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COMUNICATO STAMPA
Trento, 3 giugno 2006
Concorrenza o cooperazione, qual è la soluzione migliore?
DUE ECONOMISTI, DUE PUNTI DI VISTA,
UN UNICO QUADRO COMPLETO
Stefano Micossi e Lorenzo Sacconi si incontrano e si scontrano su un tema molto dibattuto e
complesso qual è la responsabilità sociale d’impresa. Un’appassionante partita nella quale alla
fine entrambi vincono gli applausi del pubblico
Sala gremita e posti in piedi oggi alle ore 16.00 presso Palazzo Calepini per assistere
all’animato dibattito sul tema “L’impresa può essere socialmente responsabile?” fra Stefano
Micossi, direttore generale di Assonime e professore di Economia internazionale al Collegio
d’Europa, e Lorenzo Sacconi, docente di Politica economica all’Università di Trento e titolare
della cattedra Unicredit per l’etica economica e la responsabilità sociale di impresa presso lo
stesso ateneo. A introdurre e moderare l’incontro è il direttore de “La Nuova Venezia” Paolo
Possamai che sulla controversa questione ha voluto fare chiarezza chiedendo innanzitutto ai
due relatori una definizione di responsabilità sociale d’impresa.
“Per responsabilità sociale si intende un modello di gestione aziendale nel quale chi governa
ha dei doveri di natura fiduciaria nei confronti degli stakeholders, siano essi azionisti,
lavoratori, fornitori, consumatori o ambientalisti” ha esordito Lorenzo Sacconi, che ha poi
proseguito concentrandosi sull’importanza dei doveri di natura fiduciaria. Questi ultimi infatti
permettono all’impresa di aumentare la propria efficienza in quanto l’imprenditore è tenuto a
considerare tutti gli interessi in gioco nel prendere le decisioni, generando così un’immagine
positiva che aumenta la cooperazione tra soggetti portatori di input. Gli stakeholders hanno la
possibilità di punire o premiare l’operato dell’azienda influenzandone la reputazione, per
questo serve una gestione trasparente tale per cui sia possibile misurare il grado di
responsabilità sociale applicato. L’equilibrio fra i vari portatori d’interesse è garantito dal
“social contract” che è endogeno, nasce da una società aperta e non è imposto dall’esterno; il
compito del manager a questo punto è quello di realizzare una strategia preventiva atta ad
evitare che si crei un conflitto. “La cartina tornasole della responsabilità risiede nella gestione
della crisi: consultazioni, azioni di trasparenza, reinvestimento di capitali, riduzione
dell’impatto economico sociale sono la dimostrazione di un governo veramente responsabile”
ha concluso l’economista.
Di parere decisamente diverso è invece Stefano Micossi il quale spiega: “Chi sta nel mercato
seguendo le regole trova nel profitto la prova tangibile della reputazione che l’impresa ha
all’esterno. Spesso, purtroppo, i valori sono decisi fuori dall’azienda, da personaggi che si
elevano a portatori degli interessi generali basandosi su giustificazioni etiche e che non
comprendono le dinamiche imprenditoriali”. Secondo lo studioso il “gioco” della
responsabilità sociale produce risultati non sempre misurabili ed è molto diffuso per tre
motivi tutt’altro che morali: la domanda monetaria di mercato che impone certe misure di
responsabilità per essere concorrenziali; il sostegno politico che si ottiene grazie ad una buona
reputazione; il bisogno dei manager di divincolarsi dai limiti imposti dagli azionisti. Negli
ultimi tempi i vincoli dell’impresa sono indubbiamente cambiati ed è la società a giudicare; di
conseguenza le aziende innovative si distinguono dalle altre per la capacità di incentivare il
proprio staff e di relazionarsi positivamente con l’ambiente di riferimento. “Esiste però una
ragione valida per cui siano interessi esterni a dover imporre decisioni all’azienda? Io non
credo” ha affermato infine.
Nella conclusione dell’incontro, grazie anche alle numerose domande poste dagli spettatori, è
emerso che sostanzialmente i due relatori hanno una visione comune sulla necessità produrre
profitto, ma per Sacconi questo è possibile solo grazie alla cooperazione, per Micossi invece
serve la concorrenza.
“Due economisti, due visioni pressoché antitetiche per un unico quadro completo” ha
affermato Paolo Possamai.