Una nuova cura? In un futuro poco lontano, sarà possibile guarire

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Una nuova cura?
In un futuro poco lontano, sarà possibile guarire, per esempio, dal morbo di Parkinson,
dall'Alzheimer, e da tante altre "malattie mortali" come l'ictus, il diabete, il cancro, le malattie
cardiache e, addirittura, le paralisi?
La risposta c'è già, ed è un sì, la storia lo dice. Dall'inizi dell'800 ad oggi la medicina ha fatto
molti progressi arrivando a curare molte malattie ritenute dapprima mortali, come il vaiolo, la
peste, la lebbra, la malaria e tante altre.
La vera domanda è: come si potranno curare?
Vi sono molti nuovi metodi di cure all'avanguardia che stanno affacciandosi nel mondo della
medicina, ed uno di quelli che ha fatto più discutere è sicuramente il metodo Stamina,
trattamento medico inventato dal Prof. Davide Vannoni, che si avvale appunto dell'uso delle
cellule staminali.
E' d'obbligo dare una piccola introduzione in linee generali sulle suddette cellule. Le cellule
staminali sono cellule il cui destino non è ancora "deciso". Possono originare vari tipi di cellule
diverse, attraverso un processo denominato differenziamento.
Nelle fasi iniziali dello sviluppo umano, infatti, le cellule staminali, situate nell'embrione, sono
diverse da tutti i tipi di cellule esistenti nell'organismo, ovvero da quelle cerebrali, ossee,
cardiache, muscolari, epidermiche eccetera...
Spiegare come funziona il metodo Stamina non è semplice. Le staminali sono cellule
indifferenziate, ovvero in grado di potersi trasformare in qualunque cellula di qualunque tessuto
del corpo, o per lo meno in alcuni di essi. Esse si distinguono in totipotenti (in grado di
differenziarsi in ogni tipo di cellula), pluri-potenti (capaci di trasformarsi solo in alcuni tipi di
cellule) e unipotenti. Le staminali mesenchimali sono cellule adulte pluripotenti da cui in genere
si originano cellule del tessuto osseo e connettivo. Il metodo Stamina utilizza proprio queste
specifiche staminali prelevandole dal midollo osseo dei pazienti, e successivamente lasciandole in
"incubazione" in vitro. Successivamente, le cellule vengono nuovamente trapiantate nel corpo
del paziente per infusione. Vannoni sostiene di utilizzare cinque differenti tipologie di staminali
mesenchimali adulte per il suo mix curativo.
Una volta "infuse", le staminali dovrebbero cominciare un processo di rigenerazione neuronale
che sarebbe in grado di curare malattie neurovegetative tutte progressive e molto gravi.
Non facendo parte di un protocollo inserito all'interno dei metodi terapeutici previsti dal Servizio
Sanitario Nazionale, il metodo Stamina è del tutto a carico del paziente. Un singolo trattamento
costa dai 20 ai 30mila euro.
Prima che il caso Stamina scoppiasse con le bocciature e le accuse al suo ideatore, il precedente
ministro della Salute, Renato Balduzzi, aveva dato l'ok al protocollo in alcuni casi ristretti
facendolo rientrare all'interno delle cosiddette "cure compassionevoli"(le cure, anche
sperimentali, che vengono offerte gratuitamente dal servizio nazionale sanitario ai pazienti
terminali), da somministrare a chi non abbia speranze di guarigione.
La rivista Nature ha pubblicato due gli articoli dedicati al Metodo Stamina, Il primo articolo
prende spunto proprio dai servizi de Le Iene e della débâcle che hanno originato, continuando
poi a spiegare perché il Metodo Stamina non può essere utilizzato neanche per cure
compassionevoli: la Stamina Foundation non ha mai fornito alcuna prova dell’efficacia di questo
metodo, queste prove non si rintracciano neanche nelle cartelle cliniche dei pazienti trattati,
quindi, neanche l’uso compassionevole può essere ritenuto legittimo, a maggior ragione dopo
che le uniche evidenze scientifiche esistenti mettono in risalto la pericolosità di queste infusioni
di cellule staminali.
Il caso Stamina è vicino al suo tramonto, i suoi contro sono molto più numerosi e pericolosi dei
suoi pro. Il problema della scienza di oggi è la difficoltà ad uscire dai laboratori e parlare alla
gente. Oggi l’accesso all’informazione scientifica è alla portata di tutti, ma spesso questo
comporta la nascita di una “pseudoscienza” che sa giocare con la comunicazione. Ciò che la
scienza ufficiale non riesce ancora a fare.
Corrado La
Fauce 4^A
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