Proposta per una definizione generale dei fenomeni paranormali Bruno Severi e Pierluigi Aiazzi “Gente come noi che crede nella fisica sa bene che la distinzione tra passato, presente e futuro è solo un’ostinata persistente illusione” (Albert Einstein) INTRODUZIONE Le definizioni dei fenomeni paranormali sono innumerevoli. Quasi ogni autore ne ha creato una secondo il proprio punto di vista ed orientamento. Spesso esse differiscono per particolari di poca importanza, altre volte esse lasciano trasparire profonde ed insanabili differenze ideologiche. Come naturale conseguenza, gli scettici si basano su questo aspetto anarchico della parapsicologia per sostenere che essa non è scienza, ma bensì parascienza. Da aggiungere che tutte le principali definizioni dei fenomeni paranormali soffrono di un non trascurabile difetto consistente nell’avere unicamente un carattere descrittivo dei fenomeni in questione. In genere, sono descrizioni della loro modalità operativa che è solamente supposta e non provata (ad esempio, trasmissione del pensiero o azione della mente sulla materia) quasi sempre richiamando forme di energia che nessuno ha mai dimostrato e misurato. In alcuni casi ci si riferisce al paranormale con definizioni e termini del tutto neutri al punto che in nulla essi ci aiutano a meglio inquadrare i fenomeni che vogliono indicare, come nel caso dello stesso termine psi con le sue due varianti psi-gamma e psi-k, della cognizione ed interazione anomale, o dei fenomeni delta secondo Neppe (1984). Infine, esse quasi nulla, o nulla, ci dicono riguardo i principi fisici o i principi logici su cui si basano o contro i quali si scontrano. Questa estrema varietà e variabilità nella definizione dei fenomeni paranormali genera confusione, ognuno li definisce come vuole, ed ognuno è libero di crearsi la propria definizione su misura. Come naturale conseguenza di questo stato di cose, la gente che sente parlare di parapsicologia ne trae un senso d’incertezza; quest’ultima genera, infine, il dubbio ed il disinteresse. Disinteresse, o senso di fastidio, che può interessare anche varie categorie di studiosi che non riescono ad orientarsi in tale fitta rete di definizioni, di termini e di diversi punti di vista. Proposta Per cercare di minimizzare queste gravi carenze, suggeriamo una definizione che si propone di superare, o di integrare in modo più costruttivo, le precedenti usando termini e concetti comunemente impiegati da tutte le discipline scientifiche e dalla filosofia: La parapsicologia è quella disciplina che studia i fenomeni di interazione cognitiva o fisica tra gli esseri viventi, o tra questi e l’ambiente circostante, e che avvengono in contrasto con: 1 - le riconosciute limitazioni spaziali e/o temporali 2 – alcuni assunti fondamentali del Principio di Causalità (nella sua formulazione storica) Rimarchiamo il fatto che, nella manifestazione di questi fenomeni, vi debba sempre essere la presenza e la partecipazione attiva di almeno un essere vivente (sensitivo, agente, percipiente,...). I limiti spazio-temporali Le limitazioni spazio-temporali sono quelle che ci condizionano nella vita di tutti i giorni. Le limitazioni spaziali trovano giustificazione nel fatto che ogni forza ha un suo campo d’azione al di là del quale i suoi effetti sono da considerarsi pressoché nulli. Ciò significa che ogni forma conosciuta di energia declina la sua intensità in funzione della distanza percorsa. In particolare, i sensi, che ci aiutano in ogni momento della giornata, hanno un raggio d’azione al quale sono posti numerosi limiti. Non riusciremmo, ad esempio, mai a vedere con i nostri occhi cosa stia facendo un certo signore in un’altra città o ad udire il rumore di una foglia che cade al suolo a diversi chilometri di distanza da noi. Le limitazioni temporali prevedono che ogni evento si sviluppi secondo l’inderogabile sequenza: passato-presente-futuro e che esista, pertanto, una freccia del tempo unidirezionale rivolta verso il futuro. Il senso comune e la cultura