1 La raccolta delle olive. Vivevano in un paese dei monti sabini Molte famigliole che curavano i loro uliveti Per ricavare un’olio buonissimo, che vendevano e guadagnavano abbastanza per avere una vita tranquilla e decorosa. La terra era molto buona E gli uliveti quasi tutti in pendenza Mantenevano nella terra la giusta umidità Così che le radici potevano senza fatica assorbire le sostanze nutrienti tenere l’albero ben saldo al suolo mantenere le foglie sempre verdi ed offrire delle ottime olive. Le famigliole curavano molto gli ulivi. Zappavano la terra per arieggiarla, la concimavano con lo stallatico, potavano gli alberi per renderli più forti ma anche per rendere più facile la raccolta delle olive. Quando arrivava il momento del raccolto Cento mani si alzavano verso gli ulivi E con un gesto che sembrava una carezza Staccavano le olive dai rami Lasciandole cadere sulle reti stese al suolo. Ai bambini piaceva molto il momento del raccolto Anche perché i grandi Tagliavano i rami più alti Colmi di olive e li porgevano ai piccoli Facendo a un tempo la potatura E un gesto affettuoso Verso i più piccini. E poi essendo quegli ulivi Così utili per la vita del paese I vecchi raccontavano molte storie E interrogavano i bambini Per vedere se le ricordavano In modo da tramandare La cultura del paese. Così a Lena fu chiesto Se ricordava perché l’ulivo È noto anche come albero della pace Gabriele disse che voleva raccontare quella delle seppie e Veronica che è un peperoncino quella del pappagallo. 2 Il nonno con un dolce sorriso Puntò il dito E Lena cominciò A raccontare la storia: Una volta le persone per nutrirsi Andavano a cercare luoghi ricchi di cibo E lì piazzavano il loro campo E lì restavano sino a quando la natura Regalava loro i frutti per sfamarsi. Poi venne il tempo in cui per nutrirsi si rese necessario coltivare le piante. Così, disse il nonno, le persone cominciarono a conoscere le piante a capire di cosa avevano bisogno di come dovevano essere trattate per dare i loro frutti impararono ad essere grati alla natura e ancora… ad amarla. E le persone così cominciarono A cercare i terreni fertili Che facevano crescere le loro piante Belle e rigogliose e così Divenne più difficile spostarsi Da un luogo all’altro perché Alcune piante richiedevano anni E cure per dare i loro frutti. L’ulivo è una pianta che per crescere e dare i frutti ha bisogno di alcuni anni così chi sceglieva di coltivarlo se voleva cogliere i frutti non si poteva spostare doveva dedicare tempo e attenzione a quella nuova attività. Così pose nella terra i semi Tre per ogni buca Li ricoprì con cura scoprì la gioia di vedere i primi germogli il frutto del proprio lavoro il nascere di una nuova vita. Scoprì di amare le piante! disse Gabriele. 3 Ma non tutti amano, disse il nonno. Amare vuol dire offrire cure, Attenzione, dedizione a persone Animali e cose, ma C’erano persone confuse Che neanche tra di loro sapevano dare e ricevere amore e tanto meno di darlo alle piante. Così invece di coltivarle, continuò Lena, andarono a toglierle con la forza a chi le aveva fatte nascere e crescere così scoprirono che potevavo nutrirsi muovendosi da un posto all’altro e come una volta senza fatica così scoprirono un falso amore scoprirono di amare la guerra. Così, commentò Veronica, l’ulivo che per dare i frutti Aveva bisogno di anni D’amore e di cure Divenne il simbolo della pace e noi continuiamo la tradizione e siamo felici di avere dalla natura forza e insegnamento. Finita la storia, si era spento Anche il fuoco intorno al quale erano seduti Ed ora si potevano meglio scorgere Le stelle che ammiccavano dal cielo E sembravano sorridere a tutti e ringraziare per quel bel racconto. I bimbi volevano che il nonno ne raccontasse uno nuovo Così il nonno guardando il fuoco Disse: ci ha dato tutta la sua energia tutto il suo calore e adesso riposa andiamo anche noi a riposare portando il suo calore dentro il cuore. Piovve tutta la notte, l’acqua aveva scoperto le radici di alcuni ulivi creando quelli che tutti chiamano problemi ed il nonno occasioni per crescere Infatti era già lì armeggiando Intorno ad un’ulivo con dei castagnoli Per non farlo cascare. 