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PARLAMENTO EUROPEO
1999
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2004
Documento di seduta
14 febbraio 2000
B5-0128/00
PROPOSTA DI RISOLUZIONE
presentata a seguito della dichiarazione della Commissione
a norma dell'articolo 37, paragrafo 2 del regolamento
dagli onn. Flautre, Liepitz, Lambert
a nome del gruppo Verts/ALE
sulla ristrutturazione delle imprese ABB/ Alstom – Good -Year
RE\404966IT.doc
IT
PE 288.619
Or. fr/en
IT
B5-0128/00
it
B5-0128/00
Risoluzione sulla ristrutturazione delle imprese ABB /Alstom – Good -Year
Il Parlamento europeo,
-
vista la Carta dei diritti sociali fondamentali dei lavoratori (Carta sociale europea) del
1989 e il programma d'azione ad essa relativo,
-
vista la comunicazione della Commissione sul programma d'azione sociale del 29
aprile 1998,
-
visti gli articoli 2 e 118 del trattato CE e il protocollo e l'accordo sulla politica sociale
allegati al trattato UE, diretti all'attuazione della Carta sociale e alla promozione del
dialogo sociale,
-
vista la direttiva 75/129/CEE, come modificata dalla direttiva 92/56/CEE, sul
ravvicinamento delle legislazioni degli Stati membri relative ai licenziamenti
collettivi,
-
vista la direttiva 94/45/CE, riguardante l'istituzione di un comitato aziendale europeo o
di una procedura per l'informazione e la consultazione dei lavoratori nelle imprese e
nei gruppi di imprese di dimensioni comunitarie ,
-
vista la dichiarazione dei governi degli Stati membri dell'OCSE sugli investimenti
internazionali e il codice di condotta dell'OCSE e dele Nazioni Unite,
-
vista la sua risoluzione del 13 novembre 1996 sulle ristrutturazioni e le dislocazioni
industriali nell'Unione europea1,
-
vista la dichiarazione del Commissario Anna Diamantopolou al Parlamento europeo
del 27 ottobre 1999 sulla "Ristrutturazione delle imprese" (Michelin),
A.
considerando che la ristrutturazione industriale non è un fenomeno nuovo, ma che le
sue dimensioni e il suo contesto si sono profondamente modificate, e che i mercati
finanziari mondiali impongono sempre più la loro logica,
B.
considerando che le società transanzionali svolgono un ruolo principale nelle
ristrutturazioni e dislocazioni, e che costituiscono circa due terzi del commercio
mondiale, laddove il terzo rimanente è costituito da scambi interni,
C.
considerando che i casi ABB/Alston e Good Year sono emblematici dell'accelerazione
delle chiusure e delle ristrutturazioni di imprese in tutta Europa, comportando decine
1
GU C 362 del 2.12.1996, pag. 147.
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di migliaia di licenziamenti, e che cio' rende tanto più necessarie misure comunitarie a
favore dell'occupazione e del controllo delle ristrutturazioni di imprese,
D.
considerando che la ristrutturazione implica sovente la dislocazione di determinate
attività e riguarda non solo le industrie "tradizionali", vale a dire a forte coefficiente di
manodopera, quali l'industria tessile, calzaturiera e dei giocattoli, ma anche industrie a
forte coeficiente di capitali, quali la siderurgica, la navale, l'industria delle costruzioni
meccaniche e aeronautiche, delle componenti elettroniche, nonché importanti branche
del settore dei servizi, quali l'elaborazione di programmi e i servizi finanziari, logistici
e d'informazione,
E.
considerando che in numerosi casi i gruppi che ristrutturano o dislocano ricevono aiuti
finanziari, diretti o indiretti, dagli Stati membri dell'Unione europea,
F.
considerando che le diverse decisioni sulle ristrutturazioni, i trasferimenti e la chiusura
di compagnie transnazionali comportano non solo una riduzione di posti di lavoro, ma
diffondono un clima di crescente insicurezza tra i lavoratori e l'opinione pubblica in
generale,
G.
considerando che un numero notevole di decisioni sono adottate dai consigli
d'amministrazione delle società senza alcuna consultazione, e che cio' è contrario alla
Carta sociale, al protocollo sulla politica sociale, alla citata direttiva 75/129, come
modificata dalla direttiva 92/56/CEE, alla citata direttiva 94/45/CE, nonché ai codici
di condotta dell'OCSE e delle Nazioni Unite,
H.