oggigiorno imperante indicano che questi limiti non possono essere trascesi in alcun modo. Al contrario, la parapsicologia appare di tutt’altro parere. Un esempio per tutti. La parapsicologa Christine Hardy (2000) dichiara: “Ugualmente, diversi esperimenti con risultati positivi (dal remote viewing agli studi con REG, generatori di eventi casuali) dimostrano che non c’è un sistematico declino aumentando la distanza tra soggetto e bersaglio, od anche applicando uno sfasamento temporale come nel corso di esperimenti di precognizione o di retrocognizione. Ciò mette in discussione il modello di trasmissione dei fenomeni psi, ossia l’idea che la trasmissione psi sia basata su forme di trasmissione del segnale di natura locale o meccanicistica……. Siccome la psi sembra essere non dipendente dai parametri Newtoniani di spazio e tempo, essa si dimostra non locale.” Il Principio di Causalità Il Principio di Causalità afferma che ogni fenomeno, o evento fisico, in natura, è determinato da un altro fenomeno che lo precede nel tempo. Si parla anche di causa-effetto. In altre parole, in natura tutto avviene secondo la successione unidirezionale: passato-presente-futuro, e la sequenza: prima la causa e poi l’effetto. Ne consegue che il futuro non può condizionare il presente, ed il presente non può condizionare il passato. Si richiede anche una contiguità spazio-temporale tra causa ed effetto. Il passaggio da una causa al conseguente effetto deve avvenire mediante l’applicazione di una forza tra quelle a noi note. Infine, per il Principio di Causalità, l’effetto che deriva da una certa causa deve prodursi con regolarità, ossia ogni volta che le condizioni necessarie siano soddisfatte (Storm L.,1999; Jung, C.G., 1960). Tutti i fenomeni che la scienza studia vengono tradotti in relazioni di causa-effetto perché in questo modo ogni evento naturale può essere spiegato e compreso con chiarezza e razionalità. Secondo la nostra definizione, gli assunti fondamentali del Principio di Causalità con cui si scontrano i fenomeni paranormali sono rappresentati dall’incapacità di trovare una qualsiasi forma di energia o di forza che ne sia la sorgente od il tramite, e di avere una certa indipendenza per quel che riguarda la contiguità spazio-temporale. Inoltre, nei fenomeni psi non è mai possibile risalire con rigore deterministico dall’effetto alla causa che lo ha prodotto. Vediamo gli effetti, ma non siamo mai in grado di riconoscere la loro causa in maniera univoca e certa. Essendo questo il punto focale della nostra proposta, esponiamo, per farci meglio comprendere, lo stesso concetto in altro modo. La causalità può essere suddivisa in due parti tra loro complementari. Esiste una componente dinamica, rappresentata dal processo che porta dalla causa all’effetto (mediante forze e processi fisici noti), ed esiste una componente legata all’informazione insita nel processo, ossia alla possibilità di risalire da una situazione successiva (effetto) alla conoscenza della situazione precedente (causa), e viceversa. I fenomeni psi, nella loro suddivisione in fenomeni fisici e fenomeni cognitivi, agiscono in contraddizione con l’una o l’altra delle due componenti causali, o con entrambe contemporaneamente. Più precisamente, la PK ha a che vedere in particolare con la componente dinamica della causalità dove si parla di forze, energie e di effetti fisici; l’ESP fa riferimento più mirato alla componente informazionale essendo basata essenzialmente su processi cognitivi. In realtà esistono, o possono esistere, situazioni miste e più complesse dove l’aspetto fisico della psi ha risvolti anche cognitivi o informazionali (ad esempio, la caduta di quadri o il fermarsi di orologi in concomitanza a fatti funesti). Possiamo affermare che quello che rimane del Principio di Causalità nella nostra definizione è una forma molto attenuata o debole, simile a quella descritta da Louis De Broglie per i fenomeni quantistici nella citazione riportata più avanti. Analizzando con un po’ di attenzione quanto