Il materialismo meccanicistico di HOBBES (1588 – 1679) Dalla critica al dualismo cartesiano al materialismo meccanicistico Di fronte all’esito problematico della relazione tra le due sostanze individuate da Cartesio, costretto a postulare una ‘ghiandola pineale’ come luogo d’incontro tra la libertà e l’indivisibilità dell’Io penso e la causalità meccanica dei Corpi materiali e divisibili, sorsero due nuove filosofie, quelle di Hobbes e di Spinoza, volte a superare tale dualismo e ricostituire sia una ‘natura umana’ come unità di Mente e Corpo, sia la visione più generale di un Cosmo unitario, secondo lo stesso progetto cartesiano di una Mathesis universale, l’ordinamento comune al cosmo fisico e alle scienze ad esso corrispondenti. La filosofia di Hobbes nega ogni autonomia sostanziale all’Io penso per affermare invece il primato esclusivo della Res Extensa, e cercare l’unità di Mente e Corpo nell’universalità della Causalità Meccanica, già esclusiva nell’Atomismo di Democrito, capace cioè di spiegare secondo Cause ed Effetti anche i moti del Pensiero, della Volontà e dell’Anima. Quando penso e finchè penso, certamente esisto come un Io Pensante, concorda H. con Cartesio, ma è del tutto arbitraria l’operazione cartesiana di ricavare dall’atto del pensare la sostanzialità della Cosa Pensante, cioè la sua sussistenza autonoma come Pensiero, Spirito o Anima, a cui riferire ogni stato di coscienza, sensibile o intellettuale che sia, perché sarebbe come ricavare dall’atto del ‘passeggiare’ da me compiuto, l’esistenza di me stesso come di una ‘passeggiata’. In contrasto con il progetto cartesiano di una nuova metafisica fondata sul Cogito, H. ritiene che l’affermarsi della scienza moderna, con Galileo e Bacone, non abbia più bisogno di alcun fondamento ‘sostanziale’, ma debba consistere nell’estensione del metodo ‘meccanicistico’ dalla totalità dei Corpi naturali ai fenomeni considerati ‘incorporei’ della Libertà, della Volontà, cioè della vita Etica degli uomini e del loro associarsi nella Società Civile e nello Stato politico. Secondo il metodo della Causalità Meccanica, si ha vera scienza di un corpo quando se ne conosce la Causa Generatrice, e tale Causa andrà cercata necessariamente in un altro corpo, perché volerla trovare in qualcosa di incorporeo e spirituale vorrebbe dire esporla all’arbitrarietà di una Causa che è impossibile sottoporre a verifica. Su queste basi, H. può delineare un Materialismo Meccanicistico in cui l’unica realtà è costituita dai Corpi materiali e dai moti meccanici che ne producono le trasformazioni. Non c’è scienza di ciò che è incorporeo, ed è per questo motivo che la Teologia non può essere scienza, come già per Ockham, restando così dominio esclusivo della fede, senza per questo restare estranea all’ordinamento della Mathesis, perché anche la fede, pur avendo come oggetto l’incorporeità divina, trova la sua Causa Generatrice corporea nell’unica e medesima ‘Natura umana’. Se è contraddittorio parlare di una metafisica dei Corpi perché il corpo è una realtà fisica, è corretto parlare, nella filosofia di H., di una materializzazione dell’essere o di una ontologizzazione della materia, nel senso che la corporeità diventa l’evidenza materiale e razionale ad un tempo sia di ogni esistenza empirica, sia delle realtà del pensiero e della conoscenza, come effetti della corporeità umana. Pensiero e conoscenza sono essi stessi fenomeni di cui avere scienza cercandone la Causa Generatrice nella corporeità del cervello e nella genesi della Ragione, intesa come lo strumento propriamente umano che consente di prevedere e progettare nel tempo la propria condotta, per il raggiungimento di determinati fini. La Ragione come Calcolo e la fondazione di una Filosofia Civile Alla Ragione H. assegna una funzione radicalmente diversa da quella messa in atto da Cartesio, perchè non coincide più con il percorso del Dubbio, in cui rivelare infine se stessa come la garanzia indubitabile della sostanzialità del Cogito. Essa va intesa come una delle molteplici facoltà umane, posseduta in grado inferiore anche dagli animali, per la loro capacità di interpretare e reagire ai ‘segni naturali’, che è espressa dalla capacità di imporre Nomi convenzionali che designano le Idee corrispondenti ai Corpi naturali, e di connetterli tra loro nei Giudizi e nei Sillogismi attraverso la facoltà del Linguaggio. La Ragione di H. coincide con un Calcolo razionale che opera a priori sui ‘segni artificiali’ delle Parole corrispondenti alle Idee della mente, attraverso le operazioni dell’Addizione e