La raccolta delle olive

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La raccolta delle olive.
Vivevano in un paese dei monti sabini
Molte famigliole che curavano i loro uliveti
Per ricavare un’olio buonissimo,
che vendevano e guadagnavano abbastanza
per avere una vita tranquilla e decorosa.
La terra era molto buona
E gli uliveti quasi tutti in pendenza
Mantenevano nella terra la giusta umidità
Così che le radici potevano senza fatica
assorbire le sostanze nutrienti
tenere l’albero ben saldo al suolo
mantenere le foglie sempre verdi
ed offrire delle ottime olive.
Le famigliole curavano molto gli ulivi.
Zappavano la terra per arieggiarla,
la concimavano con lo stallatico,
potavano gli alberi per renderli più forti
ma anche per rendere più facile la raccolta delle olive.
Quando arrivava il momento del raccolto
Cento mani si alzavano verso gli ulivi
E con un gesto che sembrava una carezza
Staccavano le olive dai rami
Lasciandole cadere sulle reti stese al suolo.
Ai bambini piaceva molto il momento del raccolto
Anche perché i grandi
Tagliavano i rami più alti
Colmi di olive e li porgevano ai piccoli
Facendo a un tempo la potatura
E un gesto affettuoso
Verso i più piccini.
E poi essendo quegli ulivi
Così utili per la vita del paese
I vecchi raccontavano molte storie
E interrogavano i bambini
Per vedere se le ricordavano
In modo da tramandare
La cultura del paese.
Così a Lena fu chiesto
Se ricordava perché l’ulivo
È noto anche come albero della pace
Gabriele disse che voleva raccontare
quella delle seppie
e Veronica che è un peperoncino
quella del pappagallo.
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Il nonno con un dolce sorriso
Puntò il dito
E Lena cominciò
A raccontare la storia:
Una volta le persone per nutrirsi
Andavano a cercare luoghi ricchi di cibo
E lì piazzavano il loro campo
E lì restavano sino a quando la natura
Regalava loro i frutti per sfamarsi.
Poi venne il tempo in cui per nutrirsi
si rese necessario coltivare le piante.
Così, disse il nonno,
le persone cominciarono
a conoscere le piante
a capire di cosa avevano bisogno
di come dovevano essere trattate
per dare i loro frutti
impararono ad essere grati alla natura
e ancora… ad amarla.
E le persone così cominciarono
A cercare i terreni fertili
Che facevano crescere le loro piante
Belle e rigogliose e così
Divenne più difficile spostarsi
Da un luogo all’altro perché
Alcune piante richiedevano anni
E cure per dare i loro frutti.
L’ulivo è una pianta che
per crescere e dare i frutti
ha bisogno di alcuni anni
così chi sceglieva di coltivarlo
se voleva cogliere i frutti
non si poteva spostare
doveva dedicare tempo e attenzione
a quella nuova attività.
Così pose nella terra i semi
Tre per ogni buca
Li ricoprì con cura
scoprì la gioia di vedere
i primi germogli
il frutto del proprio lavoro
il nascere di una nuova vita.
Scoprì di amare le piante!
disse Gabriele.
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Ma non tutti amano, disse il nonno.
Amare vuol dire offrire cure,
Attenzione, dedizione a persone
Animali e cose, ma
C’erano persone confuse
Che neanche tra di loro
sapevano dare e ricevere amore
e tanto meno di darlo alle piante.
Così invece di coltivarle, continuò Lena,
andarono a toglierle con la forza
a chi le aveva fatte nascere e crescere
così scoprirono che potevavo nutrirsi
muovendosi da un posto all’altro
e come una volta senza fatica
così scoprirono un falso amore
scoprirono di amare la guerra.
Così, commentò Veronica,
l’ulivo che per dare i frutti
Aveva bisogno di anni
D’amore e di cure
Divenne il simbolo della pace
e noi continuiamo la tradizione
e siamo felici di avere dalla natura
forza e insegnamento.
Finita la storia, si era spento
Anche il fuoco intorno al quale erano seduti
Ed ora si potevano meglio scorgere
Le stelle che ammiccavano dal cielo
E sembravano sorridere a tutti
e ringraziare per quel bel racconto.
I bimbi volevano che il nonno
ne raccontasse uno nuovo
Così il nonno guardando il fuoco
Disse: ci ha dato tutta la sua energia
tutto il suo calore e adesso riposa
andiamo anche noi a riposare
portando il suo calore dentro il cuore.
Piovve tutta la notte,
l’acqua aveva scoperto le radici
di alcuni ulivi creando quelli
che tutti chiamano problemi
ed il nonno occasioni per crescere
Infatti era già lì armeggiando
Intorno ad un’ulivo con dei castagnoli
Per non farlo cascare.
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Poi andò a cercare la terra buona
Per rincalzare le radici scoperte
E quando ritornò con la seconda carriola colma
Ebbe la felice sorpresa
Di trovare i bimbi
che disponevano la terra della prima
sulle radici per coprirle
proteggerle ed assestarle.