sopra esposto, appare evidente che le limitazioni spazio-temporali possono risultare anche superflue nella definizione dei fenomeni paranormali da noi proposta essendo già implicite nel Principio di Causalità. Dal momento che del Principio di Causalità attualmente esistono più versioni, caratterizzate anche da sostanziali differenze, abbiamo preferito mantenere nella nostra definizione le limitazioni spazio-temporali e ciò anche al fine di meglio delineare le caratteristiche e le deviazioni dalla norma dei singoli tipi di fenomeni paranormali come vedremo in seguito. Esempi di infrazione del Principio di Causalità, almeno come questo viene universalmente concepito, li possiamo trarre da una sterminata casistica di fenomenologia psi (praticamente tutta), sia di tipo spontaneo che sperimentale. Un caso per tutti. Nella vasta sperimentazione sulla psicocinesi condotta all’Università di Princeton, i tentativi fatti dai soggetti per influenzare un generatore di numeri casuali possono essere fatti a migliaia di miglia di distanza ed ore prima che il generatore produca la sua sequenza di numeri binari. Ciò nonostante, si rileva un effetto psicocinetico (Mansfield, V., 1998). In quest’esempio sono condensate tutte le violazioni di cui abbiamo trattato: quelle che riguardano il Principio di Causalità (mancando, in particolare, il riconoscimento della supposta energia che sostiene il fenomeno psi) e quelle che sembrano infrangere le limitazioni spazio-temporali. Al momento, esistono diverse formulazioni del Principio di Causalità (causalità lineare, multipla, circolare, forte, debole, probabilistica, teleologica, etc.). Tra queste, due appaiono essere quelle maggiormente diffuse e considerate. Quella succintamente presentata sopra è una versione denominata storica ed è la più conosciuta, oltre che la più datata. Esiste un’altra versione, più recente ed in crescente diffusione, detta scientifica, che si è sviluppata tenendo in considerazione le conseguenze più paradossali della Meccanica Quantistica quali il Principio di Indeterminazione, l’impredicibilità del decadimento radioattivo, e la non località. Il fatto importante è che in questa versione non si richiede più l’identificazione della forza che lega la causa all’effetto (Storm, L., 1999). Su questa base, nel formulare una definizione dei fenomeni paranormali, non occorrerà più fare riferimento ad una forza ancora sconosciuta che ne sarebbe la causa o il tramite. Ne consegue che questa nuova versione del Principio di Causalità, se prevarrà definitivamente su quella storica, come sembra stia già avvenendo, potrà consentire ai fenomeni paranormali di essere molto meno in contrasto con i paradigmi della scienza attuale. I fenomeni che studiamo I fenomeni paranormali su cui i parapsicologi sembrano maggiormente concordare sono: Chiaroveggenza, che va contro i limiti spaziali ed il Principio di Causalità Precognizione, che va contro i limiti spazio-temporali ed il Principio di Causalità Retrocognizione, che va contro i limiti spazio-temporali ed il Principio di Causalità Telepatia, che va contro i limiti spaziali ed il Principio di Causalità PK, che va contro i limiti spaziali ( e probabilmente temporali) ed il Principio di Causalità E’ lasciata aperta la possibilità che altri fenomeni si possano aggiungere a quelli sopra elencati. Con la definizione dei fenomeni paranormali da noi proposta ci si allontana da quel contesto terminologico, già da più parti aspramente criticato, che parlano di una trasmissione del pensiero, o di informazioni, da una mente ad un’altra, o di un’influenza della mente sulla materia, e che si sono dimostrate sino ad ora sterili per spiegare alcunché. Infatti, da 120 anni ad oggi, non sappiamo ancora se alla base dei fenomeni paranormali dobbiamo porre il cervello, la mente, o qualche altra struttura psichica sconosciuta, o se invece tali strutture non rappresentino nient’altro che i mezzi finali per prendere coscienza di fenomeni che avvengono indipendentemente da esse e per vie e