4 Poi andò a cercare la terra buona Per rincalzare le radici scoperte E quando ritornò con la seconda carriola colma Ebbe la felice sorpresa Di trovare i bimbi che disponevano la terra della prima sulle radici per coprirle proteggerle ed assestarle. Al piacere di quella sorpresa arrangiò una canzoncina Che tutti cantarono insieme “Che bello lavorar le radici rincalzar facciamo bene e infretta e andremo poi a mangiar mangiare pane e burro e pure marmellata dalla nonna preparata per noi rifocillar la tavola ha imbandito con amore ed attenzione che bella colazione ci aspetta al casolar!” Quando arrivava il momento del raccolto Tutto era più gioioso Perché c’erano anche mamma e papà Che negli altri giorni lavoravano in città E venivano anche i vicini Perché era bello aiutarsi a vicenda Ed il lavoro diveniva più leggero. Si stendevano intorno all’albero le reti per contenere le olive e quelle dispettose uscivano fuori approfittando della pendenza del terreno. Lena, Gabriele e Veronica, ma anche gli altri bambini, avevano il compito di raccogliere le olive “fuoriuscite” così Lena osservò: ma sono proprio dispettose! E Gabriele: ma forse c’è un rimedio E Veronica: sì ruotiamo il mondo In modo che il terreno Diventi orizzontale! Anche quell’anno la raccolta delle olive si concluse con un ottimo raccolto 5 ma anche con un ottimo pranzo al quale parteciparono tutti anche il piccolo Andrea che dal suo seggiolone attirava tutti con i suoi gridolini anticipando i canti e i balli che conclusero la giornata così come voleva la tradizione. La vita scorreva in armonia Ma vennero le piogge torrenziali Giorno dopo giorno, senza sosta, Ma stavolta le attenzioni E le abilità del nonno non bastarono L’acqua scalzò le radici Ed alcuni alberi vennero giù. Lena, Gabriele e Veronica, con le lacrime agli occhi gridavano: non è giusto! Non è giusto! Tutto il nostro lavoro, nonno, tutto il tuo lavoro, l’amore che abbiamo dedicato, perché ci è ripagato così? E Veronica: un’altra prova per crescere? Per crescere cosa! non vedi che qui muore tutto? Il nonno sorrise e con tenerezza Raccolse i bimbi intorno a sé E disse: ci sono prove per i grandi E prove per i piccoli vi ho sentiti molte volte Parlare di come evitare Di far scappare le olive dalle reti Adesso che piove non potendo lavorare Ci possiamo inventare qualcosa. E Gabriele: a scuola viene un signore Che chiamiamo nonno Bruno, che con la scusa delle favole ci fa conoscere anche cose utili. Per esempio, ci ha detto che ci sono delle piante che sostengono il terreno Continua Lena: sì sono delle piante Che hanno radici robustissime E formano una siepe Che trattiene il terreno. 6 Ma, guarda guarda, disse il nonno, Io volevo inventare qualcosa Per facilitare il vostro lavoro E voi mi date un’informazione che mi fa venire un’idea… Voglio conoscere nonno Bruno. Conoscerlo fu facile Per Gaetano, nonno di L.G.V., Come fu facile venire a conoscenza Delle qualità di quella pianta. (acronimo: nome costituito dalle iniziali di una o più parole) Gaetano e Bruno trovarono che avevano molto in comune Ed in partcolare l’amore per la natura e per le piante. Così Gaetano propose il suo progetto Che consisteva nel realizzare una siepe a monte degli ulivi, con quelle piante per impedire all’acqua di erodere il terreno. Parlarono a lungo e Gaetano fu grato alla natura Per avergli dato l’occasione di conoscere quell’uomo e quella pianta. Ma è possibile che nessuno dica come si chiama questa pianta? Nessuno lo dice forse perché tutti lo sanno Comunemente si chiama vetiver Ma forse tutti non ne conoscono il termine botanico Che è, vetiveria zizianoides, o la famiglia cui appartiene che è quella delle graminacee e tutte quelle altre informazioni che nonno Gaetano adesso aveva e che voi avrete un po’ alla volta. Tornato a casa il nonno raccoglie i bimbi intorno a sé Ed illusta il nuovo progetto. Lena propone di disporre il vetiver in tondo, per formare una mezza circonferenza, utile per stendere meglio le reti, certo, aggiunge Gabriele così quando si formerà la siepe avremo, come ci ha spiegato nonno Bruno, in superficie una barriera filtrante che fa passare l’acqua ma non la terra che proviene da monte e quindi le radici dell’ulivo si ricopriranno naturalmente. Acquistato il vetiver, si misero al lavoro Con una paletta facevano i buchi Ed inserivano il vetier avendo cura che le radici Puntassero verso il basso Una buchetta ogni 20 centimetri per accogliere I culmi