Diocesi di Piacenza-Bobbio Ufficio Stampa: Servizio Documentazione Sala degli affreschi Curia vescovile Conferenza stampa sull'elezione del nuovo Santo Padre Benedetto XVI 20 Aprile 2005 Mons. Luciano Monari, Vescovo –I– L’elezione di un Papa ci fa sentire la Chiesa Una Santa Cattolica Apostolica La prima cosa credo sia il significato del valore che ha la elezione di un Papa per la Chiesa, e per una Chiesa particolare com’è la Chiesa di Piacenza-Bobbio. Perché attraverso il Papa, che è successore di Pietro, la Chiesa piacentina-bobbiese e tutte le Chiese locali sono in comunione le une con le altre. Se noi, pur essendo una piccola Chiesa, fatta di poche persone e con tutti i nostri limiti, però siamo una Chiesa Una Santa Cattolica e Apostolica, questo è perché siamo una cosa sola con tutte le altre, perché tutte le Chiese sulla faccia della Terra sono in comunione tra di loro. E la Chiesa di Roma ha sempre fatto la funzione di centro di unità, di centro di comunione: è il criterio di riconoscimento per le diverse Chiese per verificare se una Chiesa è autenticamente Cattolica o no, se è in comunione con il Vescovo di Roma. Allora, non c’è dubbio che per la Chiesa l’elezione di un Papa ha un significato immenso, un significato grande; ci aiuta: a sentire ancora di più la Universalità, la Cattolicità; ad avere la gioia della comunione con la Chiesa di Roma e con tutte le Chiese che sono sulla faccia della Terra. Se poi un Papa sia stato eletto così rapidamente come è stato eletto il Cardinale Ratzinger per diventare Benedetto XVI, questo è evidentemente il segno che tra i Cardinali una sintonia, un modo comune di percepire le cose, di capire l’indispensabile per il futuro della Chiesa, questa comunione tra i cardinali c’era ed è venuta fuori. –II– Chiediamo al Papa che voglia bene a Gesù Cristo e sia custode della comunione tra tutte le Chiese Poi se uno vuole una immagine del Papa, e di questo Papa, evidentemente bisognerebbe fare dei discorsi lunghi, e forse non sono nemmeno la persona più dentro al problema. Per quanto riguarda cosa chiediamo a un Papa, cosa per un Papa è essenziale, fondamentale: 1) Che voglia bene a Gesù Cristo. Quando Gesù ha affidato a Pietro il servizio del governo Chiesa, gli ha chiesto solo quello: «Simone di Giovanni, mi ami?» – e glielo ha chiesto tre volte (cfr. Gv 21, 15-17). Quindi vuole dire che è veramente la cosa fondamentale e più importante. E da 1 questo punto di vista credo che chiunque conosca Ratzinger sa che ha le “carte in regola”. Il rapporto personale con il Signore lo vive da sempre, è sempre stato uno dei punti forti della sua vita e del suo insegnamento. 2) Che sia il custode della comunione, dicevo prima, della comunione tra tutte le Chiese; l’unità si fa intorno al Papa. E anche della “comunione verticale”, che vuole dire: il legame vitale con il passato, con tutte le generazioni cristiane, che ci hanno preceduto fino agli Apostoli e a Gesù Cristo. Quindi “custode” di quello che la Lettera a Timoteo chiama il «deposito» (cfr. 2 Tm 1, 12.14), cioè il contenuto fondamentale della fede, l’eredità che abbiamo ricevuto da Gesù Cristo. Quindi la seconda cosa indispensabile è proprio questa: che sia una persona fedele; cioè una persona, che conoscendo Gesù Cristo, “custodisce” quello che da Gesù Cristo la Chiesa ha ricevuto attraverso i secoli, con tutta la esperienza dello Spirito Santo e di quei doni che lo Spirito Santo ha seminato nella storia della Chiesa. –III– Ratzinger per la sua funzione alla “Congregazione per la Dottrina delle Fede”, è il “custode del contenuto della Fede” Per quello poi che riguarda Ratzinger, dicevo che forse non sono la persona più adatta, conoscete probabilmente più cose voi attraverso le documentazioni di giornali o di agenzie. Per quello che posso sapere, non c’è dubbio: un teologo grande, anche affascinante nel modo di esprimersi. Ricordo soprattutto un suo libro famoso di tanti anni fa quando ero giovane, che era “L’introduzione al Cristianesimo” 1; fu uno di quei libri che pian piano introdusse una visione organica di tutta la fede cristiana in un modo positivo e bello; e un libro “affascinante”, per il confronto con le culture e per il confronto con il “pensiero debole”. Ma a parte questo, la attività di Ratzinger è sempre stata all’inizio di “teologo ricercatore”; e poi di persona impegnata a rileggere il tempo in cui viviamo, la cultura in cui viviamo, a confrontarla con il Vangelo, a verificare quello che effettivamente è animato dal Vangelo, o quello che con il Vangelo può essere estraneo o incompatibile. È stata evidentemente la sua funzione alla Congregazione per la Dottrina delle Fede, quindi