modalità non ancora prese in considerazione o provate. Questo incerto stato delle cose si riflette in un numero di teorie parapsicologiche desolatamente elevato che spaziano da quelle fisiche in senso classico, a quelle che si rifanno alla meccanica quantistica, a quelle psicologico-transpersonali, a quelle spiritualistiche, le teleologiche, le olistiche e quelle che prevedono una pluridimensionalità nella natura. Ricorriamo ancora a Mario Varvoglis (Varvoglis: Psi Explorer) per illustrare quanto alcuni termini possano essere poco affidabili: “ Nel linguaggio di ogni giorno, spesso indichiamo la telepatia come “trasmissione del pensiero”, una persona essendo l’agente, un’altra persona il ricevente. Tuttavia, siamo ben lontani dall’essere certi di stare parlando realmente di una “trasmissione” di qualsiasi cosa attraverso lo spazio nel senso tradizionale; questa è soltanto una possibilità, e nemmeno la più plausibile. In conseguenza di questa confusione e inadeguatezza terminologica, i termini di precognizione, chiaroveggenza, telepatia e psicocinesi, a nostro parere, dovrebbero essere sostituiti con altri termini che non implichino i concetti di conoscenza a distanza, di trasmissione del pensiero o di azione della mente sulla materia. Questo per evitare di sottintendere una natura mentale ai fenomeni paranormali che, come detto sopra, è ancora tutta da dimostrare. Ma vi è ancora qualcosa da ricordare al lettore a questo riguardo. Come uno di noi (Severi, 2002) ha spiegato in un recente articolo, la comunità dei parapsicologi si è sempre chiesta, e si chiede con grande forza tuttora, se i diversi tipi di fenomeni paranormali non siano, invece che varie entità distinte come comunemente si crede, espressioni diverse di un minor numero di fenomeni, al limite anche di uno solo. E’ chiaro, pertanto, che i termini: telepatia, chiaroveggenza, precognizione, retrocognizione e psicocinesi potrebbero avere un impiego solamente provvisorio in attesa che si faccia luce sulla loro vera natura e individualità. PSI e Meccanica Quantistica Ci è stato fatto notare da alcuni colleghi che anche i fenomeni quantistici dimostrano un’inquietante indipendenza dai limiti spazio-temporali e dal Principio di Causalità. Questo per sottintendere che, in base alla nostra definizione, questi strani comportamenti delle particelle subatomiche dovrebbero essere anch’essi di natura paranormale. Un discorso del genere sembrerebbe, a prima vista, doverci creare un certo imbarazzo. In effetti, si sta animatamente discutendo da più parti sulle analogie tra i paradossi della meccanica quantististica ed i fenomeni paranormali nel tentativo, da parte di alcuni, di individuare nelle due classi di fenomeni una matrice comune (vedi, ad esempio, Aiazzi, 2004). Ma esistono altre possibilità. Gli eventuali rapporti tra psi e fisica quantistica possono essere compendiati, secondo Dick J. Biermann (1985), in tre dominii: uno è quello dove la descrizione teoretica della psi e dei fenomeni fisici è la stessa (identity relation); un altro è quello dove i fenomeni psi sono spiegati all’interno di una teoria fisica allargata (extension relation); ed, infine, quello dove la teoria della psi è costruita in analogia (ma senza identità) con la teoria fisica (analogy relation). Ci sembra che già questa triplice situazione sia una risposta adeguata all’osservazione sopra riportata. Pertanto, non ci sembra lecito supporre che, se i fenomeni paranormali si comportano in modo indipendente dalle limitazioni di cui si è detto, e la stessa cosa fanno le particelle del mondo atomico e subatomico, allora le due classi di fenomeni debbano necessariamente rientrare in una medesima categoria fenomenica. Forse si, e forse no, ancora non lo sappiamo. Nell'attesa che si scopra la verità, preferiamo mantenere una prudente sospensione di giudizio. Critiche moderne al Principio di Causalità La definizione dei fenomeni psi da noi proposta fa supporre l’esistenza di forze o, ancor più probabilmente, di rapporti (tra le cose, tra