Sand Creek il primo grande massacro dei Nativi Americani Scritto da Paolo Piu Era l’alba del 29 novembre 1864 presso il campo cheyenne del Sand Creek in Colorado. Il Capo Black Kettle aveva incontrato il presidente Lincoln per concludere le pace tra gli Cheyenne che vivevano nell’area delle Montagne Rocciose dove era stato trovato l’oro, causa di continui scontri con i coloni accorsi in massa in quel luogo. Nonostante Black Kettle si fosse ritirato presso la riserva del Sand Creek, rispettando così gli accordi presi con l’esercito, John Chivington, un colonnello di mediocre levatura, per ottenere maggiore popolarità raccolse il malcontento maturato tra gli abitanti di Denver e al comando di 800 volontari si diresse verso il campo cheyenne, dove sventolava una bandiera bianca affianco a quella degli Stati Uniti, e ordinò l’attacco. Nel villaggio erano presenti all’incirca 600 persone, delle nazioni Cheyenne e Arapaho. C’erano solo trentacinque guerrieri, il resto erano donne, vecchi e bambini, il grosso degli uomini era a caccia, lontano dal campo, come di consueto, per provvedere alle necessità della tribù. I “Volontari del Colorado” si scagliarono contro gli abitanti del villaggio, compiendo una strage disumana in cui perirono tra le 150 e le 200 persone per lo più inermi. Tutti vennero in seguito scotennati e orrendamente mutilati, mentre i volontari fecero un ritorno trionfale a Denver, ornati di quei macabri trofei. Black Kettle riuscì a sfuggire allo sterminio con diverse centinaia dei suoi e si riunì al resto dei guerrieri distanti decine di chilometri. Il capo Cheyenne morirà quattro anni più tardi, nel corso del massacro del Washita, ad opera degli uomini di Custer. Nelle settimane successive cominciò a diffondersi la notizia del massacro. Le testimonianze di questo fatto, ad opera di chi ne prese parte, si sparsero per il territorio degli Stati Uniti, giungendo fino ad alcuni giornalisti della costa orientale, che iniziarono a scrivere contro Chivington e a denunciare il crimine commesso da lui e dai suoi uomini. Diverse inchieste furono condotte dal Comitato di Condotta di Guerra. E qualche tempo più tardi Chivington fu messo sotto processo sia per i crimini commessi e sia per il fatto che era stato attaccato proprio un villaggio di Nativi Americani non ostili, sistematisi in quell’area proprio per seguire le indicazioni del governo. Chivington fu condannato per aver massacrato inaspettatamente e a sangue freddo uomini, donne e bambini che credevano di essere sotto la protezione delle autorità degli Stati Uniti, ma ottenne l’amnistia e venne dichiarato non punibile. Ancora una volta la giustizia dei bianchi si era rivelata per quello che era: ingiusta e di parte. A questo episodio nel 1970 il regista Ralph Nelson dedicò un film Soldato Blu, in cui mostra in maniera cruenta e realistica le scene del massacro. Un accenno si trova anche nel film Last of the Dogmen (L’ultimo cacciatore) di Tab Murphy del 1995. In Italia Emilio Salgari fece dei diretti riferimenti all'accaduto nei suoi romanzi intitolati Sulle frontiere del Far-West e La scotennatrice. Nel 1981 anche Fabrizio De André incise una canzone, Fiume Sand Creek, ispirata a quell’eccidio. Questo non fu che il primo massacro commesso nel corso dell’800. Altri due, il Washita nel 1868 e Wounded Knee nel 1890, posero fine all’epoca della frontiera e al mito dei Nativi Americani che vivevano liberi nelle loro terre. A causa di ciò la loro stessa sopravvivenza come gruppo etnico fu messa in serio pericolo alla fine dell’800. L’epopea del far west si era tragicamente conclusa.