Al piacere di quella sorpresa
arrangiò una canzoncina
Che tutti cantarono insieme
“Che bello lavorar
le radici rincalzar
facciamo bene e infretta
e andremo poi a mangiar
mangiare pane e burro
e pure marmellata
dalla nonna preparata
per noi rifocillar
la tavola ha imbandito
con amore ed attenzione
che bella colazione
ci aspetta al casolar!”
Quando arrivava il momento del raccolto
Tutto era più gioioso
Perché c’erano anche mamma e papà
Che negli altri giorni lavoravano in città
E venivano anche i vicini
Perché era bello aiutarsi a vicenda
Ed il lavoro diveniva più leggero.
Si stendevano intorno all’albero
le reti per contenere le olive
e quelle dispettose uscivano fuori
approfittando della pendenza del terreno.
Lena, Gabriele e Veronica,
ma anche gli altri bambini,
avevano il compito di raccogliere
le olive “fuoriuscite”
così Lena osservò:
ma sono proprio dispettose!
E Gabriele: ma forse c’è un rimedio
E Veronica: sì ruotiamo il mondo
In modo che il terreno
Diventi orizzontale!
Anche quell’anno
la raccolta delle olive si concluse
con un ottimo raccolto
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ma anche con un ottimo pranzo
al quale parteciparono tutti
anche il piccolo Andrea
che dal suo seggiolone
attirava tutti con i suoi gridolini
anticipando i canti e i balli
che conclusero la giornata
così come voleva la tradizione.
La vita scorreva in armonia
Ma vennero le piogge torrenziali
Giorno dopo giorno, senza sosta,
Ma stavolta le attenzioni
E le abilità del nonno non bastarono
L’acqua scalzò le radici
Ed alcuni alberi vennero giù.
Lena, Gabriele e Veronica,
con le lacrime agli occhi
gridavano: non è giusto! Non è giusto!
Tutto il nostro lavoro, nonno,
tutto il tuo lavoro,
l’amore che abbiamo dedicato,
perché ci è ripagato così?
E Veronica: un’altra prova per crescere?
Per crescere cosa!
non vedi che qui muore tutto?
Il nonno sorrise e con tenerezza
Raccolse i bimbi intorno a sé
E disse: ci sono prove per i grandi
E prove per i piccoli
vi ho sentiti molte volte
Parlare di come evitare
Di far scappare le olive dalle reti
Adesso che piove non potendo lavorare
Ci possiamo inventare qualcosa.
E Gabriele: a scuola viene un signore
Che chiamiamo nonno Bruno,
che con la scusa delle favole
ci fa conoscere anche cose utili.
Per esempio, ci ha detto
che ci sono delle piante che sostengono il terreno
Continua Lena: sì sono delle piante
Che hanno radici robustissime
E formano una siepe
Che trattiene il terreno.
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Ma, guarda guarda, disse il nonno,
Io volevo inventare qualcosa
Per facilitare il vostro lavoro
E voi mi date un’informazione
che mi fa venire un’idea…
Voglio conoscere nonno Bruno.
Conoscerlo fu facile
Per Gaetano, nonno di L.G.V.,
Come fu facile venire a conoscenza
Delle qualità di quella pianta.
(acronimo: nome costituito dalle iniziali di una o più parole)
Gaetano e Bruno
trovarono che avevano molto in comune
Ed in partcolare l’amore per la natura e per le piante.
Così Gaetano propose il suo progetto
Che consisteva nel realizzare
una siepe a monte degli ulivi, con quelle piante
per impedire all’acqua di erodere il terreno.
Parlarono a lungo e Gaetano fu grato alla natura
Per avergli dato l’occasione di conoscere quell’uomo e quella pianta.
Ma è possibile che nessuno dica
come si chiama questa pianta?
Nessuno lo dice forse perché tutti lo sanno
Comunemente si chiama vetiver
Ma forse tutti non ne conoscono il termine botanico
Che è, vetiveria zizianoides,
o la famiglia cui appartiene che è quella delle graminacee
e tutte quelle altre informazioni che nonno Gaetano adesso aveva
e che voi avrete un po’ alla volta.
Tornato a casa il nonno raccoglie i bimbi intorno a sé
Ed illusta il nuovo progetto.
Lena propone di disporre il vetiver in tondo,
per formare una mezza circonferenza,
utile per stendere meglio le reti,
certo, aggiunge Gabriele così quando si formerà la siepe
avremo, come ci ha spiegato nonno Bruno,
in superficie una barriera filtrante
che fa passare l’acqua ma non la terra che proviene da monte
e quindi le radici dell’ulivo si ricopriranno naturalmente.