gli esseri viventi, o tra quest’ultimi e le cose) a noi sconosciuti e che agiscono su uno sfondo nel quale il concetto di tempo e di separazione spaziale assume connotazioni e proprietà del tutto nuove. Come sostenuto da numerosi ed importanti parapsicologi, la psi, se sarà provata oltre ogni ragionevole dubbio e verrà riconosciuta dall’intera comunità scientifica, costringerà la Scienza, se non ci arriverà per proprio conto, a rivedere i suoi attuali paradigmi (Bierman, D.J., 1988). A nostro parere, se avverrà questa rivoluzione, i primi paradigmi ad essere intaccati saranno quelli che riguardano il Principio di Causalità e quelli riferentesi alle limitazioni spazio-temporali. Che sia già prossimo e necessario il momento per una svolta fondamentale su alcuni principi della scienza già da tempo se ne discute ai più alti livelli. Ad esempio, il Principio di Causalità, ritenuto da secoli un caposaldo indiscutibile a livello scientifico e filosofico, sta vivendo radicali ridimensionamenti. Mentre un tempo si riteneva che esso valesse ovunque e sempre, ora si vanno delineando dei settori della conoscenza in cui esso assume sfumature sempre più marcate. E questo vale in particolare quando passiamo dal mondo della materia a quello biologico ed ancor di più quando si considera l’uomo ed il suo mondo psichico. Come uno di noi ha scritto recentemente (Aiazzi, 2004), occorre ricordare che: “Quando scendiamo a livelli sempre più profondi della struttura della materia, ci troviamo di fronte ad un progressivo annullamento dello spazio, del tempo e della causalità. Quando scendiamo a livelli sempre più profondi della psiche, alla radice dell'inconscio, ci troviamo di fronte ad un simmetrico annullamento dello spazio, del tempo e della causalità logica”, almeno nei termini in cui essi sono comunemente intesi. Tra le posizioni illustri che mettono in seria discussione la causalità cito i seguenti studiosi che, pur con qualche marginale differenza, non sembrano avere eccessivi dubbi sul valore da attribuirsi al Principio di Causalità nella scienza moderna. Bertrand Russell (1913) ha molto puntigliosamente ribadito: “Tutti i filosofi pensano che la causalità sia uno degli assiomi fondamentali della Scienza ma, stranamente, nelle scienze più avanzate la parola “causa” non compare mai…. Il Principio di Causalità, io credo, è un relitto di un tempo passato che sopravvive tuttora, come la monarchia, solo perché si crede erroneamente che non faccia alcun danno”.. Emile Boutroux, in uno dei suoi libri più famosi (Della contingenza delle leggi della natura) afferma molto categoricamente: “Pertanto, il principio di causalità, su cui si fondano tutte le visioni meccanicistiche e deterministiche dell'universo, perde il suo valore. «Poste circostanze identiche, devono verificarsi identici effetti»: ma quando, nella realtà, sussistono circostanze identiche? E poi, se mai fosse possibile avere identiche circostanze, perché si dovrebbero avere effetti identici? Ciò è insostenibile specie sui piani biologico e umano, dove l'inammissibilità del principio di causa risulta piú evidente: infatti gli effetti posseggono sempre qualcosa di nuovo, di diverso, di originale, sia rispetto alla causa sia rispetto ad altri effetti di cause analoghe. Gli effetti sono caratterizzati quindi dalla «contingenza»; il loro essere non è «determinato necessariamente» dalla causa. D'altronde, il principio di causa implica un principio - quello d'identità - che è a maggior ragione insostenibile. Ogni cosa è uguale a se stessa; ma ciò vale per gli enti ideali, astratti, non per le realtà concrete, sempre instabili e mutevoli; pertanto è pura ipotesi astratta ammettere che nel reale si possano dare circostanze «identiche» che generino improbabili effetti identici. E poiché i due principi, quello d'identità e quello di causa, sono i presupposti delle leggi logiche della dimostrazione, ne deriva che anche il ragionamento dimostrativo non afferra la realtà e non esclude la contingenza oggettiva dei