Piergiorgio Pescali
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INVENZIONI SCIENTIFICHE NELL’ANTICA CINA
L’Europa del Medioevo, reduce del crollo dell’Impero Romano, era un continente diviso in
una miriade di stati, contee, città ognuna indipendenti le une dalle altre.
Gli esploratori che arrivavano dall’Oriente, portavano notizie di una Cina il cui stato era
fortemente centralizzato, unito ed immenso.
Questa unità aveva costretto i governanti del Celeste Impero ad organizzare un’economia
su scala di mercato, in modo da essere in grado di sfamare una popolazione sempre
crescente. Inoltre, la grandezza dell’impero, obbligava a trovare sempre nuove tecniche di
collegamento sicure e veloci che, da una parte garantivano all’imperatore il controllo di
ogni regione, e dall’altra permettevano alle merci di essere trasferite velocemente senza
correre il rischio di ammuffire.
Il controllo della Cina era indispensabile affinché il Figlio del Cielo, come era chiamato
l’imperatore cinese, potesse anticipare il più possibile eventuali sommosse. I più temuti
eventi potenzialmente rivoluzionari, erano le catastrofi naturali, ed in particolare i terremoti.
Secondo la filosofia confuciana, il segno che il Cielo non riconosceva più l’imperatore
come suo figlio, erano proprio i disastri naturali (carestie, alluvioni, terremoti). Il popolo
aveva quindi il diritto e il dovere di cambiare i loro governanti anche con l’ausilio della
violenza.
Al fine di prevenire questa possibilità, l’inventore cinese Zhang Heng (78-139 d.C.),
sviluppò un congegno che riusciva a captare immediatamente un terremoto e la sua
provenienza.
Il sismoscopio di Zhang Heng era un anfora chiusa in bronzo dal diametro di circa due
metri, sulle pareti della quale ed a pari distanza l’uno dall’altro, erano posti nove draghi
con le fauci rivolte verso il basso. Ogni drago si rivolgeva verso una precisa direzione
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dell’impero e teneva in bocca una pallina. L’onda d’urto del terremoto, propagandosi a
grandissima velocità nel sottosuolo, destabilizzava una leva posta all’interno del
contenitore che, inforcando una delle nove direzioni, faceva cadere la pallina dalla bocca
del drago. Gli amministratori potevano così individuare immediatamente il terremoto e la
sua provenienza, mandando squadre di soccorso e militari per sedare eventuali rivolte.
Il sismoscopio di Zhang Heng, pur non misurando l’intensità del terremoto come farebbe
un sismografo, anticipò di 1600 anni l’invenzione avvenuta in Europa.
Un’altra scoperta singolare avvenuta nella Cina degli Han, fu l’estrazione del gas naturale.
Durante gli scavi per l’estrazione del sale, spesso, i cinesi si imbattevano in giacimenti di
idrocarburi. Accortisi che il gas si incendiava con facilità a contatto con l’aria, inventarono i
cosiddetti Carri del Paradiso, torri alte 60 metri in bambù, simili alle moderne torri di
trivellazione petrolifera. Le trivelle venivano adattate in materiale e forma alla tipologia
geologica del terreno da perforare. Il gas veniva poi convogliato a raggiera in un’area di
centinaia di chilometri. In questo modo le città più vicine ai Carri del Paradiso disponevano
di riscaldamento, illuminazione notturna e cucine a gas. Torri simili si possono ancora
scorgere in aree remote dello Xinkijang.
Ma la vera “rivoluzione tecnologica” cinese avvenne durante la dinastia Song (960-1279
d.C.) con le cosiddette “Quattro Grandi Invenzioni”: la carta, la stampa a caratteri mobili, la
bussola e la polvere da sparo.
Tra queste, la bussola fu quelle che rivoluzionarono l’economia e la navigazione marittima.