di vetiver che in due stagioni Formeranno in superficie una siepe continua perenne e sempreverde 7 mentre le radici che sono robuste 1/5 dell’acciaio eviteranno gli smottamenti, bonificheranno e ossigeneranno il terreno così come le foglie bonificheranno l’aria. Ma che bel lavoro abbiamo fatto! commenta Veronica: adesso tocca alla natura completare l’opera ! Aggiunge Lena: Forse è meglio che l’aiutiamo! Un’attimo dopo arriva il nonno con una carriola di terra, Siamo proprio una bella squadra! Dice Gabriele, mentre tu lo pensavi, il nonno di già provvedeva! Che bella armonia! Che ne direste di fare una canzoncina? Passarono due stagioni ed il risultato fu sorprendente Il vetiver aveva formato dei terrazzi orizzontali e circolari Intorno agli ulivi cosicchè tagliando la siepe di vetiver a venti centimetri dal suolo Si coglievano le olive agevolmente potendo rinboccare la rete sulla siepe E senza che queste potessero uscire fuori Mentre le radici del vetiver oltre a consolidare il terreno attraverso la linfa portarono in superfice sostanze nutrienti che mai sarebbero state raggiunte. La natura ancora una volta era venuta incontro A chi aveva fidato in lei assecondandola. Se non ci fossero stati Lena, Gabriele e Veronica Forse nonno Gaetano no avrebbe mai saputo Dell’esistenza del VETIVER!!! 8 L’incontro dei nonni Caro Gaetano, disse Bruno, come sai, Oggi come una volta l’aria, la terra e l’acqua Si modificano naturalmente o a causa di interventi dell’uomo purtroppo, negli ultimi due secoli si è verificato un crescendo di interventi dell’uomo che hanno danneggiato seriamente, ma per fortuna non in maniera irreversibile l’ecosistema. (Insieme degli esseri viventi, dell’ambiente e delle condizioni fisico-chimiche che, in uno spazio delimitato, sono inseparabilmente legati tra loro, sviluppando interazioni reciproche.) Così, nel dopoguera prima la ricostruzione E poi l’urbanizzazione selvaggia Hanno causato lo sventramento delle montagne Ed il disboscamento sia per ricavare materiali da costruzione sia per ricavare terreni coltivabili per avere i contributi dallo Stato (gli incentivi per lo siluppo economico) previsti dai due “piani verdi” degli anni ’60 (1960) E con l’industrializzazione si è completata l’opera Inquinando l’aria con fumi e gas di scarico E la terra e l’acqua con gli esiti di concimi chimici e fertilizanti. Che causarono il cosiddetto buco dell’ozono E l’effetto serra disse Gaetano. Sì, ma queste cose le racconterò ai bambini, così avrete uno scambio su cose che ci riguardano molto da vicino e insieme potremo invertire la tendenza e riportare l’equilibrio nell’ecosistema. Ora parliamo del tuo progetto e parliamo anche del vetiver che è la pianta per poterlo realizzare. Il vetiver, è una graminacea il cui nome botanico è “vetivera zizianoides” così come il grano! Commentò Gaetano. Sì rispose Bruno e mentre si coltiva il grano per fare il pane che serve per sfamarci Bisogna coltivare il vetiver, o altre piante non alimentari, per recuperare le condizioni ambientali che consentono Alle piante alimentari di non estinguersi E anzi di essere sane, rigogliose e produttive. Il vetiver conviene che lo disponi a valle Degli ulivi in modo che possa raccogliere Il terreno e l’humus che viene da monte E l’utilizzo del vetiver è facile e semplice I bambini sono stati attenti e ti potranno aiutare a realizzare il tuo progetto. 9 Sai questa natura generosa come opera? Dice Lena, Si pone nella terra il primo culmo radicato Che è la mamma del futuro cespo Attorno alla mamma si formano a corona Uno, due, anche venti o trenta gemme Formando un cespo che in un anno supera il metro di altezza Costituito da foglie lanceolate a sezione costante e di circa un centimetro di larghezza seghettate per tutta l’altezza e taglienti come un rasoio, ma gentili perché tagliano solo se percorse dall’alto verso basso quindi per tagliarsi bisognerebbe tenere l’estremità superiore. Mentre se fosse stato al contrario, aggiunge Gabriele La le radici del vetiver che partono da ogni culmo Formando un fascio che raggiunge la profondità di oltre cinque metri Tenendo le foglie ben ancorate al terreno Le farebbero diventare dei tagliamani! Seguono le foto dei bambini che hanno partecipato al progetto e realizzato un libro che raccoglie le fiabe del nonno e le loro. 10