fenomeni”. Per il premio Nobel per la Fisica Louis de Broglie (1950) “Esiste senza dubbio in fisica quantistica una causalità debole, per cui ogni effetto ha sempre una causa e la soppressione della causa comporta sempre la scomparsa dell'effetto; ma non si giunge più a ritrovarvi la causalità forte, dove l'effetto risulta necessariamente dalla causa a cui è legato da un determinismo rigoroso. La causalità debole permette di supporre che una stessa causa possa produrre, tra parecchi effetti possibili, l'uno o l'altro di essi, con una certa probabilità che si abbia tale effetto e non tale altro. A piccolissima scala i fisici riescono a trovare solo questa causalità debole; ai filosofi spetta vedere se possono accontentarsene”. Uno dei fondatori della Meccanica Quantistica, anch’egli premio Nobel per la Fisica, Werner Heisenberg (1991), non ha dubbi sull’inconsistenza della causalità. Ecco le sue categoriche parole: “Tuttavia, nella formulazione piú forte del principio di causalità: -se noi conosciamo esattamente il presente possiamo predire il futuro-, è falsa non la conseguenza, ma la premessa. Noi non possiamo in linea di principio conoscere il presente in ogni elemento di determinazione. Perciò ogni osservazione è una selezione da una quantità di possibilità e una limitazione delle possibilità future. Piuttosto si può caratterizzare molto meglio il vero stato delle cose in questo modo: poiché tutti gli esperimenti sono soggetti alle leggi della meccanica quantistica, da ciò segue che attraverso la meccanica quantistica viene stabilita definitivamente la nullità (Ungültigkeit) del principio di causalità”. Sulla stessa linea vediamo il grandissimo matematico John von Neumann che affermò: “Si può dire che al giorno d’oggi non ci sia occasione e ragione per parlare di causalità in natura, perché nessun esperimento (macroscopico) ne indica la presenza….. e perché la Meccanica Quantistica la contraddice” (citazione in: Rosen, 1999). Il quadro descritto da questi eminenti studiosi del secolo scorso mette in luce quanto dibattuto sia il Principio di Causalità. Nella Meccanica Quantistica esso è stato definitivamente rimosso o corretto. Per quanto riguarda invece il mondo macroscopico in cui viviamo, la maggior parte degli studiosi preferisce mantenere ancora vitale questo principio, pur con differenze rilevanti. E ciò avviene sia per tradizione, come sostenne Bertrand Russell, e sia per motivi di utilità pratica. Ma il suo ridimensionamento appare, oramai, indiscutibile. Come detto in precedenza, la causalità considerata a livello umano diverge rispetto a quella del mondo della fisica pura e questo si accorda perfettamente con le caratteristiche proprie dei fenomeni paranormali dove la presenza di un essere vivente è condizione necessaria perché essi possano manifestarsi. Anche riguardo l’essenza del tempo gli scenari sono ancora largamente incompleti ed aperti. La sua assolutezza non è più data per scontata. Come abbiamo visto nella citazione iniziale, lo stesso Einstein, un accanito determinista, lo ha relativizzato facendolo apparire come qualcosa di sfuggente e dal comportamento proteiforme. Discussione Con quanto sopra esposto abbiamo cercato di rendere esplicita quella che ci sembra essere la tendenza verso la quale appare orientata la moderna parapsicologia. Si tratta di una tendenza che vuole uscire dagli schemi sin qui adottati per aprirsi verso scenari nuovi che le ricerche più avanzate della scienza (in particolare della fisica, delle neuroscienze e degli studi sulla coscienza) stanno prospettando. All’interno di questi scenari, molte delle vecchie logiche sono messe in discussione, molte verità ritenute assolute ed indiscutibili sono criticate. Diversi scienziati, che fino a pochi anni fa non osavano rendere pubbliche certe loro posizioni, ora trovano più facilmente le condizioni e la serenità d’animo per riunirsi e parlarne pubblicamente. Non stiamo parlando di New Age, ma di ciò che avviene all’interno della scienza vera. Anche la tendenza