considerando la forte tendenza all'indebolimento dei sistemi sociali osservato nel
contesto della corsa agli investimenti delle grandi imprese;
1.
ritiene che l'introduzione accelerata di nuove tecnologie e di nuovi metodi di
organizzazione che richiedono meno manodopera trasformino le ristrutturazioni in una
sfida particolare per gli attori politici, che si aggiunge alle già numerose difficoltà
dell'UE per quanto concerne la riduzione della disoccupazione e lo sviluppo
economico;
2.
dichiara che, in mancanza di attenzione politica, determinati processi di
ristrutturazione non perverranno a conciliare i tre obiettivi strategici della politica
dell'Unione, vale a dire, l'adattamento strutturale (per aumentare la competitività
complessiva delle imprese europee sui mercati mondiali), la coesione sociale (per
garantire un'equa distribuzione dei costi e dei benefici dell'attività economica) e lo
sviluppo sostenibile (art. 6 del trattato CE);
3.
prende atto che una concorrenza fiscale nefasta tra Stati membri del'UE contribuisce
alla ristrutturazione di imprese che si risolve spesso in un gioco a somma zero, e che
l'imposizione fiscale sempre più debole dei fattori di produzione geograficamente
mobili mina le basi fiscali nazionali, obbligando a una traslazione dell'onere fiscale su
fattori meno mobili quali la manodopera;
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4.
ritiene che l'aiuto proveniente da fondi pubblici dovrebbe essere collegato alla
conclusione di accordi a lungo termine con la direzione delle imprese interessate in
materia di impiego e di sviluppo locale, e domanda sia alla Commissione sia agli Stati
membri di ritirare le sovvenzioni versate nell'ambito di programmi di aiuto e di
reclamare la restituzione di sovvenzioni di questo tipo alle società che non rispettino
gli impegni assunti;
5.
domanda che, nell'ambito dei negoziati in corso tra la Commissione e gli Stati membri
sui programmi dei fondi strutturali per il periodo 2000-2006, siano previste misure
contro il fenomeno noto come "subsidy shopping" (ricerca delle sovvenzioni più
elevate), ancorando l'aiuto comunitario alle imprese ad impegni a lungo termine
relativi all'ocupazione e allo sviluppo locale, regionale e periferico, e che
l'applicazione di queste disposizioni sia regolarmnte verificata sotto la responsabilità
comune della Commissione, delle autorità regionali e locali e delle parti sociali;
6.
manifesta la sua solidarietà a tutti i lavoratori minacciati di licenziamento a seguito
delle ristrutturazioni e alle società dell'indotto interessate, e ritiene inammissibile che
società transanzionali che realizzano profitti notevoli decidano di chiudere un'unità e
di procedere a licenziamenti collettivi, sia nell'Unione europea, sia in paesi terzi;
7.
rammenta che, in altri casi in cui licenziamenti collettivi apparivano come l'unica
soluzione a una crisi d'impresa, negoziati con i lavoratori hanno consentito di
sviluppare piani di sostituzione che garantissero i posti di lavoro; sottolinea la
necessità di condurre negoziati con i lavoratori, allo scopo di trovare soluzioni
sostitutive, quali la riduzione dell'orario di lavoro;
8.
invita la Commissione a riformare la normativa comunitaria e le sue direttive in modo
da rendere possibile ai lavoratori (o alle loro rappresentanze) colpiti da un piano di
licenziamento collettivo per ragioni economiche di avviare un'azione giurisdizionale
presso il foro competente per territorio senza attendere il licenziamento, e di contestare
il fondamento economico di una tale decisione;
9.
invita la Commissione a procedere d'urgenza a una valutazione dell'applicazione della
direttiva sui licenziamenti collettivi e sulla chiusura d'imprese e a presentare proposte
di sanzioni effettive che prevedano in particolare l'annullamento della decisione in
caso di mancato rispetto delle disposizioni della stessa direttiva;
2.
incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione alla Commissione, al
Consiglio, ai governi e ai parlamenti degli Stati membri e alle parti sociali.
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