IL CONCILIO DI TRENTO (1545-1563). 1. Il Concilio di Trento si propose di risolvere i tre gravi problemi che allora interessavano la cristianità: a) il problema dell’unità (conciliazione tra cattolici e protestanti). b) il problema della fede (definizione dei dogmi della dottrina cattolica). c) il problema della riforma (riforma morale e disciplinare della Chiesa). Riguardo al problema dell’unità, il Concilio non ottenne alcun risultato: i protestanti non presenziarono neppure; e nessuna delle due parti, a dire il vero, dimostrò una effettiva volontà di riunione e di concilfiizione. Riguardo al problema della fede, il Concilio definì con intransigenza i dogmi della dottrina cattolica, riconfermando la validità di tutti e sette i Sacramenti, e opponendo al principio luterano della giustificazione per mezzo della fede una decisa rivalutazione delle opere, senza le quali non si può acquistare la salvezza (« la fede senza le opere è morta »). Inoltre, contro la concezione protestante che fonte della verità cristiana sono le Sacre Scritture, venne definito il principio per cui la verità cristiana risiede non solo nelle Sacre Scritture, ma anche nella secolare tradizione esegetica (= interpretativa) dei Padri e dei Dottori della Chiesa. Alla Chiesa soltanto, e non alla libera coscienza dei credenti, spetta la facoltà di interpretare le Sacre Scritture, che vengono diffuse non nel testo originale greco od ebraico, ma nella traduzione latina di San Girolamo (Vulgata). Il latino, del resto, è riconosciuto come lingua universale della Chiesa in tutte le manifestazioni del culto, al posto delle lingue volgari. Riguardo al problema della riforma, che venne affrontato non senza contrasti e vivaci discussioni, il Concilio si preoccupò, con opportuni provvedimenti, della 4generazione dei costumi (proibizione del matrimonio agli ecclesiastici; limitazione dei benefici; obbligo della visita pastorale per i vescovi e della residenza per i parroci, ecc.) e della preparazione culturale del clero (istituzione di collegi ecclesiastici e di Seminari diocesani); ma mirò soprattutto a una rigida e decisa sistemazione disciplinare, ponendo l’obbligo del giuramento di obbedienza al Papa, e affermando solennemente il principio dell’assolutismo papale. 2. Nello stesso tempo, per combattere radicalmente le eresie, Paolo III aveva riorganizzato il Tribunale dell’Inquisizione (1542), insediando in Roma una sessione suprema per l’esame dei casi più gravi (Congregazione del Santo Uffizio); mentre Paolo IV (Giampietro Carafa, 1555-1559) fece redigere un Indice dei libri proibiti (1537), e, qualche anno dopo, Pio V (1566-1572 istituì la Congregazione dell’Indice, che operò una severa censura nei confronti dei libri ritenuti contrari alla Chiesa. Alla chiusura del Concilio, infine, il nuovo complesso dottrinale venne esposto e compendiato nella Professione di Fede Tridentina (1564), redatta per opera di- papa Pio IV (1559-1365). Il Concilio di Trento si era veramente impegnato in una strenua opera di elaborazione teologica e dottrinale e di sistemazione disciplinare, che rese definitivo il contrasto col mondo protestante, ma rinsaldò l’organizzazione interna della Chiesa e le posizioni del cattolicesimo. Una conseguenza non trascurabile fu anche il vivace rifiorire della cultura e delle attività religiose (studi teologi del cardinale Roberto Bellarmino; intensa opera pastorale di San Carlo Borromeo, ecc.). — I NUOVI ORDINI RELIGIOSI E LA COMPAGNIADI GESU’. I nuovi ordini religiosi. L’opera del Concilio di Trento più specificamente diretta al risanamento morale della Chiesa trovò la sua — integrazione nell’esemplare spirito di carità e di pietà religiosa, che animò l’azione di nuovi ordini religiosi, tra i quali sono da ricordare, se non altro, i seguenti: a) i Teatini (fondati da San Gaetano da Thiene nel 1524) e i Cappuccini (fondati dal francescano Matteo Basci nel 1328), dediti a un’intensa opera di apostolato religioso e alla predicazione in mezzo al popolo. b) i Barnabiti (fondati da Sant’Antonio Maria Zaccaria nel 1330), i Filippini (fondati da San Filippo Neri nel 1548) e gli Scolopi (fondati dallo spagnolo San Giuseppe Calasanzio nel 1600), dediti all’istruzione dei giovani e dei fanciulli. c) i Fatebene,b.atelli (fondati dal portoghese San Giovanni di Dio nel 1540) e le Suore di Carità (fondate dal francese San Vincenzo de’ Paoli nel 1634), dediti all’assistenza degli infermi. La Compagnia di Gesù. — 1. Ma l’ordine che più di ogni altro contribuì all’opera della Controriforma fu la Compagnia di Gesù, fondata a Roma nel 1538 dal nobile spagnolo Sant’Ignazio di Loyola (1491-1556), ed approvata dal papa Paolo III nel 1540. Nei propositi del suo fondatore la Compagnia di Gesù non doveva avere uno scopo ascetico e contemplativo, ma soprattutto pratico, attivo ed educativo I Gesuiti dovevano essere una specie di milizia spirituale, destinata a convertire gli infedeli e a combattere la riforma protestante con la propagazione della fede cattolica e la ferma difesa dell’autorità papale. A capo dell’ordine ci fu un Generale, eletto a vita con poteri illimitati; i singoli membri — oltre ai tre soliti voti monastici di obbedienza, povertà, e castità — si impegnavano in un quarto voto di cieca ed assoluta obbedienza alla volontà dei superiori e del Papa, dai quali dovevano lasciarsi reggere « come se fossero un corpo morto (« perinde ac cadaver ») che si lascia portare in qualsiasi direzione e si lascia trattare in qualunque modo ». Caratteristica precipua dell’ordine fu proprio il rigido spirito di disciplina e di assoluta subordinazione all’autorità dei superiori e a quella suprema del Papa. 2. Il nuovo ordine ebbe una notevole influenza sul formarsi della spiritualità controriformistica (principio di autorità, ecc.) e si diffuse rapidamente, distinguendosi in particolare nelle seguenti attività: a) predicazione ed opere missionarie in India, in Estremo Oriente, e nelle nuove terre d’America (opera di San Francesco Saverio, infaticabile apostolo delle Indie; predicazione di Matteo Ricci, missionario per molti anni in Cina; colonie agricole del Paraguay, ecc.). I Gesuiti si distinsero altresì per la loro penetrazione in vaste regioni d’Europa (Germania meridionale, Austria, Belgio, Polonia), dove arrestarono l’avanzata protestante e diffusero il cattolicesimo. b) istruzione ed educazione delle classi più abbienti ed elevate (si ricordino gli efficienti collegi gesuitici sorti in tutta Europa, tra cui il famoso Collegio Romano), non escluse le famiglie regnanti, presso le quali i gesuiti ebbero sovente anche l’ufficio di conlessori e consiglieri spirituali, con innegabile influenza nel campo morale e politico, destinata in seguito a suscitare, per i suoi eccessi, non poche avversioni e ostilità.