Già nel IX secolo d.C. i cinesi avevano messo a punto un sistema di cancelli a magnetite
che permettevano di intercettare chiunque portasse armi all’interno di luoghi in cui queste
erano proibite.
Lo studio del magnetismo terrestre aveva poi permesso loro di costruire la prima bussola
marinara. La scoperta, che anticipò di due secoli la bussola amalfitana del mitologico
(perché non esistito) Flavio Gioia, permise ai cinesi di sviluppare il commercio marittimo,
spingendosi sin sulle coste indonesiane, indiane e africane.
L’invenzione contemporanea della carta su scala industriale e della stampa a caratteri
mobili (in Europa Gutemberg stampò la prima Bibbia alla fine del XV secolo), permise
all’impero di celebrare i fasti letterari di un’epoca senza precedenti nella storia. La Cina
divenne la prima civiltà della stampa.
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Infine la polvere da sparo, scoperta per caso da alcuni scienziati che cercavano l’elisir
dell’immortalità, venne utilizzata dai cinesi per scopi sia ludici (fuochi d’artificio), sia bellici.
Furono loro a costruire il primo cannone e il primo mortaio, ma, a differenza degli europei,
che utilizzarono la polvere da sparo a scopi offensivi e per allargare le frontiere dei loro
stati, i cinesi si limitarono a farne uso per difendersi da invasioni esterne. E’ per questo
che la Cina non è mai diventata una potenza militare, pur avendone avuto i mezzi e gli
uomini.
Ma la grande e più strabiliante invenzione avvenuta durante la dinastia Song, fu l’orologio
astronomico di Su Song (1020-1101), considerato il primo computer astronomico della
storia. Il suo meccanismo era talmente complesso che solo recentemente si è riusciti a
riprodurne un esemplare, oggi in esposizione al Museo della Scienza di Pechino. I progetti
di Su Song furono infatti bruciati dopo la caduta della dinastia Song.
L’orologio astronomico espletava funzioni ritenute essenziali in una civiltà, come quella
cinese, dove lo studio del movimento dei pianeti e delle stelle erano strettamente legati al
destino del Paese.
Già nell’XI secolo, grazie all’invenzione di Su Song, i cinesi avevano dimostrato la teoria
eliocentrica e disegnato mappe stellari che solo l’arrivo di Matteo Ricci nel 1600 rettificò
parzialmente.
Le invenzioni dell’epoca Song non si limitarono al commercio, allo studio dell’universo o
alla letteratura: anche l’industria fece passi da gigante grazie alle nuove tecniche di
fusione dei metalli.
Già nel II secolo a.C. la tecnica di fusione aveva raggiunto livelli che si sarebbero potuti
ripetere solo alla fine del 1800 in Europa. I cavalli che trainavano i carri dell’imperatore Qin
Shi Huang Di avevano redini in alluminio di una purezza tale che un metallo simile si riuscì
a ripetere solo nel 1827. Il crollo della dinastia Qin portò con sé anche i segreti della
tecnica utilizzata dagli artigiani dell’imperatore.
Seppur non a simili livelli, però la dinastia Song riuscì a raggiungere tecnologie di fusione
del tutto ragguardevoli. La pagoda di Luoning, nella provincia dello Shandong, ne è
l’esempio più lampante. Costruita interamente in metallo, è alta circa 50 metri. Per evitare
una sua rottura occorreva raggiungere temperature elevatissime in modo da amalgamare
perfettamente le molecole della struttura. Se il raggiungimento di tali temperature era
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possibile, più difficile era il mantenerle per un tempo sufficiente. Questo ostacolo è stato
superato grazie alle pompe elettriche, che insufflano getti d’aria in continuo.
Nel XI secolo, in assenza dell’energia elettrica, i Song erano riusciti a risolvere
l’impedimento modificando una macina e usufruendo della spinta idraulica di un torrente o
di un canale. Traini a gomito erano quindi collegati ad enormi soffietti che aspiravano e
insufflavano aria grazie al movimento rotatorio della macina.
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