della Sottrazione: sommando per es. le idee semplici di ‘corpo+animato+razionale’ otteniamo l’idea di ‘uomo’, mentre sottraendo all’idea ‘uomo’ l’idea ‘razionale’, otteniamo l’idea di ‘animale’. E’ la natura convenzionale delle parole a consentire di nominare uno stesso ‘corpo’ con molteplici termini, per es.vivente,animale,mammifero,felino,gatto, ricavando un’idea dall’altra secondo un calcolo logico puramente a priori, perché si risolve nella razionalità delle operazioni matematiche; ed è la medesima convenzionalità, come frutto di un accordo tra gli uomini, a consentire la corrispondenza delle Idee con i Corpi naturali, senza aver bisogno dell’intervento di Dio, e la conseguente verità dei Giudizi e dei Sillogismi che permettono di prevedere l’accadere dei fenomeni, secondo il principio che ‘Cause simili producono Effetti simili’. La causalità meccanica delle relazioni tra i corpi è alla base della Fisica, una scienza a posteriori e di carattere ipotetico perché i suoi oggetti derivano sì da Dio, secondo la fede nella creazione, ma hanno la loro causa in altri Corpi, e con tale scienza si spiegano i processi conoscitivi della Sensazione, della Immaginazione e dell’Intelletto. In un cosmo dominato dalla Causalità meccanica non c’è né una Libertà né una Volontà che non siano condizionate dalla corporeità dell’uomo. La Volontà si manifesta come istinto di conservazione attraverso l’appetito, il desiderio e le azioni conseguenti, che ci portano a cercare il Piacere e a rifuggire il Dolore, come forme del Bene e del Male, essi stessi mutevoli secondo il calcolo razionale che governa anche le Passioni. Comprendere secondo la causalità meccanica l’unità della ‘natura umana’ è per H. la più grande conquista, perché rende possibile la fondazione di una Filosofia Civile, comprendente la Geometria, l’Etica e la Politica, le scienze che avendo a priori l’uomo come Causa Generatrice, consentono di prevedere secondo necessità gli effetti conseguenti, ed è su queste basi che si può istituire una Scienza della Politica, prevedendo le caratteristiche che deve avere uno Stato, perché in esso si conservi la pace utile alla vita di tutti. La genesi dello Stato politico dal Contratto Sociale tra gli uomini Lo sguardo ‘meccanicistico’ sull’uomo mette in evidenza che la sua natura non è affatto socievole, come pensava Aristotele, e che vivere in uno Stato non è un fine già predeterminato dalla ‘natura umana’. Esso è invece il risultato del superamento di uno Stato di Natura, antecedente agli Stati storici, che ipotizza una condizione originaria in cui gli uomini sono dominati dalla bramosia di godere egoisticamente di ogni bene e dal timore di essere vittime di una morte violenta. Il diritto di tutti su tutto, compresa la vita degli altri, genera uno stato di guerra permanente di tutti contro tutti (Homo homini lupus) che porterebbe l’umanità all’autodistruzione, se non intervenisse il calcolo razionale di sottrarsi alla minaccia della morte violenta attraverso un accordo, un Patto tra gli uomini (Pactum Unionis) basato sulla rinuncia di tutti al diritto sulla vita degli altri e alla violenza reciproca. Tale rinuncia è in realtà il trasferimento del diritto fondato sulla forza corporea al potere di una Legge che viene applicata dall’autorità di un Sovrano, unico depositario della forza di punire la sua violazione. Al patto originario si associa così anche un patto di subordinazione (Pactum Subiectionis) di tutti alla Volontà del Sovrano, o di un’Assemblea con i medesimi poteri, che impone nuove Leggi in cui si trasferiscono altri diritti originari, a cominciare dal diritto illimitato di tutti su tutti i beni. E’ la nascita della Società Civile, con i suoi patti di reciprocità, e dello Stato, con il compito di garantire la pace necessaria al godimento del diritto alla vita, alla proprietà, che le Leggi sanciscono come Diritti naturali (Giusnaturalismo). Ma lo Stato Assoluto prefigurato da H. ha una particolarità: il Sovrano è detentore della forza per far rispettare le Leggi, ma è sottratto alle Leggi che lui stesso ha emanato; egli infatti non è vincolato al Patto di rinuncia ad esercitare la forza, mentre è vincolato dal Patto di subordinazione a garantire la pace per il godimento dei Diritti naturali, cosicchè è Legibus Solutus, sciolto dall’obbligo di obbedire alle Leggi, perché ciò sarebbe una limitazione della forza necessaria a conservare la pace nello Stato. Essa va conseguita con qualsiasi mezzo, anche con il terrore, come espresso dal paragone tra lo Stato e il mostro biblico del Leviatano.