI ET HODIE, IPSE ET IN SAECULA”, ma i suoi insegnamenti si
dirigono ad anime unite a materia, che esplicano le loro energie in determinati ambienti; ed il
missionario se non sa adattarsi spiritualmente a quanti l’attorniano e in quelle tradizionali modalità
in cui vivono gli uomini sarà sempre uno che lavora a distanza, e l’anima non è conquistata.
Adattamento materiale e spirituale dunque. Ah, se sapessimo (come diciamo noi in italiano)
metterci nei panni di queste care anime… qual magnifico sviluppo d’attivismo in favore della
buona causa!
Alle volte a voler tenacemente star legati a schemi, a modalità di vedute nostre, apprese nei
nostri anni giovanili, rischiamo di alienarci le anime… E allora?
Io sono pienamente d’accordo con chi pensa che i nostri grandi filosofi cattolici, ad esempio, se
venissero ora in Giappone concepirebbero certo in modo diverso le loro formalità d’esposizione
scolastica delle verità; e come in questo, così in altri campi.
Tutta la forza di penetrazione del cattolicismo in questo campo così caratteristico d’azione
missionaria che è il Giappone deve provenire dall’interno, dallo spirito giapponese, perché questo
popolo come ha trovato in sé, nelle risorse intime elargitegli dal Signore, quanto è stato necessario a
condurlo al punto in cui ora si trova, così anche nel campo religioso la nascente Chiesa deve trovare
nelle intime risorse spirituali quanto è necessario al suo sviluppo, al suo propagarsi, al suo
stabilizzarsi in pieno.
Il Giappone si è assimilato tutta la tecnica moderna in ogni campo: quanto gli può essere utile è
accolto e fatto proprio e ripresentato come proprio; ed anche nel campo dell’apostolato missionario
deve essere ormai inquadrato in pieno nell’insieme della vita nazionale, e una rinascita dello spirito
giapponese, che rigetta dal suo spirito quanto può aver la marca od etichetta straniera, se il
cristianesimo si presenta come tale, lascio ai lettori il dedurre le conseguenze.
“Belle parole” mi sento dire, ma voi che avete fatto, che fate in queste condizioni? I pensieri
sbozzati in precedenza, sanciscono all’evidenza, mi pare, il passo, davvero storico, fatto dalla
Chiesa per la nascente Chiesa in Giappone. Ed intanto ecco quanto noi facciamo: preghiamo,
preghiamo, preghiamo; e applicando le direttive della Chiesa, cerchiamo in silentio et in spe di
continuare direttamente o indirettamente a compiere il nostro dovere, e lo continuiamo con
semplicità salesiana usque in finem.
E Lei, amatissimo Padre, e voi fratelli, amici e cooperatori carissimi, fate altrettanto: pregate,
pregate, pregate e lavorate a tutto potere per le vocazioni indigene di tutto il mondo.
Suo nel Signore
Don V. Cimatti,
sales.