è il “custode del contenuto della Fede”. –IV– Ratzinger ha messo la capacità di riflessione e di confronto al servizio della fede e fondamentalmente della “fede dei semplici” Lì però mi piacerebbe dire una cosettina. Ratzinger è certamente un uomo di cultura e grande, è un uomo che conosce il pensiero contemporaneo e conosce la modernità molto bene. È un critico del pensiero contemporaneo e della modernità, e anche questo è noto. Però non è vero quello che a volte si legge che sarebbe un “intellettuale”. Almeno, è questione di intendersi: se con la parola “intellettuale” si intende una persona che pone i valori dell’intelletto al di sopra di tutto, come i valori supremi della realizzazione della persona umana, questo per Ratzinger non è vero. S’intende, ha una stima immensa per la ragione e per il lavoro della ragione, dicevo: è un “teologo di razza”, è un “teologo ricercatore”. Conosce Sant’Agostino benissimo, sa muoversi dentro le distinzioni filosofiche e teologiche con precisione. Cioè tutto questo materiale lo conosce e lo maneggia perfettamente. 1 L'Introduzione al Cristianesimo”, raccolta di lezioni universitarie sulla professione di fede apostolica, pubblicata nel 1968. 2 Però la sua prospettiva non è quella dell’intellettuale, non è quella della lucidità razionale o mentale come criterio supremo. Credo si possa dire che Ratzinger ha messo questa capacità di riflessione e di confronto al servizio della fede e fondamentalmente della “fede dei semplici”. Se me lo permettete vi leggo una sua risposta in un libro, dice così: “Le sacre Scritture ci dicono che Cristo proveniva dalle fila dei poveri di Israele. Sua Madre, il quarantesimo giorno della sua nascita, versa l’obolo dei poveri. E ci fa comprendere che queste persone semplici avevano mantenuto aperto lo sguardo interiore. Mille sottili distinzioni non avevano appannato la loro capacità di cogliere il tutto. Al contrario, avevano conservato semplicità, purezza, sincerità e bontà; qualità queste che li mettevano in grado di vedere. Naturalmente la Chiesa ha bisogno anche degli intellettuali, ha bisogno di persone che mettono a disposizione la forza del loro spirito, ha bisogno anche di persone ricche e numerose disponibili a mettere le loro ricchezze al servizio del bene. Ma la Chiesa vive in gran parte di quelle persone che credono umilmente; in questo senso la schiera di coloro che hanno bisogno di amore e che danno amore è il suo vero tesoro; persone semplici, capaci di verità, perché sono rimaste come i bambini, come dice il Signore. Attraverso il cammino della storia hanno conservato la capacità di vedere l’essenziale e mantenuto vivo nella Chiesa lo spirito di umiltà e di amore”. 1. È quella fede fragile, che può facilmente essere confusa dai ragionamenti che girano nel contesto culturale, che Ratzinger ha il desiderio di difendere. Sono convinto, per quello che lo conosco, che se uno vuole cogliere l’animo fondamentale di Ratzinger deve sottolineare quelle “paroline”: Semplicità”. “Purezza”. “Sincerità”. “Bontà”. “Persone che hanno bisogno di amore e che danno amore”. “Persone semplici capaci di verità perché sono rimaste come i bambini”. E credo che questo voglia dire una cosa. Ratzinger ha fatto il “Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede” dal 1981. Quindi è il difensore del contenuto fondamentale della fede, come si dice: della “ortodossia cattolica”. Ma credo che sbaglierebbe chi pensasse questa difesa, come la difesa di un pensiero. Invece l’ottica di Ratzinger è la difesa della fede e in particolare della fede dei semplici – cioè della fede di quelli che non hanno grandi capacità dialettiche, e quindi non riescono a confrontarsi con il pensiero contemporaneo, con tutte le sue distinzioni e che possono facilmente essere turbati da maestri che insegnano il relativismo, che insegnano la non esistenza o non raggiungibilità della verità in nessun modo e in nessun senso. È quella fede lì – quella fede che è fragile e che può facilmente essere confusa dai ragionamenti che girano nel contesto culturale – che Ratzinger ha il desiderio di difendere. “Di difenderla” anche intellettualmente – anche razionalmente, ma non considerando la dimensione intellettuale come quella suprema –, ma considerando la prospettiva della dimensione suprema quella della picca fede e dell’amore dei semplici. Credo che se uno entra in quella prospettiva, capisce qualche cosa dell’atteggiamento di Ratzinger, almeno per quello che sembra a me, ma ne sono abbastanza convinto. * Cv. Documento rilevato come amanuense dal registratore, scritto in uno stile didattico e con riferimenti biblici, ma non rivisto dall’autore. 3