Scuola Responsabili
MCC Mantova
10° incontro 21 Febbraio 2013
LA PROFESSIONE DI FEDE: IL CREDO
Nella lettera apostolica “Porta Fidei” il Papa, al n. 9, ricorda che i cristiani dei primi secoli erano tenuti ad
imparare a memoria il Credo e farlo diventare preghiera quotidiana: “Redditio symboli”.
A noi non è stato consegnato, ma l’abbiamo imparato con la partecipazione alla S. Messa.
Il Credo è entrato tardi nella Messa, circa nell’XI secolo, perché apparteneva alla liturgia battesimale e lo si
riteneva un doppione con la Messa stessa, ritenuta la grande e solenne professione di fede.
Il Credo non è la semplice enunciazione di articoli di fede, né un condensato dogmatico: è un riassunto di tutta
la storia sacra dalla Creazione alla vita eterna, passando per l’Incarnazione, la venuta dello Spirito Santo, il
mistero della Chiesa e dei Sacramenti.
Fin dai primi tempi della Chiesa ci sono state eresie sulle verità di fede insegnate dagli Apostoli, in particolare
riguardo alla persona di Gesù e di conseguenza sulla SS Trinità.
San Giovanni, evangelista, nella sua prima lettera (4,2) mette in guardia dall’eresia secondo la quale Gesù era
considerato solo un uomo, sul quale al momento del battesimo era sceso l’ “eone” (o entità) divino del Cristo,
per poi allontanarsene al momento della passione.
Le eresie riguardanti la persona di Gesù continueranno nel tempo. Oggi ci sono persone che si dicono credenti,
ma non sono in comunione con la Chiesa e la sua dottrina, perché non professano le verità che la Chiesa insegna.
Può essere utile ricordare i primi quattro Concili ecumenici della storia della Chiesa.
Concilio di Nicea, anno 325, fu convocato per confutare l’eresia ariana (Ario era un presbitero di Alessandria)
secondo la quale il Figlio non ha la natura divina, vi fu un tempo in cui non esisteva ed è una creatura del Padre e
a lui il Padre ha dato il potere di creare tutto il resto. Il Concilio di Nicea stabilirà la verità che si professa nel
Credo: il Figlio è “Dio da Dio, Luce da Luce, Dio vero da Dio vero, generato, non creato, della stessa sostanza
del Padre”.
Concilio di Costantinopoli, anno 381, affronta la questione dello Spirito Santo, che dagli ariani era ritenuto
creatura del Figlio. Si tratta di una questione trinitaria. La formula adottata dal Concilio è quella che professiamo
nel Credo: “Credo nello Spirito Santo, che è Signore e dà la vita, e procede dal Padre, e con il Padre e il Figlio è
adorato e glorificato, e ha parlato per mezzo dei profeti.”
Prima del Concilio di Calcedonia, nel 447, fu introdotta l’affermazione “Filioque” – e dal Figlio- che costituisce,
ancora oggi, un punto di divergenza con le Chiese ortodosse.
Concilio di Efeso, anno 431, è contro il monaco Nestorio. I nestoriani sostenevano le due nature di Gesù, natura
umana e natura divina, ma anche due persone distinte. Maria la madre di Gesù poteva quindi essere chiamata
Madre del Cristo, ma non Madre di Dio. In questo Concilio si stabilirà che Gesù è una sola persona, con due
nature e Maria può essere chiamata Madre di Dio, in quanto Madre di Gesù, vero uomo e vero Dio.
Concilio di Calcedonia, anno 451, confuta l’eresia dei monofisiti, che a differenza dei nestoriani, sostenevano
che il Cristo risulta dalla composizione di due nature, però con l’incarnazione il suo corpo non è più uguale al
nostro, ma è divinizzato: per questo si può parlare di una unica natura. Con questa eresia la sofferenza e la
passione di Gesù sono solo una parvenza.
In questo Concilio si approvarono i Concili di Nicea e di Costantinopoli come Concili Ecumenici e quindi le
affermazioni dei suddetti Concili sono da professare da tutta la Chiesa.
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Simbolo degli Apostoli
Credo di Nicea-Costantinopoli
Io credo in Dio, Padre onnipotente, Creatore
del cielo e della terra.
Credo in un solo Dio, Padre onnipotente,
Creatore del cielo e della terra, di tutte le cose
visibili e invisibili.
Credo in un solo Signore, Gesù Cristo,
unigenito Figlio di Dio, nato dal Padre prima
di tutti i secoli: Dio da Dio, Luce da Luce,
Dio vero da Dio vero, generato, non creato,
della stessa sostanza del Padre; per mezzo di
lui tutte le cose sono state create. Per noi
uomini e per la nostra salvezza discese dal
cielo, e per opera dello Spirito Santo si è
incarnato nel seno della Vergine Maria e si è
fatto uomo. Fu crocifisso per noi sotto Ponzio
Pilato, morì e fu sepolto.
E in Gesù Cristo, suo unico Figlio, nostro
Signore,
il quale fu concepito di Spirito Santo, nacque
da Maria Vergine,
patì sotto Ponzio Pilato,
fu crocifisso, morì e fu sepolto; discese agli
inferi; il terzo giorno risuscitò da morte;
salì al cielo, siede alla destra di Dio Padre
onnipotente: di là verrà a giudicare i vivi e i
morti.
Credo nello Spirito Santo,
Il terzo giorno è risuscitato, secondo le
Scritture, è salito al cielo, siede alla destra del
Padre. E di nuovo verrà, nella gloria per
giudicare i vivi e i morti, e il suo regno non
avrà fine.
Credo nello Spirito Santo, che è Signore e dà
la vita, e procede dal Padre e dal Figlio. Con
il Padre e il Figlio è adorato e glorificato, e ha
parlato per mezzo dei profeti.
Credo la Chiesa, una santa cattolica e
apostolica.
la santa Chiesa cattolica, la comunione dei
santi, la remissione dei peccati, la risurrezione
della carne, la vita eterna.
Amen.
Professo un solo Battesimo per il perdono dei
peccati. Aspetto la risurrezione dei morti e la
vita del mondo che verrà.
Amen.
Il Simbolo degli Apostoli è così chiamato perché ritenuto il riassunto della fede degli Apostoli. È
l’antico Simbolo battesimale della Chiesa di Roma.
Il Simbolo detto di Nicea-Costantinopoli trae la sua grande autorità dal fatto di essere frutto dei
primi due Concili Ecumenici (325 e 381). È tuttora comune a tutte le grandi Chiese dell’Oriente e
dell’Occidente.
Il simbolo della fede non fu composto secondo opinioni umane ma consiste nella raccolta dei punti
salienti, scelti da tutta la Scrittura, così da dare una dottrina completa della fede.
La parola “symbolon” indicava la metà di un oggetto spezzato (per esempio un sigillo) che veniva
presentato come un segno di riconoscimento. Le parti rotte venivano ricomposte per verificare
l’identità di chi le portava. Il “Simbolo della fede” è quindi un segno di riconoscimento e di
comunione tra i credenti.
don Francesco Marchetti
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