dell’attuale parapsicologia sembra orientarsi verso nuovi scenari. In passato si cercava di riportare ogni interpretazione teoretica dei fenomeni psi a modelli apparentemente consolidati del sapere umano. Questo avveniva facendo ricorso alla ricerca di una energia fisica nota o al concetto classico del trasferimento di informazione attraverso lo spazio ed il tempo per interpretare il dispiegarsi dei fenomeni psi. Ora molti di questi modelli stanno vacillando e di conseguenza anche le teorie psi si stanno riaggiornando. Tale stato di fatto si riflette, ad esempio, nella visione del noto fisico David Bohm (1986). Egli ha formulato una teoria secondo la quale nella fenomenologia ESP non ci sarebbe alcuna trasmissione di informazione. Al contrario “si può dire che il contatto (tra evento paranormale e soggetto) dipenda più da un fattore di somiglianza o risonanza di significato che su un segnale localizzabile nello spazio…, ossia con la partecipazione ad un comune significato con un altro oggetto, processo o persona”. Anche la teoria della Conformance Behaviour di Rex Standford, quella della Sincronicità di C.G. Jung e le teorie Osservazionalistiche di E. H. Walker non richiedono l’impiego di alcuna forza o di una trasmissione di informazioni attraverso lo spazio perché il fenomeno psi avvenga. Che il Principio di Causa-Effetto ed i limiti spazio-temporali stiano perdendo, in campo parapsicologico, porzioni sempre più grandi della loro primitiva energia lo sostiene anche Dick Bierman: “Il ruolo centrale dell’inversione temporale o dell’indipendenza dai limiti legati al tempo in ogni approccio teoretico dei fenomeni psi conforta l’idea che i dati parapsicologici richiedano un livello di comprensione che trascende le tradizionali prospettive materialistiche ed alcune visioni dualistiche che sostengono che gli effetti derivino da cause e siano mediati da qualche forma classica di segnale o di forza. Sarebbe preferibile interpretare i risultati parapsicologici come correlazioni senza una causa, analogamente alle correlazioni non locali della fisica (EPR). Queste ultime non permettono spiegazioni in termini di trasferimento di segnali da una parte all’altra del sistema”. Il nostro è un tentativo di seguire questa nuova corrente e lo fa cercando di adeguarsi alle logiche che stanno or ora affermandosi. Crediamo che dovremmo usare lo stesso linguaggio e gli stessi concetti che la scienza adopera al fine di imparare a comprenderci e per aprire un dialogo che non sia più tra sordi come sino ad ora è stato. Crediamo che la nostra definizione dei fenomeni psi, espressa con un linguaggio comprensibile e comune anche ad altri specialisti, ma pur sempre rigoroso, possa contribuire ad aprire questo canale di comunicazione che da tanto tempo auspichiamo. Non sappiamo quanto originale sia la definizione da noi proposta, certamente altri hanno già avanzato qualcosa di simile. Echi di questa impostazione sono rintracciabili presso diversi altri studiosi le cui definizioni dei fenomeni psi, seppure espresse in modi diversi, implicitamente mostrano alcuni elementi in comune con la nostra proposta. Ad esempio: “Sembra che dobbiamo pensare alla percezione psi come ad una capacità generale di ottenere informazioni a distanza, svincolati dalle usuali limitazioni di spazio e tempo” (Radin, D., 1997); oppure: ”Noi suggeriamo che i fenomeni parapsicologici siano espressioni acausali delle leggi naturali” ( Mansfield, V. et al., 1998). La definizione più sovrapponibile alla nostra l’abbiamo rintracciata pochi giorni prima di sottoporre questo articolo alle stampe. E’ di Stanley Krippner (2002) che recita: “La parapsicologia è lo studio scientifico delle interazioni anomale. Queste interazioni possono essere tra organismi ed il loro ambiente o tra organismi ed altri organismi. Esse sono anomale perché sembrano in disaccordo con le più diffuse nozioni di spazio, tempo ed energia”. In genere, si tratta di definizioni discorsive dette nel mezzo di un discorso per indicare alcune delle