Acquistato il vetiver, si misero al lavoro
Con una paletta facevano i buchi
Ed inserivano il vetier avendo cura che le radici
Puntassero verso il basso
Una buchetta ogni 20 centimetri per accogliere
I culmi di vetiver che in due stagioni
Formeranno in superficie una siepe
continua perenne e sempreverde
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mentre le radici che sono robuste 1/5 dell’acciaio
eviteranno gli smottamenti, bonificheranno e ossigeneranno il terreno
così come le foglie bonificheranno l’aria.
Ma che bel lavoro abbiamo fatto!
commenta Veronica: adesso tocca alla natura
completare l’opera !
Aggiunge Lena: Forse è meglio che l’aiutiamo!
Un’attimo dopo arriva il nonno con una carriola di terra,
Siamo proprio una bella squadra! Dice Gabriele,
mentre tu lo pensavi, il nonno di già provvedeva!
Che bella armonia!
Che ne direste di fare una canzoncina?
Passarono due stagioni ed il risultato fu sorprendente
Il vetiver aveva formato dei terrazzi orizzontali e circolari
Intorno agli ulivi cosicchè tagliando la siepe di vetiver a venti centimetri dal suolo
Si coglievano le olive agevolmente potendo rinboccare la rete sulla siepe
E senza che queste potessero uscire fuori
Mentre le radici del vetiver oltre a consolidare il terreno
attraverso la linfa portarono in superfice
sostanze nutrienti che mai sarebbero state raggiunte.
La natura ancora una volta era venuta incontro
A chi aveva fidato in lei assecondandola.
Se non ci fossero stati Lena, Gabriele e Veronica
Forse nonno Gaetano no avrebbe mai saputo
Dell’esistenza del VETIVER!!!
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L’incontro dei nonni
Caro Gaetano, disse Bruno, come sai,
Oggi come una volta l’aria, la terra e l’acqua
Si modificano naturalmente
o a causa di interventi dell’uomo
purtroppo, negli ultimi due secoli
si è verificato un crescendo di interventi
dell’uomo che hanno danneggiato seriamente,
ma per fortuna non in maniera irreversibile
l’ecosistema.
(Insieme degli esseri viventi, dell’ambiente e delle condizioni
fisico-chimiche che, in uno spazio delimitato, sono inseparabilmente legati tra loro, sviluppando interazioni reciproche.)
Così, nel dopoguera prima la ricostruzione
E poi l’urbanizzazione selvaggia
Hanno causato lo sventramento delle montagne
Ed il disboscamento
sia per ricavare materiali da costruzione
sia per ricavare terreni coltivabili
per avere i contributi dallo Stato
(gli incentivi per lo siluppo economico)
previsti dai due “piani verdi” degli anni ’60
(1960)
E con l’industrializzazione si è completata l’opera
Inquinando l’aria con fumi e gas di scarico
E la terra e l’acqua con gli esiti
di concimi chimici e fertilizanti.
Che causarono il cosiddetto buco dell’ozono
E l’effetto serra disse Gaetano.
Sì, ma queste cose le racconterò ai bambini,
così avrete uno scambio su cose che ci riguardano
molto da vicino e insieme
potremo invertire la tendenza
e riportare l’equilibrio nell’ecosistema.
Ora parliamo del tuo progetto
e parliamo anche del vetiver
che è la pianta per poterlo realizzare.
Il vetiver, è una graminacea il cui nome botanico
è “vetivera zizianoides”
così come il grano! Commentò Gaetano.
Sì rispose Bruno e mentre si coltiva il grano
per fare il pane che serve per sfamarci
Bisogna coltivare il vetiver, o altre piante non alimentari,
per recuperare le condizioni ambientali che consentono
Alle piante alimentari di non estinguersi
E anzi di essere sane, rigogliose e produttive.
Il vetiver conviene che lo disponi a valle
Degli ulivi in modo che possa raccogliere
Il terreno e l’humus che viene da monte
E l’utilizzo del vetiver è facile e semplice
I bambini sono stati attenti
e ti potranno aiutare a realizzare il tuo progetto.
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Sai questa natura generosa come opera? Dice Lena,
Si pone nella terra il primo culmo radicato
Che è la mamma del futuro cespo
Attorno alla mamma si formano a corona
Uno, due, anche venti o trenta gemme
Formando un cespo che in un anno supera il metro di altezza
Costituito da foglie lanceolate a sezione
costante e di circa un centimetro di larghezza
seghettate per tutta l’altezza e taglienti come un rasoio,
ma gentili perché tagliano solo se percorse
dall’alto verso basso quindi per tagliarsi
bisognerebbe tenere l’estremità superiore.
Mentre se fosse stato al contrario, aggiunge Gabriele
La le radici del vetiver che partono da ogni culmo
Formando un fascio che raggiunge la profondità di oltre cinque metri
Tenendo le foglie ben ancorate al terreno
Le farebbero diventare dei tagliamani!
Seguono le foto dei bambini che hanno partecipato al progetto e realizzato un libro che raccoglie le
fiabe del nonno e le loro.
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