proprietà peculiari dei fenomeni paranormali. Mai, a nostra conoscenza, queste frasi sono state usate e cucite insieme per proporre una definizione conclusiva e generale del paranormale. Come ogni altro aspetto della scienza, anche questa definizione del paranormale che noi proponiamo non ha la pretesa di essere definitiva. Abbiamo visto come i concetti di causalità e dello spazio-tempo non siano assolutamente ancora ben delineati e che i rapporti tra parapsicologia e Meccanica Quantistica, se esistono, siano tuttora alla ricerca di un loro preciso collocamento. Per ora, dato che la maggioranza degli uomini di scienza fa ancora riferimento ai modelli classici di causalità, di spazio e di tempo, anche noi , nel proporre la nostra definizione dei fenomeni paranormali, ci siamo attenuti ad essi. Con il variare di questi concetti e rapporti all’interno della cittadella della Scienza, anche l’idea che abbiamo dei fenomeni paranormali, e di conseguenza la loro definizione, potrebbero essere destinate a mutare. Speriamo che questo mutamento dell’attuale paradigma scientifico, quando avverrà, serva ad accorciare sempre più la distanza che ancora è prominente tra scienza ufficiale e tutta quella classe di fenomeni che ci appassionano tanto. ABSTRACT Proposal for a new definition of paranormal phenomena. Starting from the consideration that does not exist a unique definition of the paranormal and that each scholar can propose and use a personal one, according to the Authors this fact produces confusion and disconcert among the public and the students in general. There is a widespread use of terms such as: mind reading, thought transmission, action of the mind over the matter, unknown forms of energy, etc., even if nobody knows if there is indeed a genuine transmission of something and if the mind is really directly implicated in the paranormal effect. In these last years neutral terms have also been employed: anomalous cognition, anomalous interaction, psi, delta, among the others. All this abundance of terms appears to be misleading and discouraging. With the aim both to unificate all these different positions and to give order to this terminological caos, the Authors propose a definition which employes concepts and terms widely used by both all Scientific disciplines and Philosophy: Parapsychology is the discipline which studies the cognitive and physical interactions between a living organism and his surroundings (or other organisms) according to modalities unbound by: 1- the usual limitations of space and/or time 2- some fundamental assumptions of the Casuality Principle (in its historical form) In this way we presume everybody can understand what parapsychologists are discussing of. Abundant arguments are given to support this proposal. At a deeper view, the spatio-temporal limitations appear to be implicit in the Causality Principle and only this one could be involved in the definition of the paranormal we are proposing. Because there are several versions of this principle, and also for clearness purposes, the spatio-temporal limitations are provisionally maintained. The main assumptions of the Causality Principle of the point 2 of our definition are: 1The impossibility to find any form of energy sustaining the phenomena; 2- The impossibility to recognize the cause of an effect; 3- The indipendence from the spatio-temporal limits.bTaTThe The main assumptioassumptionsjjjyTELEPATHY = THOUGHT TRANSMISSION? Bibliografia - - Aiazzi, P. (2004). I quanti, la mente, la psi. Quaderni di Parapsicologia, 35, N. 1, 38-65. - - Bierman, D.J. (1985). Physics & Parapsychology. J. of Indian Psychology , 7 (2) , 1-17. - - Bierman, D.J. (1988). Problems of (im)possible world. Systematica, 7, 1-7. - - Bohm, D.(1986). A new theory of the relationship of Mind and Matter. JASPR, 80, N. 2, 113-135.. - - - - Hardy, C. (2000). Psi as a multilevel process: Semantic Field Theory. J. of Parapsychology, 64, 73. - - Heisenberg, W. 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